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05.09.15

Il governo brasiliano resta inerte mentre si intensificano gli attacchi dei latifondisti e dei ruralisti contro i popoli indigeni nel Mato Grosso do Sul.  

pubblicato sul sito del CIMI (Consiglio Indigenista Missionario) il 31.08.15

Domenica 30 agosto, intorno alle ore 21, le famiglie indigene di Ñanderú Marangatú sono state nuovamente vittima degli attacchi paramilitari di fazendeiros armati (ndt. proprietari terrieri, latifondisti) e dei loro uomini armati. Gli indigeni, vulnerabili, affamati e terrorizzati, non hanno opposto resistenza perché, come hanno raccontato, "non si è trattato di uno scontro, ma di un altro tentativo di strage".

 

Questa volta l'accampamento delle famiglie Guarani Kaiowá è stato invaso da più di 60 uomini armati, che sono entrati sparando e minacciando bambini, anziani, donne e uomini. Il nuovo attacco è stato condotto sul territorio sacro per gli indigeni di Ñanderú Marangatú, nel luogo dove si trova la fazenda Piquiri, sovrapposta ai 9.300 ettari di terra tradizionale indigena omologata dalla presidenza della Repubblica.

 

Ancora segnati dalle cicatrici e dal trauma dell'attacco avvenuto il giorno prima, durante il quale il leader indigeno Simião Vilhalva, 24 anni, è stato assassinato dalle milizie dei ruralisti sulle sponde di un canale, mentre era alla ricerca di suo figlio, le famiglie riferiscono di aver avuto solo il tempo di mettere insieme pochi effetti personali e correre in mezzo alla foresta, in cerca di riparo per evitare di essere uccisi.

Manifestazione di protesta a Brasilia per l'assassinio di Simião Vilhalva, leader Guarani Kaiowá

Spaventati e arrabbiati, gli indigeni denunciano l'immobilismo delle forze di sicurezza nel garantire la vita e l'integrità delle loro famiglie. Nei messaggi inviati telefonicamente riferiscono:

 

"Loro (la Forza Nazionale dell'Esercito) non erano forse arrivati qui per impedire il conflitto? Per evitare il massacro? Come mai, allora, le camionette dei ruralisti possono riunirsi in gruppi, entrare, sparare, uccidere, senza che loro facciano nulla, come se nemmeno li avessero visti? Te lo dico io quello che stanno facendo. La Forza Nazionale sta lasciando che i fazendeiros invadano il nostro territorio e ne prendano possesso, solo dopo loro arrivano e fanno cordone contro la nostra comunità. Stanno garantendo il ritorno del nostro territorio ai fazendeiros e la DOF (ndt. Polizia di frontiera, Dipartimento di Operazioni di Frontiera), oltre a scortare gli scagnozzi dei fazendeiros, anche quando sono armati, ora li aiuta anche a portargli cibo, a rifornire i banditi che hanno ucciso Semião" si sfoga uno dei leader indigeni.

 

Una delle poche verità arrivate finora dai pronunciamenti dei ruralisti è che la sovranità nazionale è minacciata. Lo è davvero, ma non certo da parte degli "indigeni paraguaiani ", come tentano di argomentare i fazendeiros ed i loro sindacati, bensì dalle loro stesse azioni paramilitari. Calpestando la democrazia ed i diritti individuali e collettivi, queste "persone perbene" hanno deliberatamente deciso di aprire una stagione di "caccia agli indios", per reimpossessarsi delle terre per inadempienza della legislazione, con le proprie mani. Così facendo, colpiscono principalmente famiglie indifese, il che, oltre che sconsiderato e vile, costituisce vari reati che devono essere puniti secondo la legge.

Nel frattempo, il governo - in particolare il Ministero della Giustizia - assiste inerte al brigantaggio dei latifondisti senza prendere misure efficaci per la protezione dei popoli indigeni e senza effettuare alcun tipo di intervento.

 

Gli indigeni hanno denunciato, fin dal primo attacco, che il clima continuava molto teso e che non si sentivano al sicuro con le strategie di "sicurezza" adottate dalla Forza Nazionale, che, secondo loro, era più interessata a proteggere i fazendeiros piuttosto che evitare nuove invasioni nel perimetro della terra indigena. Il silenzio del governo è continuato: non ha nemmeno pubblicamente deplorato l'assassinio di Semião.

 

José Eduardo Cardozo, ministro della Giustizia, nella sua ultima dichiarazione diretta ai Guarani  Kaiowá, a Brasilia all'inizio di questo mese, ha detto che non "avrebbe firmato nessuna procedura di demarcazione di sua responsabilità", a causa della situazione di

forte violenza e di "attacco ai diritti" derivante dai produttori rurali e degli stessi organi giudiziari. Cardozo ha detto che non avrebbe firmato alcuna ordinanza perché è pienamente consapevole della violenza subita dagli indios. Ha detto, infine, che non è disposto ad agire come un "Ponzio Pilato" di fronte alla crocifissione di "Gesù Cristo Kaiowá."

Bene, in questo momento il ministro si comporta esattamente come un Ponzio Pilato, che assiste all'intensificarsi della violenza. Nel lavarsi le mani della responsabilità di garantire sicurezza a queste famiglie, quanti altri indigeni Cardozo condannerà a far la stessa fine di Semião?

 

I Guarani Kaiowá, davanti al dolore di aver perso uno dei loro leader, esigono che sia fatta giustizia. Chiedono la punizione immediata per gli assassini e i mandanti e l'intervento del Ministero della Giustizia per garantire la sicurezza delle famiglie, la prevenzione dei crimini e la continuità nel riconoscimento dei loro territori. Fino a quando le autorità competenti per la garanzia dell'ordine e della giustizia resteranno inerti ed in silenzio, ogni giorno una nuova lapide di indigeno assassinato sarà posata, perché l'intento di uccidere è stato pubblicamente dichiarato dai fazendeiros in riunioni e testimonianze che circolano sui social network. Fino a quando, signora Presidente della Repubblica e signor Ministro della Giustizia, tutto questo continuerà?

"CHE SIA CHIARO A TUTTI: LOTTEREMO, PERCHÉ I GUARANI KAIOWÁ NON DESISTERANNO MAI, ANCHE SE DOVESSIMO MORIRE PER LA NOSTRA TERRA!"

 

"Non c'è più spazio nella terra in cui ci hanno confinato, le nostre famiglie stanno crescendo. Per questo abbiamo deciso di riprenderci le nostre terre tradizionali ora in mano ai latifondisti."


A parlare è Pité, una giovanissima indigena Guarani Kaiowá, in questo breve video realizzato da giovani indigeni della terra Ñande Ru Marangatu, attualmente sotto attacco delle milizie armate dei fazendeiros nello stato del Mato Grosso do Sul.

 

Nel video le immagini del giovane leader Simião Vilhalva, di soli 24 anni, assassinato dai fazendeiros.

Comunicato di Amnesty International si appella alle autorità brasiliane per la protezione dei diritti delle comunità indigene Guarani-Kaiowá:

4 settembre 2015
Amnesty International è estremamente preoccupata per i recenti attacchi perpetrati contro gli indigeni Guarani-Kaiowá nello stato del Mato Grosso do Sul, da fazendeiros locali (ndt. latifondisti) e gruppi paramilitar associati con proprietari terrieri, e chiede che i governi locali e quello federale evitino ulteriori aggravamenti della situazione e la perdita di vite umane, oltre a garantire che i diritti dei popoli indigeni vengano pienamente rispettati e protetti.

Malgrado la Costituzione brasiliana stabilisca le basi per garantire le terre ai popoli indigeni, e alle comunità Guarani-Kaiowá fosse stato riconosciuto il diritto alla demarcazione delle loro terre, i proprietari terrieri del Mato Grosso do Sul sono stati capaci di sfidare nei tribunali statali i procedimenti di demarcazione e di titolarità, chiedendo venissero sospesi.

Il 29 agosto del 2015, un membro della comunità Ñanderu Marangatú del popolo Guarani-Kaiowá, Simião Vilhalva, è stato ucciso durante gli attacchi alla comunità portati dai proprietari terrieri e da gruppi paramilitari.

Mezzi di comunicazione hanno informato che un nuovo attacco è avvenuto la notte scorsa contro un'altra comunità Guarani-Kaiowá, la Guyra Kambiý.

Questo nuovo episodio di violenza è accaduto malgrado la visita di autorità federali, compreso il ministro della Giustizia, nello stato del Mato Grosso do Sul, lo scorso 2 settembre, quando si sono realizzate riunioni tra tutte le parti coinvolte. Durante una riunione tra i leader dei popoli indigeni, il ministro della Giustizia, il governatore del Mato Grosso do Sul, rappresentanti dei proprietari terrieri, dell'esercito, della polizia federale ed altre autorità, è stato proposto un accordo per identificare cinque terre indigene da essere demarcate con urgenza ed in forma definitiva, proibendo espressamente qualunque attacco violento, minacce di sgombero giudiziale e occupazione del suolo. I popoli indigeni si stanno riunendo per analizzare la proposta.

Oggi, il Ministero Pubblico Federale del Mato Grosso do Sul ha determinato l'apertura di un'inchiesta per indagare l'azione dei proprietari terrieri e dei gruppi paramilitari contro i Guarani-Kaiowá.

Popoli indigeni, tra i quali gli stessi Guarani-Kaiowá ed i Terena, Munduruku, Baré, Baniwa Kambeba, hanno realizzato una manifestazione di protesta a Brasilia, in solidarietà alla lotta Guarani Kaiowá. Le organizzazioni che rappresentano i popoli indigeni del Mato Grosso do Sul e di altre parti del Brasile stanno diffondendo dichiarazioni di sostegno ai diritti delle terre Guarani-Kaiowá.

La Corte Interamericana dei Diritti Umani ha già deciso che la rimozione dei popoli indigeni dalle loro terre, o l'inizio di progetti di sviluppo nelle loro terre senza il loro consenso libero, previo ed informato, è contrario alla Convenzione Americana dei Diritti Umani, di cui il Brasile è uno stato membro.

Amnesty International si appella alle autorità brasiliane affinché:
• Si certifichino che non vi siano più attacchi contro le comunità Guarani Kaiowá;
• Si certifichino che sia realizzata un'indagine rapida ed indipendente sulla morte di Simião Vilhalva;
• Garantiscano protezione efficace per tutti i leader della comunità Guarani Kaiowá e per i difensori dei diritti umani;
• Assicurino che le comunità Guarani Kaiowá non vengano espulse con la forza dalle loro terre ancestrali;
• Rispettino la Costituzione brasiliana, le leggi internazionali e le norme sui diritti dei popoli indigeni.

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