12.08.15
Il personaggio "Africano" del programma “Pânico” è un caso di idiozia, malafede o entrambi?
di Cidinha Silva*, pubblicato su Diaro do Centro do Mundo l'11.08.15
Meno di 24 ore dopo l'esibizione del personaggio razzista, chiamato Africano, nel programma Pânico, della TV Rede Bandeirantes, l'emittente ha presentato pubblicamente le sue scuse a quella parte del pubblico che ha risposto negativamente e veemente al personaggio.
Si tratta di un attore bianco, con il viso "black face" (truccato di nero) e una calzamaglia nera a coprire tutto il corpo. Il personaggio emette suoni indecifrabili ad tutta voce, si muove come una scimmia e beve l'acqua direttamente dal rubinetto, forse ispirato da Cita, la scimmietta di Tarzan, che negli episodi della serie televisiva, si dissetava nello stesso modo.
E fa il verso anche a pratiche di pulizia del corpo e dell'anima con rami verdi, alcuni dei quali fioriti, probabile riferimento a pratiche di origine africana e indigena. Il personaggio sta sul bordo di una pentola e questo può avere un doppio significato. Lì dentro c'è un liquido che, da un lato, può essere parte
del processo di pulizia, un infuso adatto a questo scopo, ma dall'altro, trattandosi di un personaggio ridicolo e visibilmente sprezzante dei popoli a cui si lega per nome e caratteristiche fisiche, la situazione può anche evocare il cannibalismo e in quel pentolone il personaggio potrebbe essere cotto.
Così funziona la semiotica, giusto? Segni che risvegliano l'immaginario collettivo e ci portano a costruire sensi e storie. Le provocazioni fatte dal personaggio Africano sono tutte dispregiative, disumanizzate. Cosa fa il razzismo se non distruggere l'umanità di chi ne è il bersaglio? Sì, perché il razzismo ha mire precise, mette a fuoco oggetti (determinati esseri umani) da raggiungere e distruggere.
In difesa dell'emittente, il settore della comunicazione, non si sa se per idiozia o per mancanza di elementi basici di antropologia e storia, mescola gruppi nazionali e/o etnici che anche il programma è orgoglioso di discriminare (messicani, cinesi e arabi) con gruppi bersaglio di razzismo (i neri africani e i loro discendenti).
Vogliono convincerci che non sanno che ogni volta che nasce un personaggio come questo in programmi di intrattenimento domenicali, il lunedì dei bambini neri a scuola sarà un film del terrore, che durerà per settimane, mesi e anni, a seconda della durata di vita del personaggio televisivo. E le famiglie di questi bambini perderanno ore, giorni, settimane e mesi preziosi di educazione, tempo libero e divertimento, per insegnare loro a reagire, a non soccombere, a tenere la testa alta, per preservare l'amor proprio di fronte a tanta violenza direzionata e oggettiva.
Gli esempi razzisti della TV ispireranno anche situazioni di discriminazione razziale a scuola, minimizzate da insegnanti stanchi e impreparati, per non dire altro. I bambini e gli adolescenti neri che non avranno ricevuto a casa lezioni di sopravvivenza dell'amor proprio, si sentiranno soli, indifesi e offesi.
Un giorno, perderanno la pazienza e potranno arrivare alle vie di fatto con i compagni razzisti, come ultima risorsa di autodifesa. Allora saranno etichettati come violenti, saranno stigmatizzati a scuola, perderanno l'incentivo a rimanere in quell'ambiente, sgarreranno con facilità e la riduzione della maggiore età per la responsabilità penale sarà indicata come soluzione per ritirarli prima dal contesto sociale e punirli per aver reagito, come gli è stato possibile, all'oppressione razziale.
Nella società in generale, non mancheranno i guardiani dello status quo a bollare di stupidità e vittimismo la demistificazione dell'ingranaggio che fa funzionare il razzismo. È il vecchio trucco della "Casa Grande" per mantenersi tale. (ndt. Si definiva "Casa Grande", ai tempi della schiavitù, la casa dei padroni bianchi)
Forse le informazioni incrociate che Zuckerberg avrà offerto, silenziosamente, ai media, mostrando la reazione del pubblico che, su Facebbok, ha criticato il personaggio e il programma Pânico, avrà fatto prendere dal panico i programmatori, costringendoli a correre al riparo spaventati dal fantasma del crollo dell'audience.
Restano ancora da consultare le tabelle di Zuckerberg per sapere cosa riuscirà a porterà all'estinzione del personaggio di Adelaide, della rete televisiva concorrente, che da anni presta nefasto servizio nel programma Zorra Total. (ndt. Zorra Total è un programma comico piuttosto simile a Panico na Band e va in onda da moltissimi anni sulla TV Rede Globo. Adelaide è un personaggio interpretato da un attore bianco con il volto truccato di nero, che interpreta una caricatura di donna nera e povera...)
Cidinha da Silva* è nata a Belo Horizonte ed è scrittrice. Autrice di "Racismo no Brasil e afetos correlatos (Il razzismo in Brasile e affetti correlati)" (2013) e "Africanidades e relações raciais: insumos para políticas públicas na área do livro, leitura, literatura e bibliotecas no Brasil (Africanità e rapporti razziali: input per politiche pubbliche nel settore del libro, lettura, letteratura e librerie in Brasile)" (2014), tra gli altri.
Cidinha da Silva è anche su Facebook
Adelaide, personaggio del programma
Zorra Total di Rede Globo
NON È UMORISMO, È RAZZISMO!
di Juninho, pubblicato il 7 agosto 2015 sul suo Blog
Prima di tutto voglio sottolineare che considero "Pânico na Band" uno dei peggiori programmi televisivi brasiliani, farcito di stereotipi sessisti, omofobi e razzisti, seguiti da umiliazioni, disprezzo e altre stupidaggini che, a mio avviso, sono molto lontani dall'essere considerati umorismo, o anche solo intrattenimento.
Blindati dal concetto di libertà di espressione, i responsabili del programma non hanno limiti. L'ultima novità è la creazione del personaggio di Africano, messo in scena dall'attore Eduardo Sterblitch, un uomo bianco, vestito di nero e con il volto dipinto di nero, il famoso e abominevole “black face”, come rappresentazione di un africano che allude all'idea tribale, rude, che si esprime in maniera incomprensibile, che danza dinoccolato, che ha un pene grande, che sbeffeggia le religioni di origine africana, ossia, una costruzione animalesca e razzista dei popoli africani e del popolo afro-brasiliano.
Il nostro paese, per lungo tempo, ha cercato di imporre l'idea che viviamo in una democrazia razziale, con un rapporto armonioso tra le razze. Ma che da sempre ha costruito un immaginario nel quale tutto ciò che è considerato buono viene associato a un ideale bianco ed europeo e tutto ciò che è negativo è legato a un immaginario nero. Questa costruzione simbolica definisce i posti che ognuno puo' occupare nella società. I bianchi che occupano gli spazi decisionali e i neri quelli subalterni.
Inoltre, elementi di cultura afro-brasiliana sono incorporati come parte dell'identità nazionale brasiliana come il samba, la capoeira, la feijoada, tra le altre, come espressioni di una logica ben lontana dall'integrazione, ma come elemento per svuotare la costruzione di un'identità nera storica che sia in grado di contapporsi alle strutture stabilite.
In questo senso, la formazione di stereotipi dispregiativi dei neri e delle nere aiuta anch'essa a rafforzare questa negazione d'identità, perché nessuno vuole avere la propria immagine associata con qualcosa che è simbolicamente cattivo. Anche questo fa parte della ingegneria politica dello "sbiancamento", molto diffuso nel progetto politico delle elite brasiliane nel post-abolizione della schiavitù.
Pertanto, la denigrazione e lo sberleffo dell'immagine dell'africano e degli afro-brasiliani è strettamente legata ad un processo di dominazione e oppressione, a partire dal simbolico e dal mantenimento dei privilegi di una élite bianca e razzista.
Un altro aspetto che merita di essere evidenziato è che le frequenze televisive sono pubbliche e le emittenti ricevono concessioni per sfruttare questi spazi impegnandosi a prendersi cura dell'interesse pubblico. È anche importante notare che il diritto alla libertà di espressione non sta al di sopra di tutti gli altri diritti, soprattutto i diritti umani e il rispetto per la dignità umana.
Ho trovato molto interessante un'intervista che ho letto, nella quale un giovane comico diceva che fare dell'umorismo contro coloro che sono già storicamente oppressi è facile, difficile è fare un umorismo che metta in discussione le strutture di potere e capace di far pensare la gente. Quello che questa trasmissione fa non è umorismo, è razzismo. Dovrà risponderne, anche davanti alla giustizia.