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06.12.15

La storica vittoria degli studenti di San Paolo

Una sconfitta sonora come non mai per il governo di destra di Geraldo Alckmin.

Gli studenti hanno occupato oltre 200 scuole ed hanno resistito alla violenta repressione della polizia

Dopo due mesi di manifestazioni e con più di 200 scuole occupate dagli studenti in tutto lo stato di San Paolo, il governatore Geraldo Alckmin ha annunciato nella serata di venerdì 4 dicembre che differirà il piano di riorganizzazione dello Stato almeno fino al 2017.

 

In quella che gli studenti hanno salutato come un'altra vittoria, il Segretario all'Istruzione Herman Voorwald (conosciuto nei social media come Herman "Voldemort") ha rassegnato le dimissioni dalla carica. Sul Diario Oficial (la Gazzetta Ufficiale) dello Stato di San Paolo del giorno successivo, sabato 5 dicembre, la revoca ufficiale del Decreto di riorganizzazione delle scuole.

Gli studenti di San Paolo rifondano la città;

il governatore Alckmin non è l'unico sconfitto

di Alceu Luís Castilho (@alceucastilho)

pubblicato sul sito Outras Palavras il 05.12.15

 

Lo scacco matto al governatore Geraldo Alckmin era avvenuto già nella prima settimana di occupazioni delle scuole di San Paolo. E ci ha messo del tempo ad accorgersene. Più tempo ancora di quanto ne ha impiegato la presidente Dilma Rousseff ad accorgersi della dimensione della catastrofe di Mariana. Gli studenti hanno fatto una giocata da maestro. Occupare le scuole che il governo intendeva chiudere ne ha dato tutta l'immagine della truculenza, che si sarebbe aggravata in caso di sgomberi.

 

È stata un'alternativa alle manifestazioni di piazza, precocemente abortite dai black blocs. Questi sono stati isolati dagli studenti medi, di fronte al palazzo del governo, mentre tentavano di forzare le barriere.

Il metodo violento serviva al governo - e all'opinione pubblica - per squalificare il movimento. Ma la nuova generazione di adolescenti di San Paolo si è mostrata più matura dei militanti tradizionali. Non ha desistito. Si è riunita in assemblee e ha conquistato territori.

E i territori erano le scuole stesse. Inizialmente, quelle che sarebbero state chiuse. Il che ha portato la tradizionale criminalizzazione dei movimenti fatta dalla stampa mainstream a suonare ridicola: questa era arrivata a scrivere che gli studenti "invadevano le scuole" - le loro stesse scuole. E ancora: scuole che sarebbero state chiuse dal piano di riorganizzazione voluto dal governo. Come continuare a ripetere che loro non avevano voglia di fare lezione, se era proprio per le scuole che stavano protestando? Geraldo Alckmin si è trovato a non saper più che fare. Sembrava solo sperare che il movimento non crescesse.


Ma è cresciuto. E ha doppiato l'obbiettivo. Fino a venerdì, quando il governatore ha desistito dalla "riorganizzazione" e ha defenestrato il segretario all'Educazione, erano 196 le scuole occupate, più del doppio delle 93 scuole che voleva chiudere. La situazione era così impari, che sembrava che gli adolescenti giocassero a scacchi, come vecchi scacchisti esperti, mentre il governatore si applicava strenuamente in un gioco di dama - binario. Sperando che qualche pedina ingoiasse in un sol boccone tutti gli avversari. Questa pedina non esisteva.

Come tutte le battaglie politiche, si è trattato anche di una battaglia di comunicazione. E chi è abituato a difendere il governo dello stato e la sua politica truculenta si è visto, all'improvviso, sconfitto tanto quanto il governatore. Il miracolo della moltiplicazione della parola "invasori" nei titoli dei giornali è stato progressivamente percepito come qualcosa di "extraterrestre". Solo i nostri "giornaloni" potevano insistere nella criminalizzazione del metodo politico delle occupazioni - neanche si trattasse di esseri pericolosissimi che minacciassero persone e patrimonio pubblico. Non ha più funzionato.

 

IL GIORNALISMO È MORTO; VIVA IL GIORNALISMO
È per questo che la vittoria storica degli studenti significa anche una vittoria contro un certo modo di fare giornalismo politico. Anche quando si tratta di un giornalismo politico camuffato, nascosto in notiziari "imparziali" che ormai non sono più percepiti come tali. L'Istituto di statistiche Datafolha ha mostrato questa settimana (nel dare i dati della caduta di popolarità di Alckmin e dell'appoggio popolare alle occupazioni) che un'altra grande sconfitta è stata la stampa. E su questo, occorre riflettere.

Le implicazioni sono molte. Ma vale la pena insistere sul significato politico del definire le occupazioni come "invasioni" (come ho scritto in questo articolo). Se è stato dimostrato (con l'avallo giuridico) che le occupazioni sono legittime, come si puo' continuare a perpetuare la criminalizzazione discorsiva - che sempre precede la repressione - nei titoli sui movimenti dei Senza Tetto, Senza Terra, sugli studenti universitari?


Nel frattempo, la partita a scacchi degli studenti medi trattava la comunicazione in forma contemporanea. Prendendosi la città come una delle pedine. Occupare la EE Fernão Dias Paes, a Pinheiros (ndt. uno dei quarrtieri più benestanti di San Paolo) ha significato portare nel centro più visibile, una disputa che forse sarebbe stata mortificata nelle periferie - quelle che possono essere criminalizzate senza che la classe media di San Paolo si senta in colpa. A partire da lì, gli studenti hanno catapultato le loro domande.

E hanno comunicato tra loro, attraverso gruppi su WhatsApp, con l'aiuto dei social, della stampa alternativa (pronta a dare notizia degli abusi del governo e della polizia), e sapendo usare la stessa copertura della grande stampa. Quest'ultima non è riuscita a distorcere a lungo i fatti e si è vista obbligata a dare testimonianza della più grande manifestazione urbana in rete di cui si abbia notizia nel 21° secolo, in questo paese che si è abituato a vedere le città appena come entità polverizzate.

 

UNA NUOVA CITTÀ
La città di San Paolo ha appena finito di essere reinventata. Studenti dei quattro angoli della città occupando le scuole con politica, arte, cultura e capacità di autogestione hanno mostrato al paese intero - e non solo a questo governatore subitamente letargico - che esistono altre forme di pensare l'urbano, non appena come una successione di palazzi isolati. Ma in rete, in maniera che gli edifici scolastici delle zone sud, est, nord, ovest diventino, tutti, centrali.

La città ha un nuovo Centro. Esso è ovunque e sono gli studenti medi ad aver firmato la sua "alforria" (ndt. l'antica lettera d'affrancamento dalla schiavitù). È appena stata inaugurata a San Paolo la reterritorializzazione della lotta politica. Le strade lasciate libere alle destre perché possano esporre tutta la loro spoliticizzazione (al punto da arrivare, nel corso delle manifestazioni, a scattare selfies con i poliziotti militari) non sono abituate ad essere liberate da chi ha un'agenda di rivendicazioni a sinistra. Per questo gli studenti hanno cercato strade virtuali e si sono trincerati; e le trincee erano in un territorio incontestabile: le scuole. Pubbliche.

04.12.15

Il governo di San Paolo dichiara guerra al movimento studentesco

Di Taisa Sganzerla, pubblicato sul sito Global Voices il 03.11.15

traduzione di Michaela Uccelli per il Resto del Carlinho Utopia

Mariana. Foto Gustavo Ferreira, Jornalistas Livres

Tre settimane fa gli adolescenti di San Paolo hanno iniziato ad occupare le scuole pubbliche destinate alla chiusura in seguito ad un nuovo programma pubblico soprannominato  “riorganizzazione”.

 

Quando i colloqui col governo sono andati in fase di stallo, i ragazzi hanno occupato 193 istituti.

 

Domenica 29 novembre, è apparsa su internet una registrazione audio in cui si sentiva un membro del Dipartimento dell’Istruzione Brasiliana dire che il governo è “in guerra” con gli studenti di San Paolo ed ordinava ai presidi degli istituti di smantellare il movimento di occupazione.

 

Nonostante questa controversia ed il movimento studentesco, il governatore di San Paolo ha lanciato ufficialmente il programma di “riorganizzazione” il 1 dicembre, autorizzando il trasferimento di facoltà dalle scuole destinate alla chiusura.

In seguito al piano di “riorganizzazione” statale, il 43% delle scuole di San Paolo offriranno solo uno dei tre livelli di istruzione del sistema brasiliano, invece di offrire istruzione primaria e secondaria sotto lo stesso tetto. In Brasile, l’educazione base è divisa in tre livelli: due tipi di “scuola elementare” (dal primo al quinto grado e dal sesto al nono grado) seguiti da un triennio finale di “scuola superiore”.

 

Attualmente molte scuole pubbliche di San Paolo offrono più di un livello, ma questo cambierà in seguito al nuovo piano. Ancora più importante, i risultati della nuova politica consisteranno nella chiusura di 93 scuole in tutto lo stato, ed un altro migliaio verranno colpite in modi meno drastici. Più di 300.000 studenti dovranno trasferirsi in nuove scuole.

 

Il governatore di San Paolo, Geraldo Alckimin, promette che almeno 66 degli edifici vuoti si trasformeranno in asili pubblici ed istituti tecnici, mentre gli altri non hanno ancora un destino certo. Gli studenti e gli attivisti che si oppongono alla “riorganizzazione” affermano che i cambiamenti sono semplicemente tagli del bilancio mascherati.

L’audio trapelato

 

Fatto trapelare online dal collettivo di informazione indipendente Jornalistas Livres (Giornalisti Liberi), un file audio è stato registrato ad un incontro segreto svoltosi domenica 29 novembre tra Fernando Padula, capo dello staff della Segreteria di Istruzione dello Stato, ed i dirigenti scolastici.

 

Nella registrazione Padula dice: “Lotteremo fino alla fine e vinceremo. Scoraggeremo e squalificheremo il movimento”. Ed accusa il movimento di occupazione di essere “politico e partigiano, con l’intento di sviare l’attenzione da Brasilia”.

 

San Paolo è governata dal partito di centro-destra Partito Democratico Sociale Brasiliano (PSDB). Attualmente, a livello nazionale, il PSDB non ha alcun potere.

Padula dice anche che il Governatore ha chiesto allo staff di visitare le scuole e di provare a “far ripartire le classi”, invitando i dirigenti a “dare preferenza alle scuole che non sono ancora troppo radicalizzate”. Le scuole dove il movimento ha una presa più forte, dice, dovrebbero essere semplicemente isolate ed affrontate gradualmente. “La mia opinione è di lasciarle semplicemente stare. Cosa accadrà? Il prossimo anno quella scuola sarà “riorganizzata” e non comincerà l’anno scolastico”.

 

Padula ha anche rivelato che sono stati inviati agenti del governo a fotografare le macchine parcheggiate di fronte alle scuole occupate, per verificare se i proprietari sono legati a qualche partito politico o all’Apeoesp (il sindacato degli insegnanti dello stato di San Paolo).

 

Infine, Padula ha invitato i dirigenti ad avviare una “guerra di informazione” contro gli studenti. “Quando si tratta di manipolazione, è studiata, ha metodo. Quello che avete bisogno di fare è informare, informare, informare in una guerra di informazione. Perché è così che li smobiliterete”.

“Questa settimana è cruciale”

 

Dopo la diffusione dell’audio sono state organizzate proteste fuori e dentro le scuole, l’1 e 2 dicembre, ed i dimostranti hanno affrontato un violento giro di vite da parte della polizia, con alcuni studenti arrestati.

 

Nella scuola Maria José alcuni genitori di studenti contrari al movimento sono entrati nell’istituto nel tentativo di far cessare l’occupazione.

 

Su Facebook gli studenti hanno raccontato che la polizia ha sostenuto i genitori ed ha utilizzato spray al peperoncino contro gli occupanti, nonostante l’assenza di un ordine ufficiale di entrare nella scuola. Una studentessa dice che è stata assalita dal proprio preside.

 

“Questa settimana è cruciale. È il momento di dimostrare che resisteremo”, ha detto uno studente al sito internet Nexo.

Il movimento di occupazione

 

Le proteste contro la riorganizzazione sono cominciate nel momento stesso dell’annuncio del progetto, all’inizio di ottobre. Come le proteste contro la riorganizzazione hanno preso slancio, gli studenti hanno cominciato ad occupare le proprie scuole, organizzando turni di pulizia e cucina e la manutenzione generale delle scuole, a volte con l’aiuto di genitori, insegnanti e di alcuni movimenti sociali.

 

Hanno presto creato una pagina Facebook, “Non chiudete la mia scuola”, che gli studenti utilizzano per comunicare con il resto del paese, e le storie dell’occupazione hanno iniziato a diffondersi. In una scuola è stata trovata un’intera stanza piena di materiale scolastico nuovo, con sorpresa degli studenti che raccontano di come il dirigente scolastico si lamentava sempre della mancanza di risorse. In un’altra scuola gli studenti hanno anche installato nuove docce, comprate con i propri risparmi, in un bagno.

 

Durante il mese scorso, in alcuni gruppi di Whatsapp utilizzati dagli studenti per comunicare tra scuole diverse, i ragazzi hanno condiviso un manuale scritto nel 2011 dagli studenti delle scuole secondarie in Cile, che quell’anno occuparono 700 scuole per chiedere una migliore istruzione pubblica.

 

Studenti medi di San Paolo in lotta

La guerra di informazione ed il “contro-movimento”

 

Presente all’incontro, ed presentato ai partecipanti da Padula, c’era un uomo chiamato Leandro – un membro del Movimento Ação Popular (Movimento di Azione Popolare), legato al Partito Socialdemocratico brasiliano al potere a San Paolo. Durante la registrazione, Padula spiega come Leandro aiuterà a coordinare la cosiddetta guerra di informazione.

 

Ação Popular fu creata all’inizio di quest’anno ed ha partecipato pesantemente alle proteste antigovernative.

 

Presentandosi come un “movimento studentesco”, propone come uno dei suoi primi obiettivi quello di “lottare per un’educazione pubblica di qualità”. Dichiara pubblicamente il proprio appoggio per la riorganizzazione dell’istruzione da parte del governo di San Paolo.

 

Roney Glauber, il coordinatore, ha detto al quotidiano O Estado de S. Paulo che la sua organizzazione ha visitato le scuole occupate e tenuto assemblee per “spiegare la riorganizzazione” ai dimostranti. Il 21 novembre hanno creato una contro-pagina Facebook chiamata “Ridatemi la mia scuola”. Finora molti dei post del gruppo affermano che le occupazioni vengono orchestrate da una collaborazione tra il Partito dei Lavoratori, il Governo Federale ed i movimenti sociali di sinistra.

Nonostante la sua connessione ufficiale con il PSDB, Ação Popular dice che “solo alcuni membri sono associati al partito”, mentre il comitato centrale è “indifferente alle posizioni del PSDB”. Lo stesso Roney Glauber, tuttavia, lavora nella direzione del partito nella città di Guarulhos ed è stato eletto presidente dell’ala giovanile del PSDB nel 2013.

 

Gli studenti hanno raccontato di come sono state messe in atto le tattiche del governo. Nella pagina Non chiudete la mia scuola”, gli attivisti denunciano come alcuni estranei siano entrati nell’Istituto E.E. Coronel Sampaio, nella città di Osasco, ed abbiano iniziato a dare fuoco ai libri ed a rubare computers:

La polizia è arrivata poco dopo, ma non li ha fermati dal saccheggiare la scuola. Gli studenti si sono sentiti minacciati e non hanno avuto altra scelta se non abbandonare il posto. Non molto dopo sono arrivati il preside della scuola ed il capo dello staff della Segereteria dell’Istruzione Fernando Padula Novaes.

Roney Glauber di Ação Popular con il governatore di San Paolo Geraldo Alckmin

Più tardi, al notiziario di mezzogiorno, un servizio di Tv Globo ha proposto una versione drasticamente differente dell’intrusione, del furto e dell’incendio, accusando gli studenti di avere abbandonato l’istituto “volontariamente”, dopodichè i dirigenti scolastici sono entrati nell’edificio ed hanno scoperto la distruzione.

 

Su Facebook gli attivisti insistono di poter provare l’innocenza degli studenti:

Siamo convinti che gli studenti dell’E.E. Coronel Sampaio saranno in grado di provare, con fotografie e video delle loro attività, che la loro occupazione ha solo migliorato le condizioni della scuola, come tutte le altre occupazioni. Non ci fermeremo finché i veri responsabili delle distruzioni non verranno smascherati.

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