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SANGUE LATINO EDUARDO GALEANO

In questa intervista delicata e profonda, Eduardo Galeano parla della città di Montevideo, dove vive, dell'esistenza umana e anche della morte del suo cane. È stata registrata in Uruguay nel novembre del 2009 e trasmessa in Brasile, nell'ambito della bella serie televisiva "Sangue Latino" di Canal Brasil, diretta da Felipe Nepumuceno.

il 3 settembre del 2020, giorno in cui Eduardo Galeano avrebbe compiuto 80 anni, Eric Nepomuceno, scrittore, giornalista, traduttore e suo grande amico personale, ha scritto per O Globo, questo breve ritratto:

03 settembre 2020

Eduardo Galeano: il traduttore e amico Eric Nepomuceno elenca le virtù personali e poetiche dell'autore che oggi avrebbe compiuto 80 anni

Nato il 3 settembre 1940 a Montevideo, Eduardo Germán María Hugues Galeano non ha mai dato la minima importanza alle date rotonde. Ma oggi, se ci fosse ancora (se n'è andato per sempre nell'aprile 2015), compirebbe 80 anni, ed è inevitabile, per me, tuffarmi nelle acque del ricordo di un'amicizia cominciata da subito in un tardo pomeriggio di marzo o aprile 1973 a Buenos Aires, dove ero atterrato a febbraio. Sono passati 47 anni senza un solo giorno di interruzione, e lui continua ad essere al mio fianco in una qualche maniera diafana che non so descrivere.

L'impressione lasciata in quei primi incontri (e che si è confermata e rafforzata nel corso del tempo) è stata quella di una persona con un umorismo agile, un'inquietudine pungente, una gioia di vivere e la determinazione di affrontare le tempeste. Qualcuno impetuoso e allo stesso tempo cauto, con la piena convinzione della capacità umana di rifare la storia e svelare la realtà nascosta dietro meccanismi che creano ingiustizie e disuguaglianze.

Nel mestiere di scrivere aveva caratteristiche chiare. Era infinitamente esigente, e lasciava impregnato in ogni libro il suo marchio di infinita umanità e poesia. Un'altra caratteristica era la sua ossessione di rivelare ciò che stava dietro a ciò che si vedeva, di quello che la storia aveva rivelato. Scoprire, nelle frattaglie del quotidiano, la grandezza della vita.

 

Lucidava, come gli orafi, ogni frase che scriveva, soprattutto a partire da un libro essenziale, intitolato "Giorni e notti d'amore e di guerra". Lì forgiò il suo stile definitivo, che trovò splendore nella trilogia "Memoria del fuoco", ne "Il libro degli abbracci" e in tutto ciò che seguì: ruppe per sempre i confini tra testo giornalistico, narrativa e saggi, impregnando tutto con una consistente prosa poetica.

Sempre con una vena critica

Eduardo aveva una scrittura diretta, cercava di ridurre tutto ciò che usciva dalla sua penna (sì, scriveva prima a mano...) all'essenza più pura. Ha ripetuto mille volte la lezione di Juan Rulfo, maestro dei maestri: "Scrivere è tagliare".

Non ha mai fatto prosa militante. Ha insegnato che noi siamo ciò che scriviamo, e ciò che scriviamo è ciò che siamo. Una cosa dipende dall'altra, sono direttamente collegate. Naturalmente nella sua opera lo scrittore riflette il suo modo di vedere il mondo e la vita. In questo, Eduardo era di una grandezza unica. Non era, né è mai stato, uno scrittore di certezze. Era, così come nella vita, un uomo di dubbi. E così, cercando risposte, cercando percorsi, ha rivelato orrori e splendori in ciò che ha scritto.

Nel panorama di queste nostre terre latinoamericane, ha scelto la parte in cui credeva. Ma non ha mai perso la sua vena critica: Eduardo non credeva nei progetti chiusi. Credeva in proposte che dovevano necessariamente essere adattate alla realtà per poter finalmente e sempre trasformare questa realtà.

Negli ultimi tempi aveva cercato di prendere le distanze dal suo libro più noto, "Le vene aperte dell'America Latina". Si sentiva infastidito, come se tutti gli altri suoi libri fossero messi in ombra. Si sbagliava. La trilogia "Memoria del fuoco" e soprattutto "Il libro degli abbracci" hanno avuto vendite prossime al libro che lo ha consacrato.

Ho incontrato poche persone nella mia vita così solidali e generose come Eduardo. E, allo stesso tempo, così severo nelle sue relazioni personali. Ripeteva una frase di Carlos Fonseca Amador, uno dei fondatori del Fronte Sandinista in Nicaragua negli anni '60: "Il vero amico è quello che ti critica davanti e ti loda alle spalle". Era sempre così. Ogni volta che non era d'accordo con qualcuno, e questo è successo un'infinità di volte, Eduardo sapeva essere energico senza mai perdere la linea della giustizia e del rispetto.

Era un essere eccezionalmente severo, soprattutto con sé stesso, con i suoi amici e con le cose in cui credeva. Quando era critico verso qualcuno, sia nelle arti, nella vita quotidiana o nella politica, era allo stesso tempo di una lealtà senza limiti. Quando non era d'accordo, lo diceva a testa alta, faccia a faccia.

Nel suo quotidiano era un instancabile camminatore. Dedicava ore e ore a passeggiate infinite per la sua Montevideo, che descriveva come qualcosa di raro: "Una città respirabile e passeggiabile". Più che un tifoso, era un amante esaltato del calcio. In un Mondiale, all'ora della partita attaccava un cartello sul cancello della sua casa a Montevideo: "Cerrado por fútbol" (Chiuso per il calcio), ossia, così come i negozi che avvisavano "chiuso per ristrutturazione", lui si chiudeva per vedere le partite.

Incontri con Sócrates

Ricordo di aver presentato Eduardo a Sócrates. E, quando il maestro del pallone viveva a Rio, ogni volta che Eduardo veniva andavamo a casa sua. Niente di più curioso di quelle conversazioni: Eduardo parlava di calcio, Sócrates di letteratura...

Molte volte - è inevitabile - mi chiedo cosa direbbe di quello che succede nel mondo e specialmente nelle Americhe.

Quanto si stupirebbe di fronte a Donald Trump e Jair Bolsonaro? Fino a che punto arriverebbe la sua indignazione con la costante lacerazione del Brasile, che era per lui una specie di seconda patria?

E molte volte però, sapere che Eduardo non sta vedendo questa valanga di aberrazioni e orrori finisce per servire ad alleviare parte del dolore che la sua assenza mi porta.

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Successivamente, se richiesto, cliccare su "Anteprima" per assistere.

I ragazzi di Plaza Catalunya intervistano Eduardo Galeano. 

Intervista filmata a Barcellona il 23/05/2011 

Versione italiana e sottotitoli di Carlinho Utopia

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