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26.01.15

San Paolo: 461 anni di genocidio

Domenica 25 gennaio, data in cui la città di San Paolo festeggia il suo 461° compleanno, si svolgerà un evento / manifestazione in segno di protesta contro l'assassinio sistematico dei neri e dei poveri delle periferie

di Claudia Belfort, pubblicato sul sito Ponte.org il 22/01/15

San Paolo: 461 anni di genocidio

Non incluso nella programmazione ufficiale della ricorrenza dei 461 anni della città di San Paolo, l'evento "461 anni di genocidio" è stato programmato secondo le effemeridi e si svolgerà nel centro della capitale paulista, in Praça da Sé, con lo scopo di discutere e protestare contro l'uccisione sistematica dei giovani neri, meticci e poveri a San Paolo ed in Brasile.

 

L'evento mette in discussione inoltre, il concetto dell'esistenza di una democrazia razziale nel paese e denuncia i due punti caratterizzanti il genocidio: la letalità della polizia e l'incarcerazione di massa. 

 

Gli omicidi, secondo la mappa della Violenza 2014, sono la principale causa di morte dei giovani tra i 15-29 anni in Brasile, la maggior parte di loro neri e meticci, maschi, abitanti delle periferie delle aree metropolitane e dei centri urbani.

Solo nel 2012 (ultimi dati), dei 56.337 assassinati nel paese, il 53.37% erano giovani, il 77% neri e il 93,3% era di sesso maschile.

 

"È in atto un'azione sistematica di precarizzazione delle periferie da parte dello stato, periferie che ospitano una maggioranza nera, povera, quasi sempre originaria del nord-est del paese e, allo stesso tempo, un'azione assassina della polizia contro questa popolazione. Si tratta di una politica di sterminio che viene dal tempo dei bandeirantes (esploratori, colonizzatori portoghesi)", dice Williams Santos, sociologo, uno degli organizzatori dell'evento. Santos aggiunge: "L'incarcerazione di massa è una forma moderna di schiavitù; per lo stato è molto più interessante incarcerare, che garantire i diritti di questi giovani, perché costa meno."

 

In un articolo recentemente pubblicato su Ponte, César S. Pereira, coordinatore del "Plano Juventude Viva (SP)", segue la stessa linea. Secondo lui, colpevole di questa situazione è lo Stato brasiliano, che "ha sottomesso i giovani neri a situazioni di vulnerabilità e di estrema violenza fin dalla Lei do Ventre Livre (Legge del Ventre Libero*)."

 

Le condizioni alle quali la popolazione nera è sottoposta in Brasile si inquadrano nella risoluzione Onu 1948, che definisce il genocidio come: assassinio di membri di un gruppo; grave danno all'integrità fisica o mentale di membri di un gruppo; sottoporre deliberatamente il gruppo a condizioni di vita tese a provocare la sua distruzione fisica, totale o parziale; misure volte a prevenire le nascite all'interno del gruppo e trasferimento forzato dei minorenni del gruppo in un altro gruppo.

 

L'evento celebrerà anche i 180 anni della "Rivoluzione Malè". La ribellione, che ebbe luogo nel mese di gennaio 1835, a Salvador da Bahia, venne promossa da schiavi neri o liberti contro la schiavitù e l'imposizione del cattolicesimo.

 

Presentazione di rapper, poesia e dibattiti sono alcune delle attività che si svolgeranno nella Praça da Sé, dalle ore 9. Il microfono sarà aperto a chiunque voglia parlare.

La legge del Ventre Libero

 

Lo stato brasiliano inizia la sua relazione legislativa con i giovani neri a partire dal 28 settembre 1871, attraverso la Legge del Ventre libero, che considerava "liberi" tutti i figli di donne schiavizzate.

 

Stabiliva due possibilità: i bambini avrebbero dovuto restare nelle mani dei loro "padroni" fino agli 8 anni di età, dopo tale periodo, o lo Stato avrebbe pagato un indennizzo ai "padroni" delle madri, oppure i giovani avrebbero dovuto prestare servizio presso di loro fino ai 21 anni.

Questa situazione poteva essere rivista solo qualora fosse comprovato che: "i signori delle madri li maltrattavano, infliggendo punizioni eccessive."

In questo caso, i giovani neri venivano consegnati al governo, che a sua volta li avrebbe destinati ad associazioni che potevano beneficiare dei loro servizi "gratuitamente" o "in affitto", il che era comunque una forma di schiavitù. Il giovane "liberto" restava inoltre sotto il controllo del governo per 5 anni.

"#Io ti sembro sospetto?" Marcia contro il genocidio

Per approfondire:

-612! Lo sterminio dei giovani neri e poveri delle periferie

Un articolo sul "genocidio brasiliano" di Guilherme Boulos, coordinatore del MTST (Movimento dei Lavoratori Senza Tetto).

Il genocidio brasiliano

Il genocidio brasiliano

il Brasile è uno stato genocida? Tutti i dati e le analisi sui 56.000 assassinati ogni anno, sui "desaparecidos", sulla pratica abituale della tortura e sulla brutalità della polizia sembrano indicare chiaramente di si. Il profilo delle vittime è sempre lo stesso, dal 1822, data di nascita dello stato brasiliano, ad oggi: sono giovani, neri o meticci, poveri ed abitanti delle favelas e delle periferie.

In studio, nella trasmissione Brasilianas.Org, condotta da Luis Nassif, ne hanno discusso Flávio Gomes, giurista e Deborah Maria da Silva, fondatrice e coordinatrice del Movimento Mães de Maio (Madri di Maggio).

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