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24 giugno 2014

"LA FESTA NEGLI STADI NON VALE LE LACRIME DELLE ‪FAVELAS"


credits del video: euronews.com e "Das Lutas"
traduzione e sottotitoli del video: Carlinho Utopia

Rio de Janeiro, 23 giugno. Mentre in campo Neymar deliziava con i suoi gol la bianca ed elitaria torcida brasiliana (sfido chiunque abbia assistito alle partite in televisione a dire di aver visto un brasiliano di pelle nera sugli spalti degli stadi miliardari di questa Coppa del Mondo FIFA...) a Copacabana, sul lungomare probabilmente più famoso del mondo, si sono svolte iniziative e manifestazioni di diverse rappresentanze di "esclusi" da questa Coppa.

 

"La festa negli stadi non vale le lacrime delle ‪favelas" è stato lo slogan della manifestazione promossa dalla Rede de Comunidades e Movimentos Contra a violência

(Rete delle comunità e dei movimenti contro la violenza).

 

Hanno partecipato alla manifestazione anche rappresentanze delle comunità che hanno sofferto sfratti e rimozioni forzate a causa delle opere per i mondiali, le olimpiadi e, soprattutto, per la speculazione immobiliare selvaggia che li accompagna.

Abitanti delle favelas e manifestanti sono scesi in piazza per denunciare le azioni violente ed i molti assassini di innocenti causati dalla Polizia Militare di Rio de Janeiro e dalle cosiddette Unità di Polizia Pacificatrice (UPP). I manifestanti hanno chiesto la fine della repressione dentro le favelas carioca, la fine delle politiche di "pacificazione" e la smilitarizzazione della polizia. La repressione si è intensificata negli ultimi mesi, a causa dei mega eventi sportivi, provocando molte morti di innocenti, soprattutto, e come sempre, di giovani neri e poveri delle favelas e delle periferie.

Qui a fianco e nel video, mentre parla al megafono, Deize Carvalho, di cui abbiamo parlato in questo articolo. Quello che segue è il testo del comunicato di convocazione della manifestazione della Rede de Comunidades e Movimentos Contra a violência

Negli ultimi cinque anni, abitanti delle favelas e movimenti sociali di Rio de Janeiro hanno condotto una strenua resistenza contro le sofferenze causate dalla preparazione della città per i mega eventi sportivi: la Coppa del Mondo imposta al popolo quest'anno, e le Olimpiadi in programma nel 2016. Le sofferenze che hanno sempre afflitto le favelas e caratterizzano la società brasiliana, estremamente brutale, razzista e disuguale, sono state ampliate negli ultimi anni da misure governative che rendono più profonde la segregazione sociale e territoriale a favore della minoranza ricca e bianca a spese della maggioranza povera, nera e indigena del nostro popolo.

 

Gli investimenti sempre attesi in opere di risanamento igienico, sanità, istruzione e cultura non sono arrivati, ma in compenso, milioni in risorse pubbliche sono stati spesi per opere quasi inutili e per lo più rivolte ai turisti, come le cabinovie delle favelas Alemão e della Providência (è in previsione anche l'installazione nella favela Rocinha). A peggiorare le cose, i mega-eventi e il falso argomento della "rischiosità" sono stati usati per rimettere in campo la politica crudele delle rimozioni forzate di favelas, che hanno tolto la casa a migliaia di famiglie e ancora ne minaccia molte altre. Tutto fatto con crudeltà, minacce e mancanza di rispetto.

 

Per contro, milioni sono stati spesi per dotare la polizia più violenta del mondo di ulteriori strumenti di morte e di oppressione: blindati, elicotteri, mitragliatori, bombe e armi meno letali per sedare le proteste e le rivolte. Mentre nella maggior parte delle favelas prosegue la politica delle incursioni assassine delle forze di polizia militari e civili, volte a controllare la divisione dei profitti del crimine organizzato e a tenere la gente in silenzio, nelle cosiddette favelas "pacificate" la presenza permanente della Polizia Militare o dell'esercito disegna il quadro di un paese all'interno di un altro paese, occupato come se fosse un territorio nemico, dove tutto è deciso dal potere militare, una riedizione più grottesca della dittatura che in Brasile si pensava essere relegata al passato da 30 anni.

 

Ma se ci sono attacchi e oppressione, c'è anche resistenza e lotta! Diverse favelas hanno sconfitto, in tutto o in parte, i piani di rimozione della prefettura. Le denunce, le rivolte e le proteste sono riuscite a far rinviare a giudizio i poliziotti colpevoli di atti criminali come mai prima d'oggi era avvenuto in Brasile. La fine della Polizia Militare e delle politiche di militarizzazione e di controllo brutale con il pretesto della "sicurezza" è diventato non solo un appello del popolo delle favelas, ma anche di crescenti settori della società che si rendono conto che non c'è futuro per una società basata sull'apartheid e sulla sottomissione con la forza di una grande parte della popolazione. L'urlo che reclama un Brasile più giusto e libero è andato crescendo nelle piazze!

 

In questi giorni Rio de Janeiro è affollata di turisti stranieri, di media e osservatori internazionali. E' tempo di mostrare al mondo il nostro dolore, ma anche la nostra rabbia e la nostra lotta! Scendiamo in piazza  perché LA FESTA NEGLI STADI NON VALE LE LACRIME NELLE FAVELAS.

 

Giorno: 23/06 Copacabana (vigilia del primo anniversario del massacro della favela Maré)

 

Dalle 10:00 alle 12:00 al Chapéu Mangueira, di fronte alla Associação de Moradores - Capoeira

- Roda di funk e rap

- Graffiti liberi anti-Coppa

- Cantastorie

 

Alle 13:00 Concentramento al Posto 1 Leme, Corteo fino al Morro do PavãoPavãzinho/Catangalo.

 

Mobilita la tua favela ed il tuo movimento!

 

Vieni in strada!

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