top of page

14.12.15

La regola non scritta che è permesso uccidere i giovani neri delle periferie

di Atila Roque, direttore, e Renata Neder, responsabile Diritti Umani, di Amnesty International Brasile

pubblicato sul Portal Forum il 05.12.15

Era già passata la mezzanotte, inizio dell'alba del 29 novembre 2015. La notte era stata di festa e divertimento per gli amici WESLEY Castro, 20 anni, WILTON Esteves Domingos Junior, 20 anni, CLEITON Corrêa de Souza, 18 anni, CARLOS Eduardo da Silva Souza, 16 anni, ROBERTO de Souza Penha, 16 anni. 

 

Avevano festeggiato il primo salario di uno di loro, al Parque Madureira e tornavano a casa nel quartiere Costa Barros, periferia nord di Rio de Janeiro. Ma hanno incrociato sulla strada una macchina della polizia del 41° Battaglione della Polizia Militare.

 

Senza spiegazioni o preavviso i poliziotti hanno aperto il fuoco e hanno sparato l'impressionante quantità di 111 colpi di pistola e fucile contro l'auto. Più di 60 colpi hanno colpito il veicolo, uccidendo i cinque ragazzi, ognuno di loro con una storia intera di sogni e conquiste ancora da vivere. In pochi minuti tutto è finito, giustiziati brutalmente

La regola non scritta che è permesso uccidere giovani neri delle periferie

da agenti dello stato che dovrebbero avere come principio fondamentale la conservazione e la tutela della vita di tutte le persone. I poliziotti hanno anche cercato di simulare una situazione di scontro a fuoco, mettendo una pistola in mano ad uno dei giovani e un'altra vicino a una ruota dell'auto.

 

Questo episodio ci sconvolge e ci rivolta. Ma, purtroppo, non si tratta di un'eccezione. La polizia di Rio de Janeiro, uccide moltissimo. E molti casi si verificano in situazioni come questa: esecuzioni di individui sospetti. Situazioni in cui non vi era alcun tipo di scontro a fuoco, in cui non c'era alcun bisogno di usare armi da fuoco da parte della polizia. Solo la reiterazione di una routine che sembra essere diventata una regola non scritta: uccidere giovani neri che vivono nelle favelas e nelle periferie è permesso.

 

L'impunità che prevale in quasi tutti i casi, con alcune eccezioni, offre la garanzia che non accadrà nulla al poliziotto che uccide, simula "autos de resistências" e occupa la posizione di punta avanzata di una politica di guerra e di scontro, giustificata dalla lotta al narcotraffico. La polizia esegue una politica di sicurezza pubblica provatamente fallimentare che va producendo orrore e dolore, il cui prezzo è pagato principalmente con le vite di giovani neri abitanti delle favelas e delle periferie e, anche, dei poliziotti. In sintesi, possiamo dire che la nostra polizia uccide molto, e muore anche. E tutte queste vite sono trattate, in fondo, come se fossero vite usa e getta dalla società e dallo Stato. Questa è la nostra tragedia quotidiana, la stessa che si è presa la vita dei cinque ragazzi di Costa Barros.

In dieci anni, tra il 2005 e il 2014, la polizia ha ucciso 8466 persone durante nel corso di operazioni nello stato di Rio de Janeiro, 5132 nella sola capitale. Nel 2014, ci sono state 580 vittime nello stato di Rio de Janeiro, 244 nella città di Rio. Un aumento di quasi il 40% rispetto all'anno precedente. E nel 2015 la tendenza al rialzo persiste.

 

Questi numeri ci mostrano che circa il 16% di tutti gli omicidi nella città di Rio de Janeiro sono stati commessi da poliziotti in servizio. Questa istituzione che dovrebbe garantire il diritto alla sicurezza pubblica per tutti è stata responsabile di una percentuale significativa degli omicidi totali.

 

È rivoltante anche sapere che questa pratica della polizia non è una novità per nessuno, eppure le autorità non hanno adottato misure per porre fine all'alta letalità della polizia e alle esecuzioni.

 

Lo scorso ottobre, in un'altra azione dalle tragiche conseguenze, un poliziotto dello stesso 41° BPM (Battaglione della Polizia Militare) ha sparato e ha ucciso due giovani che erano su una moto. Il poliziotto ha affermato di aver "confuso" un cric per automobili che uno di loro portava con una pistola e di aver sparato per questo.

 

Ha sparato per uccidere, anche se nulla stava minacciando la sua incolumità o quella di chiunque altro. Dopo tutto, ancora non è stato inventato un cric in grado di sparare munizioni. Ossia, l'errore visivo non giustifica l'esecuzione.

Vignetta di Carlos Latuff
Vignetta di Carlos Latuff

"Autos de resistência" 

Gli "autos de resistência" (atti di resistenza, detti anche "atti di resistenza seguiti da morte") sono un artificio legale della polizia per archiviare senza indagini l'omicidio di "soggetti che hanno opposto resistenza all'arresto". Si tratta di una pratica abituale e quotidiana praticata dalla polizia brasiliana.

Questo strumento, una sorta di vera e propria "licenza d'uccidere impunemente" è stato creato durante la dittatura militare per legittimare la repressione poliziesca dei movimenti che lottavano per riportare la democrazia nel paese.

Una ricerca condotta su 12.000 "autos de resistência" registrati a Rio de Janeiro negli ultimi anni, ha dimostrato che nel 60% dei casi si è trattato di pure e semplici "esecuzioni", molte delle quali con spari alla nuca e alle mani delle vittime, che si trovavano chiaramente in posizione di difesa e non di attacco.

Ciò che la spiega è la norma non scritta che è permesso sparare per uccidere chiunque abbia un "profilo" da "elemento sospetto", come sostenevano i ricercatori Silvia Ramos e Leonarda Mucumeci in uno studio su pregiudizio razziale e abbordaggi della polizia (Elemento sospetto: abbordaggio della polizia e discriminazione nella città di Rio de Janeiro, ed. Civilização Brasileira, 2005).

 

Questo stesso Battaglione della Polizia Militare, il 41°, è stato quello che ha presentato il maggior numero di casi di omicidio nel 2014. Sono state 68 le persone uccise in un solo anno. Il 41° BPM ha presentato negli ultimi anni il più alto numero di vittime nelle sue operazioni. E nulla è stato fatto a questo riguardo. Al contrario, interrogate sulla questione, le autorità di Rio de Janeiro rispondono sostenendo che quell'area è a grande rischio, con forte presenza di gruppi criminali e che pertanto non è possibile diminuire la letalità della polizia nella zona in questo contesto di "guerra alla droga".

Nel rifiutarsi di guardare attentamente all'alto indice di letalità di questo battaglione, le autorità sono conniventi con le esecuzioni e trasmettono il chiaro messaggio che questo tipo di comportamento da parte della polizia è accettabile.

Rapporto Amnesty

Amnesty International ha pubblicato nel mese di agosto 2015, la relazione "Hai ucciso mio figlio, omicidi commessi dalla polizia militare nella città di Rio de Janeiro", che presenta tutti questi dati, evidenziando l'alto tasso di letalità del 41° BPM e documentando casi specifici di esecuzioni della polizia nella favela di Acari.

 

Quello che la ricerca sui singoli casi di Acari ha rivelato è che la polizia fa un uso non necessario della forza letale, spara con l'intenzione di uccidere, entra abitualmente nella favela sparando e, per garantirsi l'impunità, altera la scena del crimine, simula conflitti a fuoco e minaccia i familiari delle vittime ed i testimoni.

 

Così, il registro degli "Autos de Resistencia" è usato con frequenza per coprire casi di esecuzioni extragiudiziali. L'assenza sistematica di indagini e la conseguente impunità per i casi registrati in questo modo, fanno si che i poliziotti militari usino questo registro amministrativo come un modo per coprire la pratica delle esecuzioni extragiudiziali.

Parte della società, tuttavia, sembra sostenere l'elevata letalità delle operazioni di polizia. Da un lato, il poliziotto pensa che si sta facendo bene a uccidere e, dall'altro, parte della società lo appoggia perché crede nel vecchio detto "il bandito buono è il bandito morto". Questa convinzione deve essere duramente contestata da tutti, anche dalle autorità della sicurezza pubblica, che dovrebbero mandare un messaggio forte e chiaro che le esecuzioni non sono tollerate. La lotta alla criminalità non è incompatibile con la garanzia del diritto di tutti alla vita. La polizia, nell'esercizio delle sue funzioni, deve usare la forza solo quando è necessario e proporzionatamente all'obiettivo che si vuole raggiungere. Coloro che sono sospettati di aver commesso crimini vanno indagati e, quando è il caso, consegnati alla giustizia e condannati. Tutto a seguito di un regolare processo.

Il profilo delle vittime del massacro di Costa Barros merita la nostra attenzione: tutti erano giovani e neri. Il governatore dello stato di Rio si è prontamente presentato pubblicamente per dire che "non è stato razzismo". No?

 

La vittima principale della polizia di Rio de Janeiro è il giovane nero delle favelas e delle periferie. I dati mostrano che a Rio de Janeiro, in un periodo di quattro anni, il 99,5% delle vittime della polizia erano di sesso maschile, il 79% neri e il 75% giovani tra i 15 ei 29 anni.

 

La violenza letale della polizia ha un evidente destinatario. Ha un volto, un colore e un indirizzo. Non possiamo ignorarlo.

 

I poliziotti avrebbero mai sparato 111 colpi contro un'auto con a bordo cinque giovani bianchi nel benestante quartiere di Leblon? Non possiamo eludere eludere questa domanda.

Le istituzioni non funzionano nello stesso modo per tutti, si comportano in maniera diversa a seconda dell'interlocutore. E in un paese strutturalmente caratterizzato dal razzismo, essere un giovane nero determina il rischio che si corre di essere giustiziato dalla polizia. Quindi non possiamo parlare della letalità della polizia e non parlare anche di razzismo.

 

Il governo dello stato di Rio de Janeiro e la Segreteria di Sicurezza Pubblica sono, in ultima analisi, responsabili di questa politica di sicurezza pubblica che ha causato più di 8000 morti da parte di poliziotti in servizio negli ultimi dieci anni. Le autorità di governo dello Stato devono assumere una ferma posizione per sradicare la pratica delle esecuzioni extragiudiziali e implementare politiche efficaci per ridurre la violenza letale della polizia.

05.12.15

Manifestazione Contro il Genocidio Gioventù Nera a Madureira (RJ)

Manifestazione Contro il Genocidio della Gioventù Nera a Madureira (Rio de Janeiro, 03.12.15)

Dopo il terribile massacro di Costa Barros, nel quale cinque giovani neri sono stati giustiziati da poliziotti militari, una manifestazione contro il genocidio della gioventù nera si è svolta a Rio nel popoloso quartiere periferico di Madureira Leggi tutto

Il silenzio assordante di fronte allo sterminio dei giovani neri

02.12.15

Massacro di Costa Barros

Il massacro nel quartiere di Costa Barros a Rio de Janeiro

Poliziotti militari fucilano 5 giovani neri nella periferia nord di Rio de Janeiro! Avevano tra i 16 e i 20 anni. Quattro poliziotti arrestati con l'accusa di omicidio e falso, per aver alterato la scena del crimine

Leggi tutto

07.12.15

Il silenzio assordante di fronte allo sterminio dei giovani neri

di Atila Roque, direttore di Amnesty International Brasile

 

Leggi tutto

 

bottom of page