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28 maggio 2014

Brasilia. Volevano simbolicamente consegnare al governo una coppa piena di sangue. Manifestazione di Indios e movimenti sociali che contestano la Coppa del Mondo è repressa con violenza dalla cavalleria e dai lacrimogeni della polizia. Feriti e arresti. Gli indigeni hanno opposto resistenza lanciando frecce.

 

Carlinho Utopia

Brasilia, 27.05 - La cavalleria affronta gli indios

La capitale Brasilia ha vissuto nel pomeriggio di ieri, 27 maggio, un assaggio di quanto potrebbe accadere tra quindici giorni, quando prenderanno il via i campionati mondiali di calcio della FIFA. Nelle vicinanze dello stadio Mané Garrincha era in programma l'esposizione pubblica della Coppa del Mondo, tappa del tour patrocinato dalla Coca Cola per esibire il trofeo nelle città che ospiteranno le partite  dei mondiali. Nel corso della settimana, in città si sono anche ritrovati anche centinaia di indios di diverse tribù ed etnie, che attraverso una serie di iniziative chiedono l'avanzamento dei processi di demarcazione delle loro terre e la fine delle speculazioni e delle violenze dei latifondisti. Gli indios si sono recati nella capitale anche per sporgere denuncia nei confronti di alcuni parlamentari che hanno pubblicamente incitato alla violenza contro i loro popoli.

 

In concomitanza con l'esposizione del trofeo della Coppa del Mondo, si è svolta una manifestazione, denominata "Copa pra quem?" (Coppa per chi?) che ha riunito il movimento indigeno (Articulação dos Povos Indígenas - APIB), quello dei lavoratori senzatetto (MTST) ed i Comitati Popolari della Coppa (Comitê Popular da Copa) che si battono, ormai da anni, contro le violazioni dei diritti che accompagnano la realizzazione del mega-evento. Gli indios volevano simbolicamente consegnare una "coppa piena di sangue" al governo, ed esporla al posto del trofeo della FIFA.

 

Nonostante gli accordi tra la polizia e gli organizzatori per lasciar scorrere tranquillamente il corteo, quando i manifestanti si sono avvicinati allo Stadio Mané Garrincha sono stati violentemente attaccati dalla polizia a cavallo e dalle truppe antisommossa, che hanno fatto grande uso di gas lacrimogeni, spray al peperoncino e proiettili di gomma. Molti i feriti tra gli indigeni. Un fotografo dell'Agenzia Reuters è rimasto ferito alla gamba da schegge di granata dissuasiva. Diversi gli arresti tra i manifestanti, uno di loro è il nipote di Antônio de Araújo (residente di Planaltina scomparso un anno fa dopo essere stato fermato da 6 poliziotti e portato alla stazione di polizia). Un sacerdote che ha partecipava alla protesta accompagnando indigeni delle tribù Xerente, del Tocantins, è stato colpito alla mano da un proiettile di gomma. Rafa Madeira, militante del Psol, è stato colpito ad un occhio da un proiettile di gomma. Un altro manifestante, investito da un mezzo dei pompieri lanciato a grande velocità, ha riportato fratture agli arti inferiori.

 

Gli indios hanno opposto una coraggiosa resistenza e si sono difesi anche con i tradizionali archi e frecce. Un poliziotto a cavallo è stato raggiunto da una freccia ad una gamba, senza però riportare conseguenze gravi.

 

"NOI NON SIAMO VANDALI. CI TOLGONO LE NOSTRE TERRE E NOI NON POSSIAMO NEMMENO AVVICINARCI A QUESTO "COLOSSEO" - hanno detto alcuni leader indigeni - INVECE DI RISPETTARE LA COSTITUZIONE E CONSEGNARCI LE NOSTRE TERRE, IL GOVERNO DA' LA PRIORITA' AD UN EVENTO CHE DURA SOLO UN MESE, INVESTENDO MILIARDI E ARRECANDO GRAVI DANNI ALLA POLAZIONE"

 

I movimenti indigeni, dei senzatetto ed i "No Coppa" hanno fatto sapere che le manifestazioni non si fermeranno.

Credits foto ed info Midia Ninja

 

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