30/03/16
Angola: condanna per Luaty Beirão e gli altri 16 rappers attivisti
Pene dai 2 agli 8 anni di carcere per attività sovversiva (un gruppo di studio su un libro pacifista) contro il regime del presidente José Eduardo dos Santos
di Natalia Viana, pubblicato sul sito Pública il 28.03.16
Cinque anni e sei mesi di carcere. Questa è la pena che il rapper Luaty Beirão dovrà scontare, secondo la sentenza emessa lunedi (28) da parte del Tribunale Provinciale di Luanda. Luaty, così come altri 16 giovani angolani, è stato condannato per "atti preparatori alla ribellione" e associazione a delinquere.
I giovani partecipavano a un gruppo di studi su una versione angolana del libro "Dalla dittatura alla democrazia", del pacifista americano Gene Sharp.
Quattordici di loro erano stati arrestati nel giugno dello scorso anno in "flagranza di reato" mentre discutevano il libro. Da allora, Luaty ha trascorso 85 giorni in isolamento, con diritto a una sola ora d'aria al giorno, per poi passare in una cella comune. Nel mese di dicembre al gruppo sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Il processo è durato quattro mesi, durante i quali l'accusa ha cercato di sostenere l'accusa di cospirazione per rovesciare il presidente José Eduardo dos Santos, al potere da 36 anni. Una delle principali prove presentate dal pubblico ministero è stato un video girato nel corso delle riunioni da parte di un giovane infiltrato dai servizi segreti, che mostrava i dibattiti sulle tattiche di protesta non violente contro il governo.
Inoltre, l'accusa ha presentato una lista che era circolata su Facebook contenente i nomi di persone che avrebbero dovuto occupare incarichi in un potenziale governo post-José Eduardo dos Santos. Questo gioco da social network, una sorta di toto-ministri, è stato considerato dal giudice come prova dei piani concreti per rovesciare il presidente, malgrado contenesse indicazioni di nomi improbabili, come quello di un fanatico leader religioso che predicava la fine del mondo. "Gli imputati si preparavano a compiere atti sovversivi e non si limitavano solo a leggere un libro. Gli imputati volevano imparare come destituire il potere", ha detto il pubblico ministero Isabel Fançony Nicola.
La studentessa di filosofia Laurinda Gouveia, intervistata nel video realizzato da Pública (che trovate più sotto nella pagina), è stata condannata a 4 anni e 6 mesi di reclusione. La stessa condanna è stata inflitta ai giovani Nuno Dala, Sedrick de Carvalho, Nito Alves, Inocêncio de Brito, Laurinda Gouveia, Fernando António Tomás “Nicola”, Afonso Matias “Mbanza Hamza”, Osvaldo Caholo, Arante Kivuvu, Albano Evaristo “Bingo-Bingo”, Nelson Dibango, “Hitler” Jessy Chivonde e José Gomes.
Oltre a Luaty Beirão, anche al professor Domingos da Cruz è toccata una pena maggiore - otto anni di carcere - per essere considerato "leader" del gruppo. Da Cruz è l'autore dell'adattamento del libro di Gene Sharp al contesto angolano. Altri due imputati sono stati condannati a due anni e tre mesi: Benedito Jeremias Dali “Dito” e Rosa Kusse Conde. Il militare Osvaldo Caholo è in attesa di processo presso il tribunale militare. Tutti facevano parte della piccola ma vivace scena Rap di Luanda, che riunisce giovani musicisti critici del regime.
Secondo maggior paese africano esportatore di petrolio in Africa, l'Angola ha circa il 36% della popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà e il peggior tasso di mortalità infantile nel mondo. In compenso, la figlia del presidente José Eduardo dos Santos è la donna più ricca del continente.
I condannati sono stati trasferiti in carcere lunedì mattina, subito dopo la lettura della sentenza, ma secondo Pedro Beirão, fratello minore di Luaty, non si sa dove. "Sappiamo che Luaty è già effettivamente in carcere, ma non sappiamo dove. Gli avvocati non lo sanno, vedremo se domani lo sapranno". Pedro dice di non aver avuto alcun contatto con il fratello, che non era presente in aula al momento della sentenza. "Non ho potuto vederlo, quindi non so quale sia stata la sua reazione. Sono molto preoccupato di non sapere ancora dove sia stato portato".
Fino a ieri Luaty era calmo e "preparato al peggio" dal momento che la condanna non è stata una sorpresa, dice il fratello.
"Ovviamente pensiamo che questa sentenza sia una grande ingiustizia, ma non molto sorprendente, perché la Corte stessa aveva già dato segnali di voler arrivare a una condanna. Quanto poi alla pena di reclusione di cinque anni, ci sembra davvero una pena molto pesante per qualcuno che non ha fatto nulla." I difensori dei giovani hanno già presentato ricorso alla Corte Suprema per chiedere il riesame della sentenza.
Secondo Ana Cernov, coordinatrice del programma Sud-Sud della ONG Conectas, che si occupa di diritti umani, la decisione viola i diritti sia a livello nazionale che internazionale. "Questi giovani vengono condannati per la lettura di un libro. In qualunque paese democratico avrebbero potuto riunirsi in un gruppo di studio e anche criticare apertamente il governo, senza per questo essere giudicati colpevoli di un crimine", dice.
Ana ricorda che la decisione giunge nel momento in cui il governo dell'Angola sta cercando di proiettare la sua immagine a livello internazionale. "In questo momento l'Angola occupa la presidenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ma se il governo vuole avere questo ruolo internazionale, deve garantire la libertà di espressione, di riunione e di associazione in Angola".
Ana Cernov critica anche il silenzio della diplomazia brasiliana sulla questione - cosa che considera "irresponsabile", dal momento che il Brasile è un partner economico strategico dell'Angola. "Crediamo che il Brasile avrebbe forza sufficiente per fare pressione sul governo angolano al fine di garantire questi diritti fondamentali di espressione." Il Ministero degli Esteri brasiliano ha più volte detto che non si sarebbe manifestato sulla questione degli attivisti.
Attivista angolano chiede asilo in Brasile
Dal novembre dello scorso anno, uno degli attivisti più noti legati ai 17 giovani è in Brasile, dove ha fatto richiesta di asilo politico. L'angolano Raul Mandela è stato intervistato da Pública a Luanda prima di volare a San Paolo.
"Sono partito il 20 novembre dello scorso anno. Ma ho avuto un problema in aeroporto. Mi ritirarono il passaporto dicendomi che non avrei potuto viaggiare in quanto ero indagato", dice. Secondo Raul, l'imbarco gli venne concesso solo perché aveva una grande ferita alla testa dopo essere stato picchiato in una manifestazione in difesa dei compagni arrestati. "Sono stato torturato lì a Maianga durante una manifestazione. La polizia mi aprì la testa con un bastone, e persi molto sangue. Sono riuscito a lasciare il paese dicendo che mi sarei recato in Brasile per le cure".
Invitato a partecipare al gruppo di discussione sulle tattiche non violente, Raul non era riuscito a trovare un mezzo di trasporto per recarsi alla riunione del 20 giugno, quando tutti sono gli attivisti vennero arrestati. "Se ci fossi andato, oggi sarei in prigione anch'io. È davvero assurdo. Un paese in cui si arrestano e si condannano dei giovani solo perché leggono dei libri, non puo' essere chiamato democratico. È un paese dittatoriale, "salazarista", dice. Dopo l'arresto dei compagni, Raul ha continuato a partecipare alle manifestazioni a Luanda fino a quando la situazione è diventata insostenibile.
"Hanno cominciato a perseguitarmi fin dal giorno degli arresti dei miei compagni. Quel giorno stesso andarono a casa mia. Quando mi avvisarono che la polizia e anche dei civili stavano arrivando. Dovetti fuggire", ricorda. "La polizia è entrata a casa mia quattro volte, senza alcun mandato d'arresto, senza mostrare alcun documento. Avevo una copia del libro di Gene Sharp, l'hanno sequestrato".
Racconta anche di essere stato cercato da un gruppo di giovani affiliati al MPLA, il partito di governo, cosa che gli fece temere seriamente per la sua incolumità fisica e decidere di lasciare il paese. "Qui in Brasile, il mio lavoro è quello di divulgare le violazioni dei diritti umani in Angola. Devo lavorare per la liberazione dei miei compagni. La lotta è lunga, ma ci riusciremo", promette.
27.10.15
27.10.15, Luanda (Angola)
In una lettera inviata alla redazione di Rede Angola dalla famiglia di Beirão, scritta dall'attivista ieri e dedicata ai suoi 14 compagni detenuti e alla società civile, Luaty Beirão, dopo 36 giorni, ha annunciato la fine dello sciopero della fame che ha avuto inizio il 21 settembre per protesta contro l'eccesso di detenzione preventiva.
La "Lettera ai miei compagni di prigione", comincia, così come la prigione degli attivisti, nella data che ha segnato l'inizio della detenzione:
20 giugno 2015.
Giugno è andato lontano. Abbiamo trascorso molti giorni in isolamento, alcuni senza cibo, sentendo molto la mancanza dei nostri affetti. Lungo il cammino abbiamo sentito la solidarietà della maggioranza dei detenuti e del personale. Abbiamo avuto il sostegno di familiari e amici.
Nelle ultime settimane in cui ho mantenuto lo sciopero della fame che decidemmo insieme (a Calomboloca), molte cose sono cambiate. Ho avuto l'opportunità di capire cosa ci attende là fuori e volevo condividere con voi quello che ho visto:
Ho visto persone della nostra società che hanno combattuto per il nostro paese e vissuto quello che noi stiamo vivendo, uscire dall'ombra e impegnarsi in nostra difesa, in modo che la storia non si ripeta.
Ho visto persone provenienti da tutto il mondo, organizzazioni per i diritti umani, personalità, sconosciuti con esperienze di lotta in prima persona che, da soli o in gruppo, si sono uniti nella richiesta della nostra liberazione. Lo sentivamo anche prima, ma non in questa dimensione. Molto al di sopra delle nostre aspettative. Ed è lontano dal diminuire. Ogni giorno ci giungono notizie di persone anonime, personalità o istituzioni che si uniscono per la nostra liberazione.
Nel nostro paese molte cose sono cambiate e altre, purtroppo, si ripetono. Ho saputo che i limiti sono stati superati, con madri picchiate e veglie sulle porte delle chiese represse brutalmente. Questo mostra tutta la fragilità di chi ci governa. E la prepotenza, l'incompetenza e la malafede dimostrate nella gestione del nostro processo ci hanno portato fino a qui. Ogni decisione presa contro ha finito per risultare a favore di una sempre maggiore attenzione. Malgrado ciò, la forza appare in tutta sua sproporzione. Non vedo saggezza dall'altra parte. Vi dico quello che già vi dissi in altre situazioni analoghe: giriamo le spalle e torniamo di nuovo domani. Smetterò lo sciopero della fame.
Abbiamo ottenuto molta attenzione intorno alla nostra causa. Molta della quale ricaduta su di me. Per questo avevo chiesto di essere portato insieme a voi a San Paolo, per poter così parlare con una sola voce.
Alla società: Non smetterò di lottare, non abbandonerò i miei compagni e tutte le persone che hanno dimostrato tanto amore e che riempiono il mio cuore. Grazie. Mi auguro che la società civile nazionale ed internazionale e tutto il sostegno dei media non si fermi.
Sono innocente per ciò di cui ci accusano e ho deciso di interrompere lo sciopero della fame. Senza aver ricevuto risposta quanto alla mia richiesta di attendere il processo in libertà, non posso che sperare che i responsabili del nostro paese interrompano a loro volta il loro sciopero umanitario e di giustizia. In qualunque modo, la maschera è caduta. Abbiamo vinto. E il merito va dato a chi ce l'ha: è stato lo stesso regime che, incapace di contenere i suoi istinti repressivi, ha reso vana, in ogni sua decisione, qualunque promessa di democrazia, libertà di espressione e rispetto per i diritti umani.
Abbracciamo tutto l'amore che abbiamo ricevuto e teniamoci stretti tutti questi strumenti. Insieme. Non siamo più i "facinorosi '. Non siamo più i "giovani Revus" (ndt. abbreviativo di rivoluzionari). Non siamo più soli. In Angola, siamo tutti necessari. Siamo tutti i rivoluzionari. È stato così che è nato il nostro paese, ma, questa volta, lottiamo per una vera trasformazione sociale, in pace.
In buona fede mi firmo
Luaty Beirão
19.10.15
#Angola15: è vietato parlare in Angola
L'incredibile storia dei rappers accusati di tramare un colpo di stato dal regime del presidente José Eduardo dos Santos, al potere da 36 anni. Uno di loro, il più famoso, Luaty Beirão, 33 anni, è in serio pericolo di vita dopo 29 giorni di sciopero della fame per protesta contro l'illegale durata della sua detenzione preventiva di 121 giorni, 85 dei quali trascorsi in isolamento.
di Eliza Capai e Natalia Viana, dal sito dell'Agenzia di Giornalismo Investigativo Publica
"Insieme a Luaty, stavo scrivendo le ultime musiche del mio album", racconta il rapper Leonardo Kossengue in un caldo e polveroso pomeriggio d'agosto a Luanda, capitale dell'Angola. "Aspetterò che esca di prigione. Non voglio finirle senza di lui". Parlava ai reporter durante un incontro in un luogo scelto con molta attenzione per garantirci che non saremmo stati spiati.
Ci trovavamo in Angola per realizzare un'inchiesta sulla presenza brasiliana nel paese, uno dei principali partners commerciali del Brasile nel continente africano. Nel mezzo della nostra ricerca di dati e documenti sulle imprese brasiliane, conversammo con giovani locali per capire il contesto più ampio di un sistema politico che già era stato una dittatura socialista e adesso tiene ad essere riconosciuto come una piena democrazia.
Quel pomeriggio, molti rappers parlarono con ammirazione di Luaty. "È stato Luaty che mi ha fatto conoscere il rap", ha detto uno dei giovani, che ha chiesto di rimanere anonimo.
Oggi Henrique Luaty da Silva Beirão, di 33 anni, è in pericolo di vita dopo 23 giorni di sciopero della fame (ndt. mentre scriviamo i giorni sono diventati 29) per protesta per la lunga prigione preventiva in attesa di giudizio. Si trova agli arresti da 115 (ndt. 121) giorni, il che in Angola è illegale. Prima aveva trascorso 85 giorni in isolamento, con diritto appena a un'ora d'aria al giorno. "Psicologicamente sta bene, è ancora la stessa persona. Ma fisicamente è molto debilitato", dice il fratello Pedro Beirão. "Sta facendo delle flebo, altrimenti non riuscirebbe a superare questa settimana".
Luaty e un gruppo di altri 16 giovani, molti di loro rappers, sono acusati di un crimine incredibile: cospirazione al fine di rovesciare il presidente José Eduardo dos Santos, al potere da 36 anni. Quattordici di loro sono stati arrestati a giugno, in "flagranza di reato", mentre partecipavano a un gruppo di studio aperto in una libreria, dove dibattevano il libro "Dalla dittatura alla democrazia" di Gene Sharp. Uno di loro è stato arrestato il giorno dopo, e due giovani ragazze sono state inserite nell'elenco degli indagati ma a piede libero.
Il documentario integrale "É proibido falar em Angola" verrà lanciato il 23 novembre prossimo dal sito di giornalismo investigativo Publica. Potete trovare la versione originale di questo video che abbiamo sottotitolato a questo indirizzo
Fare rap è pericoloso in Angola
Figlio di un importante alleato del presidente ed alto membro del partito governista, l'MPLA, Luaty è diventato famoso per il programma di rap che conduceva a Radio LAC. Conosciuto come "Ikonoclasta", il musicista è fonte d'ispirazione per decine di giovani insoddisfatti dal regime di José Eduardo dos Santos - o “Kota Zedu”, come dicono, un termine usato per rispetto all'età del presidente, che ha compiuto 73 anni. Questi giovani hanno fatto del rap il loro strumento di protesta e informazione.
Sono ragazzi conosciuti con nomi come “Albano Liberdade”, “Mbanza Hanza”, “Cheik Hata” o “Nicola Radical” e che hanno tra i loro idoli il gruppo brasiliano Racionais MCs. Attraverso il rap, tentano di richiamare l'attenzione sugli incommensurabili problemi dell'Angola, con show realizzati nei musseques- la versione angolana delle favelas - e sulle frequenze radio. Secondo maggior esportatore africano di petrolio, l'Angola vede il 36% della sua popolazione vivere sotto la soglia di povertà e possiede il peggior indice di mortalità infantile del mondo.
Uno dei giovani intervistati suggerisce: "Il presidente José Eduardo deve andare in pensione. Potrebbe mantenere un incarico di consigliere a vita, o qualcosa del genere". Si tratta di una presa di un atteggiamento sorprendente per giovani che si definiscono "Revus", diminutivo di rivoluzionari. Ma l'Angola è un paese che ha vissuto 27 anni di una guerra civile che, fino alla sua fine, nel 2002, è stata caratterizzata da massacri che hanno lasciato tracce traumatiche nella popolazione.
Così i ragazzi hanno ripetuto diverse volte, nel corso dell'intervista, che non hanno nessuna intenzione di impugnare le armi. "Kota Zedu, dobbiamo parlare/ Lega i tuoi cani, non lasciarli avanzare/ Vogliamo solo parlare", riassume un testo rap.
È stato Luaty a capitanare le prime manifestazioni contro il governo nel 2011, all'auge delle primavere arabe, che tutti hanno ammirato. L'idea degli attivisti è sempre stata quella di mobilitare la popolazione per un cambiamento di regime.
In quell'anno, le proteste coinvolsero centinaia di giovani angolani, ma furono ridotte dalla pressione e dalla vigilanza costante della polizia segreta angolana. Oltre a vari episodi di repressione sanguinaria. Nel marzo del 2012, per esempio, mentre si trovavano riuniti nella casa del rapper Carbono Casimiro per organizzare una manifestazione, circa 40 giovani vennero attaccati da difensori del regime armati di coltelli e bastoni. Luaty rimase ferito gravemente alla testa e Mbanza Hamza riportò varie fratture alle costole.
Tre anni dopo, i pochi che continuano a scendere in piazza per protestare contro il lunghissimo mandato del presidente sono ripetutamente stati arrestati e picchiati e subiscono la pressione delle loro famiglie affinché la smettano di parlare d'Angola.
Sono ragazzi conosciuti con nomi come “Albano Liberdade”, “Mbanza Hanza”, “Cheik Hata” o “Nicola Radical” e che hanno tra i loro idoli il gruppo brasiliano Racionais MCs. Attraverso il rap, tentano di richiamare l'attenzione sugli incommensurabili problemi dell'Angola, con show realizzati nei musseques- la versione angolana delle favelas - e sulle frequenze radio. Secondo maggior esportatore africano di petrolio, l'Angola vede il 36% della sua popolazione vivere sotto la soglia di povertà e possiede il peggior indice di mortalità infantile del mondo.
Uno dei giovani intervistati suggerisce: "Il presidente José Eduardo deve andare in pensione. Potrebbe mantenere un incarico di consigliere a vita, o qualcosa del genere". Si tratta di una presa di un atteggiamento sorprendente per giovani che si definiscono "Revus", diminutivo di rivoluzionari. Ma l'Angola è un paese che ha vissuto 27 anni di una guerra civile che, fino alla sua fine, nel 2002, è stata caratterizzata da massacri che hanno lasciato tracce traumatiche nella popolazione.
Così i ragazzi hanno ripetuto diverse volte, nel corso dell'intervista, che non hanno nessuna intenzione di impugnare le armi. "Kota Zedu, dobbiamo parlare/ Lega i tuoi cani, non lasciarli avanzare/ Vogliamo solo parlare", riassume un testo rap.
È stato Luaty a capitanare le prime manifestazioni contro il governo nel 2011, all'auge delle primavere arabe, che tutti hanno ammirato. L'idea degli attivisti è sempre stata quella di mobilitare la popolazione per un cambiamento di regime.
In quell'anno, le proteste coinvolsero centinaia di giovani angolani, ma furono ridotte dalla pressione e dalla vigilanza costante della polizia segreta angolana. Oltre a vari episodi di repressione sanguinaria. Nel marzo del 2012, per esempio, mentre si trovavano riuniti nella casa del rapper Carbono Casimiro per organizzare una manifestazione, circa 40 giovani vennero attaccati da difensori del regime armati di coltelli e bastoni. Luaty rimase ferito gravemente alla testa e Mbanza Hamza riportò varie fratture alle costole.
Tre anni dopo, i pochi che continuano a scendere in piazza per protestare contro il lunghissimo mandato del presidente sono ripetutamente stati arrestati e picchiati e subiscono la pressione delle loro famiglie affinché la smettano di parlare d'Angola.
FIRMA SUBITO L'APPELLO DI AMNESTY INTERNATIONAL!
Angola: 15 attivisti in carcere, uno di loro in condizioni critiche
15 giovani attivisti angolani continuano ad essere detenuti in Angola. Alcuni di loro hanno cominciato uno sciopero della fame il 20 settembre, per protestare contro la loro detenzione illegale. Luaty Beirão continua lo sciopero della fame ed il suo stato di salute è in continuo peggioramento. Nelson Dibango si è unito allo sciopero della fame il 9 di ottobre.
15 giovani attivisti erano stati arrestati ed incarcerati dalle forze di polizia angolane a Luanda, tra a il 20 e il 24 giugno, dopo aver partecipato ad un incontro riguardante temi politici sotto la presidenza di José Eduardo dos Santos. Il 16 settembre sono stati formalmente accusati di pianificare una ribellione ed un colpo di stato contro il presidente, ma sono stati ufficialmente informati del loro stato di accusa solo il 5 di ottobre. Gli attivisti sono detenuti in attesa di processo da più di 90 giorni - limite previsto dalla legge. Le loro accuse vengono considerate come reati contro la sicurezza nazionale e comportano una pena di detenzione fino a 3 anni o al pagamento di una sanzione corrispondente.
Alcuni degli attivisti hanno cominciato uno sciopero della fame il 20 settembre per protestare contro la loro detenzione illegittima. La maggior parte ha interrotto lo sciopero della fame dopo pochi giorni, ma Luaty Beirão persiste: per tre settimane ha solamente bevuto una miscela di acqua, sale e zucchero fornitagli dalla sua famiglia. Il suo stato di salute sta precipitosamente peggiorando e al momento cammina e beve a fatica. Secondo quanto riportato dalla sua famiglia Luaty è stato trasferito all'ospedale del carcere di São Paulo il 9 ottobre, ma ha solamente accettato una flebo di soluzione salina per via endovenosa l'11 ottobre. Un altro dei 15 attivisti, Nelson Dibango, si è unito allo sciopero della fame il 9 ottobre.
INFORMAZIONI AGGIUNTIVE
Il dissenso viene frequentemente represso dalle autorità angolane e spesso in maniera violenta. Amnesty International ha documentato come i diritti alla libertà di espressione e di riunione pacifica siano stati illegittimamente limitati in Angola, come riportato nel rapporto Punishing Dissent: Suppression of Freedom of Association and Assembly in Angola .
Molti di coloro che hanno sfidato il governo del presidente José Eduardo dos Santos sono stati sottoposti a sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali, detenzioni arbitrariamente e torture. Nonostante la libertà di espressione e di riunione pacifica siano chiaramente sanciti dalla costituzione del Paese - e in diversi trattati internazionali che l'Angola ha firmato e ratificato - violazioni di tali diritti sono frequenti.
Le attiviste angolani Laurinda Gouveia e Rosa Conde sono state accusate a fianco dei 15 giovani attivisti il 16 settembre, ma non sono in stato di detenzione.L'11 ottobre i sostenitori di Luaty Beirão e degli altri attivisti hanno tenuto una veglia a Sagrada Familia, nella capitale Luanda. Secondo coloro che hanno preso parte, la polizia si è presentata alla vigilia con fucili, cannoni ad acqua e cani; per evitare conflitti con la polizia la veglia si è svolta in maniera molto rapida.
Nomi dei giovani attivisti arrestati:
Henrique Luaty da Silva Beirão , Manuel Chivonde ( Nito Alves ) , Nuno Alvaro Dala , Afonso Mahenda Matias ( Mbanza Hanza ) , Nelson Dibango Mendes dos Santos , Hitler Jessy Chivonde ( Hitler Samussuko ) , Albano Evaristo Bingocabingo , Sedrick Domingos de Carvalho , Fernando António Tomás ( Nicolas o radicale ) , Arante Kivuvu Italiano Lopes , Benedito Jeremias , José Gomes Hata ( Cheick Hata ) , Inocêncio Antônio de Brito , Osvaldo Sérgio Correia Caholo e Domingos da Cruz .
Dalla pagina Facebook il Resto del Carlinho Utopia - 24 ottobre 2015
Al 33° giorno di sciopero della fame, lo stato di salute del rapper e attivista angolano Luaty Beirão potrebbe essere vicino al punto di non ritorno. Non è stato per caso che il relatore speciale sulla Situazione dei Difensori dei Diritti Umani dell'ONU ha esortato il governo angolano a liberare i 14 attivisti arrestati fin dal giugno scorso. Michael Frost è preoccupato per Luaty Beirão, da 33 giorni in sciopero della fame. E ha tutte le ragioni per esserlo. Le ultime notizie sul musicista angolano sono preoccupanti.
Ieri, dopo l'abituale té della notte, alla Clinica Girassol di Luanda, dove era stato trasferito a causa dell'aggravamento del suo stato di salute, Luaty si è lamentato con la moglie di formicolii persistenti alle braccia, alle mani e alle gambe. Oggi pomeriggio, durante la visita, il medico responsabile gli ha detto: "A partire da adesso, sei entrato in una pericolosa fase di prossimità con la linea che delimita la frontiera tra la stabilità apparente ed il punto di non ritorno. Posso uscire da qui e, appena chiusa la porta, potrebbe entrare in crisi definitiva qualche tuo organo."
Sulla pagina ufficiale che gli amici hanno creato su Facebook, e che ha raggiunto quasi 60.000 likes, l'amministratore ricorda: "è urgente che il Tribunale Supremo e/o il Tribunale Costituzionale si pronuncino sulla richiesta di habeas corpus che gli avvocati hanno presentato il 30 settembre. A partire da adesso si parla di MINUTI."
Nella qualità di inviato indipendente del Consiglio dei Diritti Umani, il perito dell'ONU ha fatto una richiesta urgente affinché vengano ritirate tutte le accuse contro i 14 attivisti e che siano tutti liberati. Michel Forst sostiene che la loro prigione "puo' essere considerata arbitraria".