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03.03.16

BRASILE: INFERNO NELLE CARCERI

Durissimo rapporto dell'ONU sul sistema penitenziario brasiliano. Oltre alle reiterate critiche alle condizioni disumane delle carceri, ai maltrattamenti, alle torture e alle violenze della polizia, il rapporto sorprende per il suo mettere in discussione, come mai prima, il sovraffollamento endemico, derivante da politiche di sicurezza scellerate ed illegali, che vedono la prigione come regola e non come eccezione

pubblicato sul sito della ONG Conectas (traduzione di Carlinho Utopia)

L'ONU ha pubblicato lo scorso 24/2, la relazione della visita realizzata nel mese di agosto dello scorso anno da parte del relatore speciale contro la tortura, l'argentino Juan Méndez. Il documento, che sarà ufficialmente presentato al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite l'8 marzo prossimo, è uno dei più critici mai rilasciati sul sistema penitenziario brasiliano. Oltre ad attestare la pratica frequente di tortura e maltrattamenti, il relatore è molto incisivo nel chiedere la riduzione della popolazione carceraria brasiliana.

Sono oltre 700.000 le persone detenute in Brasile, quarta maggior popolazione carceraria al mondo e con un tasso di carcerazione (193 detenuti per 100 mila abitanti) in continua crescita, in controtendenza rispetto agli altri paesi al top della lista.

Secondo Vivian Calderoni, avvocato della ONG Conectas, il rapporto dell'ONU individua esattamente i problemi strutturali da anni denunciati dalle organizzazioni per i diritti umani, ma poco discussi e accettati nella società brasiliana.

"A partire da questo rapporto, il Brasile dovrebbe discutere seriamente la sua politica di carcerazione di massa, le sue origini e le conseguenze", dice. "Le Nazioni Unite hanno dimostrato che la nostra rabbia punitivista non trova sostegno negli standard internazionali, smontando quella logica molto diffusa, anche tra i giuristi, secondo cui la carcerazione dovrebbe essere la regola, non l'eccezione. Il relatore usa tutta la sua esperienza accademica e internazionale, per dimostrare che la strada intrapresa da parte del paese non è solo negativa, ma molto pericolosa ", aggiunge.

Per Camila Asano, coordinatrice del programma di Politica Estera e Diritti Umani di Conectas, il rapporto offre l'opportunità al Brasile di avanzare nella lotta contro la tortura. "Le autorità dovrebbero guardare alla pubblicazione di questo rapporto con serietà e come una possibilità per andare avanti sulle questioni fondamentali dei diritti umani, mettendo in pratica le raccomandazioni formulate da una delle maggiori autorità in materia", aggiunge.

10 punti principali della relazione:

1. Il sovraffollamento: il relatore afferma che il paese ha bisogno di dare priorità alla riduzione della popolazione carceraria e non alla costruzione di nuovi posti. Secondo lui, è necessario anche ridurre il numero dei detenuti in attesa di giudizio (41%), e ridurre il tempo di attesa per la prima udienza, cinque mesi in media. Come una delle conseguenze del sovraffollamento, Méndez afferma che le condizioni di detenzione nella maggior parte delle unità sono crudeli, inumane e degradanti. Lui stesso ha visitato una cella progettata per otto persone che ne ospitava ben 58.

2. Tortura e maltrattamenti: la pratica della tortura è frequente nel paese, pur essendo molto raramente segnalata, e si verifica soprattutto nel momento dell'arresto da parte della polizia e nelle carceri. Il relatore ha sottolineato con grande preoccupazione il fatto che i maltrattamenti sono stati "naturalizzati" dai detenuti. Méndez ha inoltre sottolineato la necessità per gli Stati di istituire meccanismi per prevenire e combattere la tortura, sulla falsa riga di quello che già esiste a livello federale. Attualmente, questo avviene solo in due Stati.

3. legge sulla droga: oggi, più di un terzo degli uomini e il 63% delle donne detenute rispondono di reati legati alla droga. Gran parte, dice il relatore, sono tossicodipendenti che vendono piccole quantità per potersi permettere l'uso personale. Per Méndez, questi casi devono essere trattati con misure alternative al carcere.

4. razzismo istituzionale: il 67% dei detenuti sono neri. Questa popolazione, in base alla valutazione del relatore, è soggetta a un rischio significativamente più elevato di essere vittima di incarcerazione di massa, violenza della polizia, abusi, torture, negligenza medica e ricevere pene più severe - il che suggerisce un "alto livello di razzismo istituzionale."

5. Perquisizione vessatoria: Méndez ha richiamato l'attenzione sulla violenza commessa contro i familiari dei detenuti, come nel caso della perquisizione vessatoria applicata all'ingresso delle carceri nei giorni di visita. Méndez "sollecita l'abolizione di questi metodi" e raccomanda l'approvazione del disegno di legge 7764/14, che vieta la pratica in tutto il paese.

6. Pedrinhas: il complesso carcerario Pedrinhas nello stato del Maranhão, palcoscenico di più di 60 morti nel 2013, è stata l'unica unità visitata a cui è stato dedicato un capitolo specifico nella relazione nella relazione. Secondo Méndez, nonostante la riduzione del numero di omicidi, "le condizioni di Pedrinhas sono ancora esplosive" e possono portare a una nuova ondata di violenza che colpirebbe i detenuti, le loro famiglie e il personale carcerario.

7. Privatizzazione delle carceri: una delle unità visitate dal relatore è stata completamente privatizzata. Il relatore sostiene di essere molto scettico in relazione a questo modello, che si è già rivelato problematico in altri paesi, e ha detto che la privatizzazione può aggravare il sovraffollamento nelle carceri pubbliche, oltre ad ostacolare l'accertamento delle responsabilità in casi di abuso.

8. Udienze di Custodia: in un vasto argomento a parte, Méndez celebra l'adozione delle "audizioni di custodia" come uno delle "più importanti iniziative di politica pubblica per affrontare il problema degli arresti arbitrari e della tortura", ma chiede che venga ampliata e migliorata, eliminando soprattutto le costrizioni che oggi impediscono che i sospettati denuncino apertamente le situazioni di abusi e torture.

9. Violenza della polizia: il relatore ha dedicato una parte importante del rapporto all'uso della forza da parte della polizia. Egli cita gli oltre 2.200 morti in operazioni di polizia nel 2013 - una media di sei uccisioni al giorno - e ha sottolineato la necessità di approvazione del disegno di legge (PL 4.471 / 12), che mette fine all'uso del termine “auto de resistência” e istituisce procedure per le indagini sui casi. Inoltre ha sottolineato l'importanza di rendere più competenti e istituzionalmente indipendenti gli organi che si occupano delle perizie e chiede che si abbandoni l'uso indiscriminato dell'arresto in flagranza.

10. Adolescenti: Méndez è inflessibile contro progetti di legge che violano i diritti consolidati nei trattati internazionali e nell'ECA (Statuto del Bambino e dell'Adolescente). Condanna in particolare la proposta di ridurre la maggiore età ai fini penali da 18 a 16 anni e il testo che aumenta la durata massima di internazione da tre a dieci anni, entrambi in discussione al parlamento. Il relatore ha anche criticato le condizioni di detenzione all'interno del sistema socio-educativo, che "sembra funzionare, in pratica, in modo molto simile alle carceri per adulti".

21.10.15

Gli orrori delle carceri brasiliane nello stato del Pernambuco in un video di denuncia della Ong Human Rights Watch

fonte: Human Rights Watch

 

L'ONG Human Rights Watch è riuscita a entrare in alcune carceri dello stato del Pernambuco, in Brasile. Il filmato da solo vale più di qualunque rapporto scritto o commento. Vorremmo solo aggiungere una cosa: se, come ormai pare quasi scontato, il Congresso brasiliano approverà a breve la legge sulla riduzione della maggiore età per la responsabilità penale, eserciti di ragazzini sedicenni, per la quasi totalità neri, verranno sbattuti in questi autentici gironi infernali...

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12.08.14

L'arrivo delle carceri private in Brasile:
quanti più sono i detenuti, maggiore è il profitto
QUANTI PIÙ SONO I DETENUTI, MAGGIORE È IL PROFITTO

Nel gennaio dello scorso anno (2013) è stato inaugurato il "primo carcere privato del paese", a Ribeirão das Neves, regione metropolitana di Belo Horizonte, nello stato di Minas Gerais.

Nel primo carcere brasiliano completamente privato fin dalla gara d'appalto, lo Stato garantisce il 90% minimo di posti occupati e la selezione dei detenuti per facilitare il successo del progetto.

Prigioni esternalizzate esistono già in almeno altre 22 località, ma la differenza è che questa di Ribeirao das Neves è stata progettata fin dall'inizio e poi data in appalto come "PPP" (partnership pubblico-privato)...

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