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15.09.15

"Autos de Resistencia" o "Resistenza seguita da Morte":

la farsa assassina della polizia militare

Questi video, in tutta la loro drammaticità, ci mostrano perfettamente cosa sono i cosiddetti "autos de resistencia" o "resistenza seguita da morte".

Se, come nel caso del primo video, la farsa montata dai poliziotti militari di San Paolo non fosse stata registrata dalle telecamere di sorveglianza di un condominio e, nel secondo, un abitante del quartiere non avesse filmato la scena con il suo telefonino,  queste esecuzioni sommarie, come quasi sempre accade,  non avrebbero avuto responsabili. 

San Paolo, quartiere Butantã, 7 settembre 2015. Telecamere di sicurezza di un'abitazione filmano l'esecuzione per mano di poliziotti militari di un ragazzo, Paulo Henrique de Oliveira, 23 anni, che aveva rubato una moto, dopo che lo stesso era già stato inseguito, arrestato e ammanettato. I poliziotti militari, dopo averlo giustiziato, collocano una pistola accanto al corpo per simulare un precedente e inesistente conflitto a fuoco.

San Paolo, quartiere Butantã, 7 settembre 2015. Orrore si aggiunge all'orrore del primo video dell'esecuzione di un giovane, già arrestato ed immobilizzato dai poliziotti militari di San Paolo. Se nel primo caso erano state le telecamere di sorveglianza di un condominio a mostrare la dinamica dell'esecuzione, nel secondo sono state le riprese amatoriali con un cellulare di un abitante della zona. Raggiunto su un tetto, Fernando Henrique da Silva, 18 anni, autore del tentato furto di una moto insieme a Paulo Henrique da Silva è stato bloccato da un poliziotto che, dopo averlo immobilizzato, lo ha spinto giù, da un altezza di circa 9 metri. Immediatamente dopo, mentre il poliziotto sta per scendere dal tetto, si sentono nitidamente due spari provenire dal giardino, dove evidentemente il giovane è stato giustiziato da un suo collega.

"La polizia è vigliacca e assassina e si nasconde dietro la divisa", dice la madre del giovane giustiziato buttato giù da un tetto dalla polizia militare di San Paolo. [di Claudia Belfort - video André Caramante - Ponte Jornalismo].     In un video esclusivo di Ponte Jornalismo, Cleusa Glória da Silva, madre del giovane Fernando Henrique, 18 anni, che venne gettato giù da un tetto e, dopo essere stato bloccato e ammanettato, giustiziato a colpi di pistola da poliziotti militari lo scorso 7 settembre, manda a dire che questa esecuzione non rimarrà impunita e che a nulla serve minacciarla, perché lei "non ha paura di questa polizia corrotta". L'assassinio di Fernando è stata la seconda mostruosità, nelle sue parole, che ha dovuto subire per mano della polizia militare. La prima fu quando aveva solo 17 anni e venne violentata da un sergente della polizia militare, a Belo Horizonte. Da questo stupro nacque un bambino che, 18 anni dopo, è stato assassinato sempre per mano di poliziotti militari. Nel video, Cleusa racconta della violenza sessuale che dovette subire e dice che non lascerà che la morte di suo figlio rimanga impunita. Racconta anche che da giovane avrebbe voluto seguire la carriera di suo nonno, anche lui poliziotto militare, ma che "Grazie a Dio, non ha seguito questa carriera schifosa", che "la polizia militare è vigliacca, assassina e che si nasconde dietro la divisa".

Quando una persona viene uccisa in seguito ad un intervento della polizia, il caso, se denunciato, risulta in un registro speciale, denominato appunto "Autos de Resistencia" o anche "omicidio decorrente da azione della polizia".

 

In questi casi è quindi già noto chi abbia commesso l'omicidio e quale sia stata la causa, ossia la legittima difesa del poliziotto. Sono gli stessi poliziotti che si recano a registrarlo presso un posto di Polizia Civile.

 

Questo tipo di prassi giuridica risale all'epoca della dittatura militare (1964-1985), quando le torture, le esecuzioni sommarie, le sparizioni forzate, gli occultamenti di cadaveri e gli arresti illegali, erano gli strumenti di una strategia dello stato volta a reprimere la dissidenza politica. La dittatura militare è (formalmente) terminata da oltre trent'anni, ma questo artificio legale della polizia per archiviare senza indagini i suoi delitti non è mai stato eliminato.

 

Questo strumento,

in mano alla polizia che più uccide nel mondo

(dati Amnesty International)

è una sorta di vera e propria 

"licenza d'uccidere impunemente".

 

Una ricerca condotta su 12.000 "autos de resistência" registrati a Rio de Janeiro negli ultimi anni, ha dimostrato che nel 60% dei casi si è trattato di pure e semplici "esecuzioni", molte delle quali con spari alla nuca e alle mani delle vittime, che si trovavano chiaramente in posizione di difesa e non di attacco.

 

Anche se la pena di morte non esiste nel codice penale brasiliano,

grazie anche a questo strumento,

viene in pratica applicata normalmente,

senza processo e senza diritto alla difesa.

 

Nella recente relazione sugli omicidi commessi dalla polizia militare a Rio de Janeiro presentata da Amnesty International, si illustra la facilità con cui si praticano esecuzioni extragiudiziali e si rivela una rete di cooperazione silenziosa tra le polizie militare e civile, nonché tra il Ministero Pubblico e il sistema giudiziario, affinché non si indaghi o si dia continuità ai processi che coinvolgono i poliziotti.

 

Amnesty International ha avuto accesso e ha studiato dettagliatamente tutti i casi di omicidio derivanti dall'intervento della polizia nel 2011 (nella sola Rio de Janeiro), partendo dal principio che quattro anni sarebbero stati sufficienti per mettere in atto tutte le misure amministrative e giudiziarie necessarie tra l'inchiesta della polizia e l'eventuale incriminazione o richiesta di archiviazione da parte del Ministero Pubblico.

 

La conclusione è desolante: dei 220 procedimenti amministrativi aperti in quell'anno, solo in un caso è stato fatto ricorso ad un procedimento giudiziario.

 

Fino ad aprile di quest'anno, 183 di queste indagini erano ancora in corso. Secondo un ricercatore non identificato intervistato nel sondaggio, "questi 183 casi rappresentano il "limbo"- ossia, non c'è la possibilità di richiederne l'archiviazione e nemmeno di rinviarli a giudizio".  Ciò che troverete in questo ping-pong tra i commissariati di polizia (civile) e il Ministero Pubblico è che non ci sono testimoni e nemmeno scene del delitto. Un omicidio si chiarisce nelle prime 48 ore. Dopo di che, si fa sempre più complicato. E la polizia lo sa.

 

"Sarà archiviato, è solo una questione di tempo."

Per la fine degli Autos de Resistencia

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