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19.10.15

 

#Angola15: è vietato parlare in Angola

 

L'incredibile storia dei rappers accusati di tramare un colpo di stato dal regime del presidente José Eduardo dos Santos, al potere da 36 anni. Uno di loro, il più famoso, Luaty Beirão, 33 anni, è in serio pericolo di vita dopo 29 giorni di sciopero della fame per protesta contro l'illegale durata della sua detenzione preventiva di 121 giorni, 85 dei quali trascorsi in isolamento.

 

di Eliza Capai e Natalia Viana,  dal sito dell'Agenzia di Giornalismo Investigativo Publica

 

"Insieme a Luaty, stavo scrivendo le ultime musiche del mio album", racconta il rapper Leonardo Kossengue in un caldo e polveroso pomeriggio d'agosto a Luanda, capitale dell'Angola. "Aspetterò che esca di prigione. Non voglio finirle senza di lui". Parlava ai reporter durante un incontro in un luogo scelto con molta attenzione per garantirci che non saremmo stati spiati.

Ci trovavamo in Angola per realizzare un'inchiesta sulla presenza brasiliana nel paese, uno dei principali partners commerciali del Brasile nel continente africano. Nel mezzo della nostra ricerca di dati e documenti sulle imprese brasiliane, conversammo con giovani locali per capire il contesto più ampio di un sistema politico che già era stato una dittatura socialista e adesso tiene ad essere riconosciuto come una piena democrazia.

Quel pomeriggio, molti rappers parlarono con ammirazione di Luaty. "È stato Luaty che mi ha fatto conoscere il rap", ha detto uno dei giovani, che ha chiesto di rimanere anonimo.

Oggi Henrique Luaty da Silva Beirão, di 33 anni, è in pericolo di vita dopo 23 giorni di sciopero della fame (ndt. mentre scriviamo i giorni sono diventati 29) per protesta per la lunga prigione preventiva in attesa di giudizio. Si trova agli arresti da 115 (ndt. 121) giorni, il che in Angola è illegale. Prima aveva trascorso 85 giorni in isolamento, con diritto appena a un'ora d'aria al giorno. "Psicologicamente sta bene, è ancora la stessa persona. Ma fisicamente è molto debilitato", dice il fratello Pedro Beirão. "Sta facendo delle flebo, altrimenti non riuscirebbe a superare questa settimana".

 

Luaty e un gruppo di altri 16 giovani, molti di loro rappers, sono acusati di un crimine incredibile: cospirazione al fine di rovesciare il presidente José Eduardo dos Santos, al potere da 36 anni. Quattordici di loro sono stati arrestati a giugno, in "flagranza di reato", mentre partecipavano a un gruppo di studio aperto in una libreria, dove dibattevano il libro "Dalla dittatura alla democrazia" di Gene Sharp. Uno di loro è stato arrestato il giorno dopo, e due giovani ragazze sono state inserite nell'elenco degli indagati ma a piede libero.

Il documentario integrale "É proibido falar em Angola" verrà lanciato il 23 novembre prossimo dal sito di giornalismo investigativo Publica. Potete trovare la versione originale di questo video che abbiamo sottotitolato a questo indirizzo

Fare rap è pericoloso in Angola

 

Figlio di un importante alleato del presidente ed alto membro del partito governista, l'MPLA, Luaty è diventato famoso per il programma di rap che conduceva a Radio LAC. Conosciuto come "Ikonoclasta", il musicista è fonte d'ispirazione per decine di giovani insoddisfatti dal regime di José Eduardo dos Santos - o “Kota Zedu”, come dicono, un termine usato per rispetto all'età del presidente, che ha compiuto 73 anni. Questi giovani hanno fatto del rap il loro strumento di protesta e informazione.

 

Sono ragazzi conosciuti con nomi come “Albano Liberdade”, “Mbanza Hanza”, “Cheik Hata” o “Nicola Radical” e che hanno tra i loro idoli il gruppo brasiliano Racionais MCs. Attraverso il rap, tentano di richiamare l'attenzione sugli incommensurabili problemi dell'Angola, con show realizzati nei musseques- la versione angolana delle favelas - e sulle frequenze radio. Secondo maggior esportatore africano di petrolio, l'Angola vede il 36% della sua popolazione vivere sotto la soglia di povertà e possiede il peggior indice di mortalità infantile del mondo.

Uno dei giovani intervistati suggerisce: "Il presidente José Eduardo deve andare in pensione. Potrebbe mantenere un incarico di consigliere a vita, o qualcosa del genere". Si tratta di una presa di un atteggiamento sorprendente per giovani che si definiscono "Revus", diminutivo di rivoluzionari. Ma l'Angola è un paese che ha vissuto 27 anni di una guerra civile che, fino alla sua fine, nel 2002, è stata caratterizzata da massacri che hanno lasciato tracce traumatiche nella popolazione.

 

Così i ragazzi hanno ripetuto diverse volte, nel corso dell'intervista, che non hanno nessuna intenzione di impugnare le armi. "Kota Zedu, dobbiamo parlare/ Lega i tuoi cani, non lasciarli avanzare/ Vogliamo solo parlare", riassume un testo rap.

È stato Luaty a capitanare le prime manifestazioni contro il governo nel 2011, all'auge delle primavere arabe, che tutti hanno ammirato. L'idea degli attivisti è sempre stata quella di mobilitare la popolazione per un cambiamento di regime.
In quell'anno, le proteste coinvolsero centinaia di giovani angolani, ma furono ridotte dalla pressione e dalla vigilanza costante della polizia segreta angolana. Oltre a vari episodi di repressione sanguinaria. Nel marzo del 2012, per esempio, mentre si trovavano riuniti nella casa del rapper Carbono Casimiro per organizzare una manifestazione, circa 40 giovani vennero attaccati da difensori del regime armati di coltelli e bastoni. Luaty rimase ferito gravemente alla testa e Mbanza Hamza riportò varie fratture alle costole.

Tre anni dopo, i pochi che continuano a scendere in piazza per protestare contro il lunghissimo mandato del presidente sono ripetutamente stati arrestati e picchiati e subiscono la pressione delle loro famiglie affinché la smettano di parlare d'Angola.

Sono ragazzi conosciuti con nomi come “Albano Liberdade”, “Mbanza Hanza”, “Cheik Hata” o “Nicola Radical” e che hanno tra i loro idoli il gruppo brasiliano Racionais MCs. Attraverso il rap, tentano di richiamare l'attenzione sugli incommensurabili problemi dell'Angola, con show realizzati nei musseques- la versione angolana delle favelas - e sulle frequenze radio. Secondo maggior esportatore africano di petrolio, l'Angola vede il 36% della sua popolazione vivere sotto la soglia di povertà e possiede il peggior indice di mortalità infantile del mondo.

Uno dei giovani intervistati suggerisce: "Il presidente José Eduardo deve andare in pensione. Potrebbe mantenere un incarico di consigliere a vita, o qualcosa del genere". Si tratta di una presa di un atteggiamento sorprendente per giovani che si definiscono "Revus", diminutivo di rivoluzionari. Ma l'Angola è un paese che ha vissuto 27 anni di una guerra civile che, fino alla sua fine, nel 2002, è stata caratterizzata da massacri che hanno lasciato tracce traumatiche nella popolazione.

 

Così i ragazzi hanno ripetuto diverse volte, nel corso dell'intervista, che non hanno nessuna intenzione di impugnare le armi. "Kota Zedu, dobbiamo parlare/ Lega i tuoi cani, non lasciarli avanzare/ Vogliamo solo parlare", riassume un testo rap.

È stato Luaty a capitanare le prime manifestazioni contro il governo nel 2011, all'auge delle primavere arabe, che tutti hanno ammirato. L'idea degli attivisti è sempre stata quella di mobilitare la popolazione per un cambiamento di regime.
In quell'anno, le proteste coinvolsero centinaia di giovani angolani, ma furono ridotte dalla pressione e dalla vigilanza costante della polizia segreta angolana. Oltre a vari episodi di repressione sanguinaria. Nel marzo del 2012, per esempio, mentre si trovavano riuniti nella casa del rapper Carbono Casimiro per organizzare una manifestazione, circa 40 giovani vennero attaccati da difensori del regime armati di coltelli e bastoni. Luaty rimase ferito gravemente alla testa e Mbanza Hamza riportò varie fratture alle costole.

Tre anni dopo, i pochi che continuano a scendere in piazza per protestare contro il lunghissimo mandato del presidente sono ripetutamente stati arrestati e picchiati e subiscono la pressione delle loro famiglie affinché la smettano di parlare d'Angola.

Amnesty International per Luaty Beirão
Appello Amnesty International #Angola15

FIRMA SUBITO L'APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL!

 

Angola: 15 attivisti in carcere, uno di loro in condizioni critiche

15 giovani attivisti angolani continuano ad essere detenuti in Angola. Alcuni di loro hanno cominciato uno sciopero della fame il 20 settembre, per protestare contro la loro detenzione illegale. Luaty Beirão continua lo sciopero della fame ed il suo stato di salute è in continuo peggioramento. Nelson Dibango si è unito allo sciopero della fame il 9 di ottobre.

 

15 giovani attivisti erano stati arrestati ed incarcerati dalle forze di polizia angolane a Luanda, tra a il 20 e il 24 giugno, dopo aver partecipato ad un incontro riguardante temi politici sotto la presidenza di José Eduardo dos Santos. Il 16 settembre sono stati formalmente accusati di pianificare una ribellione ed un colpo di stato contro il presidente, ma sono stati ufficialmente informati del loro stato di accusa solo il 5 di ottobre. Gli attivisti sono detenuti in attesa di processo da più di 90 giorni - limite previsto dalla legge. Le loro accuse vengono considerate come reati contro la sicurezza nazionale e comportano una pena di detenzione fino a 3 anni o al pagamento di una sanzione corrispondente.

 

Alcuni degli attivisti hanno cominciato uno sciopero della fame il 20 settembre per protestare contro la loro detenzione illegittima. La maggior parte ha interrotto lo sciopero della fame dopo pochi giorni, ma Luaty Beirão persiste: per tre settimane ha solamente bevuto una miscela di acqua, sale e zucchero fornitagli dalla sua famiglia. Il suo stato di salute sta precipitosamente peggiorando e al momento cammina e beve a fatica. Secondo quanto riportato dalla sua famiglia Luaty è stato trasferito all'ospedale del carcere di São Paulo il 9 ottobre, ma ha solamente accettato una flebo di soluzione salina per via endovenosa l'11 ottobre. Un altro dei 15 attivisti, Nelson Dibango, si è unito allo sciopero della fame il 9 ottobre.

 

INFORMAZIONI AGGIUNTIVE

Il dissenso viene frequentemente represso dalle autorità angolane e spesso in maniera violenta. Amnesty International ha documentato come i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica siano stati illegittimamente limitati in Angola, come riportato nel rapporto Punishing Dissent: Suppression of Freedom of Association and Assembly in Angola . 

 

Molti di coloro che hanno sfidato il governo del presidente José Eduardo dos Santos sono stati sottoposti a sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali, detenzioni arbitrariamente e torture. Nonostante la libertà di espressione e di riunione pacifica siano chiaramente sanciti dalla costituzione del Paese - e in diversi trattati internazionali che l'Angola ha firmato e ratificato - violazioni di tali diritti sono frequenti.

 

Le attiviste angolani Laurinda Gouveia e Rosa Conde sono state accusate a fianco dei 15 giovani attivisti il 16 settembre, ma non sono in stato di detenzione.L'11 ottobre i sostenitori di Luaty Beirão e degli altri attivisti hanno tenuto una veglia a Sagrada Familia, nella capitale Luanda. Secondo coloro che hanno preso parte, la polizia si è presentata alla vigilia con fucili, cannoni ad acqua e cani; per evitare conflitti con la polizia la veglia si è svolta in maniera molto rapida.

 

Nomi dei giovani attivisti arrestati:

 

Henrique Luaty da Silva Beirão , Manuel Chivonde ( Nito Alves ) , Nuno Alvaro Dala , Afonso Mahenda Matias ( Mbanza Hanza ) , Nelson Dibango Mendes dos Santos , Hitler Jessy Chivonde ( Hitler Samussuko ) , Albano Evaristo Bingocabingo , Sedrick Domingos de Carvalho , Fernando António Tomás ( Nicolas o radicale ) , Arante Kivuvu Italiano Lopes , Benedito Jeremias , José Gomes Hata ( Cheick Hata ) , Inocêncio Antônio de Brito , Osvaldo Sérgio Correia Caholo e Domingos da Cruz .

Luaty Beirão

Dalla pagina Facebook il Resto del Carlinho Utopia - 24 ottobre 2015

 

Al 33° giorno di sciopero della fame, lo stato di salute del rapper e attivista angolano Luaty Beirão potrebbe essere vicino al punto di non ritorno. Non è stato per caso che il relatore speciale sulla Situazione dei Difensori dei Diritti Umani dell'ONU ha esortato il governo angolano a liberare i 14 attivisti arrestati fin dal giugno scorso. Michael Frost è preoccupato per Luaty Beirão, da 33 giorni in sciopero della fame. E ha tutte le ragioni per esserlo. Le ultime notizie sul musicista angolano sono preoccupanti.


Ieri, dopo l'abituale té della notte, alla Clinica Girassol di Luanda, dove era stato trasferito a causa dell'aggravamento del suo stato di salute, Luaty si è lamentato con la moglie di formicolii persistenti alle braccia, alle mani e alle gambe. Oggi pomeriggio, durante la visita, il medico responsabile gli ha detto: "A partire da adesso, sei entrato in una pericolosa fase di prossimità con la linea che delimita la frontiera tra la stabilità apparente ed il punto di non ritorno. Posso uscire da qui e, appena chiusa la porta, potrebbe entrare in crisi definitiva qualche tuo organo."

Sulla pagina ufficiale che gli amici hanno creato su Facebook, e che ha raggiunto quasi 60.000 likes, l'amministratore ricorda: "è urgente che il Tribunale Supremo e/o il Tribunale Costituzionale si pronuncino sulla richiesta di habeas corpus che gli avvocati hanno presentato il 30 settembre. A partire da adesso si parla di MINUTI."

Nella qualità di inviato indipendente del Consiglio dei Diritti Umani, il perito dell'ONU ha fatto una richiesta urgente affinché vengano ritirate tutte le accuse contro i 14 attivisti e che siano tutti liberati. Michel Forst sostiene che la loro prigione "puo' essere considerata arbitraria".

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