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01.07.16

Valdik Gabriel, "Biel", 11 anni. ucciso con uno sparo alla nuca da un agente della Guardia Civile Metropolitana di San Paolo, come il piccolo Italo

I lettori del nostro sito ricorderanno sicuramente il caso, e la storia, di Italo, 10 anni, ucciso il 2 giugno scorso da un poliziotto militare con uno sparo alla testa, al termine di un inseguimento all'auto che aveva rubato con un suo amico di 11 anni. Poco più di venti giorni dopo la storia, analoga, si è ripetuta.

 

Valdik, o Biel, come era chiamato dai suoi famigliari e dagli amici, è morto sabato scorso dopo essere stato colpito alla nuca, al termine di un inseguimento, da un agente della GCM (Guardia Civile Metropolitana) di San Paolo. Il bambino, di 11 anni, si trovava nei sedili posteriori di un'auto, una vecchia Chevette, rubata. L'auto era stata segnalata agli agenti da due motociclisti.

 

Secondo la famiglia, con lui c'erano altri due minorenni, tra i 12 ed i 15 anni, che sarebbero riusciti a scappare. 

L'ultima foto scattata dal padre a Valdik

L'agente della guardia metropolitana che ha ucciso Biel ha subito dichiarato che dall'auto erano stati sparati dei colpi di pistola nella sua direzione e per questo avrebbe risposto al fuoco. Le perizie hanno dimostrato che nessuno sparo è stato effettuato dall'interno dell'auto e nessuna arma è stata ritrovata, oltre al fatto che i finestrini erano tutti chiusi. I colleghi dell'agente che ha sparato, dal canto loro, hanno rafforzato la tesi dichiarando di "non essere sicuri" che sia avvenuta una sparatoria.

Valdik
Italo

Valdik, 11 anni (a sinistra) e Italo, 10 anni

Waldik Gabriel e Ítalo sono vittime di uno stato che uccide bambini neri invece di proteggerli

di Bianca Santana, pubblicato su HuffPost Brasil il 27.06.16

 

"Giustizia per Biel!" è stata la parola d'ordine intonata da amici e famigliari che apriva la strada ad una cassa di un metro e mezzo, circondata da fiori bianchi e gialli. Il vetro incastonato nel legno sottile permetteva di vedere solo il volto di Waldik Gabriel Silva Chagas, 11 anni, ucciso la domenica precedente (26.06) dallo Stato brasiliano.


Il bambino nero, gracile, sembrava essere ancora più giovane. È stato colpito alla nuca da un proiettile della Guardia Civile Metropolitana, mentre era seduto sul sedile posteriore di una vecchia auto. Secondo la Guardia Civile, l'auto era stata descritta da due motociclisti che erano stati rapinati e stava fuggendo dall'inseguimento degli agenti. Secondo Nilma Silva, matrigna di Gabriel, stava andando con gli amici ad una festa di piazza nel quartiere vicino.

 

Indipendentemente da quanto sia successo, un unico colpo ha colpito l'auto. Non è stato sparato alle gomme, per evitare una possibile fuga, ma nel lunotto posteriore. Alla nuca di un bambino di 11 anni. "Non ci risulta che frequentasse brutte compagnie. Ma se anche così fosse, questo è quello che dovevano fare?" Domanda Nilma.

 

Nel via vai di persone vicine a Gabriel, curiosi e giornalisti, di fronte all'obitorio del cimitero comunale di Vila Formosa, un uomo osserva in silenzio. Abisogun Olatunji, 34 anni, nero, membro dell'Unione dei Collettivi Pan-africanisti, era lì in solidarietà alla famiglia e per vedere se avevano bisogno di una qualche assistenza: "Ogni 23 minuti un giovane nero muore brutalmente assassinato in Brasile. Si tratta di una pulizia etnica, politica di Stato. Dobbiamo affrontare questa situazione."


Il gruppo è anche in contatto con la famiglia di Italo Ferreira de Siqueira Jesus, 10 anni, ucciso dalla polizia militare all'inizio di questo mese. "La cosa peggiore è vedere la mancanza di risposta da parte della società", dice Abisogun. "Ci occupiamo anche di lavoro educativo, di coscienza, autostima. Ma per poterlo fare, abbiamo bisogno di essere vivi."

 

Oltre che militante nero, Abisogun è professore di storia nelle scuole municipali e statali. Nel 2014, mentre stava partecipando ad una riunione di docenti nella scuola dove lavora, ha sentito degli spari.

Dolore al funerale del piccolo Valdik
L'auto sulla quale si trovava Valdik con il foro del proiettile sul lunotto posteriore

La polizia aveva ucciso uno studente di fronte alla scuola. "Io vivo nella zona di Itaim Paulista e ho un figlio di tredici anni, Ayodele. Qualche sera fa mi era venuta voglia di mangiare delle patatine fritte e avevo pensato di chiedere a lui di andarle a comprare. Ma ci ho ripensato immediatamente e gli ho detto: "Resta pure in casa che ci vado io, che ho meno chance di morire".

 

Nel 2015, quando l' ECA (lo Statuto di Bambini e Adolescenti) ha completato 25 anni, il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF) denunciò gli alti indici di omicidi di bambini e adolescenti in Brasile. Le principali vittime sono giovani neri e poveri, che vivono nelle favelas e nelle periferie delle grandi città, come Biel e Italo. Nel 2013, sono stati registrati 10.500 casi: una media di 28 bambini e adolescenti uccisi al giorno. Siamo al secondo posto nella classifica dei paesi con il più alto numero di omicidi di bambini e giovani entro i 19 anni, dietro solo alla Nigeria.

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