top of page

La presidente Dilma ed il governatore dello Stato di Rio de Janeiro, Sergio Cabral, impongono la dittatura militare nella favela della Maré.

di Douglas Belchior - articolo tradotto il 09.04.14 [articolo originale qui]

"Ho sentito una respirazione forte e ansimante, un alito caldo sul mio viso. Mezzo addormentata, apro gli occhi e mi ritrovo con un cane e degli uomini in nero intorno a me.

Spavento, paura e rabbia. La mia camera occupata da sconosciuti uomini della legge e domande alle quali non so rispondere.

Vengono a casa mia tutti i giorni. Non dormo più in sottoveste, perché questa visita mattutina è diventata routine e devo essere preparata a riceverli. Oggi sono sono già entrati due volte. La mia casa è diventata un Battaglione della Polizia Militare"

 

Testimonianza di una abitante della favela della Maré, Rio de Janeiro.

I valori e la difesa dei diritti umani sono stati ampiamente ricordati nelle ultime settimane in tutto il paese, in relazione al 50° anniversario del golpe civile-militare. O meglio, la scelta della democrazia - per quanto incompleta essa sia - rispetto a una dittatura, sembra aver raggiunto il difficile status di consenso tra le più diverse forze politiche. Tuttavia, qui tra di noi, le scene di soldati dell'esercito con armamenti pesanti o a bordo di mezzi blindati - così celebrati dai media mainstream, non sono del 1964!

 

Con l'occupazione, lo scorso sabato (05/04), del Complesso della Maré da parte dell'esercito brasiliano, il governo federale ha dimostrato ancora una volta il suo sostegno alle élite razziste con la sua voluttà assassina. L'esercito per le strade rafforza la pratica criminale delle polizie militari e civili, che criminalizzano la povertà e puntano le loro armi da guerra contro zone periferiche, abitate da una popolazione povera e nera, esattamente quella che il governo e il PT (Partido dos Trabalhadores - Partito dei Lavoratori) dice storicamente di rappresentare.

 

L'operato dei Ministri Celso Amorim, Zé Eduardo Cardoso e della presidente Dilma in relazione alla questione della sicurezza pubblica a Rio de Janeiro, è una vergogna per tutti coloro che mantengono un minimo di coerenza tra l'atteggiamento necessario di fronte alla realtà e la reale difesa dei diritti umani.

 

Cabral, Paes, Ezio, Alckmin, Tarso, Jaques, Campi, Sarney, tutti loro già a capo di grandi contingenti militari le cui pratiche genocide contro i poveri e i neri sono ben note, ottengono adesso il consenso del governo centrale non solo a parole o nel sostegno politico, ma anche nella pratica, per mezzo dell'esercito.

 

Ci sono differenze tra di loro, oltre al colore delle bandiere o delle foto dei "santini" elettorali? Ove mai ci fossero, le differenze non risiederebbero certamente nel campo delle politiche di sicurezza pubblica. E che dire di un governo che non solo schiera l'esercito per le strade, ma lo fa esplicitamente per opprimere i neri e i poveri con la trita e ritrita giustificazione della lotta al traffico di droga?

 

La parola agli abitanti e ai movimenti sociali che vivono sulla pelle l'imposizione di una dittatura che insiste nel reinventarsi, sotto qualunque colore, credo, governo e partito.

Comunicato sulla resistenza popolare contro la dittatura militare nella favela della Maré

I grandi media hanno messo in campo negli ultimi giorni la loro consueta propaganda diffondendo il presunto grande successo dell'invasione militare per "pacificare" la favela Maré. Il governatore Cabral è apparso in pubblico per dichiarare: "Oggi è stata certamente una giornata storica" e il segretario per la sicurezza pubblica, Beltrame, ha affermato: "Ancora una volta, siamo andati bene. Consegneremo il territorio a chi lo merita e ne è padrone, cioè la popolazione. Tutto si è svolto tranquillamente. Per noi non è stata una sorpresa, perché tutte le occupazioni sono state così."

 

A contraddire radicalmente questo spettacolo mediatico sono le ricorrenti segnalazioni di violazioni e abusi da parte delle forze di polizia durante l'invasione. Poliziotti che entrano nelle case senza mandato; i volti coperti da passamontagna mentre minacciano di morte i residenti; depredazioni e furti di elettrodomestici privi di fattura; abitanti trattati con violenza verbale e puntando loro in faccia pistole e fucili; immobilizzando e aggredendo i bambini, come nel caso in cui alcuni poliziotti li hanno costretti a sdraiarsi a terra e poi ne hanno calpestato le teste; arresto in massa di minorenni che protestavano per

la morte di un adolescente, tutti prelevati e portati via da un camion della Polizia Militare; immobilizzazioni e arresto di persone anziane; invasioni domiciliari come nel caso di una residente che, trovandosi sola di fronte alla minacciosa presenza della polizia, si è vista costretta a correre in strada con indosso solo la biancheria intima.

 

La stampa ha pubblicato immagini di residenti arrestati con l'accusa di traffico di droga che poi sono stati rilasciati perché totalmente innocenti senza che ci fosse alcuna rettifica successiva. Nei casi di morti e feriti è stato difficile verificare con certezza, perché ci sono difficoltà nell'accesso alle informazioni, ma abbiamo la conferma di un 15enne ucciso, senza alcuna dichiarazione ufficiale circa la causa della sua morte, un giovane di 18 anni anche lui colpito da colpi di arma da fuoco e successivamente morto, e altri due adolescenti colpiti.

 

Noi, abitanti e militanti nella lotta per i diritti umani fondamentali delle persone che vivono nelle favelas, ci stiamo impegnando nella denuncia di tutti gli innumerevoli casi di abusi che stanno coinvolgendo le nostre famiglie ed i nostri vicini di casa.La presenza, domenica scorsa, di vari gruppi di difensori dei diritti umani, di associazioni di avvocati attivisti, e di vari comitati (Comissão de Direitos Humanos da OAB, o NIAC (UFRJ), o Coletivo Tempo de Resistência, a Comissão de Direitos Humanos da ALERJ) ha costituito un importante contributo alla lotta e alla resistenza da parte degli abitanti. Non solo per quanto riguarda il controllo sull'operato e sugli abusi della polizia, ma anche per testimoniare le difficoltà che l'organizzazione popolare subisce sotto l'oppressione militare, che non si è fatta scrupolo di intimidirci nemmeno alla presenza di avvocati.

 

Noi che siamo impegnati in organizzazioni popolari nella lotta contro l'oppressione dello stato, stiamo subendo persecuzioni e intimidazioni. Citiamo, tra gli altri, il caso dell'auto bianca con due poliziotti che ha seguito e filmato intimidatoriamente la Commissione dei Diritti Umani dell'OAB che stava supervisionando l'azione illegale della polizia, mentre un elicottero della polizia sorvolava l'area in cui si muovevano i membri della Commissione. Siamo consapevoli che questa oppressione ha lo scopo di limitare le nostre azioni di resistenza e di impedirci di fare dimostrazioni e denuncie dei casi di abusi e violenze da parte della polizia.

 

Questa invasione non è stata per niente tranquilla, così come non lo sono mai state tutte le altre nelle favelas di Rio de Janeiro. Sappiamo che questo è solo l'inizio di un'ondata di oppressione attraverso la politica di sterminio e di militarizzazione delle favelas. E' indispensabile rafforzare la resistenza. Gli abitanti delle favelas, i movimenti sociali, i difensori dei diritti umani e tutti/tutte coloro che lottano per una società giusta ed egualitaria, si uniscano alla lotta di resistenza della Maré ed in tutte le favelas!Gli oppressori non impediranno che si taccia le nostra voce.

 

Favela resiste. Viva favela!

 

Firmatari:

 

Advogados Ativistas (SP), Coletivo de Educação Popular, Central de Movimentos Populares, Centro de Assessoria Jurídica Popular Mariana Criola, Centro de Etnoconhecimento Socioambiental Cayuré – CESAC (Nova Maraká, Complexo do Alemão), Cidadela – Arte, Cultura e Cidadania, Cineclube Beco do Rato, Cineclube Glauber Rocha, Cineclube Mate Com Angu, Círculo Palmarino, Coletivo Tempo de Resistência, Coletivo Laboratório de Direitos Humanos de Manguinhos, Comissão de Direitos Humanos da OAB, Fórum Popular de Apoio Mútuo, Federação Anarquista do Rio de Janeiro, Instituto de Defensores de Direitos Humanos – DDH, Justiça Global, Marcha Mundial das Mulheres, Movimento de Luta nos Bairros, Vilas e Favelas – MLB, Movimento de Mulheres Olga Benário, Movimento de Organização de Base, Movimento dos Trabalhadores Rurais Sem Terra, Movimento Nacional de Luta pela Moradia – MNLM/Brasil, Núcleo de Assessoria Jurídica Popular Luiza Nahin, Núcleo Interdisciplinar de Ações para a Cidadania – Niac/UFRJ, Ocupa Alemão, Ocupa Lapa, Organização Anarquista Terra e Liberdade, Organização Popular, Quilombo Xis Ação Cultural Comunitária, Reaja ou Sera Morto - Reaja ou Sera Morta, Rede de Comunidades e Movimentos contra Violência, Rede Nacional de Advogados Populares – Renap-RJ, Resistência da Aldeia Maracanã, Sindicato dos Jornalistas do Município do Rio de Janeiro, Sindicato dos Servidores do Colégio Pedro II – Sindiscop

 

Leggi anche:

Favela della Maré. L'occupazione militare o la vita di 130mila esseri umani: cosa dovrebbe essere più strategico?

"Sono morto alla Maré"

 

è un documentario sull'impatto della violenza sui bambini della favela Complexo da Maré, a Rio de Janeiro, raccontato attraverso lo sguardo dei bambini stessi. È stato realizzato dai giornalisti francesi Marie Naudascher e Patrick Vanier, entrambi radicati a Rio. Questo video fa parte del Progetto Reportagem Publica, che è stato finanziato attraverso crowdfunding. Con il supporto di 808 donatori, la Agenzia Publica ha distribuito 12 borse di reportage per giornalisti investigativi indipendenti.

Per saperne di più: www.apublica.org

bottom of page