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31.10.15

Chi sono i terroristi?

di Guilherme Boulos (coordinatore nazionale del MTST - Movimento Lavoratori Senza Tetto)
pubblicato il 30.10.2015 sul sito del quotidiano Folha de S.Paolo

Il Senato Federale ha approvato mercoledì scorso (28.10) il PLC 101/15 (Progetto Legge Camera) che istituisce il reato di terrorismo nella legislazione brasiliana.

 

Il progetto, che adesso tornerà alla Camera per l'approvazione finale, spiana una via autoritaria verso la criminalizzazione delle lotte sociali. Proprio la Camera aveva incluso un paragrafo che salvaguardava i movimenti sociali, che è stato ritirato nella votazione del Senato dal relatore Aloysiio Nunes (PSDB).

 

Ritirato dal PSDB, ma con la benedizione e il lasciapassare favorevole del leader del governo, il senatore Delcídio Amaral del PT  (ndt. Partito dei Lavoratori, il partito di governo della presidente Dilma Rousseff):

 

"Se ci sono divergenze ideologiche, di posizionamento, se c'è la decisione del PT, questo non si riflette sul lavoro che il governo, attraverso i suoi ministeri, ha svolto per arrivare alla relazione del senatore Aloysio Nunes", ha detto.

Legge antiterrorismo by Carlos Latuff

Non avrebbe potuto essere diverso, visto che il progetto è stato presentato dall'Esecutivo, dalla presidente Dilma Rousseff. La stessa che venne giudicata una "terrorista" per aver lottato contro la dittatura militare, così come il senatore Aloysio Nunes. Vergognoso, da prede a cacciatori. 

 

Ancora più vergognoso è stato l'argomento del governo: rispondere a una esigenza del GAFI (Gruppo di Azione Finanziaria contro il Riciclaggio di Denaro e il Finanziamento del Terrorismo), che impone sanzioni che potrebbero pregiudicare gli investimenti in paesi che non possiedono una legislazione contro il terrorismo.

 

Un livello così grande di sottomissione alle istituzioni straniere che ricorda il ministro di Fernando Henrique Cardoso che tranquillamente accettò di togliersi le scarpe per poter entrar negli Stati Uniti. È un affronto alla sovranità nazionale.

(ndt. il riferimento è a Celso Lafer , ministro degli esteri del governo di Fernando Henrique Cardoso, in carica dal 1995 al 2003. Scrive lo storico Moniz Bandeira: “Il 31 gennaio del 2002, Celso Lafer, ministro degli Esteri del Brasile, si sottomise e accettò di togliersi le scarpe e di rimanere scalzo, al fine di essere perquisito dal personale della sicurezza dell'aeroporto, all'arrivo in Miami. Questa vergogna, egli accettò nuovamente di subire prima di prendere l'aereo per Washington, e ancora una volta mancò di rispetto a se stesso e disonorò non solo la carica di ministro, come anche lo stesso governo che serviva. Infine, all'arrivo a New York, si tolse ancora le scarpe, sottomettendosi, per la terza volta, allo stesso trattamento umiliante.”)

 

Le conseguenze sono preoccupanti. A partire dall'entrata in vigore di questa legge si aprirà un varco per inquadrare - secondo l'arbitrio di qualche giudice - lotte legittime per i diritti sociali nel crimine di terrorismo, soggetto a pene che vanno dai 16 fino ai 24 anni di prigione. 

 

È notorio che in Brasile non ci sono azioni o gruppi terroristi che giustifichino questa legge. O meglio, c'è si una forma di terrorismo storicamente stabilita da queste parti: il terrorismo di stato. 

 

Uno stato che stermina migliaia di giovani neri nelle periferie tutti gli anni meriterebbe questa qualifica. L'anno scorso, la polizia brasiliana ha ucciso per lo meno 3.022 persone, più che l'attacco terroristico dell'11 settembre negli Stati Uniti.

 

Ogni anno la polizia compie un nuovo 11 settembre. Ma la legge antiterrorismo non è stata fatta per essa. È stata fatta per perfezionare ancora di più la capacità di repressione di questo stato contro chi lotta per più diritti sociali. Questi ora saranno i "terroristi". 

"Legge anti-terrorismo, l'uovo del serpente" by Carlos latuff

31.10.15

La violenza della polizia dovrebbe essere inquadrata nella nuova legge sul terrorismo

pubblicato il 30.10.2015 sul Blog di Leonardo Sakamoto

 

Il Senato Federale ha approvato il testo della nuova legge che definisce il reato di terrorismo (esigenza di organizzazioni finanziarie internazionali che il governo ha accolto senza alcuna riflessione pubblica). In pratica, il progetto - proposto dal Palazzo del Planalto (ndt. il palazzo della presidenza della Repubblica brasiliana) - apre la possibilità di criminalizzare le azioni politiche di movimenti e organizzazioni sociali - novità non di oggi.

 

I senatori hanno ritirato una clausola inclusa dai deputati federali secondo la quale la legge non si applicherebbe "a condotta individuale o collettiva di persone in manifestazioni politiche, movimenti sociali o sindacali mossi da propositi sociali o rivendicativi, mirati a contestare, criticare, protestare o appoggiare, con l'obbiettivo di difendere o chiedere diritti, garanzie e libertà costituzionali".

 

Il relatore della proposta al Senato, Aloysio Nunes Ferreira (PSDB-SP), ha affermato che la legge non avrebbe punito eventuali depredazioni occorse durante manifestazioni di protesta, che continuerebbero ad essere considerate appena come danni al patrimonio, ma in pochi sembrano davvero crederci. Del resto, conveniamone: in Brasile, leggi che possono essere usate per contenere l'insoddisfazione popolare contro il potere politico o economico non sono mai fuori moda.

 

Se la Camera non muterà il testo, dovremmo usare la definizione di terrorismo approvata dal Senato per mettere sul banco degli imputati governatori e comandanti della polizia. Leggiamo: "Attentato contro persona, mediante violenza o grave minaccia, motivato da estremismo politico, intolleranza religiosa o pregiudizio razziale, etnico, di genere o xenofobo, con l'obbiettivo di provocare panico generalizzato".

 

Chi si trovava in quel fatidico 13 giugno del 2013 (ndt. una delle più grandi manifestazioni del "giugno" brasiliano, a San Paolo, repressa brutalmente dalla polizia), quando la polizia non fece selfies con i manifestanti (ndt. il riferimento è ai selfies  scattati dai manifestanti con i poliziotti durante le ultime manifestazioni a favore dell'impeachment di Dilma Rousseff) ma, al contrario, sparò lacrimogeni, picchiò, accecò, ferì a sangue manifestanti e giornalisti che si trovavano in quella pacifica manifestazione per la riduzione delle tariffe del trasporto pubblico, sa di cosa sto parlando. Se quella violenza istituzionale non fu motivata da "estremismo politico" con l'obbiettivo di "provocare panico generalizzato", allora nient'altro puo' esserlo.

 

Lo stesso vale per le azioni nelle favelas e comunità povere, territori indigeni, accampamenti di Senza Terra o Senza Tetto, in cui la polizia agisce, agli ordini dei governi, come se fosse in guerra aperta contro la sua stessa popolazione. Con l'aggravante che la maggioranza dei morti nelle periferie delle grandi città sono giovani neri. Ossia un chiaro attentato contro la persona "mediante violenza o grave minaccia motivato da pregiudizio razziale e etnico" - come prevede la legge.

 

La verità è che ci stiamo specializzando sulla strada del terrorismo di stato, tanto nel creare ostacoli alla libertà d'espressione quanto nel reprimere ancora di più quel pugno di diritti delle comunità povere che ancora non sono stati defenestrati. La popolazione più carente è quella che sempre di più va temendo il suo governo invece di rispettarlo.

 

Chiunque si collochi al di fuori dell'ordine stabilito dai gruppi che i governi rappresentano o in disaccordo con la loro visione di "progresso" e crescita economica, sia nelle campagne che nelle città, prende mazzate. Invece di accettare e promuovere il dibattito pubblico e la dignità dei partecipanti, i governi pensano a rinnovare il loro arsenale di gas lacrimogeni, mezzi blindati e granate che puliscono la città per gli "uomini e le donne perbene".

Ricordano, così, l'epoca dei verde-oliva (regime militare), che adoravano una marcia civica, ma manganellavano gli studenti che protestavano e alle "orde dei barbari", quando uscivano di casa, tacciandoli tutti di terroristi.

 

Non ingannatevi. Questo progetto di legge, che adesso torna alla Camera dei Deputati perché è stato modificato, non si occupa solo di libertà d'espressione e di partecipazione politica.  Definisce anche a chi appartiene la città. A tutte e tutti che in essa vivono o a un piccolo gruppo che possiede molto denaro o che è allineato con l'amministratore di turno?

 

Sono già trascorsi decenni. Ma lo slogan della dittatura civile-militare è ancora paradigmatico per comprendere il paese e i suoi governi, la giustizia e il parlamento: "Brasile: amalo [a modo nostro] o lascialo"

05.11.15

 

SECONDO L'ONU, IL PROGETTO DI LEGGE ANTITERRORISMO IN BRASILE RAPPRESENTA UNA MINACCIA ALLE LIBERTÀ FONDAMENTALI

estratto dall'articolo di Jamil Chade, pubblicato sul sito Estadão il 04.11.15

 

Ginevra. L'ONU afferma che il progetto di legge anti-terrorismo in Brasile, attualmente in discussione in parlamento, minaccia di "limitare le libertà fondamentali". Il messaggio è stato inviato al governo e ai parlamentari da un gruppo di relatori speciali dell'organizzazione.

 

"Siamo preoccupati che la definizione di crimine stabilita dal progetto di legge possa risultare in ambiguità e confusione nella determinazione di ciò che lo stato considera come crimine di terrorismo, pregiudicando potenzialmente l'esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali" 

 

Uno dei problemi identificati dai relatori dell'ONU si riferisce alla modificazione apportata dal Senato al testo della legge:

 

"Ci rammarichiamo che l'attuale progetto di legge abbia escluso un articolo precedente che stabiliva una salvaguardia importante che garantiva che la partecipazione a manifestazioni politiche e a movimenti sociali non fosse considerata nell'ambito di questa legge".

 

L'allarme è stato lanciato da Ben Emmerson, relatore speciale per la promozione e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali nella lotta al terrorismo, David Kaye, relatore speciale per la promozione e protezione del diritto alla libertà di opinione ed espressione, Maina Kiai, relatore speciale per i diritti della libertà di riunione e associazione pacifica, e Michel Forst, relatore speciale per la situazione dei difensori dei diritti umani.

 

"Gli stati hanno il dovere di proteggere la società civile e i diritti fondamentali per la sua esistenza ed il suo sviluppo, come i diritti alla libertà di associazione e riunione pacifica e la libertà di espressione", scrivono i relatori. "Definizioni imprecise o troppo ampie del terrorismo possono prestarsi a un uso deliberatamente indebito del termine. Per questo, le leggi mirate alla lotta al terrorismo devono essere sufficientemente precise per assolvere ai principi di legalità, al fine di evitare che possano essere usate contro la società civile, silenziare difensori dei diritti umani, blogger e giornalisti, e criminalizzare attività pacifiche in difesa dei diritti delle minoranze, religiose, sindacali e politiche", hanno precisato.

 

Secondo l'ONU,

 

"quando le leggi volte alla promozione della sicurezza possono colpire le libertà fondamentali, gli stati devono sempre assicurare che i principi di necessità, proporzionalità e non discriminazione siano interamente rispettati". "Le misure contro il terrorismo che hanno un impatto negativo sulla capacità delle ONG di operare in maniera effettiva e indipendente, finiscono per essere, in ultima istanza, controproducenti nella riduzione della minaccia terroristica".

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