13.07.15
LA TORTURA IN BRASILE
La lotta di Deize
Deize Carvalho è oggi una leader della favela Cantagalo e una delle principali voci di denuncia degli abusi della polizia. Suo figlio, Andreu Luis da Silva de Carvalho, è stato ucciso il 1 gennaio 2008, all'età di 17 anni. Nella versione ufficiale della polizia, molto simile a quella di tanti altri casi, Andreu sarebbe caduto da un muro, nel tentativo di fuggire. Secondo la denuncia dei pubblici ministeri, tre anni dopo, il giovane sarebbe invece stato picchiato e torturato a morte da agenti della DEGASE (Dipartimento Generale di Azioni Socio-educative).
Andreu era già passato per due volte dall'ex Istituto Padre Severino (ora Centro Socio-educazionale Don Bosco), a Rio de Janeiro, legato alla DEGASE, quando venne arrestato nuovamente alla fine del 2007. Fin dalla prima internazione, Deize aveva denunciato i maltrattamenti che i ragazzi subivano presso l'Istituto.
"Vedevo i ragazzi picchiati. Mio figlio appariva contuso. Se per strada c'erano 40°C, dentro ce ne saranno stati 50. I ragazzi indossavano giacca e pantaloni della tuta per nascondere i lividi delle botte che prendevano. Quando andavo a sporgere denuncia, alla direzione della DEGASE, mio figlio veniva picchiato ancora di più. Gli agenti, ormai, lo avevano preso di mira".
Il 31 dicembre 2007, quando un colonnello degli Stati Uniti venne rapinato sulla spiaggia di Ipanema, la polizia salì alla favela Cantagalo e arrestò Andreu, che aveva 17 anni, accusandolo di essere l'autore del furto. Portato al Centro de Triagem e Recepção (CTR) dell'Istituto Padre Severino, Andreu, secondo la denuncia del pubblico ministero, venne torturato a morte da sei agenti della DEGASE.
Deize racconta di essere venuta a conoscenza dei dettagli dell'aggressione e delle torture attraverso altri ragazzi che stavano nell'Istituto.
Secondo i rapporti, Andreu venne soffocato con un sacchetto di plastica, costretto a mangiare sapone in polvere, percosso con una sbarra di ferro, riportò 30 perforazioni sul corpo fatte con un manico di scopa spezzata a metà, venne calpestato provocandogli la rottura della mandibola, del collo, oltre che un distacco di retina.
Quando gli agenti si resero conto che non rispondeva più, avrebbero ordinato ad altri adolescenti di ripulire il suo corpo per portarlo in ospedale.
Anni dopo, il corpo di Andreu venne riesumato per decisione del Tribunale. All'apertura della bara, Deize potè vedere i segni della violenza subita dal figlio.
"Ancora oggi non riesco a vedermi in questo video [la registrazione dell'esumazione] perché è un grandissimo dolore, mi fa ricordare tutto", racconta Deize. "Ascoltare il mio grido di dolore, di disperazione, è molto doloroso, così come sapere che il medico legale ha omesso fatti importanti. Il corporativismo degli agenti dello stato è molto grande".
La lotta di Deize che ha avuto inizio tra le mura della DEGASE, si estese alla comunità in cui vive, facendola diventare un punto di riferimento per le denunce di azioni arbitrarie da parte di agenti dello stato. "Nessuna madre genera un figlio e lo cresce, per vederlo nella situazione in cui io l'ho visto. Oggi mi batto per la giustizia e perché altri giovani non debbano avere la stessa sorte di mio figlio."
Oggi, molti giovani del Cantagalo, dimessi da istituti socio-educazionali o da prigioni, ricorrono all'assistenza di Deize sostenendo di essere perseguitati dagli agenti delle UPP (Unità di polizia pacificatrice). Con la cosiddetta "pacificazione" del Cantagalo, nel 2009, il suo lavoro si è intensificato. Secondo Deize, minacce e intimidazioni, percosse e torture, sono all'ordine del giorno.
Nel 2014, una ricerca di Amnesty International ha mostrato che l'80% dei brasiliani temono di essere torturati in caso di arresto. Il Brasile è al primo posto in questa vergognosa classifica, davanti a Messico, Turchia e Pakistan.
I dati sui casi di tortura sono assolutamente sottostimati e la paura di ritorsioni inibisce le denunce.
"Nel diritto, esiste quella che noi chiamiamo "cifra occulta", che è la differenza tra i casi che realmente si verificano e quelli che esistono nel sistema giudiziario ", ha detto il presidente della Commissione di Sicurezza Pubblica del OAB-RJ (Ordine Avvocati di Rio de Janeiro), Breno Melaragno.
"Nel reato di tortura, vi è una difficoltà pratica nell'individuare l'occorrenza. Quando si tratta di funzionari pubblici e delle forze dell'ordine, gli stessi sono protetti dall'autorità stessa che il loro incarico gli conferisce. La tortura da parte dello Stato è ancora grande, soprattutto nei luoghi socio-economicamente meno favoriti".
"Spesso, la vittima teme ritorsioni. Le persone hanno paura di denunciare, in particolare se la tortura è causata da un pubblico ufficiale", sostiene Alexandre Ciconello, di Amnesty International Brasile.
Secondo il rapporto 2015 della ONG Human Rights Watch, la tortura continua ad essere un "problema cronico" nel paese.
Tra gennaio del 2012 e giugno del 2014, il centro di ascolto della Segreteria Nazionale dei Diritti Umani ha ricevuto 5.431 denuncie di tortura e trattamento crudele, disumano o degradante. La maggioranza (84%) dei casi si riferiva ad incidenti occorsi quando il detenuto si trovava già sotto la custodia dello stato, in penitenziari, stazioni di polizia ed in "Unidades de Medida Sócio-Educativa" (carceri minorili).
"Il perpetrarsi delle pratiche di tortura è uno dei punti più sensibili nella protezione dei diritti umani in Brasile. In almeno 64 casi di tortura da noi analizzati tra il 2010 ed il 2014 in 5 stati (PR, SP, ES, BA e RJ) più di 150 agenti pubblici, poliziotti civili, militari, agenti penitenziari e socio-educativi sono stati identificati", si legge nel Rapporto.
La relazione rivela che ogni giorno almeno sei persone sono vittima di tortura in Brasile e sottolinea che ciò avviene anche perché favorito dall'impunità concessa quasi sempre agli aggressori.
"Si tratta di una situazione inaccettabile per uno stato democratico. Le torture vengono praticate nelle strade, nelle auto della polizia, nei centri di detenzione minorili, nelle carceri, ed i metodi usati sono i più crudeli: scariche elettriche, pestaggi, violenza sessuale, minacce ed altri sistemi che, in questa fase della democrazia, non ci si aspetta possano ancora esistere. Più che di un'eredità della dittatura militare, la tortura è un'eredità dell'impunità. Il poliziotto sa che non verrà punito, per questo tortura"
Questo video è stato registrato nel 2013, presso la favela della Rocinha, a Rio de Janeiro, nel corso di una manifestazione di solidarietà alla famiglia di Amarildo, un nome diventato simbolo in Brasile di tutti i desaparecidos nelle mani dello stato. Amarildo de Souza era un muratore, scomparso nel 2013 dopo essere stato portato in una caserma della polizia pacificatrice della favela della Rocinha. La mobilitazione popolare contribuì a rivelare in seguito che Amarildo era stato rapito, torturato e ucciso ed il suo corpo fatto sparire dalla polizia militare.
Video realizzato da Front Line Defenders, organizzazione internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani. Un video breve ed intenso, che mette i brividi addosso, un'intervista a Deize realizzata nella favela in cui vive e lotta e nella quale i bambini dicono "Da grande voglio essere come lei!"
GIUSTIZIA PER ANDREU! JUSTIÇA PARA ANDREU! FIRMA LA PETIZIONE DI AMNESTY INTERNATIONAL
Con questo video Amnesty International Brasile invita a firmare la petizione che chiede giustizia per Andreu, facendo pressione sulle autorità del governo di Rio de Janeiro. Firma la petizione a questo link