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23 giugno 2014

DIRITTI A FIOR DI PELLE

di Florencia Glodsman, Midia Ninja
video: Oliver Kornblihtt

traduzione e sottotitoli del video: Carlinho Utopia

La Coppa del Mondo per gran parte della popolazione in condizioni di povertà, è un naufragio. Le persone reali che sono sopravvissute alle onde giganti della violenza e dell'esclusione si aggrappano ai loro diritti rifiutandosi di consegnare le conquiste sociali. Le occupazioni urbane e rurali, le marce costanti per le strade, sono gli ideali che li tengono a galla in mezzo a uno tsunami che non cessa mai.

In questo quadro traballante e talvolta nauseante, la FIFA, artefice e co-organizzatrice del Mondiale insieme al governo, può contare su una "zona liberata" in Brasile in ragione dei suoi profitti. E sono molti gli aspetti compresi in questa clemenza che avvantaggia la corporazione calcistica, tra i quali: leggi  straordinarie che criminalizzano le proteste, esenzioni fiscali, pressione sui venditori ambulanti nelle città ospitanti, convertite in zone di restrizione commerciale. "Possono vendere solo coloro che indossano la maglietta degli sponsor", indica un ampio e completo reportage dell'Agência Pública de Jornalismo.

 

Il giornale A Nova Democracia compara la condizione del paese a un "neo-colonialismo", quando sottolinea che molte misure sono state adottate "a solo beneficio degli stranieri". Lo stesso reportage dell'Agência Pública sottolinea che la famosa "Legge Generale della Coppa" approvata dal

parlamento brasiliano - prima e dopo l'evento - sospende interi articoli di diritto, degli statuti delle città, delle tifoserie e dei diritti degli anziani, oltre alle leggi locali che regolano la libertà di movimento su tutto il territorio. I cittadini, però, non se ne sono stati immobili di fronte a queste arbitrarietà. Le dodici città sedi dell'evento hanno comitati, creati e gestiti da comuni cittadini che si oppongono a tali violazioni, abusi e illegalità connesse alla Coppa del Mondo e alle Olimpiadi del 2016.

 

In questo contesto, il giornalismo indipendente sta cercando di dar conto dei segni impressi sulla vita quotidiana dall'imposizione di queste regole arbitrarie. Politiche che per alcuni mezzi di comunicazione sono facilmente descritte come segue: "L'obbiettivo dei regolamenti è quello di dare alla FIFA la possibilità di svolgere attività commerciali nelle aree di ritrovo degli appassionati Questo per garantire l'esclusività commerciale e pubblicitaria degli sponsor ufficiali."

 

La strada, il bar e le pareti parlano. Basta andare in strada a parlare con i vicini, chiedere ai tassisti, ascoltare le loro storie e cercare di palpare l'esperienza quotidiana, per comprendere il reale impatto della Coppa del Mondo. Le conseguenze di queste misure hanno volto, corpo e pelle. Causano disagio e disarticolano il quotidiano di quelle persone che sopravvivono come equilibristi sulla corda tesa dal capitalismo selvaggio.

 

Sidnéia, 52 anni, è venditrice ambulante di pizzette, vive nell'occupazione di terra denominata "Coppa del Popolo", a São Paulo, proprio nei pressi dello stadio che sta ospitando la Coppa, è un'attivista per il diritto alla casa e ad una vita dignitosa. Nel video in cui dà la sua testimonianza, Sidnéia incorpora l'esperienza di migliaia di sfollati e senza tetto a causa della Coppa. Sono quelle persone che si sono ritrovate senza casa, senza lavoro, o che soffrono la repressione della militarizzazione.

 

Sidnéia, dalla baracca in cui abita da poche settimane, ci mette la faccia e descrive la situazione che sta vivendo il Brasile:

"Far vedere Rio de Janeiro, le sue belle spiagge... tutto molto bello. Ma se andrete a fondo delle cose, incontrerete noi, il popolo dei senza tetto, senza casa, affamati, con uno stipendio da miseria. Così siamo scesi per le strade, ma non per cercare lo scontro. Lo facciamo per rivendicare i nostri diritti, il diritto di essere cittadini".

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