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06.05.15

Brasile agrotossico e transgenico: Per i poveri il cancro, per i ricchi il biologico

"I più poveri devono mangiare cibo con i pesticidi, perché è l'unico modo per garantire alimenti a buon mercato."

Katia Abreu, attuale ministra dell'Agricoltura del governo Dilma Rousseff

 

Il primo maggio si è aperto a Milano l'EXPO 2015, il cui tema è: "Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita", ovvero "riuscire a garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri." Il Brasile è ovviamente presente con un padiglione.

Leggiamo sul sito ufficiale dell'EXPO, la pagina relativa alla partecipazione brasiliana:

Tema della partecipazione brasiliana: "Sfamare il mondo con soluzioni"

Il Brasile è tra i più grandi produttori agricoli del mondo. La sua attività agroindustriale è prospera e rinomata, mentre è meno nota la capacità tecnologica che supporta questo notevole rendimento.

La partecipazione a Expo Milano 2015, con un Padiglione che si estende su uno spazio complessivo di 4133 metri quadri, è l’occasione per mostrare al mondo le attività di ricerca del Paese e i suoi modelli di produzione e consumo di cibo. 

Il miglioramento delle coltivazioni si basa infatti sull’adattamento alle diverse condizioni poste dalle varie caratteristiche territoriali, biologiche, climatiche e culturali.

Il Paese affronta il tema di Expo Milano 2015 Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita mostrando  un insieme di soluzioni collegate alla sua capacità tecnologica in ambito agricolo volte ad estendere la produzione di cibo e le relative esportazioni, nonché a soddisfare le esigenze della società senza svalutare la risorsa più importante del Paese: la biodiversità, risorsa fondamentale per l’equilibrio dell’intero Pianeta.

La partecipazione all’evento si basa su tre approcci fondamentali: tecnologico, per mostrare gli sviluppi tecnologici e l’affidabilità del Paese come possibile partner efficiente e innovativo; culturale, per sottolineare la pluralità del Paese attraverso i diversi tipi di prodotti alimentari e di cucina esistenti; sociale, per estendere la democratizzazione del cibo garantendo l’accesso universale a un’alimentazione sufficiente e sana (...)

Basandosi sul tema “Sfamare il mondo con soluzioni”, il padiglione brasiliano adopera la metafora della rete - flessibilità, fluidità, decentralizzazione - per mostrare la connessione e l’integrazione dei diversi soggetti grazie ai quali il Brasile ha conquistato il ruolo di primato mondiale come produttore di cibo.

Nell’area di 4133 metri quadri il Brasile mostra ai visitatori di Expo MIlano 2015 tutte le possibilità in fase di studio e di realizzazione per aumentare e diversificare la produzione alimentare e venire così incontro alla domanda di cibo del mondo intero,  usando tecnologie avanzate in modo sostenibile. [guarda il video promozionale]

Ma quali sono le soluzioni brasiliane per sfamare il mondo (ed il Brasile stesso)?

 

Avvalendoci di due interessantissimi documentari e di alcuni articoli pubblicati nei giorni scorsi, proviamo a capire quali sono, intanto, alcune delle strade più significative percorse negli ultimi anni in tema di politiche alimentari ed ambientali, con particolare riferimento al tema degli agrotossici e dei transgenici.

Il veleno è in tavola 1 (2011) di Silvio Tendler

Presentato a Rio de Janeiro il 25 luglio 2011, di fronte a più di 800 persone nel Teatro Casa Grande, il documentario realizzato da Silvio Tendler per la “Campagna contro i pesticidi e per la vita” mostra in 50 minuti gli enormi danni causati da un modello agricolo basato sull’agribusiness.  Oltre alle aggressioni all’ambiente, i veleni sempre più utilizzati nelle piantagioni causano seri rischi per la salute tanto del consumatore finale quanto degli agricoltori esposti quotidianamente all’intossicazione. In questa storia, le uniche a guadagnarci sono le grandi imprese transnazionali come Monsanto, Syngenta, Bayer, Dow, DuPont, tra le altre. Il documentario racconta come la cosiddetta Rivoluzione Verde del dopo-guerra eliminò l’eredità dell’agricoltura tradizionale, impiantando un modello che minaccia la fertilità del suolo, le riserve d’acqua e la biodiversità, contaminando persone e aria. Il Brasile è il paese che consuma più veleni nel mondo. 5,2 litri all’anno per abitante. I prodotti biologici sono difficilmente accessibili alla popolazione a causa dell’alto costo. Tra l’altro in Brasile ci sono incentivi fiscali per chi usa pesticidi in agricoltura generando una contraddizione tra la salute della popolazione e l’economia del paese e privilegiano la seconda.

Il veleno è in tavola 2 (2014) di Silvio Tendler

Dopo  "Il Veleno in tavola I”  a cui hanno assistito più di un milione di persone nel solo Brasile, il nuovo documentario sottolinea, come il primo,  gli effetti nocivi dell’uso dei veleni agricoli, ma si occupa soprattutto delle alternative esistenti, dell’agricoltura che non fa uso di pesticidi, concentrandosi in particolare sull’agricoltura familiare biologica. Tendler ha viaggiato per tutto il paese per conoscere e registrare pratiche agricole e stili di vita di uomini e donne che si dedicano alla cura del cibo che producono, vogliono produrre cibo sano e conservare la biodiversità. Ci sono - sostiene Tendler - con il suo lavoro, altri modelli possibili di agricoltura oltre quelli offerti dall’agrobusiness che abusa di pesticidi danneggiando salute di produttori e consumatori e ambiente. Silvio Tendler, registra da sempre impegnato a difesa della democrazia e per mantenere la memoria della storia del suo paese, ha dichiarato: “Ho cominciato a capire l’importanza del cibo nella vita delle persone quando ho saputo di avere il diabete. A partire da quel momento ho compreso come il cibo possa farci ammalare. Il Veleno I è stato un avvertimento, il documentario che esce ora propone alternative. Ti invita a scegliere in che mondo vuoi vivere. E’ ora o mai più”.

L'USO "ALLARMANTE" DI AGROTOSSICI IN BRASILE INTERESSA IL 70% DEGLI ALIMENTI

di Marina Rossi pubblicato su El Pais il 30.04.15

 

Immaginate di bere un boccale da cinque litri di veleno all'anno. È quello che i brasiliani consumano di agrotossici ogni anno, secondo l'INCA (Istituto Nazionale sul Cancro). "I dati relativi al consumo di queste sostanze in Brasile sono allarmanti", ha detto Karen Friedrich, dell'ABRASCO (Associazione brasiliana di Salute Collettiva) e della Fondazione Oswaldo Cruz (Fiocruz).

 

Dal 2008, il Brasile è al primo posto nella classifica mondiale del consumo di agrotossici. Mentre negli ultimi dieci anni il mercato mondiale in questo settore è cresciuto del 93%, in Brasile questa crescita è stata del 190%, secondo i dati diffusi dall'Anvisa (Agenzia di sorveglianza sanitaria).

Secondo il dossier Abrasco - un allarme sugli effetti dei pesticidi sulla salute, pubblicato martedì a Rio de Janeiro, il 70% del cibo consumato in natura nel paese è contaminato dagli agrotossici. Di questi, secondo ANVISA, il 28% contiene sostanze vietate.

"Questo senza contare gli alimenti trasformati, che sono fatti a partire da grani geneticamente modificati e pieni di questi prodotti chimici", afferma la Friederich. Secondo lei, più della metà dei pesticidi utilizzati in Brasile sono ora vietati nei paesi dell'Unione europea e negli Stati Uniti. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, nei paesi in via di sviluppo, gli agrotossici causano annualmente 70.000 intossicazioni acute e croniche.

 

L'uso di queste sostanze è fortemente associata con l'incidenza di malattie come il cancro ed altre genetiche. A causa della gravità del problema, la scorsa settimana, il Ministério Público Federal ha inviato un documento all' ANVISA raccomandando che venga completata urgentemente la rivalutazione tossicologica di una sostanza chiamata glifosato e che l'agenzia determini che questo erbicida venga bandito sul mercato interno.

 

Tale sostanza è stata appena associata con la comparsa di cancro, secondo uno studio pubblicato nel marzo di quest'anno dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), insieme con l'Inca e l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC). Nel frattempo, il glifosato è stato l'ingrediente più venduto nel 2013 secondo gli ultimi dati dell Ibama (Istituto Brasiliano dell'Ambiente).

 

In risposta alla richiesta del Ministério Público, l'ANVISA dice che nel 2008 aveva già determinato la rivalutazione di utilizzo del glifosato e di altre sostanze, spinta da una ricerca che l'associa all'incidenza di malattie nella popolazione. In una dichiarazione, l'agenzia dice che quest'anno ha firmato un accordo con la Fiocruz per sviluppare le note tecniche di ciascuno degli ingredienti - 14 in totale. A partire da queste note, è stato stabilito un ordine di analisi degli ingredienti "secondo le prove di tossicità indicate dalla Fiocruz e in conformità con le capacità tecniche dell'agenzia".

 

Nel frattempo, queste sostanze vengono vendute e utilizzate liberamente in Brasile. Il 24D, per esempio, è uno degli ingredienti del cosiddetto 'Agent Orange', che è stato utilizzato dagli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam, e che ha lasciato postumi in una generazione di bambini che, ancora oggi, nascono deformi, senza braccia e gambe . L'uso di questa sostanza è tuttora permesso in Brasile e sta venendo rivalutato dall'ANVISA fin dal 2006. In altre parole, sono quasi dieci anni che è l'analisi incompiuta.

 

Quello che gli organi giudiziari chiedono è che gli ingredienti sottoposti ad esame vedano il loro uso e commercio sospeso fino al completamento degli studi. Ma, malgrado siano comprovatamente rischiosi, esiste una forte barriera che protegge la sospensione dell'uso di tali sostanze in Brasile. "L'appeal economico in Brasile è molto grande", dice la Friedrich. "C'è una forte pressione della bancada ruralista (ndt. raggruppamento parlamentare trasversale ai partiti che mette insieme i deputati vicini agli interessi dei grandi latifondisti) ed anche della stesse industrie di agrotossico." Fonti del Ministério Público hanno detto a El Pais che, anche se la giustizia dovesse determinarne la sospensione, questi ingredienti uscirebbero dalla circolazione solo dopo che i produttori ne abbiano esaurito le scorte.

 

Il consumo di alimenti biologici, che non contengono alcun tipo di agrotossici nella loro coltivazione, è un'alternativa per proteggersi dai pesticidi. Tuttavia, non è ancora accessibile alla maggior parte della popolazione. In media il 30% più costosi, questi alimenti non sono disponibili ovunque. Il produttore Rodrigo Valdetaro Bittencourt spiega che il più grande ostacolo alla coltivazione di questi alimenti senza pesticidi è trovare manodopera. "Non è necessario alcun  macchinario o accessori costosi, ma ci vuole gente che lavori la terra," dice. Egli coltiva ortaggi e legumi nei suoi campi a Juquitiba, nella Grande San Paolo, con il fratello e la madre. Secondo lui, vale la pena spendere un pò di più per acquistare questi alimenti, soprattutto per i vantaggi sulla salute. "Quello che spendi in più per il biologico, lo risparmierai sulle medicine in farmacia," dice. Per lui, però, la popolarità di questi alimenti e la loro accessibilità richiederà ancora circa 20 anni di lotta prima di poter essere equiparata a quella dei prodotti realizzati oggi con gli agrotossici.

 

Bittencourt vende i suoi alimenti insieme ad altre tre bancarelle in Largo da Batata, zona ovest della città, tutti i mercoledì. Per partecipare a questo tipo di fiera, è necessario registrarsi presso il Municipio e presentare tutta la documentazione necessaria comprovante l'origine del prodotto. Secondo Bittencourt, i controlli per certificare che i prodotti siano realmente biologici, vengono eseguiti nelle fiere solo sporadicamente. Il mese scorso, il sindaco di São Paulo, Fernando Haddad (PT), ha promulgato una legge che obbliga all'utilizzo di prodotti biologici o a base agro-ecologica, nelle merende delle scuole comunali. La nuova normativa, tuttavia, non ha una scadenza per la sua attuazione e nemmeno stabilisce la percentuale cui questi alimenti dovrebbero obbedire.

 

Secondo un sondaggio dell'ANVISA, il peperone è l'ortaggio più contaminato da agrotossici (secondo l'Agenzia, il 92% dei peperoni esaminati erano contaminati), seguiti da fragole (63%), cetrioli (57%), lattuga (54%), carote (49%), ananas (32%), barbabietole (32%) e papaia (30%). Diversi studi hanno mostrato che alcune sostanze sono presenti anche nel latte materno.

 

L'anno scorso, la ricercatrice nord-americana Stephanie Seneff, del MIT, ha presentato uno studio annunciando un altro dato allarmante: "Entro il 2025, un bambino su due nascerà autistico," ha detto, dopo aver fatto una correlazione tra il Roundup, l'erbicida della Monsanto prodotto a base di glifosato, e l'aumento dei casi di autismo. Il glifosato, oltre ad essere utilizzato come erbicida in Brasile, è anche una delle sostanze utilizzate ufficialmente dal governo degli Stati Uniti nel Plano Colombia, che da quasi 15 anni è teso a combattere le piantagioni di coca e marijuana in Colombia.

 

In una nota, l'ANVISA ha detto di essere in attesa della pubblicazione ufficiale dello studio realizzato dall'OMS, IARC ed Inca per "stabilire l'ordine di priorità dell'analisi degli agrotossici che richiedono una nuova valutazione."

 

Gli alimenti più contaminati dagli agrotossici

 

Nel 2010, il mercato brasiliano degli agrotossici ha movimentato 7,3 miliardi di dollari e ha rappresentato il 19% del mercato globale. Soia, mais, cotone e canna da zucchero rappresentano l'80% delle vendite totali in questo settore. Secondo l'ABRASCO (Associazione brasiliana di Salute Collettiva), questa è la lista delle colture che utilizzano più pesticidi:

Soia (40%)

Mais (15%)

Canna da zucchero e cotone (10% ciascuno)

Limoni(7%)

Caffè, grano e riso (3% ciascuno)

Fagioli (2%)

Patate (1%)

Pomodori (1%)

Mele (0,5%)

Banane (0,2%)

Le altre colture hanno consumato il 3,3% del totale degli 852,8 milioni di litri di pesticidi polverizzati nel 2011 nelle coltivazioni brasiliane.

 

AGROTOSSICI E CANCRO: L'IRRESPONSABILITÀ ADESSO È ESPLICITA

L'Istituto Nazionale del Cancro stabilisce che esiste una relazione tra la malattia ed i veleni agricoli. Governo e Congresso insistono nel mantenere una politica che incoraggia, attraverso l'esenzione fiscale, l'uso massiccio del prodotto

di Ines Castilho pubblicato su Outras Palavras il 14.04.15

 

Finalmente l'argomento ha ricevuto la divulgazione che merita. In occasione della Giornata mondiale della salute, l'8 aprile, il veleno che sta sulle nostre tavole è stato indicato dall'Inca (Istituto Nazionale dei Tumori) come la causa di diversi tipi di cancro e l'informazione, sempre nascosta, è arrivata ai telegiornali. La relazione sull'uso di agrotossici nelle colture allerta circa la gravità del problema per la natura, per i lavoratori e per l'intera popolazione. Il Brasile è il più grande consumatore di pesticidi del mondo: più di un milione di tonnellate all'anno, o 5,2 kg per abitante.

 

Circa 280 studi sul rapporto tra cancro e agrotossici sono stati pubblicati annualmente in riviste internazionali - ha detto il ricercatore dell'Inca Luiz Felipe Ribeiro Pinto, in occasione del lancio del rapporto - quattro volte più di venti anni fa. L'Inca raccomanda di creare politiche per il controllo e la lotta a questi prodotti, (i cui produttori sono esenti da tasse!), per proteggere la salute della popolazione. Sostiene il consumo di alimenti biologici, privi di agrotossici, e rivendica politiche pubbliche che sostengano l'agro-ecologia con più risorse - oggi, molto inferiori rispetto a quelle per l'agribusiness. Ricorda che il paese offre esenzioni fiscali alle industrie produttrici di agrotossici. Avverte che il Brasile permette l'uso di agrotossici vietati in altri paesi.

 

"In Brasile, la vendita di agrotossici è salita da  2 miliardi a più di 7 miliardi di dollari tra il 2001 e il 2008, raggiungendo livelli record pari a 8,5 miliardi di dollari nel 2011. Così, nel 2009, abbiamo raggiunto l'indesiderabile posizione di maggior consumatore mondiale di agrotossici, superando il milione di tonnellate, che equivale ad un consumo medio di 5,2 kg pro capite di veleno agricolo per abitante", informa l'Inca.

 

Si tratta di veleni per noi e per l'ambiente. Per coloro che lavorano a diretto contatto con essi, il rischio è di intossicazione acuta, caratterizzata da irritazione della pelle e degli occhi, prurito, difficoltà respiratorie, convulsioni e addirittura la morte. Landa Rodrigues, 40  anni, che lavora con gli agrotossici fin da bambina nei campi di Teresopolis (RJ), racconta che a 20 anni ha iniziato ad accusare bruciore e gonfiore agli occhi. Non sono mai tornati alla normalità, e oggi vede poco. Ci sono molte altre vittime nella loro regione, dice. "Il cancro qui è come l'epidemia di dengue a Rio. Non mancano certo i casi da raccontare." Suo padre, lo zio e il nonno sono morti di cancro, così come i vicini di casa.

 

Chi li ingerisce - il 99% della popolazione brasiliana - può contrarre intossicazioni croniche, che spesso impiegano diversi anni per apparire e che portano infertilità, impotenza, crampi, vomito, diarrea, spasmi, difficoltà respiratorie, aborti spontanei, malformazioni, neuro tossicità, problemi ormonali, effetti sul sistema immunitario e il cancro. Che dire? Quante malattie di oggi, molte delle quali femminili, avranno a che fare con questi veleni che ingeriamo come alimentazione? Ricordiamo (vedi il documentario "Il veleno è in tavola 1") il latte materno contaminato di Lucas do Rio Verde.

 

"Il mese scorso, l'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro (IARC) ha pubblicato un rapporto nel quale ha classificato cinque agrotossici come 'probabilmente' o 'possibilmente' cancerogeni, tre dei quali sono ammessi in Brasile dall'Agenzia Nazionale di Sorveglianza Sanitaria (ANVISA). Di fronte alla pubblicazione di questi dati, l'agenzia ha fatto sapere che riesaminerà la sicurezza dei prodotti. In Brasile, inoltre, almeno una decina di altre sostanze utilizzate in agricoltura sono vietate in paesi come gli Stati Uniti e l'Unione europea. E comunque, vietate o no, le prove scientifiche non garantiscono la sicurezza degli agrotossici, critica l'Inca. "

 

Ancora più significativo è che l'aumento dei consumi si è verificato con la liberalizzazione e l'espansione delle colture transgeniche. "È importante sottolineare che proprio la liberalizzazione dell'uso di sementi transgeniche in Brasile ha portato il paese al primo posto nella classifica del consumo di agrotossici, dal momento che la coltivazione di questi semi geneticamente modificati richiede l'utilizzo di grandi quantità di questi prodotti."- dice il rapporto. Ironia della sorte, uno degli argomenti a favore della sua liberalizzazione era che riducono l'uso di pesticidi, dal momento che il seme geneticamente modificato avrebbe appunto dovuto combattere i parassiti di ogni coltura.

 

Il Brasile è oggi - allarmante primato - il secondo più grande produttore di colture geneticamente modificate, con più di 48 milioni di ettari coltivati con semi geneticamente modificati: il 65% del cotone, il 93% dei semi di soia, l'82% del grano che consumiamo sono geneticamente modificati. Quindi, possiamo ingerire OGM + veleno non solo nel cibo fresco, ma anche in molti prodotti industriali, come ad esempio biscotti, patatine, pane, cereali per la colazione, lasagne, pizze e altri che contengano ingredienti come mais e soia, per esempio . Quindi occhi attenti alle etichette dei supermercati: vedremo che ad esempio che sulle confezioni di Milharinas, una volta innocenti farine per la preparazione di semolini, è riportata la "T" di transgenico (che tra l'altro un disegno di legge già approvato alla Camera, sta cercando di nascondere).

 

L'Inca non avrebbe potuto essere più diretto nel suo avvertimento alla popolazione e al governo.

"Possono essere presenti anche nella carne e nel latte di animali alimentati con mangimi con tracce di agrotossici a causa del processo di bioaccumulo. Pertanto, la preoccupazione con i pesticidi non può significare una riduzione del consumo di frutta e verdura, che sono alimenti fondamentali in un'alimentazione sana e di grande importanza nella prevenzione del cancro. L'obiettivo principale è la lotta contro l'uso di pesticidi, che contamina tutte le fonti di risorse vitali, inclusi gli alimenti, i suoli, acqua, il latte materno e l'aria. Inoltre,  modalità di coltivazione libere dall'uso di agrotossici producono frutta, verdura e legumi, come i fagioli, con un maggior potenziale anticancro"-. Sostiene l'Inca.

 

Non esiste, di fatto, alcun controllo sull'uso di questi veleni. Gli ultimi risultati del Programma di Analisi dei Residui di Agrotossici (PARA) dell'Anvisa, ha rivelato campioni con tracce di pesticidi in quantità superiori al limite massimo consentito e la presenza di sostanze chimiche non autorizzate negli alimenti analizzati. È stata rilevate anche la presenza di agrotossici in processo di divieto da parte dell'Anvisa o che mai sono stati registrati in Brasile.

 

Anche altre questioni valgono la pena di essere evidenziate, ricorda l'Inca. Una di queste è il fatto che in Brasile si effettuano ancora irrorazioni aeree di agrotossici, che causano la dispersione di queste sostanze per l'ambiente, contaminando vaste aree e colpendo popolazioni. L'altra è l'esenzione fiscale che il paese continua ad accordare all'industria, un grande incentivo per il suo rafforzamento, in contrasto con le misure raccomandate. E, ancora, il fatto che il Brasile permetta l'uso di agrotossici già vietati in altri paesi.

 

Attraverso i grandi media, il Ministero della Salute e l'industria di agrotossici e transgenici si sono limitati a negare le evidenze indicate dall'Inca, organo dello stesso Ministero. In contrasto con tutte le prove, la CTNBio ha appena approvato la coltivazione di eucalipto transgenico.

 

Negli ultimi anni, l'Inca ha sostenuto e partecipato a vari movimenti e ad azioni di lotta contro gli agrotossici, come ad esempio la Campanha Permanente Contra os Agrotóxicos e Pela Vida (Campagna Permanente contro gli Agrotossici e per la Vita), il Fórum Estadual de Combate aos Impactos dos Agrotóxicos do Estado do Rio de Janeiro (Forum Statale per la Lotta agli Impatti degli Agrotossici dello Stato di Rio de Janeiro), il Dossier " Un avvertimento circa l'impatto degli agrotossici sulla salute" dell'Abrasco (Associazione Brasiliana di Salute Collettiva),  la Mesa de Controvérsias sobre Agrotóxicos do Conselho Nacional de Segurança Alimentar e Nutricional – Consea ed i documentari "Il veleno è in tavola 1 e 2 ", di Silvio Tendler.

 

 

LA CAMERA DEI DEPUTATI CANCELLA L'OBBLIGATORIETÀ DELL'INDICAZIONE "TRANSGENICO" SULLE CONFEZIONE DI ALIMENTI CHE CONTENGONO OGM

estratto dall'articolo pubblicato sul sito del MST (Movimento dei Lavoratori Senza Terra) il 29.04.15

 

Il 27 aprile scorso, la Camera dei Deputati ha approvato in seduta plenaria il progetto di legge che prevede la non obbligatorietà dell'etichettatura dei prodotti alimentari contenenti ingredienti geneticamente modificati.

 

Sono stati 320 i voti a favore e 120 contro. Molti considerano il PL 4148/2008, del deputato ruralista Luiz Carlos Heinze (PP / RS), un attentato al diritto all'informazione della popolazione, il cui progetto beneficerebbe le aziende agro-alimentari che vogliono nascondere l'origine del prodotto commercializzato. Ora, il disegno di legge continuerà il suo iter al Senato.

 

Come funziona

Secondo la legge attuale, a partire dal 2003, tutti i prodotti che contengono i cosiddetti organismi geneticamente modificati (OGM) devono recare in etichetta il simbolo di colore giallo T e le informazioni sulle specie donatrice di geni.

 

Il progetto 4148, tuttavia, mira a soppiantare questa conquista del consumatore in favore della libertà dell'industria alimentare di non informare circa l'effettivo contenuto presente nelle confezioni. Così, la popolazione corre il rischio di consumare prodotti come oli, cracker, margarina, pappe per bambini, ecc. senza sapere se sono o meno sicuri.

 

Togliere il simbolo della "T" di colore giallo violerebbe l'articolo 6 del Codice del Consumatore, che prevede il diritto di informazione su quello che si sta acquistando quando si compra e consuma un prodotto. Molte aziende già violano questa legge e camuffano la vera origine del prodotto alimentare. Attualmente, il 92,4% della soia e il 81,4% del mais del paese sono di origine transgenica. (...) La grande questione è che ancora non si conoscono i veri rischi dell'uso degli OGM per la salute umana e per l'ambiente.

 

Interferenza del potere economico

In una recente intervista a Adital, il sociologo Rubem Siqueira, membro del Coordinamento Nazionale della Commissione Pastorale della Terra (CPT), ha richiamato l'attenzione sull'ingerenza del potere economico delle grandi imprese private nella politica istituzionale brasiliana.

 

Secondo lui, esisterebbe una strategia del potere economico globale, circa sei o otto conglomerate dell'industria della tecnologia alimentare, che vogliono controllare la catena produttiva mondiale. "Queste aziende, che possiedono questa tecnologia, vogliono fare un grande oligopolio di alimenti nel mondo. Immaginate il potere politico che tutto questo ha", ha detto Siqueira.

 

"Si tratta di aziende che finanziano quei deputati che la stanno proponendo e la maggior parte di quelli che la stanno votando. Poi c'è il finanziamento delle campagne elettorali. Questo è il motivo per cui le campagne di oggi sono così costose. Quando votiamo, non stiamo concedendo potere a un politico in base a quello che dice", ha detto.

 

"Sono queste aziende che detengono il potere reale. Noi abbiamo l'illusione che si stia decidendo attraverso il voto, ma è il potere economico che è il grande potere politico in Brasile", ha detto il sociologo.

 

Il coordinatore CPT ha sottolineato che è dovere dello Stato garantire l'accesso alle informazioni al pubblico. Nel caso dei prodotti transgenici, per sapere di che cosa si tratta e per scegliere se vogliamo comprarli o no.

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