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Due ragazzi e una condanna a morte

Arrestati dalla Polizia Militare nel centro di Rio, alla vigilia della Coppa del Mondo, due ragazzi di 14 e 15 anni, sono stati portati in cima ad una collina e giustiziati; uno è sopravvissuto per raccontare la storia

 

di Anne Vigna,  Publica Agência de Reportagem e Jornalismo Investigativo / traduzione Carlinho Utopia

11.07.14

Erano due ragazzi pazzi per il calcio, abitavano nella favela Maré e non avevano mai avuto nessun problema con la polizia - come afferma il delegato Rivaldo Barbosa, capo della Divisione Omicidi.  Si conoscevano solo di vista e per caso si trovavano entrambi nel centro di Rio, alla vigilia dell'apertura della Coppa del Mondo. Solo il più vecchio, però, 15 anni d'età, sarebbe poi riuscito a guardare le partite. Mateus Alves dos Santos, 14 anni, è stato giustiziato dalla polizia quello stesso 11 giugno, sulla collina di Sumaré, accanto a una delle residenze episcopali dell'arcidiocesi di Rio.

 

La tragedia è stata rivelata perché l'altro ragazzo è miracolosamente sopravvissuto all'esecuzione. Lui era l'unico che sapeva che Mateus Alves dos Santos non era scomparso, come la sua famiglia pensava. "Da quando era scomparso, lo stavamo cercando in ogni posto. Abbiamo fatto una denuncia alla polizia, siamo andati negli ospedali, abbiamo avvisato la comunità della favela e chiesto aiuto ai suoi amici su Facebook. Non avremmo mai potuto immaginare di trovare il suo corpo sulla collina di Sumaré ", racconta la zia, Aline Nascimento.

 

È stato attraverso Facebook che il superstite dell'esecuzione è entrato in contatto con loro. Un amico ha condiviso sulla sua pagina l'appello della famiglia alla ricerca di qualsiasi informazione circa la "scomparsa". M. ha portato la famiglia - e poi la Divisione Omicidi - sulla collina dove giaceva il corpo di Mateus, ucciso a colpi d'arma da fuoco una settimana prima. "La testimonianza di M. si sposa perfettamente con quello che abbiamo appurato nelle indagini. Non c'è dubbio che Mateus è stato giustiziato", ha detto il funzionario della Divisione Omicidi, Rivaldo Barbosa: "Il GPS e le telecamere - interne ed esterne - della macchina avvalorano la testimonianza del giovane".

Mateus Alves dos Santos
Il funerale di Mateus Alves dos Santos
La schiena ferita del ragazzo sopravvissuto

Sono passati 30 minuti tra l'arresto di ciascuno dei ragazzi nel centro della città. Secondo la relazione di M., senza dire o spiegare nulla, i due poliziotti militari hanno circolato per 50 minuti passando nei pressi di 3 stazioni di polizia lungo la strada - sono anche passati davanti a una stazione di polizia specializzata in bambini e adolescenti. "Parlavano tra di loro, senza dirci una parola. Passavano davanti alle stazioni di polizia e proseguivano senza fermarsi", racconta oggi il ragazzo che è sopravvissuto.

 

Quando hanno imboccato la salita che porta alla collina di Sumaré, i due hanno cominciato a preoccuparsi. "Noi ce ne stavamo tranquilli , ma quando abbiamo visto il bosco, Mateus mi ha detto, 'Che cosa ne faranno di noi?' Dopo è accaduto tutto molto in fretta", racconta M., ancora molto traumatizzato.

 

Lui ha avuto la "fortuna" di essere prelevato per primo dalla macchina. Sdraiato a terra, ha sentito un poliziotto che gli diceva "Tu non camminerai più!" e  gli ha sparato un colpo di pistola al ginocchio e uno di fucile alla schiena. Quando poi Mateus è stato colpito ed il suo corpo gli è caduto addosso, ha finto di essere morto. Ha continuato a rimanere immobile anche quando un poliziotto lo ha preso a calci per assicurarsi che fosse morto. Venti minuti più tardi, terrorizzato, ha aperto gli occhi lentamente, e ha cominciato a camminare più velocemente che poteva, con la gamba ferita, per tre chilometri, fino ad essere soccorso nella favela di Turano.

 

Oggi, quando un giornalista è interessato alla storia, lui arriva in bicicletta fino alla casa dei genitori del ragazzo morto. Essendo un testimone chiave nel caso, il suo avvocato ha chiesto che gli venisse offerta protezione, ma quella che gli è stata proposta implicava il cambiamento di stato e di vita. "È in una situazione molto complicata. La protezione della polizia deve essere adottata a casa sua e lui ha bisogno di aiuti finanziari", dice il suo avvocato, Fabio Conti.

 

Ma quando una giornalista gli domanda se vuole davvero essere protetto dalla polizia, il ragazzo di 15 anni resta in silenzio, senza sapere cosa rispondere. La fiducia nella polizia è l'ultima cosa che gli passa per la mente, ma non gli restano molte opzioni. Solo lo stato - la polizia, la giustizia, i servizi sociali, l'assistenza psicologia - può aiutarlo a superare il trauma.

Nel frattempo i poliziotti accusati del delitto, Fábio Magalhães Ferreira, 35 anni, e Vinicius Vieira Lima, 32 anni, sono temporaneamente detnuti (per 30 giorni) dal 18 giugno presso l'unità penitenziaria della corporazione. Il delegato Rivaldo Barbosa assicura che le indagini continuano per verificare se i poliziotti praticassero abitualmente questo tipo di esecuzioni. La tranquillità con la quale hanno agito ricorda le accuse fatte da Marcelo Freixo ed altri nel documentario del giornalista danese Mikkel Keldorf "Il prezzo della Coppa del Mondo" circa l'esistenza di squadroni della morte pagati dai commercianti del centro di Rio de Janeiro.

 

Il 7 luglio, la polizia ha fatto la ricostruzione del crimine alla collina di Sumaré. Nell'occasione, una nuova informazione è stata inserita nella testimonianza di M., la presenza di un terzo giovane nella macchina della polizia il giorno del delitto, che sarebbe stato liberato nbelle vicinanze della collina, prima dell'esecuzione di Mateus. Secondo il delegato Rivaldo Barbosa, la Divisione Omicidi sta cercando di trovare quel terzo ragazzo.

 

Finora, nessuna autorità ha comunicato con la famiglia, che tuttavia, è determinato a non tacere. "È molto malvagio quello che hanno fatto a mio figlio", dice il padre, Thiago Virgínio dos Santos . La madre non voleva parlare con i giornalisti, ma ha finito per dire qualche parola sul primogenito, un ragazzo tranquillo, affettuoso e buon alunno . "Non ha mai ripetuto un anno" dice, guardando i libri e i quaderni tutti bene in ordine sotto il televisore nella stanza dove dormiva con il fratello.

Sulla copertina dei quaderni, una foto di bambini sorridenti e la frase:

"Rio 2016, un altro futuro incomincia adesso."

Il padre di Mateus
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