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28.07.15

Sentenza-lampo a Salvador da Bahia assolve tutti i poliziotti responsabili del massacro di Cabula 

Una giudice ha assolto i nove poliziotti accusati dalla procura di aver giustiziato 12 giovani nella favela di Salvador. 

estratto dall'articolo di Flávia Marreiro pubblicato su El Pais | 25.07.15 

 

Con una decisione dalla rapidità inusuale per gli standard della giustizia brasiliana, la giudice Marivalda Almeida Moutinho ha assolto lo scorso venerdì (24.07) nove poliziotti militari accusati di aver giustiziato 12 persone di età compresa tra i 16 e i 27 anni alla vigilia del carnevale di quest'anno a Salvador. 

La sentenza aggiunge un nuovo capitolo controverso a un caso che ha mobilitato parenti, attivisti nazionali e internazionali e ha acceso i riflettori sulla violenza della polizia a Bahia. Un problema anche per il governatore Rui Costa (PT - Partito dei Lavoratori), contestato dai militanti del suo stesso partito, nel mese di giugno, per aver appoggiato i vertici della Sicurezza Pubblica e della Polizia Militare.

 

La voluminosa denuncia della procura di Bahia circa le morti di Cabula (ndr. leggi l'aricolo relativo in basso) contestava completamente la versione dell'indagine della Polizia Civile circa il presunto conflitto a fuoco e rilevava nell'azione dei poliziotti tutti gli standard delle esecuzioni sommarie, come, per esempio, la quantità di spari e la posizione da cui sono stati effettuati. La versione della procura venne accolta nel giugno scorso dal giudice Vilebaldo José de Freitas Pereira, che diede inizio al processo. Successivamente, complici le ferie, il caso è stato ripreso dalla giudice Moutinho. La sentenza della giudice si basa su un articolo del codice di procedura civile, anche se si tratta evidentemente di un atto criminale. È previsto il ricorso presso la Corte di giustizia di Bahia.

 

"Se questa decisione sarà confermata, sarà la seconda morte dei ragazzi. Una sentenza emessa a tempo di record, un rito sommario. La giudice avrebbe dovuto raccogliere testimonianze, prove, sentire i testimoni...", dice Hamilton Borges, attivista nero della campanha Reaja ou Será Morto, Reja ou Será Morta, che aggiunge: "Questa decisione della giustizia serve come scudo politico per il governo dello Stato di Bahia e per i poliziotti che lavorano a Cabula e a Bahia in generale, sancendo la loro licenza di uccidere".

 

Le persone coinvolte nel caso riferiscono di aver subito minacce velate e dirette. Tra gli obiettivi delle pressioni ci sono proprio attivisti di movimenti come Reaja e anche lo stesso pubblico ministero David Gallo, che dirige il pool di procuratori autori del procedimento.

 

Le ripercussioni del caso, che ha mobilitato Amnesty International, Justiça Global e membri della Commissione Parlamentare d'Inchiesta che ha indagato casi di violenza contro neri, giovani e poveri in Brasile, hanno catturato l'attenzione del Procuratore Generale della Repubblica, Rodrigo Janot. Janot ha presentato richiesta di accesso agli atti del processo, il che lascia intendere che il procuratore chiederà al STJ (Supremo Tribunale di Giustizia) che il caso di Cabula passi ad una istanza federale. Questo tipo di procedimento avviene quando il pubblico ministero ritiene che vi siano violazioni dei diritti umani e impedimenti per un giusto processo a livello statale.

"Questo caso copre di vergogna Bahia, con l'eccezione del Ministero Pubblico" aveva detto qualche giorno fa, il procuratore Gallo. "Noi facciamo il nostro lavoro e continueremo a farlo."

Gallo ha commentato la sentenza dichiarando che la stessa "stravolge tutte le regole processuali".

 

"La magistrata ha commesso la più grande follia del mondo, applicando, per emettere la sentenza, il codice di procedura civile e ignorando l'articolo 415 del codice di procedura penale".

 

L'articolo 415 del codice di procedura penale prevede l'assoluzione senza le usuali procedure solo nei seguenti casi: quando è di fatto provata l'inesistenza del fatto; quando il fatto non costituisce reato; quando è provato che l'imputato non è l'autore del crimine e non vi ha partecipato; quando il fatto non costituisce reato.

 

"Nei procedimenti penali, non si puo' prendere una decisione come questa prima di aver istituito un processo, delle udienze e aver sentito le parti", ha insistito Gallo.

 

Sempre secondo il procuratore, con la decisione della giudice, sono state assolte 10 persone - una in più rispetto a quanto consta nella denuncia del Ministero Pubblico. Un poliziotto militare identificato solo con il nome Luciano, accusato per altri fatti, è stato anche lui assolto.

 

"Il suo nome (Luciano) è citato ad esempio in una parte dei nostri atti solo per mostrare la pericolosità dei poliziotti militari. Uno dei poliziotti coinvolti risponde ad un altro processo per la morte di due adolescenti, insieme a questo Luciano. Ma si tratta appunto di un altro processo, non di competenza della giudice Marivalda Almeida Moutinho. Il desiderio di assolvere è stato tale che ha assolto anche lui", ha detto Gallo.

 

estratto da un articolo del Correio 24 Horas del 25.07.15

 

27.07.2015 - Comunicato di Amnesty International Brasil sulla sentenza del caso dei 12 giovani assassinati a Cabula, Bahia

 

Amnesty International vede con sorpresa e preoccupazione la sentanza divulgata lo scorso venerdì (24) circa l'assassinio di 12 giovani il 6 febbraio del 2015, nell'episodio noto come il "Massacro di Cabula". La decisione accetta la versione che i poliziotti accusati hanno agito per legittima difesa.

 

Amnesty International in collaborazione con il movimento “Reaja ou Será Morta, Reaja ou será Morto” aveva appurato l'esistenza di forti sospetti che i giovani fossero stati giustiziati.

 

Amnesty International spera che il Ministero Pubblico ricorra in appello e continui ad impegnarsi perché sia fatta giustizia. L'organizzazione spera altresì che i risultati delle perizie del caso siano messe a disposizione per poter realizzare una perizia indipendente.

 

Amnesty International reitera il suo appello alle autorità affinché vengano date tutte le garanzie di protezione ai testimoni del caso, parenti delle vittime ed abitanti di Cabula, che sono stati vittime di costanti minacce ed intimidazioni, così come la garanzia di assistenza e sostegno delle famiglie delle vittime.

 

Il direttore di Amnesty International Brasil, Átila Roque, sulla sua pagina Facebook, ha scritto:
"Sono indignato per la ricorrente parzialità della giustizia in Brasile, dove gli omicidi commessi dalla polizia sono sempre trattati senza alcuna indagine e l'assoluzione dei poliziotti è sempre rapida. Cabula è il volto del Brasile."

12.05.15

Massacro di Cabula, a Salvador da Bahia

Concluse le indagini dei procuratori del Ministero Pubblico: nessun conflitto a fuoco. Le 12 vittime sono state giustiziate dalla polizia militare

di Flávia Marreiro pubblicato su El Pais | 10 maggio 2015

Su un lato del terreno, case incollate una all'altra su una strada ripida e sterrata. Nei suoi dintorni, una vegetazione fitta, quel che resta della Foresta Atlantica a Vila Moisés, nell'area di Cabula, periferia di Salvador da Bahia.

 

È in questo scenario che, nella notte del 6 febbraio, vicinissimo alla zona abitata del quartiere, 12 persone, giovani e adolescenti, sono stati arrestati e giustiziati con diversi colpi da poliziotti militari - dopo che una parte del gruppo era stato sorpreso in possesso di droga - secondo quanto concluso dall'indagine condotta da un gruppo di procuratori del Ministério Público Estadual dello Stato di Bahia.

 

Le conclusioni basate sulle deposizioni dei testimoni e le perizie effettuate,  affermano che si è trattato di un massacro, come El Pais ha appurato, contraddicendo nettamente la versione della Polizia Militare di Bahia, che sosteneva che, quella notte, i suoi uomini sostennero un conflitto a fuoco con circa 30 criminali che si stavano preparando a far saltare in aria dei bancomat nella zona. 

Familiari delle vittime del massacro di Cabula durante i funerali
Anselmo Brandão, Rui Costa e Mauricio Barbosa

Un'azione "energica", come la definì all'epoca il Segretario della Sicurezza Pubblica di Bahia, Mauricio Barbosa, di fronte al saldo dell'operazione, che vide un solo ferito lievissimo tra le forze di polizia. Il governatore, Rui Costa (ndt. del PT - Partido dos Trabalhadores, il partito della Presidente Dilma Rousseff e dell'ex Presidente Lula, che governa lo Stato di Bahia), comparò i poliziotti a  dei calciatori di fronte alla porta nel momento decisivo. "Loro [i morti] si presentarono bene organizzati, in  uniforme. Erano anche incappucciati.", disse il comandante della Polizia Militare, Anselmo Brandão, secondo la Globo.

Il tomo prodotto dal Ministero Pubblico, che ha deciso di aprire le proprie indagini a causa delle ripercussioni del caso, sarà fondamentale per il rinvio a giudizio degli imputati, che dovrebbe aver luogo il 18 di questo mese, per omicidio aggravato. Chi coordina il lavoro è il procuratore Davi Gallo. Non sono ancora stati ufficialmente comunicati i risultati di altre due inchieste, quella degli affari interni della Polizia Militare (che sostiene ci sia stato un conflitto a fuoco, secondo le fonti che hanno avuto accesso al caso) e quella della Polizia Civile.

 

L'episodio ha il potenziale per aggravare la storia recente della Rondesp, un corpo speciale della Polizia Militare che si ispira alla famigerata Rota, unità speciale della polizia di São Paulo nota per la violenza. La Polizia Militare di Bahia occupa il terzo posto, dopo Rio e San Paolo, nella graduatoria delle forze di polizia che maggiormente uccidono nel paese (con almeno 234 morti causate in "conflitto" nel 2013, secondo l'Annuario brasiliano della Pubblica Sicurezza, anche se la Segreteria di Sicurezza Pubblica parli di 13 vittime). Interrogata dal nostro giornale il mese scorso, la Segreteria ha informato che "è all'esame" la possibilità di rivedere le procedure della Rondesp.

 

Le morti di Cabula torneranno all'ordine del giorno Lunedi, quando la Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla violenza contro i giovani neri sarà discussa all'Assemblea legislativa di Bahia. Sono convocati funzionari del governo e parenti delle vittime della violenza. I familiari dei morti di Cabula, la scorsa settimana, sono stati presenti a Brasilia in una sessione della Commissione.

 

"Un ladro ha ucciso mio figlio e la polizia ne ha ucciso un altro. Cosa continuo a vivere a fare?" si dispera Marina de Oliveira, 57 anni, parlando del nipote di 17 anni, Nathaniel, ucciso nell'azione di Cabula. Il padre di Nathaniel, racconta, morì tentando di reagire ad una rapina a bordo di un autobus. La nonna è una dei familiari che si sono mobilitati per chiedere indagini adeguate sul caso.

                                                                                                 

Secondo Hamilton Borges, del movimento nero Reaja ou Será Morto, Reaja ou Será Morta, membri della polizia si sono accampati, nella notte di Domenica, sul terreno di Vila Moisés dove è avvenuto il massacro, provocando tensioni tra i residenti. Sabato prossimo, gli attivisti di Reaja, che ha promosso manifestazioni di protesta per il caso di Cabula, prevedono di piantare un baobab nello scenario delle esecuzioni.

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Dodici giovani neri giustiziati dalla polizia di Bahia con colpi d'arma da fuoco alla nuca. C'erano segni di tortura, come braccia spezzate ed occhi affondati, ma poteva essere opera della polizia di San Paolo, di Rio, di Alagoas o del Pernambuco. Sono pratiche disseminate in tutto il paese. Il più giovane aveva 15 anni, il più vecchio 27. La novità di questo massacro è stato il discorso pubblico del governatore Rui Costa (del PT, Partido dos Trabalhadores) che l'ha legittimato usando una metafora calcistica...

 

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Quanto accaduto nel quartiere periferico di Cabula a Salvador da Bahia, all'alba del 6 febbraio, è agghiacciante. Un gruppo di 9 poliziotti del "famigerato" battaglione di operazioni speciali RONDESP ha ucciso 12 giovani, 2 dei quali minorenni, e ne ha feriti altri 3, nel corso di un presunto "conflitto a fuoco" con un gruppo di 30 uomini che, secondo la polizia, si stavano apprestando ad assaltare i bancomat di un'agenzia bancaria. Un agente è stato colpito di striscio, medicato ed immediatamente rilasciato dall'ospedale. Testimoni oculari smentiscono la versione della polizia: i giovani, disarmati, sarebbero stati giustiziati dopo essere stati arrestati e torturati.

 

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"Una polizia tanto crudele e sanguinaria quanto il BOPE. Ora a Bahia disponiamo di due istituzioni di sequestro e morte!" Questo articolo, scritto da Hamilton Borges dos Santos, è stato pubblicato il 1 febbraio del 2015. Appena 5 giorni dopo, all'alba del 6 febbraio, a Salvador da Bahia si è compiuto un terribile massacro, che ha fatto 12 morti e di cui si è reso protagonista proprio il battaglione speciale della polizia militare RONDESP.

 

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