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12.05.15

Massacro di Cabula, a Salvador da Bahia

Concluse le indagini dei procuratori del Ministero Pubblico: nessun conflitto a fuoco. Le 12 vittime sono state giustiziate dalla polizia militare

di Flávia Marreiro pubblicato su El Pais | 10 maggio 2015

Su un lato del terreno, case incollate una all'altra su una strada ripida e sterrata. Nei suoi dintorni, una vegetazione fitta, quel che resta della Foresta Atlantica a Vila Moisés, nell'area di Cabula, periferia di Salvador da Bahia.

 

È in questo scenario che, nella notte del 6 febbraio, vicinissimo alla zona abitata del quartiere, 12 persone, giovani e adolescenti, sono stati arrestati e giustiziati con diversi colpi da poliziotti militari - dopo che una parte del gruppo era stato sorpreso in possesso di droga - secondo quanto concluso dall'indagine condotta da un gruppo di procuratori del Ministério Público Estadual dello Stato di Bahia.

 

Le conclusioni basate sulle deposizioni dei testimoni e le perizie effettuate,  affermano che si è trattato di un massacro, come El Pais ha appurato, contraddicendo nettamente la versione della Polizia Militare di Bahia, che sosteneva che, quella notte, i suoi uomini sostennero un conflitto a fuoco con circa 30 criminali che si stavano preparando a far saltare in aria dei bancomat nella zona. 

Familiari delle vittime del massacro di Cabula durante i funerali
Anselmo Brandão, Rui Costa e Mauricio Barbosa

Un'azione "energica", come la definì all'epoca il Segretario della Sicurezza Pubblica di Bahia, Mauricio Barbosa, di fronte al saldo dell'operazione, che vide un solo ferito lievissimo tra le forze di polizia. Il governatore, Rui Costa (ndt. del PT - Partido dos Trabalhadores, il partito della Presidente Dilma Rousseff e dell'ex Presidente Lula, che governa lo Stato di Bahia), comparò i poliziotti a  dei calciatori di fronte alla porta nel momento decisivo. "Loro [i morti] si presentarono bene organizzati, in  uniforme. Erano anche incappucciati.", disse il comandante della Polizia Militare, Anselmo Brandão, secondo la Globo.

Il tomo prodotto dal Ministero Pubblico, che ha deciso di aprire le proprie indagini a causa delle ripercussioni del caso, sarà fondamentale per il rinvio a giudizio degli imputati, che dovrebbe aver luogo il 18 di questo mese, per omicidio aggravato. Chi coordina il lavoro è il procuratore Davi Gallo. Non sono ancora stati ufficialmente comunicati i risultati di altre due inchieste, quella degli affari interni della Polizia Militare (che sostiene ci sia stato un conflitto a fuoco, secondo le fonti che hanno avuto accesso al caso) e quella della Polizia Civile.

 

L'episodio ha il potenziale per aggravare la storia recente della Rondesp, un corpo speciale della Polizia Militare che si ispira alla famigerata Rota, unità speciale della polizia di São Paulo nota per la violenza. La Polizia Militare di Bahia occupa il terzo posto, dopo Rio e San Paolo, nella graduatoria delle forze di polizia che maggiormente uccidono nel paese (con almeno 234 morti causate in "conflitto" nel 2013, secondo l'Annuario brasiliano della Pubblica Sicurezza, anche se la Segreteria di Sicurezza Pubblica parli di 13 vittime). Interrogata dal nostro giornale il mese scorso, la Segreteria ha informato che "è all'esame" la possibilità di rivedere le procedure della Rondesp.

 

Le morti di Cabula torneranno all'ordine del giorno Lunedi, quando la Commissione Parlamentare d'Inchiesta sulla violenza contro i giovani neri sarà discussa all'Assemblea legislativa di Bahia. Sono convocati funzionari del governo e parenti delle vittime della violenza. I familiari dei morti di Cabula, la scorsa settimana, sono stati presenti a Brasilia in una sessione della Commissione.

 

"Un ladro ha ucciso mio figlio e la polizia ne ha ucciso un altro. Cosa continuo a vivere a fare?" si dispera Marina de Oliveira, 57 anni, parlando del nipote di 17 anni, Nathaniel, ucciso nell'azione di Cabula. Il padre di Nathaniel, racconta, morì tentando di reagire ad una rapina a bordo di un autobus. La nonna è una dei familiari che si sono mobilitati per chiedere indagini adeguate sul caso.

                                                                                                 

Secondo Hamilton Borges, del movimento nero Reaja ou Será Morto, Reaja ou Será Morta, membri della polizia si sono accampati, nella notte di Domenica, sul terreno di Vila Moisés dove è avvenuto il massacro, provocando tensioni tra i residenti. Sabato prossimo, gli attivisti di Reaja, che ha promosso manifestazioni di protesta per il caso di Cabula, prevedono di piantare un baobab nello scenario delle esecuzioni.

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