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  • Writer's pictureEliane Brum

Come funziona il golpe di Bolsonaro

Updated: Sep 17, 2021

Non è necessario chiudere nulla, basta svuotare le istituzioni e rendere la democrazia irrilevante di Eliane Brum*, El País15.09.21 (traduzione di Carlinho Utopia)

Nel golpe di Jair Bolsonaro, le istituzioni continuano a funzionare senza funzionare. Un Supremo Tribunale Federale che, invece di far rispettare la costituzione quando il presidente la minaccia in un comizio pubblico, non fa che l'ennesimo discorso. Una Camera dei Deputati il cui presidente, Arthur Lira, siede su 130 richieste di impeachment perché Bolsonaro garantisce a lui e ai suoi compari denaro pubblico illimitato. Una Procura Generale il cui procuratore generale, Augusto Aras, è un collaborazionista che si aspetta che Bolsonaro lo ricompensi con un posto al Supremo Tribunale. Perché prendersi la briga di realizzare le classiche scene da golpe, attirandosi l'attenzione del mondo, se è più efficace contare sulla viltà di alcuni e la corruzione di altri? Il golpe realizzato da Bolsonaro fin da quando ha preso il potere nel 2019, consiste nella corrosione dall'interno. Molto simile a quello che faceva la sua base in Amazzonia disboscando la foresta quando ancora c'erano controlli e sorveglianza. Invece di radere a zero la foresta – soluzione simile a quella dei carri armati nelle strade o dei camion che sfondano le porte della Corte Suprema -, l'opzione è quella di tagliare solo gli alberi nobili e mantenere la copertura forestale intatta nell'aspetto. Guardando dall'alto, da un elicottero, per esempio, o da un piccolo aereo, si vede solo verde, ma sotto la foresta è totalmente degradata. Oppure, usando un esempio urbano e più familiare, Bolsonaro sta facendo alla democrazia quello che succede ad alcuni vecchi edifici, dei quali si mantiene la facciata neoclassica, demolendone il nucleo interno.


Bolsonaro aveva già usato una strategia simile con il Ministero dell'Ambiente. Prima di entrare in carica, aveva lanciato la bufala che il suo governo non avrebbe avuto questo ministero. Le proteste arrivarono da tutte le parti. Allora lo mantenne, designando come ministro Ricardo Salles, un condannato per crimini ambientali che ha causato la più grande distruzione nella storia del ministero, responsabile dell'aumento della deforestazione e degli incendi in Amazzonia. Lo stesso sta accadendo ora. Bolsonaro incita i suoi seguaci ad insorgere contro le istituzioni, e soprattutto contro il Supremo Tribunale Federale, ma scopre che è più utile lasciar funzionare quello che non funziona contro di lui.


Se in piena Avenida Paulista, durante una manifestazione da lui convocata lo scorso 7 settembre, Bolsonaro ha dichiarato che non avrebbe rispettato le decisioni del Supremo Tribunale Federale e l'ha fatta franca, significa che le istituzioni sono già in ginocchio. Chiunque è capace di reagire con un discorso “duro”, come ha fatto Luiz Fux, il presidente del Supremo Tribunale Federale, che poi è andato in giro a fraternizzare con impresari golpisti, lo fa chiunque. Io stessa posso farlo facilmente. Dal Supremo Tribunale Federale ci si aspetta che faccia valere la Costituzione. Se non lo fa, non esiste già più. Bolsonaro ci ha provato e ha vinto. Ha strappato la Costituzione sulla Avenida Paulista e non è successo nulla. Ancora una volta, Bolsonaro ha potuto contare sull'impunità che lo ha reso presidente nonostante la sua lunga serie di crimini contro il paese.


C’è molta gente impegnata a dare un’apparenza decente a ciò che è successo nel post 7 settembre. Ma quello che è successo è stato un golpe alla democrazia e una vergogna di livello assoluto. Da una Camera dei Deputati guidata da Arthur Lira, che continuerà a ricattare Bolsonaro con l'impeachment fino a quando non ci sarà più un centesimo nelle casse pubbliche, non ci si aspettava nulla. Non ci si aspetta più nulla nemmeno da Augusto Aras, lo svergognatore-generale della Repubblica, Almeno fino a quando penserà di avere la possibilità di essere ricompensato con un posto nel STF per il suo tradimento dei principi che sono alla base del Ministero Pubblico Federale.


La tragedia che racconta la distruzione di una democrazia che non ha mai raggiunto i più poveri, ha assunto un tono tragicomico pochi giorni dopo, con una lettera firmata da Bolsonaro, ma scritta dall'ex presidente Michel Temer - quello che, a sua volta, aveva fatto il golpe contro Dilma Rousseff - che recitava più o meno così: "Mi dispiace, gente. Mi sono lasciato trasportare".


Desiderosi di continuare a fare profitti con Bolsonaro, politici e impresari hanno concluso, leggendo la lettera, che il presidente si era improvvisamente trasformato in uno statista. La maggior parte di queste persone che vengono chiamate "il PIL del Brasile" sono dei cretini così privi di carattere che non sono riuscita a trovare nessuna parola disponibile nel dizionario capace di racchiudere la grandezza della loro decadenza. E così, domenica scorsa (12/09), una manifestazione dell'opposizione ha portato solo 6.000 persone nell'Avenida Paulista, la stessa dove Bolsonaro ne aveva portato 125.000 appena pochi giorni prima. Organizzata dalla destra e da coloro che, grandi responsabili dell'ascesa al potere di Bolsonaro, ora hanno deciso di essere il centro, la protesta è stata boicottata dal PT, il partito di Lula, e dalla maggior parte della sinistra. Risultato: un flop, e i bolsonaristi hanno riso a crepapelle. Il presidente strappa la Costituzione e nella prima manifestazione che ne segue, tutta la forza che l’opposizione in Brasile riesce a portare in piazza nella più grande città del paese, sono 6.000 persone malcontate.


Per la sinistra è molto difficile sostenere quei movimenti di destra che hanno guidato le manifestazioni che chiedevano l'impeachment di Dilma Rousseff. Nel caso della milizia digitale chiamata Movimento Brasil Livre, che in questo momento sta cercando di fare greenwashing, è ancora più difficile, dato che il MBL ha distrutto reputazioni usando fake news, chiuso mostre d'arte e messo a rischio la vita degli artisti usandoli per fomentare i loro seguaci. È dura, ma è quello che abbiamo per il momento. Senza l'impeachment di Bolsonaro, non c'è modo di discutere nemmeno di disaccordi di fondo – e nemmeno superficiali. Tutti i notiziari, le azioni e il dibattito pubblico e privato sono stati sequestrati dal bolsonarismo. Niente di importante si fa o discute nel paese da quando è diventato presidente, specialmente in quest'ultimo anno. Ma la distruzione della legislazione ambientale e dei diritti umani e del lavoro, al contrario, avanza rapidamente.


È chiaro che non è solo per l’esigenza di avere compagnie di migliore qualità e in nome dei buoni principi che gran parte della sinistra si rifiuta di mescolarsi con la destra nelle piazze. Una parte del PT e coloro che sostengono la candidatura di Lula hanno già calcolato che le possibilità dell'ex presidente di vincere nel 2022 sono maggiori se la disputa è con Bolsonaro. Ci sono persone che chiamano questa una strategia politica, io la trovo solo triste, considerato che il bolsonarismo uccide persone. Mi sembra anche un tremendo equivoco. Bolsonaro non può che essere grato per questa strategia: avrà ancora un anno per distruggere la credibilità del processo elettorale e del voto elettronico, eseguendo con più successo il manuale del suo idolo Donald Trump.


Voglio ricordarvi che in Amazzonia, e in diversi altri biomi, la base di Bolsonaro sta routinariamente bruciando le case dei contadini e degli indigeni e diversi leader si nascondono per non morire. Questa è la tattica per tenere gli avversari terrorizzati, ma in pratica non è quasi più necessaria. Il Congresso sta legalizzando tutte le illegalità, e presto sarà possibile chiamare la polizia solo contro coloro che proteggono la foresta, perché i grileiros [¹] e gli altri distruttori saranno i cittadini dentro la legge. Anche questo è golpe. E sta avanzando rapidamente mentre Bolsonaro si esibisce in spettacoli pirotecnici pubblici e le autorità si rendono ridicole con le loro parole "dure". [¹] “Grileiros”: land grabbers, accaparratori di terre; si appropriano illegalmente e quasi sempre con la violenza di terre publiche ndt.


Il XXI secolo ha portato l'espansione di internet e delle sue reti sociali e vari altri cambiamenti nel modo di operare di tutto e anche dell'autoritarismo. Non è necessario chiudere il Supremo Tribunale. È sufficiente che esso non funzioni contro il presidente. Non è necessario chiudere il Congresso, basta avere un parlamentare del ceppo di Arthur Lira come presidente della Camera dei Deputati, con poteri di veto sull’impeachment. Finché Bolsonaro ha denaro pubblico per foraggiare Lira e il Centrão [²], non succede niente. Lo stesso vale per la stampa. Una parte della stampa liberale ha fatto un lavoro ragionevole nel documentare ciò che sta accadendo oggi in Brasile, ma a chi importa? La credibilità della stampa è distrutta nel bolsonarismo. I seguaci di Bolsonaro non credono a nulla di ciò che è scritto sui giornali. Quindi non c'è bisogno di censura, come nelle classiche dittature del XX secolo. [²] “Centrão”, letteralmente “Grande Centro”, una coalizione di partiti che sostiene il presidente in cambio di incarichi e voci di bilancio. Sono soprannominati “deputados de aluguel”, letteralmente “parlamentari in affitto”, che si vendono al miglior offerente ndr.


Il bolsonarismo e i suoi simili in tutto il mondo hanno distrutto il linguaggio stesso, tanto che la manifestazione golpista del 7 settembre è stata fatta in nome della "libertà" e della "difesa della Costituzione". È così che si porta un intero popolo all'impazzimento -e alla perversione-. Continuare a cercare di comprendere il XXI secolo con gli strumenti di interpretazione che sono stati usati nel XX non funziona.


Le istituzioni hanno dimostrato, con la loro mancanza di reazione alla manifestazione del 7 settembre, di essere dominate - per profitto o per viltà. Reagiranno solo se gli oppositori di Bolsonaro, da qualunque parte provengano, si riuniranno nelle piazze. È impeachment o impeachment.


Bolsonaro sta seguendo l'abbecedario di Donald Trump, in un paese istituzionalmente molto più debole degli Stati Uniti e avendo già imparato dagli errori del suo idolo. Se Bolsonaro non sarà fermato prima delle elezioni del 2022, tutto ciò che costituisce la democrazia, comprese le elezioni stesse, rischia di diventare irrilevante. Tanto quanto l’Amazzonia, la democrazia potrebbe già aver raggiunto il punto di non ritorno.

*Eliane Brum è nata a Ijuí, nel sud del Brasile, nel 1966. Scrittrice, reporter e documentarista si occupa in particolare di Amazzonia e di periferie urbane. Collabora con El País e The Guardian e i suoi articoli appaiono anche sulla rivista Internazionale. Ha pubblicato un romanzo, Uma Duas (2011), e varie raccolte di interviste e reportage, tra cui “Brasil, Construtor de Ruínas: um olhar sobre o país, de Lula a Bolsonaro” (Arquipélago). In Italia ha pubblicato “Le vite che nessuno vede” (Sellerio 2020) ed un suo testo in "Dignità! Nove scrittori per Medici senza Frontiere (Feltrinelli 2011). Ha vinto moltissimi premi nazionali e internazionali di giornalismo. “Le vite che nessuno vede” è stato selezionato per il National Book Award 2019 ed è stata tradotta in numerosi paesi. Oltre che su questo blog, altri articoli di Eliane Brum tradotti in italiano sono presenti sul sito Il Resto del Carlinho Utopia, qui

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