17.05.15
Le Madri di Maggio brasiliane denunciano 9 anni di morti e impunità
Inserito per la prima volta nel calendario ufficiale dello Stato di São Paulo, il Giorno delle Madri di Maggio ha ispirato la manifestazione di protesta contro gli assassini commessi dallo stato dopo la fine della dittatura
di Fausto Salvadori Filho e Rafael Bonifácio | 17.05.15 | Ponte.org
Le campane della Cattedrale di San Paolo hanno cominciato a suonare proprio nel momento in cui Vera Lucia dos Santos, 50 anni, ha preso il microfono, ai piedi della chiesa, per raccontare del 15 maggio 2006, a Santos (San Paolo), quando poliziotti incappucciati uccisero suo genero, Eddie Joey Oliveira, 24 anni, e sua figlia, Ana Paula dos Santos Gonzaga, anche lei ventiquattrenne, incinta di nove mesi.
Erano le sei del pomeriggio, l'ora dell'Ave Maria.
Vera non si è fatta intimidire dal rumore. "Hanno sparato alla pancia di mia figlia dicendo che il figlio di un bandito, è bandito anche lui", ha detto, facendo sentire la sua voce al di sopra del suono di 25 tonnellate di bronzo che rintoccavano senza sosta.
È stata applaudita dal gruppo di circa 200 persone che si sono riunite, lo scorso Venerdì (15/5), in Praça da Sé, nel centro di San Paolo, per partecipare alla commemorazione delle vittime dello Stato che ha chiuso gli eventi della 1° Settimana Statale delle Madri di Maggio.
Sono nove anni che Vera e le altre madri del movimento non fanno altra cosa: parlare, raccontare, denunciare le centinaia di vittime causate dalle azioni della Polizia Militare e degli squadroni della morte che, nel maggio 2006, produssero più morti e desaparecidos nello stato di São Paulo di quanti la dittatura militare era riuscita a fare in tutto il paese in più di 21 anni.
Molte altre vittime della violenza dello Stato brasiliano si sono unite a questa lotta.
Nella commemorazione di Venerdì, portando le foto con i volti ei nomi dei loro morti, raccontando le loro storie e chiedendo giustizia.
Erano presenti movimenti come la Rede de Comunidades e Movimentos Contra a Violência, il Comitê Contra o Genocídio do Povo Preto, Pobre e Periférico, il Fórum Social Manguinhos e il Fórum de Juventudes do Rio de Janeiro.
Persone come Fatima dos Santos Pinho de Menezes, 41 anni, che è venuta da Rio per denunciare la morte di Paulo Roberto Pinho de Menezes, 18 anni, picchiato e soffocato a morte il 17 ottobre 2013, nella favela carioca di Manguinhos .
O come la pedagogista Ana Paula Gomes de Oliveira, 38 anni, madre di Johnatha de Oliveira, che è morto all'età di 19 anni con una pallottola nella schiena sparata da un poliziotto militare il 14 maggio 2014, tre giorni dopo la festa della mamma, sempre a Manguinhos. Ana ha detto di aver trovato "una seconda famiglia" nelle madri dei movimenti di resistenza delle periferie. "Noi diamo e allo stesso tempo riceviamo una grande forza. Stiamo lottando per la vita, per porre fine all'impunità e per la giustizia, che è il minimo che ci meritiamo. Vogliamo mantenere viva la memoria dei nostri figli, perché mai si ci dimentichi di chi erano e di che cosa gli è successo", ha detto.
Una novità della manifestazione è stata la presenza dei tifosi organizzati del Corinthians "Pavilhão Nove". Sono venuti a chiedere la punizione per i responsabili del massacro che ha ucciso otto persone nella loro sede, il 18 aprile scorso. "Basta con una giustizia che viene nelle periferie solo per condannarci. È ora che la giustizia stia anche dalla nostra parte", ha detto Jean Carlos Tatei, 38 anni, di "Pavilhão Nove".
"La dittatura non è finita. Finirà solo con la fine della polizia militare", ha attaccato Débora Maria da Silva, 55 anni, il volto più noto delle Madri di maggio, madre del netturbino Edson Rogério da Silva, morto all'età di 29 anni, sempre il 15 Maggio 2006, a Santos.
Débora ha raccontato che, durante l'evento di Venerdì, è stata avvicinata da poliziotti militari che volevano sapere quale fosse la natura della protesta. "Ho detto loro che si trattava di un atto ufficiale, perché le Mães de Maio fanno già parte del Calendario dello Stato di San Paolo", ha detto Débora, riferendosi ad una legge dello Stato, approvata quest'anno, che ha istituito, il 12 maggio, il Giorno delle Madri di maggio.
Anche alcuni artisti dell'hip hop hanno dato il loro messaggio. Tra loro Emicida, che ha preferito non cantare. Al microfono, il rapper ha indicato le croci nere ed i manifesti con le foto dei morti e ha detto: "Ecco la destinazione finale del tipo di politica in vigore nello stato di San Paolo, rappresentata dalla figura del governatore Geraldo Alckmin, per non fare nomi e cognomi".
Neto, del gruppo Influência Positiva, ha cantato a cappella il rap "Guerra Declarada" (Guerra dichiarata), in onore delle Madri di maggio: "Il bersaglio è sempre il povero, soprattutto se ha la pelle scura / Nemico dichiarato quando capita di fronte alla vettura/ Vita dura, che disturba, e alla fine non vi è mai il colore rosa / Solo il sangue di mio figlio sparso dalla Rota" (ndt. la Rota è un famigerato e sanguinario battaglione speciale della polizia militare di San Paolo).
La cantante Já Yzalú ha portato la sua chitarra per cantare una canzone che ha le Madri di Maggio nel titolo: "Quel volto innocente che ferisce la malvagità di chi fa riecheggiare la tristezza e il dolore, di quell'anima che se n'è andata. Quel fiore, le Madri di maggio, quel fiore, non è rimasto in silenzio. Se pensate che i fiori dei giardini siano appassiti, vi state sbagliando."
Alle 18h50, dietro ad uno striscione con la scritta "I nostri morti hanno voce", si è formato un corteo che è passato davanti alla Segreteria della Pubblica Sicurezza, è arrivato fino alla Praça do Patriarca per poi tornare alla Cattedrale. Il percorso è stato accompagnato dai ritmi di origine africana del Bloco Afro Ilú Oba De Min. Circondato da croci nere e dalle foto dei morti e coperto di nastri colorati, uno stendardo portava l'immagine di Xangô, la divinità che nel candomblé, culto di matrice africana, rappresenta la giustizia.
Mães de Maio, Bisogna rompere il silenzo - Video realizzato da Ailton Martins
Il 12 maggio scorso, sulla spiaggia della città di Santos (San Paolo) il Movimento delle Mães de Maio (Madri di Maggio) ha realizzato un atto simbolico in memoria delle vittime dei cosiddetti "crimini di maggio del 2006".
Fu nel maggio del 2006 che la polizia militare e gli squadroni della morte fecero a San Paolo circa 600 vittime in un'azione di rappresaglia. Ricordare e lottare perché sia fatta giustizia per le vittime di allora vuol dire anche e soprattutto lottare contro uno sterminio che continua senza tregua in tutto il Brasile e che colpisce migliaia di giovani neri e poveri delle favelas e delle periferie.
Débora Maria, leader del movimento dice: "Tutti questi morti assassinati hanno un indirizzo preciso, le pallottole colpiscono solo i poveri ed i neri, anche se lo Stato si rifiuta di riconoscerlo.
Le periferie sanguinano e noi madri piangiamo i nostri figli, ma allo stesso tempo lottiamo per rompere questo silenzio, perché i nostri morti abbiano voce. Il grido di dolore delle madri è per la giustizia, contro il terrorismo dello stato."