top of page

Un senzatetto di San Paolo:

"Se mi tolgo la giacca loro se la portano via"

Sei senzatetto muoiono a causa del freddo. Il tema diventa problematico per Haddad (sindaco di São Paulo). Il municipio affronta critiche per l’azione della Guardia Municipale con la popolazione di strada.

 

di Marina Rossi, pubblicato su El Pais il 16.06.16

traduzione di Clelia Pinto per il Resto del Carlinho Utopia

Un senzatetto a San paolo fotografato questa settimana. Foto NACHO DOCE REUTERS

Poco prima del sorgere del sole in Piazza 14 bis, nel centro di São Paulo, due senzatetto iniziano a raccogliere coperte e altri oggetti dal marciapiede dove loro vivono. La temperatura minima all’alba di questo mercoledì è arrivata a sette gradi, ma il freddo percepito era ancor più forte, in un’atmosfera gelata intensificata dal cemento. Sotto una coperta, uno di loro spiega: “Stiamo raccogliendo le nostre cose affinché la GCM (Guardia Civile Metropolitana) non ci porti via tutto”, dice senza volersi identificare. “Passano di qui presto e quello che non ci teniamo stretto, se lo portano via”.

 

I senza tetto tentano di difendersi dall’indifendibile: la guardia municipale passa, quasi quotidianamente, nelle zone dove vivono i senza tetto per sequestrare materassini, coperte e baracche improvvisate. Persino i documenti si portano via, denunciano. 

“Io sono senza documenti perché mi hanno preso lo zaino”, ha detto un senzatetto, descrivendo la raccolta dell’ultimo "rapa", termine usato per le incursioni della polizia. Nel quartiere di Belém, zona orientale della città, lui, che pure preferisce non dire il nome, racconta di essere arrivato da Bahia, che sta cercando lavoro, ma che se già il non avere la residenza a San Paolo era un ostacolo, ora la situazione è peggiorata: “Non ho più neanche i documenti”.

 

Da anni la Guardia Municipale agisce per ritirare cartoni, materassi, tende, tutto quel che può essere utilizzato dai senza tetto per “privatizzare” lo spazio pubblico, come dice il comandante, ispettore Gilson Menezes. Il baiano e i suoi compagni - si stima siano 16.000 le persone che vivono per strada a São Paulo - affrontavano queste incursioni praticamente invisibili, finché la situazione non ha assunto i contorni di una crisi nelle ultime settimane, a causa di un crollo record della temperatura. “Quel che vogliono è farci morire di freddo", sostiene il senzatetto della 14bis. Mentre lo stavamo intervistando, a quaranta km da lì, nel cimitero di Vila Formosa, veniva seppellito il corpo di Adilson Justino, morto sul marciapiede dell’Avenida Paulista domenica scorsa, quando i termometri sono arrivati a segnare 3 gradi.

Senzatetto di San Paolo

Secondo la Pastorale del Popolo della Strada, in tutto sei senzatetto sono morti a causa del freddo nelle ultime settimane. La vittima più recente è stata registrata dalla Pastorale mercoledì scorso, aumentando ancora di più la pressione sul comune di San Paolo, che non conferma la causa delle morti e dice di aspettare i referti dell’Istituto Medico Legale per parlarne.

 

La Promotoria dos Direitos Humanos de São Paulo (ndt. organo della procura che si occupa dei diritti umani) ha annunciato, sempre mercoledì, che appurerà se ci sono indizi di omissione da parte del comune per quanto riguarda queste morti, e l’amministrazione di Fernando Haddad (PT) ha risposto di essere a disposizione del Pubblico Ministero per chiarire quanto necessario.

Lo stesso sindaco Haddad è stato messo alla berlina in un ambiente che già riflette le asperità della campagna elettorale per le municipali di ottobre. Il sindaco del PT ha insistito sul fatto che la Guardia Municipale ha il divieto di sottrarre oggetti personali, come le coperte, ai senzatetto: l’ordine è quello dell’apertura di un procedimento interno per appurare queste azioni.

 

Ma Haddad ha sollevato nuove critiche, anche dal pubblico di sinistra sui social network, quando ha affermato che la politica di sequestro di tende, materassi ed altro materiale di fortuna utilizzato dai senzatetto sulle strade, ha l’obiettivo di evitare la "favelizzazione" delle piazze della città.

Raccoglie (gli oggetti),  ma non accoglie (le persone)

La crisi ha indotto la deputata e prossima candidata alla carica di sindaco Luiza Erundina (Partito Socialismo e Libertà) a usare il proprio profilo facebook per fare una serie di domande a Haddad sul tema. “È  inaccettabile che la città più grande del paese e la terza del mondo tratti gli esseri umani con tanta crudeltà, come se i poveri non fossero che casi da affidare alla polizia", ha scritto la Erundina, che nelle urne contenderà a Haddad una fetta dell’elettorato progressista.

 

Su internet, intanto, si moltiplicano le iniziative per offrire rifugi alla popolazione di strada. “Tutti hanno freddo, anche i più ricchi. Questa storia ha sensibilizzato le persone”, dice padre Julio Lancellotti, della Pastorale del Popolo di Strada, noto e riconosciuto attivista della causa e porta voce del problema, che non esita a definire insufficienti le misure del comune. Lancellotti contesta le cifre ufficiali della popolazione di strada e sostiene che sia superiore ai 20.000. “Il censimento non tiene conto di chi è ospite delle ONG, per esempio”, spiega. Secondo padre Lancellotti il fatto di fornire cifre inferiori a quelle reali pregiudica la realizzazione di lavori rivolti a questa popolazione, giacché le politiche pubbliche vengono sviluppate  in base ai numeri del Comune.

 

I dormitori fanno parte dei piani delle istituzioni per tentare di ridurre la problematica, ma esiste una resistenza della popolazione di strada rispetto a questi luoghi. “Lì dentro mi hanno rubato persino la dentiera”, racconta dona Eleonora, abitante della piazza 14 bis. “Non ci trattano bene lì, preferisco rimanere in strada”.

Padre Julio Lancelotti con Juarez e Marlos, due senzatetto

Secondo Padre Lancellotti, la resistenza è dovuta al disegno istituzionale dei dormitori, nel quale vede autoritarismo, regole eccessivamente rigide e mancanza di umanità verso i senza tetto. “Trattano queste persone come numeri. E loro lo sentono. I senza tetto sono un gruppo di rifugiati urbani. E il problema è che il comune raccoglie ma non accoglie”. Sostiene che piccoli ambienti, autogestiti dagli stessi senzatetto, senza la verticalizzazione imposta dai modelli tradizionali, possono essere un modello di maggior successo.

 

All’alba e durante la mattinata di mercoledì scorso, quando abbiamo seguito i senzatetto di Rua Belem e di Piazza 14 Bis, non abbiamo registrato azioni della Guardia Metropolitana. Per il sacerdote della Pastorale la grande ripercussione negativa del comportamento degli agenti può essere un fattore della loro assenza in questi luoghi.

Gaúcha (a sinistra) e dona Eleonora, che vivono in Praça 14 Bis. Foto: Marina Rossi

Con il sole sul viso, Gaucha, (ndt. Gaucha è un soprannome, legato alle origini della donna: “gaucho” è l’abitante di Rio Grande do Sul, al confine con l’Argentina, uno degli stati più freddi del Brasile) una donna di 50 anni che arriva dall'interno del Rio Grande do Sul, diceva che non avrebbe tolto la giacca. “Non è perché sono gaucha che non sento freddo. Se mi tolgo la giacca me la portano via, per questo non la tolgo mai”, ha detto la senzatetto della Piazza 14 bis, per suo stesso dire alcolista.

 

Racconta di esser stata massacrata di botte dal marito per 17 anni, fino alla decisione di lasciare la casa. Ora, reagisce alla violenza della Guardia Municipale. “Che cultura è questa, ragazza mia? Gli agenti arrivano, ci prendono le coperte e poi se ne tornano a casa, tutti sorridenti e dicono: “ho fatto il mio lavoro”? A che serve darci coperte la sera se di mattina loro arrivano e ci portano via tutto?” Gaucha non ha né tenda né materasso. Dorme sulla coperta che le è rimasta in quell’alba senza la visita del rapa.

 

bottom of page