25 maggio 2014
Potrà anche esserci la Coppa, ma noi saremo nelle piazze
di Claudia Favaro, architetta e urbanista, integrante del Comitê Popular da Copa.
articolo pubblicato sul sito Jornalismo B
traduzione in italiano: Carlinho Utopia
A pochi giorni dall'inizio della Coppa del Mondo, è già possibile sperimentare nel quotidiano le contraddizioni del modello predatorio della FIFA e dei suoi partner: da un lato le brutali violazioni dei diritti delle persone; dall'altro, il favoreggiamento e la sottomissione dello stato brasiliano alla logica di mercato che muove il sistema capitalista. Il fatto nuovo è che diventa sempre più chiaro alla popolazione in generale ciò che questi mega eventi rappresentano per le città brasiliane che li accolgono.
I governi federali, statali e delle città ospitanti hanno propagandato l'idea, supportando gli argomenti della FIFA, che questa Coppa porterà grandi guadagni per il Paese. Ed è stato quello che martedì scorso è venuto a fare a Porto Alegre il ministro Gilberto Carvalho: convincere i movimenti sociali della sua base che la Coppa del Mondo è una meraviglia e che tutti dovrebbero andare in piazza per difendere la Coppa. Il ministro ha portato numeri e dati che dimostrano quello che già sapevamo, ovviamente, e cioè che ci sono guadagni e profitti. La domanda è: per chi?
A parte questo, ciò cui in pratica assistiamo è la destinazione di ingenti risorse per le città, ma in un'unica direzione: imprese di costruzione delle grandi opere, immobiliari, reti aziendali, dimenticando gli investimenti a lungo richiesti dalla popolazione.
Le grandi opere hanno cambiato il "volto" di quartieri e città, e per aumentare la segregazione espellono persone dalle loro case al fine di garantire grandi guadagni per gli interessi privati. In nessuno degli interventi urbani c'è spazio per il controllo sociale e la democratizzazione del processo decisionale. Le città vengono modificate unicamente per rispondere agli interessi del capitale immobiliare.
Incluse in questa logica anche le tanto propagandate opere di mobilità urbana, 14 nella sola città di Porto Alegre. Progetti realizzati dall'iniziativa privata, senza pianificazione strategica, scommettendo su un modello di trasporto pubblico molto contraddittorio, che non ne muta la matrice energetica e che aumenta molto poco la capacità di trasporto passeggeri e la velocità.
Quanto ai tanto strombazzati nuovi posti di lavoro creati nelle opere di costruzione, scioperi nei cantieri degli stadi e degli aeroporti ne denunciano la precarietà e, nei casi più gravi, anche le pratiche di lavoro schiavo. Mentre la repressione colpisce i venditori ambulanti e quelli di fiere e mercati, proibendo loro di lavorare nei luoghi tradizionali, il ministro ha ripetuto che il commercio informale avrà i suoi spazi e ha proposto la creazione di fiere di economia solidale, ma senza prendere posizione sulle regole e le proibizioni imposte dalla Fifa.
L'immagine che viene venduta fuori dal paese favorisce un modello di turismo che non rispetta le culture locali e i saperi tradizionali, come ad esempio la guerra sleale tra le Baianas do Acarajé e Mcdonalds a Bahia o il divieto di realizzare le tradizionali Feste di San Giovanni nel nord-est, per citare solo alcuni tra i tanti affronti alla cultura popolare brasiliana. A Porto Alegre l'ultima notizia è che al tradizionale e colorato bar MCAurea, che si trova accanto allo stadio Beira-Rio, sarà impedito di lavorare durante le partite.
Per non parlare dell'aumento dello sfruttamento sessuale e del traffico di donne e bambini che è stato duramente messo sotto accusa dalla Marcia Mondiale delle Donne. Senza cercare risposte concrete, il ministro ha annunciato che i turisti saranno informati fin dal loro arrivo in aeroporto della illegittimità dello sfruttamento sessuale, cosa che consideriamo fin d'ora del tutto insufficiente. L'impiego del corpo femminile come merce è un marchio registrato degli annunci pubblicitari degli sponsor, soprattutto quando si tratta di calcio o di marche di birra e la stessa pubblicità dell'evento commercializza la sensualità della donna brasiliana come un prodotto.
Considerando tutti gli abusi che il paese ha dovuto subire non sorprende che i movimenti sociali di Porto Alegre e le basi del partito di governo si siano posizionate molto criticamente verso la Coppa durante l'assemblea plenaria convocata dalla segreteria della presidente Dilma, perché sono sotto gli occhi di tutti le modalità in con le quali viene realizzata e le conseguenze che lascerà la Coppa del Mondo in Brasile, così come del resto ha lasciato negli ultimi paesi che l'hanno ospitata: maggiore sfruttamento sessuale, peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori, perdita di caratteristiche culturali, violazioni del diritto alla casa, aumento della militarizzazione della polizia e della repressione nelle periferie, criminalizzazione dei movimenti sociali ed uno stato di eccezione che diventa la regola.
Insieme alla FIFA e al suo pacchetto di esigenze arriva un travolgente processo di violazioni dei diritti umani, autoritarismo e corruzione. Quello che importa alla FIFA ed ai suoi sponsor è che in Brasile ci siano dei media conniventi, una maggiore capacità di repressione ed un elevato potenziale di consumi. Perciò le mobilitazioni che ci hanno portato in piazza lo scorso giugno rappresentano un contrappunto al modello di sviluppo che dà la priorità agli interessi del capitale internazionale a scapito dei miglioramenti concreti nei servizi pubblici e nei diritti sociali economici e culturali.
La FIFA e il governo si sono presi un grande spavento e non ci sono dubbi che la Coppa del Mondo in Brasile non sarà più la stessa. Non sarà facile per il governo convincere la sua base che la Coppa del Mondo della FIFA è a favore dei brasiliani dal momento che lo stesso governatore Tarso Genro ammette che la Coppa del Mondo è stato un furto per il Brasile.
Abbiamo trascorso quattro anni allertando su questi aspetti, abbiamo cercato tutte le sfere istituzionali nazionali ed internazionali, inclusa la visita di due tecnici della Segreteria della Presidenza della Repubblica, che sono stati guidati dal Comitato popolare della Coppa di Porto Alegre nelle principali aree interessate dalla Coppa e che nel loro rapporto sono stati categorici nel dire: ci sono violazioni dei diritti a Porto Alegre e le risposte del Comune non sono state soddisfacenti! Eppure non è stata intrapresa alcuna azione. E dopo tutto questo, a meno di due mesi dalla Coppa del Mondo il governo vorrebbe ancora dire # VAITERDIALOGO? (#DIALOGHIAMO?)
Non ci mancano motivi per la mobilitazione, non ci mancano motivi per tornare in piazza, ma non siamo ingenui: il vero dialogo con le mobilitazioni di piazza durante la Coppa del Mondo avverrà a base di proiettili di gomma e di gas lacrimogeni.