27.09.14
Due ottobre 1992: un litigio tra detenuti del padiglione 9 della Casa di Detenzione Carandirú, a San Paolo, si trasforma in ribellione, senza fini rivendicativi o di fuga; circa trecento poliziotti invadono il penitenziario e sterminano, a sangue freddo, almeno 111 uomini disarmati e arresi.
Carandirú: A San Paolo una manifestazione in ricordo del massacro avvenuto 22 anni fa chiede la fine delle politiche criminali dello Stato
di Paula Farias, Jorge Américo e Douglas Belchior
30.09.14 - Brasil de Fato
traduzione di Carlinho Utopia
Giovedi 2 ottobre, in ricordo dei 22 anni dal Massacro di Carandiru, movimenti sociali e per i diritti umani manifesteranno per le strade di San Paolo in ricordo delle vittime della strage e anche per denunciare la continuazione delle politiche criminali dello stato.
Le organizzazioni richiamano l'attenzione sulle carcerazioni di massa, che hanno già collocato il Brasile al terzo posto nella classifica delle più alte popolazioni carcerarie del mondo, nonché dell'alto tasso di omicidi compiuti dalla Polizia Militare di San Paolo.
"Ai massacri reali si sommano i massacri strutturali: le stesse aree tormentate dai proiettili, dai manganelli e dalle manette sono costrette a vivere una quotidianità fatta di totale abbandono e assenza di tutto ciò che è necessario per vivere con un briciolo di dignità" , si legge in una parte della lettera diffusa dai movimenti.
La manifestazione è organizzata, tra gli altri, dal Movimento Passe Livre, dalle Mães de Maio (Madri di maggio), dalla Rete 2 ottobre e dal Comitê Popular da Copa (Comitato Popolare della Coppa).
Il massacro
Il massacro avvenne il 2 ottobre del 1992, quando almeno 111 prigionieri vennero giustiziati dalle truppe speciali della Polizia Militare di San Paolo, durante il contenimento di una ribellione. Più di 300 poliziotti parteciparono all'operazione, comandata dal colonnello Ubiratan. Al termine di quattro processi, 73 agenti di polizia sono stati condannati per 77 morti. Inaugurato nel 1920, il penitenziario Carandirú arrivò a contenere più di 8000 detenuti, tanto da essere riconosciuto come la più grande prigione in America Latina. Quando venne chiuso, ospitava una popolazione carceraria simile o superiore a quella di 259 dei 645 municipi dello Stato di San Paolo.
Manifesto
In una lettera pubblica, 17 tra gruppi ed organizzazioni per i diritti umani hanno sottolineato che "parte dei poliziotti è stata condannata, ma chi ha ordinato il massacro, Fleury e Pedro Campos, continuano ad essere degli intoccabili". All'epoca del massacro, Luiz Antonio Fleury Filho era governatore dello stato di San Paolo e Pedro Franco de Campos Segretario di Pubblica Sicurezza.
Dal Carandirú in poi, secondo le organizzazioni sociali, "da entrambi i lati del muro, i massacri contro giovani neri non hanno fatto che crescere, con un'escalation sempre più esplosiva di carcerazioni di massa e di stermini della polizia."