05.12.15
Manifestazione Contro il Genocidio della Gioventù Nera a Madureira (Rio de Janeiro, 03.12.15)
Dopo il terribile massacro di Costa Barros, nel quale cinque giovani neri sono stati giustiziati da poliziotti militari, una manifestazione contro il genocidio della gioventù nera si è svolta a Rio nel popoloso quartiere periferico di Madureira
Nella notte di sabato, 28 novembre, un'auto con cinque giovani neri, tra i 16 ed i 25 ani, è stato mitragliato dalla polizia militare carioca nella zona periferica di Costa Barros: 111 colpi hanno crivellato la vettura ed i suoi occupanti. Nessun sopravvissuto. Come di costume, la polizia ha tentato di alterare la scena del crimine, ma le testimonianze degli abitanti li hanno smascherati. I giovani erano tutti dei lavoratori, erano disarmati e non costituivano alcuna minaccia per i poliziotti. Hanno pagato con la vita per il solo fatto di essere un gruppo di giovani neri a di periferia a bordo di un'auto e, come tali, sospetti e sterminabili. Niente di più.
Per rendere la storia ancora più crudele, i cinque stavano tornando dal Parque Madureira, dove avevano festeggiato il primo salario di uno di loro, il sedicenne Roberto. Il massacro ha indignato molti carioca, soprattutto i neri delle favelas e delle periferie; uno di loro, lo studente Bruno Rico, ha deciso di convocare una manifestazione giovedì 3 dicembre. Pur sapendo che altre manifestazioni si stavano organizzando, Bruno ha sentito l'urgenza di fare qualcosa nella popolare e periferica zona di Madureira. Nella pagina dell'evento, chiarisce di non essere contrario a manifestazioni nel centro cittadino, ma sottolinea la necessità di organizzare qualcosa nel Parque Madureira, ultimo luogo in cui i giovani hanno vissuto momenti di divertimento prima di essere brutalmente assassinati dalla polizia militare.
Madureira è certamente il quartiere più "Black Power" della città, ostentando due tradizionali scuole di samba, la Portela e Imperio Serrano, oltre al tradizionale "baile charme" sotto il viadotto Negrão de Lima, dove la Manifestazione Contro il Genocidio della Gioventù Nera si è data appuntamento.
Non è raro vedere turbanti e dreads sulle teste degli abitanti del quartiere, i quali, in questo triste pomeriggio piovoso, ssi sono mostrati ancor di più. Un impianto di diffusione suono ha amplificato gli interventi di molte nere e neri che si sono alternati al microfono dalle 17 fino alle 19 circa, quando il corteo si è mosso.
Tra i tanti interventi, quello di Ana Paula Oliveira ha messo i brividi a tutti i partecipanti. Ana Paula è la madre di Johnatha, ucciso a 19 anni da poliziotti delle UPP (Unità di Polizia Pacificatrice) nella favela di Manguinhos, lo scorso anno.
"Purtroppo non è come dicono quei vigliacchi e bugiardi che stanno al potere: non si tratta di casi isolati. Il nostro dolore parla da solo. Abbiamo perso i nostri figli e dobbiamo ancora vivere lottando per avere giustizia. Ma non resteremo mai in silenzio, saremo la voce dei nostri figli finché vivremo. Mio figlio era totalmente indifeso. Certamente voglio vedere dietro le sbarre il poliziotto che lo ha ucciso, ma non basta questo. José Mariano Beltrame (il segretario della Sicurezza Pubblica di Rio de Janeiro) e il governatore dello stato devono pagare per queste morti. È il sangue dei nostri figli che si sta versando. Lasciate vivere la nostra gioventù, per l'amor di Dio, lasciate vivere i nostri bambini! Le favelas non staranno in silenzio! Noi non resteremo in silenzio davanti a questi massacri. Ai Signore, Dio mio! Dobbiamo unirci! Questi governanti, guadagnano soldi facendo politica di sicurezza pubblica sul sangue dei nostri figli! E non possiamo più accettarlo! Questi vigliacchi devono pagare anche loro!"
È stato difficile per tutti trattenere le lacrime in quel momento, lacrime di rabbia e di voglia di ribellione.
credits video: Mídia Independente Coletiva
02.12.15
Massacro nel quartiere Costa Barros nella periferia nord di Rio de Janeiro: 5 giovani giustiziati da poliziotti militari
Poliziotti militari fucilano 5 giovani neri nella periferia nord di Rio de Janeiro! Avevano tra i 16 e i 20 anni. Quattro poliziotti arrestati con l'accusa di omicidio e falso, per aver alterato la scena del crimine
Cinque giovani, due dei quali minorenni, sono stati assassinati da poliziotti militari nella notte tra sabato e domenica. L'auto in cui si trovavano è stata crivellata da colpi di fucile e pistola. Le perizie, nei giorni successivi al massacro, ne conteranno almeno 111!
Le vittime stavano tornando da una passeggiata nel Parque de Madureira, dove avevano festeggiato il primo salario ricevuto da uno di loro, il sedicenne Roberto, quando sono stati attaccati dai poliziotti militari del 41° BPM, nella favela Complexo de Pedreira, barrio Costa Barros, zona nord di Rio de Janeiro.
Sono stati uccisi i fratelli Wesley Castro, 20 anni e Wilton Esteves Domingos Junior, anche lui di 20 anni, che si trovavano con gli amici Cleiton Corrêa de Souza, 18 anni, Carlos Eduardo da Silva Souza, di 16, e Roberto de Souza Penha, anche lui di 16 anni.
I poliziotti militari "avrebbero confuso" i ragazzi per banditi che stavano scortando un camion con un carico di birra, rubato nell'Avenida Brasil.
Secondo i testimoni giunti sul posto subito dopo il massacro, i poliziotti militari hanno poi tentato di alterare la scena del crimine, nel tentativo di simulare un "auto de resistencia.
"Hanno manipolato la scena del crimine, hanno preso le chiavi della macchina dalle mani del conducente, morto, poi hanno cercato di aprire il portabagagli e alla fine hanno messo una pistola vicino all'auto per poter dichiarare che i giovani erano armati", ha detto un testimone.
La solita messa in scena dei poliziotti questa volta non ha funzionato proprio grazie all'intervento degli abitanti della zona. Il comportamento criminale di quelli che dovrebbero difendere la legge ha provocato una vera e propria rivolta tra i testimoni del fatto, e in molti si sono recati a deporre al posto di polizia per denunciare i "banditi in divisa".
Le perizie successive non hanno lasciato margine a nessun dubbio: i ragazzi sono stati giustiziati. Secondo gli investigatori della Polizia Civile Wesley Rodrigues è stato raggiunto da 12 colpi, Roberto Penha da 11, Carlos Souza da 8, i tre erano sui sedili posteriori della vettura, che presenta 62 perforazioni di proiettile, l'80% deelle quali di fucile. Nella parte anteriore della macchina c'erano Cleiton Correa de Souza, raggiunto da 5 proiettili e Wilton Domigos Jr, da 3.
Le perizie hanno rivelato che i 39 spari che hanno raggiunto i cinque ragazzi erano concentrati sul loro dorso, alla gola e alla nuca.
Quattro agenti sono stati arrestati per omicidio e falso. Ancora una volta la polizia militare di Rio de Janeiro ha mostrato di che pasta è fatta e come agisce nelle zone povere e periferiche della città. Le vittime erano tutte, come sempre, giovani, neri e abitavano nelle periferie.
Breve video di Aj+ Al Jazeera sul massacro dei 5 giovani neri avvenuto sabato scorso a Rio de Janeiro, uccisi da poliziotti militari che hanno sparato 111 colpi di mitra e pistola contro la loro auto, mentre tornavano a casa dopo essere stati a festeggiare il primo salario ricevuto da uno di loro, il sedicenne Roberto.
La loro colpa? Essere neri, giovani e abitare nelle periferie e nelle favelas. Nel video, le parole di Atila Roque, direttore di Anistia Internacional Brasil, suonano come un vero grido di allarme verso l'indifferenza del mondo davanti a questo genocidio quotidiano dei giovani neri:
"È come se le loro vite [nelle favelas] fossero vite a perdere. Le vittime di questa guerra [alla droga] sono soprattutto giovani, soprattutto giovani neri. È difficile pensare a qualcosa che sia più importante che salvare la vita di una generazione che si sta perdendo per la violenza nelle mani dello stato."
Delle 1.275 vittime della polizia tra il 2010 e nel 2013 nella sola città di Rio de Janeiro, il 99,5% era di sesso maschile, il 79% erano neri e il 75% avevano tra i 15 ei 29 anni. Si tratta di dati ufficiali, che non comprendono, ad esempio, i massacri ad opera dei cosiddetti squadrioni della morte, composti da poliziotti militari, e le innumerevoli sparizioni e occultamenti delle vittime.
"HO DOVUTO SEPPELLIRE IL CORPO DI MIO FIGLIO AL BUIO"
Erano già le nove di sera, ed era buio, quando il corpo di Cleiton Corrêa de Souza, di 18 anni, è arrivato al cimitero di Irajá, nella periferia nord di Rio de Janeiro, nella serata di lunedì. La famiglia stava aspettando da più di cinque ore di poter seppellire il ragazzo. Problemi burocratici all'Istituto di Medicina Legale e con il pagamento della sepoltura da parte del governo statale hanno ritardato la cerimonia, che era fissata per le 16, la stessa ora in cui sono stati seppelliti gli altri 4 amici di Cleiton, come lui morti sotto una pioggia di ben 111 colpi di fucile mitragliatore e pistola (questi gli ultimi dati riportati dalle perizie) sparati dai poliziotti militari nella notte del sabato precedente. Illuminata dai fari del carro funebre e dei riflettori di qualche televisione, mentre la cassa con i resti del figlio veniva inumata, Mônica Aparecida Santana Corrêa, madre di Cleiton, ha fatto un breve discorso ai presenti:
"Sono le nove di sera, l'ora in cui mi hanno permesso di sotterrare mio figlio. Non mi interessa adesso sapere di chi è la colpa, perché non cambierebbe il dolore che sento dentro di me. Voglio ringraziare Dio perché, malgrado tutto, ho potuto onorare un po' del sangue sparso su quella strada, sotto quella montagna di spari", ha detto Monica, rivelando una promessa fatta davanti al corpo del figlio.
"Almeno ho potuto mantenere la promessa che ho fatto a mio figlio quando il suo sangue si è sparso in quella macchina. Ti seppellisco con i tuoi amici, figlio mio. La sto mantenendo. È qui, Signore. Grazie per avermi concesso di interrarlo insieme ai suoi amici. Se non doveva essere seppellito insieme a loro, non sarebbe morto con loro."
Monica ha poi trovato le forze per rivolgersi agli addetti del cimitero per ringraziarli e all'uomo che stava ricoprendo di terra la cassa di suo figlio ha detto: "È un padre di famiglia, che potrebbe essere già a casa a prendersi cura dei suoi figli. Ma ha aspettato, ed è qui con noi. Grazie di cuore"
La disperazione di una madre e 111 fori su una bandiera brasiliana, tanti quanti i proiettili dei fucili mitragliatori della polizia militare di Rio de Janeiro che hanno stroncato la vita a cinque giovani neri di periferia. La loro colpa? Essere giovani, neri e di periferia... nulla di più!
José Roberto piange la morte di suo figlio di 16 anni, assassinato dalla polizia insieme ad altri 4 amici mentre tornavano a casa dopo aver festeggiato il suo primo stipendio ricevuto.