12.12.15
Madri di Maggio sotto attacco!
Incredibile tentativo di criminalizzazione del movimento
Le Madri di Maggio denunciano una procuratrice che, senza presentare alcuna prova, le accusa di essere legate al narco-traffico e alla criminalità organizzata.
di Fausto Salvadori Filho e André Caramante, pubblicato sul sito Ponte Jornalismo il 16.11.15
"È in corso un tentativo di criminalizzazione del nostro movimento", denuncia Débora Silva, una delle fondatrici del gruppo indipendente di diritti umani Mães de Maio (Madri di Maggio), creato nove anni fa per denunciare i "Crimini di Maggio", le centinaia di omicidi commessi da poliziotti e gruppi di sterminio nello Stato di San Paolo avvenuti nel maggio del 2006. Débora si riferisce a un video in cui un ex-procuratrice del GAECO (Gruppo di azione speciale di lotta contro la criminalità organizzata), Ana Maria Frigério Molinari, accusa le madri di coinvolgimento con il traffico di droga.
La denuncia di Débora è stata fatta durante un'assemblea pubblica con le vittime della violenza della polizia realizzata lo scorso 10 novembre alla Câmara Municipal de São Paulo, alla presenza di varie istituzioni governative e non governative. "Esigiamo che questa procuratrice venga allontanata dal suo incarico", ha affermato.
Nel video, registrato durante un'udienza, la procuratrice risponde a domande rivoltele da un avvocato di tre poliziotti militari accusati di "sequestro e denuncia calunniosa". Secondo la denuncia del Ministero Pubblico, nel 2009, il trio avrebbe sequestrato una persona sospetta con l'obbiettivo di assassinarla, ma, sorpresi da agenti della polizia stradale, affermarono di averlo arrestato per porto illegale d'arma da fuoco.
In risposta alle domande dell'avvocato dei poliziotti militari, la procuratrice Frigerio, che oggi lavora nella Procura di Praia Grande, appare nel video commentando l'azione delle Madri di Maggio. Senza esibire alcuna prova, la procuratrice afferma che, quando lavorava nel GAECO, aveva ricevuto l'informazione che il gruppo di diritti umani sarebbe formato da madri di trafficanti, che, dopo la morte dei loro figli, nel maggio del 2006, avrebbero assunto al loro posto la gestione di zone di narco-traffico, con l'appoggio dell'organizzazione criminale PCC (Primo Commando della Capitale).
"Alcune di queste persone morirono nei Crimini di Maggio e i diritti (di gestione dei punti di spaccio) sono stati trasmessi ai familiari, che, a loro volta, sono passati a gestirli", dice la procuratrice Frigerio. Per questo, secondo lei, le Madri di Maggio avrebbero adottato la pratica di denunciare "poliziotti che di fatto combattevano il traffico di droga".
I CRIMINI
Le Madri di Maggio hanno già ricevuto il Premio Diritti Umani del Ministero della Giustizia , due anni fa, sono state omaggiate da una legge dello stato che ha istituito la data del 12 di maggio come "Giornata delle Madri di Maggio".
I crimini che motivarono la creazione del gruppo avvennero dopo che il PCC uccise 43 agenti pubblici, la maggior parte nei giorni 12 e 13 maggio 2006. Tra il 12 ed il 20 maggio, lo stato di San Paolo registrò la morte di altre 493 persone, per mano di poliziotti in supposti scontri a fuoco o di uomini incappucciati.
Tra le vittime c'era il figlio di Débora, Edson Rogério Silva dos Santos, che lavorava come netturbino e che, come ricorda "portava nel portafoglio la su busta paga che rimase macchiata di sangue".
Un'altra Madre di Maggio, Vera Lúcia dos Santos, entrò a far parte del movimento dopo che sua figlia, Ana Paula, incinta di nove mesi, venne uccisa da proiettili che colpirono anche il il feto che portava in grembo, una bambina di nome Bianca che avrebbe dovuto nascere tre giorni dopo.
Almeno tre indagini indipendenti indicarono il sospetto che i Crimini di Maggio non furono altro che una serie di esecuzioni sommarie di massa praticate da poliziotti militari.
La prima indagine fu quella di una commissione creata nel 2006, coordinata dal Condepe (Consiglio di Stato per i diritti umani), che si concentrò sui referti autoptici di molte delle vittime. Nell'analizzare 124 di questi omicidi, registrati dalla polizia come avvenuti durante conflitti a fuoco, il perito Ricardo Molina concluse che, tra il 60% ed il 70% dei casi, vi erano indizi "tipici dell'esecuzione e non del conflitto a fuoco".
Nel 2009, una nuova analisi condotta dal sociologo Ignácio Cano, del Laboratorio di Analisi della Violenza dell'Università Statale di Rio de Janeiro, su richiesta della ONG Conectas, indicò che vi erano "indizi di coinvolgimento di poliziotti in uniforme o incappucciati in 122 esecuzioni, avvenute in supposti conflitti a fuoco o per l'azione di gruppi di sterminio".
Le stesse conclusioni appaiono nel dossier "San Paolo sotto attacco", prodotto dalla Clinica Internazionale dei Diritti Umani della Facoltà di Diritto di Harward, negli USA, in collaborazione con la ONG Justiça Global. Il testo accusa il Ministero Pubblico dello Stato di essersi sottratto all'appurazione dei crimini e suggerisce che la competenza delle indagini passi a livello federale.
La sollecitazione di federalizzazione delle indagini è stata fatta anche dalle stesse Madri di Maggio, nel 2012, alla presidente Dilma Rousseff, la quale fino ad oggi non si è pronunciata.
"PRESSIONE POLITICA E MEDIATICA"
Nella sua deposizione nel video, la procuratrice Frigerio racconta che, quando lavorava nel GAECO, aveva ricevuto la richiesta da parte dei suoi superiori di fare una relazione circa le indagini sui Crimini di Maggio, con l'obbiettivo di "evitare la richiesta di federalizzazione dei crimini". La richiesta non fece piacere alla promotrice, che si sentì "sotto pressione". Secondo lei, "c'era una pressione politica e mediatica tesa a colpevolizzare, come autori degli omicidi di maggio, poliziotti notoriamente riconosciuti come attivi nella lotta al narco-traffico". L'episodio avrebbe indotto la procuratrice ad abbandonare il GAECO e a dedicarsi all'ordinaria amministrazione presso la Procura di Praia Grande.
Ponte Jornalismo ha tentato di entrare in contatto tanto con la procuratrice che con l'ufficio stampa del Ministero Pubblico dello Stato. Solo l'ufficio stampa del Ministero ha risposto e, con una nota, ha affermato che "non si pronuncia su processi ancora in corso". E ha aggiunto: "Quanto alla deposizione della procuratrice, solo lei stessa può rispondere, ma l'interessata ha fatto sapere che non rilascerà dichiarazioni perché il processo in questione è sottoposto al segreto istruttorio".
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