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08.07.16

In memoria di Biel e Italo: i bambini che la polizia brasiliana uccide

Le famiglie reagiscono a quella che chiamano diffamazione postuma dei due bambini uccisi a San Paolo

di André de Oliveira, pubblicato su El Pais il 30.06.16
traduzione di Laura Recanatini per il Resto del Carlinho Utopia

Nella casa di mattoni di cemento grigio a vista, nel quartiere “Cidade Tiradentes”, estremo est di San Paolo, l'angoscia e la rabbia hanno già asciugato le lacrime del lutto. Intorno al tavolo da pranzo in metallo, genitori, sorelle, cugini, zie e amici di Waldik Gabriel Silva Chagas promettono: lui non sarà dimenticato, la sua breve storia non sarà macchiata.

 

La sorella maggiore, Aline Silva, 27 anni, mostra il cellulare con mano tremante: "Guarda le carognate che stanno pubblicando su di lui in Internet, dicono che se lo é meritato, che era un delinquente. Lui era solo un bambino! "

 

L'immagine sullo schermo dello smartphone, pubblicata su una pagina di Facebook, mostra il bambino con la sigaretta in bocca, collana di brillanti al collo e orologio dorato al polso. "Stanno dicendo che gli piaceva ostentare,  ma confondono l'ostentazione di un adulto con un gioco di bambini. Questa immagine che sta circolando era uno scherzo suo. È solo un bambino che imita quello che fanno i più vecchi ", dice un'altra sorella, Patricia Silva, 21 anni.

Orlanda Silva mostra la foto del figlio Valdik - Foto: André Oliveira

Waldik, "Biel", come veniva chiamato da familiari e amici, è morto sabato dopo essere stato colpito alla nuca da un agente della Guardia Civile Metropolitana (GCM) di San Paolo. Il bambino, 11 anni, era sul sedile posteriore di una macchina rubata, modello Chevette. Secondo la famiglia, c'erano con lui altri due minorenni tra i 12 ei 15 anni. Erano circa le 22.30 quando Biel è stato raggiunto dai colpi dopo un inseguimento per le strade del quartiere. Nella sua testimonianza, il poliziotto Caio Muratori, 42 anni, autore degli spari, ha detto di aver sparato per difendersi dai colpi provenienti da dentro la macchina. Una perizia preliminare, tuttavia, non ha trovato alcuna prova che lo dimostrasse: non è stata trovata la polvere da sparo o la pistola all'interno del veicolo e i finestrini erano tutti chiusi. Inoltre, secondo un documento ottenuto dal giornale “Folha de S. Paulo”, i due colleghi di Muratori, che erano a bordo del veicolo della polizia, dicono di non saper precisare se ci fosse realmente stato uno scontro a fuoco.

 

«Hai visto, mamma, cosa sta dicendo  Marcelo Rezende in televisione? Che qualcuno avrebbe dovuto darti un preservativo!”, esclama indignata Jaqueline Silva, 22 anni, anch’essa sorella di Biel. "Hai visto com’é? È molto facile parlare di questo genere di cose, senza cercare di capire la vita degli altri. Vorrei che Marcelo Rezende venisse qua per vedere com'é essere poveri a Cidade Tiradentes. Cosa ne sa lui lo del modo in cui ho avuto ciascuno dei miei figli?", dice Orlanda Silva, 47 anni, la madre del ragazzo e di altri otto figli.

 

Orlanda, che è aiuto cuoca, esce di casa ogni giorno prima delle 5 del mattino e vi fa ritorno dopo le 22. Solo per raggiungere il quartiere Anália Franco – sempre zona est -  dove lavora, impiega circa due ore di mezzi pubblici. "Mio figlio era affettuoso, a volte ribelle, ma ribellioni di bambino. Io passavo tutto il tempo che potevo accanto a lui", dice Orlanda. Il giorno in cui è morto, Biel aveva giocato la mattina col suo aquilone, aveva guardato la televisione nel pomeriggio e aveva comprato un gelato in un mercatino. Intorno alle 22:00 è sceso furtivamente dal suo letto e sarebbe stata l'ultima volta ad averlo fatto senza permesso.

L'ultima foto scattata dal padre a Valdik

Cidade Tiradentes, dove vive tutta la famiglia, si trova a 35 chilometri dalla Piazza da Sé, nel centro di San Paolo. Lo scenario, formato da case popolari, case di mattoni, baracche, piccoli negozi e da interminabili muri di fabbriche, è grigio a perdita d'occhio. E come è stata l'infanzia di Biel in questo posto? "Non come é stata. Come ancora era. Lui ancora era un bambino",  corregge rapidamente una delle sue amiche che stanno ascoltando la conversazione intorno al tavolo. "Non c'è molto da dire. Era come tutti gli altri: andavamo in bicicletta, facevamo volare aquiloni, giocavamo  a pallone", dice. "Era affettuoso, lo è sempre stato, e gli piaceva guardare i film, una delle sue ultime foto è al cinema dello shopping Itaquera", dice la sorella Jaqueline, aprendo il cellulare per mostrare l’immagine. La foto è molto diversa da ciò che è stato pubblicato su Facebook e che ha causato tanta indignazione in famiglia.

 

"Noi non resteremo in silenzio,  non dimenticheremo Biel", dice Orlanda Silva, 47 anni, la madre del ragazzo, mentre guarda un piccolo manifesto di protesta che era stato appena stampato dalla sorella Rosilda Chagas, la zia del ragazzo. "Penso che non ha rubato quella macchina, credo che ci sia salito quando già era stata rubata,  ma questo cambia qualcosa? Anche se avesse preso parte al furto, la polizia doveva reagire sparando a quel modo?", dice col viso stanco. Secondo il rapporto dei poliziotti, l’inseguimento sarebbe iniziato subito dopo che erano stati informati da un motociclista del furto dell’auto. Il comune ha dichiarato che l’iniziativa intrapresa dalla Guardia Civile è stata sbagliata fin dall’inizio, in quanto azioni come quella di un inseguimento  sono di pertinenza della polizia militare. I tre agenti sono stati sospesi dal servizio, Muratori è stato accusato di omicidio colposo (quando non c'è l'intenzione di uccidere) e, dopo aver pagato la cauzione, rimane in attesa del processo in libertà. I fatti accaduti sono oggetto di indagini sia della polizia civile che della GCM.

Biel non é un’eccezione

 

Il caso di Biel arriva a meno di un mese dalla morte di Italo Ferreira de Jesus Siqueira, di 10 anni, in una situazione simile nella zona sud della città. Italo è stato ucciso con un colpo alla testa da poliziotti militari durante un inseguimento. Secondo la polizia, dopo aver rubato una macchina insieme ad un altro bambino di 11 anni, sarebbe fuggito, sparando agli agenti durante l'inseguimento. Il caso non è chiaro, è indagato dalla polizia civile ed é oggetto di indagine amministrativa  dalla Corregedoria (ndt. organo di controllo) della Polizia Militare.

 

"La storia dei due mostra il fallimento completo dello stato. Abbiamo fallito con questi ragazzi. Anche se il caso di Waldik non è ancora stato chiarito, lo stesso furto d'auto appare decisamente assurdo. Cosa speravano di farci i ragazzi con quell'auto? Venderla? Due bambini? Non avevano idea di che cosa stavano facendo, trattarli come delinquenti e non come  bambini che hanno bisogno di particolare attenzione è la prova che abbiamo fallito", dice Welinton Pereira, dell'Ong Visão Mundial , che sta fornendo assistenza psicologica a Cintia Francelino, 29 anni,  madre di Italo.

Italo, 10 anni

Italo, il bambino di 10 anni colpito a morte da un poliziotto militare con uno sparo alla testa, voleva diventare un cantante

Due bambini, uno di 10 e l'altro di 11 anni, hanno rubato una macchina nel ricco quartiere Morumbi (San Paolo) e durante la fuga uno dei due, Italo (10 anni), è stato ucciso dalla polizia con uno sparo alla testa... Leggi tutto

"Escrache" dei neri a una manifestazione di bianchi a favore della morte di un bambino

"Escrache" dei militanti neri e delle periferie a una manifestazione di bianchi a favore della morte di un bambino

La San Paolo bianca e ricca del quartiere Morumbi manifesta in favore dei poliziotti che hanno ucciso italo, un bambino di 10 anni. I poliziotti si mettono sugli attenti per rendere omaggio ai manifestanti. La contro-protesta dei militanti dei movimenti neri delle periferie... Leggi tutto

La prossima settimana, a un mese della morte di Italo, è stata fissata una manifestazione in sua memoria. L'idea, secondo Pereira, è che la storia del bambino non scompaia, che non si trasformi solo in un'altro dato per le statistiche. Come Biel, anche Italo è stato bersaglio di una raffica di accuse: il bambino non sarebbe altro che un delinquente e la polizia militare avrebbe agito correttamente. In difesa dei poliziotti militari coinvolti nella morte di Italo è stata addirittura organizzata una manifestazione dai residenti del quartiere di Morumbi.

 

Come riportato dal sito Ponte.org, vi hanno partecipato più di 20 persone, che hanno applaudito ed acclamato i poliziotti, chiamandoli "eroi" e questi ultimi (ndt. per rendere omaggio agli abitanti) si sono messi sugli attenti. Secondo Daniel Cerqueira, tecnico dell'Istituto di Ricerca Economica Applicata (IPEA), i due casi non sono isolati e le statistiche dimostrano che la violenza, non necessariamente della polizia, contro i giovani - e in particolare contro i giovanissimi - è in costante aumento.

 

"A dare impulso e a manipolare questo tipo di manifestazione a favore della polizia è stata la società e soprattutto i media, che predicano la vendetta come soluzione", dice Cerqueira. Biel non aveva precedenti penali, ma secondo la famiglia, aveva già avuto qualche problema a scuola.

Italo era stato denunciato tre volte al Consiglio Tutelare dei minori, denunce tutte del 2016. "È chiaro che un bambino con tre denunce in meno di 6 mesi sta affrontando dei problemi. Avrebbe dovuto ricevere una adeguata attenzione, aveva bisogno di essere seguito. Questo dimostra, ancora una volta, quanto il suo caso sia esemplare e quanto, in relazione a questo bambino, si sia sbagliato tutto", ha commentato Pereira, della ONG Visão Mundial.

 

Secondo i dati della Ouvidoria delle Polizie dello Stato di São Paulo (ndt. la Ouvidoria è un organo indipendente di controllo, creato nel 1995, sulle irregolarità commesse da poliziotti civili e militari), rivelati dal quotidiano O Estado de São Paulo, mostrano che dal 2010 fino al Lunedi 27 giugno, la polizia militare e la polizia civile hanno ucciso 191 bambini e adolescenti fino a 16 anni. Uno studio condotto nel 2015 dall’IPEA  mostra che il profilo del minore che commette reati  è strettamente legata alle opportunità e all'accesso all'istruzione: il 66% vive in famiglie estremamente povere e il 60% sono neri.

 

"Hanno ucciso un mio amico e questo mi fa male. Hanno ucciso un mio amico e questo mi ha reso triste. E allora, Biel, Bielzinho vai con Dio. La mia vita ha perso il suo significato, hanno ucciso un mio amico ", hanno cantato gli amici di Biel al ritmo di funk, stretti intorno al tavolo della casa del bambino. Uno di loro dice che Biel è il suo terzo amico ucciso dalla polizia. Ora tutti hanno paura che qualcosa di simile possa capitare anche a loro. A Cidade Tiradentes, non dimenticare Biel è un modo per rimanere loro stessi in vita.

Valdik
Italo

Valdik, 11 anni (a sinistra) e Italo, 10 anni

Waldik Gabriel e Ítalo sono vittime di uno stato che uccide bambini neri invece di proteggerli

di Bianca Santana, pubblicato su HuffPost Brasil il 27.06.16

 

"Giustizia per Biel!" è stata la parola d'ordine intonata da amici e famigliari che apriva la strada ad una cassa di un metro e mezzo, circondata da fiori bianchi e gialli. Il vetro incastonato nel legno sottile permetteva di vedere solo il volto di Waldik Gabriel Silva Chagas, 11 anni, ucciso la domenica precedente (26.06) dallo Stato brasiliano.


Il bambino nero, gracile, sembrava essere ancora più giovane. È stato colpito alla nuca da un proiettile della Guardia Civile Metropolitana, mentre era seduto sul sedile posteriore di una vecchia auto. Secondo la Guardia Civile, l'auto era stata descritta da due motociclisti che erano stati rapinati e stava fuggendo dall'inseguimento degli agenti. Secondo Nilma Silva, matrigna di Gabriel, stava andando con gli amici ad una festa di piazza nel quartiere vicino.

 

Indipendentemente da quanto sia successo, un unico colpo ha colpito l'auto. Non è stato sparato alle gomme, per evitare una possibile fuga, ma nel lunotto posteriore. Alla nuca di un bambino di 11 anni. "Non ci risulta che frequentasse brutte compagnie. Ma se anche così fosse, questo è quello che dovevano fare?" Domanda Nilma.

 

Nel via vai di persone vicine a Gabriel, curiosi e giornalisti, di fronte all'obitorio del cimitero comunale di Vila Formosa, un uomo osserva in silenzio. Abisogun Olatunji, 34 anni, nero, membro dell'Unione dei Collettivi Pan-africanisti, era lì in solidarietà alla famiglia e per vedere se avevano bisogno di una qualche assistenza: "Ogni 23 minuti un giovane nero muore brutalmente assassinato in Brasile. Si tratta di una pulizia etnica, politica di Stato. Dobbiamo affrontare questa situazione."


Il gruppo è anche in contatto con la famiglia di Italo Ferreira de Siqueira Jesus, 10 anni, ucciso dalla polizia militare all'inizio di questo mese. "La cosa peggiore è vedere la mancanza di risposta da parte della società", dice Abisogun. "Ci occupiamo anche di lavoro educativo, di coscienza, autostima. Ma per poterlo fare, abbiamo bisogno di essere vivi."

 

Oltre che militante nero, Abisogun è professore di storia nelle scuole municipali e statali. Nel 2014, mentre stava partecipando ad una riunione di docenti nella scuola dove lavora, ha sentito degli spari.

L'auto sulla quale si trovava Valdik con il foro del proiettile sul lunotto posteriore
Dolore al funerale del piccolo Valdik

La polizia aveva ucciso uno studente di fronte alla scuola. "Io vivo nella zona di Itaim Paulista e ho un figlio di tredici anni, Ayodele. Qualche sera fa mi era venuta voglia di mangiare delle patatine fritte e avevo pensato di chiedere a lui di andarle a comprare. Ma ci ho ripensato immediatamente e gli ho detto: "Resta pure in casa che ci vado io, che ho meno chance di morire".

 

Nel 2015, quando l' ECA (lo Statuto di Bambini e Adolescenti) ha completato 25 anni, il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF) denunciò gli alti indici di omicidi di bambini e adolescenti in Brasile. Le principali vittime sono giovani neri e poveri, che vivono nelle favelas e nelle periferie delle grandi città, come Biel e Italo. Nel 2013, sono stati registrati 10.500 casi: una media di 28 bambini e adolescenti uccisi al giorno. Siamo al secondo posto nella classifica dei paesi con il più alto numero di omicidi di bambini e giovani entro i 19 anni, dietro solo alla Nigeria.

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