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Salvador - Bahia, 24 agosto 2015

III MARCIA INTERNAZIONALE CONTRO IL GENOCIDIO DEL POPOLO NERO

Di fronte al genocidio del popolo nero, non un passo indietro!

 

Foto: foto di Fafá M. Araújo

"NON CI LASCEREMO UCCIDERE SENZA REAGIRE"

La Terza Marcia Contro il Genocidio del Popolo Nero mobilita migliaia di giovani a Salvador

pubblicato il 26.08.15 su Correio Nagô 

 

La politica combattiva di lotta al razzismo e al genocidio del popolo nero della Campanha Reaja ou Será Morta, Reaja ou Será Morto, ha mobilitato la popolazione per mostrare nelle piazze la rabbia per la brutalità delle azioni della polizia, come il massacro di Cabula, la morte di Geovane Mascarenhas e di molti altri neri delle periferie, nel pomeriggio di lunedì scorso (24.08). Il popolo nero, in maggioranza giovani, e molte vittime della violenza della polizia, hanno sfilato per il centro della capitale bahiana nella III Marcia Internazionale Contro il Genocidio del Popolo Nero.

 

Da Largo dos Aflitos fino a Praça da Piedade, circa cinque mila persone hanno marciato con alla testa gli attivisti della "Campanha Reaja", che formavano cordoni uniformi (ndt. in stile Black Panthers anni 60) vestiti a lutto in memoria dei neri violentemente assassinati dalla polizia, a Salvador ed in tutto il paese. Una moltitudine che durante tutto il percorso ha intonato slogan con le tematiche base del movimento, come la smilitarizzazione della polizia militare e il ripudio della PEC 171 (ndt. la proposta di legge, già passata in parlamento ed in procinto di essere votata anche al senato, che riduce a 16 anni la maggiore età per la responsabilità penale)

 

Reaja, l'avvocato e attivista dell'organizzazione Quilombo X, Hamilton Borges. Hamilton ha detto di non credere all'uguaglianza razziale promossa solo dai bianchi. "Dobbiamo prenderci le strade con le persone che sono presenti qui. Fratelli, sorelle, familiari delle vittime di questo modello che è una macchina di morte per la gente nera. Sappiamo che è così dal massacro di Cabula. Il governo ha convocato alcuni neri per promuovere "il balletto dell'uguaglianza", ha concluso Hamilton, dopo l'esecuzione dell'inno dell'Unione Africana che ha aperto la Marcia.

 

Alla fine del percorso, di fronte alla sede della Segreteria di Sicurezza Pubblica, gli organizzatori della Marcia hanno continuato la protesta contro la violenza della polizia militare. "La nostra vita, le vite nere, non sono in vendita. Siamo qui per conto nostro. Non ci faremo uccidere senza reagire", ha detto la militante Andreia Beatriz, chiamando i rappresentanti delle città dell'interno dello Stato di Bahia, di altri stati brasiliani ed anche di paesi come la Colombia, l'Austria e gli Stati Uniti, presenti alla manifestazione.

Targa in memoria delle vittime del massacro di Cabula

Nella foto, la targa in memoria dei 12 giovani giustiziati nella favela di Cabula dai poliziotti militari del RONDESP, che i militanti di Reaja ed i familiari delle vittime hanno collocato nel campetto dove si è consumato il massacro.

Intervista a Hamilton Borges, coordinatore della III Marcia Internazionale Contro il Genocidio del Popolo Nero

di Claudia Alexandre - pubblicata il 14.08.14 sul sito Agência Áfricas de Notícias

"...il Brasile tergiversa quando deve affrontare la contraddizione di dichiararsi un paese democratico e assassinare allo stesso tempo persone come fossero scarafaggi...", Hamilton Borges, coordinatore della III Marcia Internazionale contro il Genocidio del Popolo Nero.

 

Hamilton Borges dos Santos (Walê), coordinatore della Campanha Reaja ou Será Morto, Reaja ou Será Morta dice di se stesso di essere il più grande "becchino" di una lotta che vuole combattere il crescente numero di assassini, in cui le vittime sono, principalmente, cittadini e cittadine nere.

 

Ma non è solo questo, come militante dell'organizzazione Quilombo Xis - Ação Cultural Comunitária e coordinatore della III Marcia Internazionale contro il Genocidio del Popolo Nero, fissata per il prossimo 24 agosto, alle ore 15, in Largo dos Aflitos, a Salvador da Bahia, rivolge anche dure critiche alle politiche pubbliche e a un sistema che ancora permette varie pratiche di razzismo in Brasile.

foto: Fafá M. Araújo
foto: Leo Ornelas

Circa l'inefficacia delle politiche pubbliche, la "Mappa della Violenza", recentemente publicata, indica che esse non sono state sufficienti a mutare un quadro preoccupante. Secondo la ricerca, la situazione del Brasile è la seguente: delle 39.686 vittime di sparo di qualunque tipo di arma da fuoco, nel 2012, 28.946 sono stati neri e 10.632 bianchi - la differenza nei numeri mostra che le vittime di questo tipo di morte sono state 2,5 volte di più di neri che di bianchi. La "Mappa della Violenza in Brasile", resa pubblica all'inizio del 2015, è stata elaborata dalla Facoltà Latino Americana di Scienze Sociali (FLACSO), in collaborazione con l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) in Brasile.

 

Le vittime comuni sono, in maggioranza, giovani, poveri, neri, abitanti delle periferie e delle favelas, e sempre soggetti all'arbitrio della polizia.

 

A Salvador, sede della marcia contro il genocidio del popolo nero, i casi recenti del massacro nella favela di Cabula e le azioni violente della polizia nel quartiere periferico di Valéria sono emblematiche per il movimento. 

Con una sconcertante decisione giudiziaria, i nove poliziotti militari coinvolti nel massacro di Cabula sono stati tutti assolti. In un'intervista esclusiva all'Áfricas Agência de Notícias, Hamilton Borges, tra le altre critiche, riferendosi alle politiche pubbliche mette in risalto che "quello che molti leader hanno indicato come un passo in avanti, noi lo vediamo come una grande operazione di make-up sul disastro che hanno fatto della vita del popolo nero durante e post-schiavitù.

Agenzia Africas: Qual'è l'aspettativa per questa terza edizione della Marcia?
Hamilton Borges - Ci aspettiamo che, quest'anno, riusciremo a radunare circa 20.000 persone a Bahia, al netto dei curiosi. Quando parlo di 20.000, sono 20.000 militanti di tutto il Brasile, senza partiti, senza risorse dei governi e dei loro fondi pubblici. E la buona aspettativa, anche, di articolare con maggior forza la nostra militanza internazionale. Europa, Africa, Stati Uniti ed altri paesi dell'America Latina si sono già organizzati per sostenerci. La costruzione di questa III Marcia Internazionale sta mobilitando molte persone nella costruzione di uno spazio di dialogo a Bahia ed in questo senso abbiamo in programma, nei giorni 22 e 23 agosto, il I° Incontro Internazionale di Formazione e Organizzazione Pan-Africanista. Il 24 di agosto chiudiamo, con la Marcia, un ciclo di lotte che è solo iniziato.

 

Agenzia Africas: Quali sono i punti principali delle rivendicazioni di Reaja che sono inserite in questo evento?

Il terzo margine

Siamo NOI per NOI! (Il terzo Margine) di Lena Azevedo

La voglia di rivolta del movimento nero, delle favelas e delle periferie, in un paese a maggioranza nera dove il razzismo è istituzionalizzato e lo sterminio quotidiano.

Hamilton Borges – Come sapete, la Marcia, così come la logica di Reaja, non è rivendicativa, non autorizziamo nessuno a negoziare con i governi (federale, statali o municipali). La nostra Marcia è una esigenza storica. Prima di tutto vogliamo mostrare al mondo i livelli di letalità, tortura e terrore in cui viviamo, il terrore razziale che sottomette il nostro popolo a una situazione di occupazione militare, carcerazione di massa e morte senza precedenti, come se fossimo in una guerra ad alta intensità. E a fronte di questo impressionante numero di assassinati e assassinate, vogliamo ampliare l'azione che siamo riusciti a mettere in campo in questi 10 anni, mostrando al mondo che il Popolo Nero è vittima di GENOCIDIO da parte dello Stato Brasiliano.

Foto: Iris De Oliveira

Agenzia Africas: Qual'è la situazione del Brasile in relazione alla violenza che ha fatto vittime principalmente tra i giovani neri?
Hamilton Borges – Come ho detto prima, è una guerra, una guerra ad alta intensità. Il Brasile tergiversa quando deve affrontare la contraddizione di dichiararsi un paese democratico e assassinare allo stesso tempo persone come fossero scarafaggi, nell'avere una Segreteria di Promozione dell'Uguaglianza Razziale che non presenta una proposta effettiva che fermi la mattanza di neri e nere. Si accontentano di stare nei social network a fare propaganda per il ritorno del presidente Lula, o chiamando le persone a far parte di progetti che non hanno senso se il nostro popolo sta morendo.

 

Guardate il caso di Cabula, o quello di Valéria, nei quali il governo del PT di Bahia (ndt. Partido dos Trabalhadores - partito dei lavoratori - il partito della presidente Dilma Rousseff e dell'ex presidente Lula, attualmente al governo anche nello Stato di Bahia, con il governatore Rui Costa) è immerso nel razzismo e nel terrore. La SEPPIR (Segreteria di Promozione dell'Uguaglianza Razziale) non dice una parola, ma, di fronte alla nostra Marcia, è costretta ad annunciare un pacchetto di misure per confondere la militanza con gli annunci del governo.


A Bahia i diritti umani sono i diritti umani dei cani, che hanno più valore per il governo e per certi militanti che la vita dei bambini assassinati da una polizia programmata per l'eliminazione razziale di noi neri. Guardate la Segreteria dei Neri che promuove festicciole dell'uguaglianza con una polizia che commette barbarie contro di noi nere e neri, dicendo che si tratta di corsi per cambiare la polizia.

In conclusione, il nostro punto fondamentale è quello diretto verso il nostro popolo: Sollevatevi, Armatevi, Lottate, Reagite.

Agenzia Africas: E in relazione agli altri paesi?
Hamilton Borges – Il nostro fratello e leader Abuy Nfubea, dalla Spagna, sta articolando la nostra gente della IV Internazionale Garveista Pan-Africanista a cui Reaja è affiliata, africani, europei, e persone dell'America Latina; Sandra Bello e Marissa Lobo sono ambasciatrici in Europa e stanno riunendo persone per agire in Europa (Svizzera e Germania); dagli Stati Uniti stanno mandando messaggi di appoggio e solidarietà e persone come Christen Smith e Alysia Carey stanno arrivando qui a Bahia.

 

Agenzia Africas: In che modo le politiche pubbliche possono ribaltare questo quadro?
Hamilton Borges – per noi le politiche pubbliche sono effetto placebo! Sono state placebo, senza effetto, creano appena una sensazione, un'illusione di cura, una fantasia di avanzamento. Quello che molti leader hanno indicato come un passo in avanti, noi lo vediamo come una grande operazione di make-up sul disastro che hanno fatto della vita del popolo nero durante e post-schiavitù, non dobbiamo aver paura di affermarlo, è la pura verità. Abbiamo bisogno di affrontare a viso aperto il dilemma razziale che fa di noi fantocci dei giochi della politica dei grandi e piccoli partiti, tutti impregnati di supremazia bianca. Dobbiamo presentare alternative di potere e prendere il potere per fare altre cose.

Agenzia Africas: Ci dica qualcosa del suo coinvolgimento personale con questa causa, su come ha fondato Reaja?
Hamilton Borges – Come diceva Mandela, io sono insignificante in questa lotta secolare per la liberazione. Ma voglio mettere in evidenza le Mamme, le donne in generale della Campanha Reaja. Loro sono il Comando vitale, loro non riposano mai, non lasciano che noi ci fermiamo, ci danno la linea e senza di loro non avremmo fatto quel che abbiamo fatto, un movimento di protesta e di radicalità in piena era del pragmatismo politico, un movimento che si rifiuta di cedere a giochi d'interesse e a offerte d'incarichi, un movimento capeggiato da donne nere, un movimento comandato dai morti, con cui noi ci confrontiamo e cui dobbiamo delle risposte.

 

Un movimento di gente delle strade, dei paesi, delle favelas e delle carceri, e che è orgoglioso di esserlo.

Foto: Iris De Oliveira

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di:

 Iris De Oliveira # Alex Pegna Hercog # Fafá M. Araújo # Leo Ornelas # Marcos Musse

(clicca sulle immagini per ampliarle)

Foto: Iris De Oliveira

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Foto: Alex Pegna Hercog

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Foto: Fafá M. Araújo

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Foto: Leo Ornelas

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