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29.03.16

Dicono che la democrazia sia minacciata, ma per la popolazione delle periferie non è mai esistita

Tema: che ne dite di lottare per lo stato di diritto dei neri senza triplex?

di Fausto Salvadori Filho, pubblicato sul sito Ponte.org, il 24.03.16 

traduzione di Martina Morbidini e Carlinho Utopia

Vignetta di Junião

È stato bello vedere un gran numero di giuristi ‘con le palle’ e il ‘grilletto duro’  unirsi, prima nel salotto buono di Largo São Francisco, tempio del Diritto brasiliano, e poi nel Palazzo del Planalto (ndt. sede del governo a Brasilia), per difendere ideali nobili come lo Stato di Diritto e la democrazia, e per denunciare gli scandali che sarebbero stati commessi durante l’operazione Lava-Jato, come la conduzione coercitiva di sospettati, l'incarcerazione senza base legale, e le “operazioni mediatiche che distruggono reputazioni”.

 

(ndt.  grilletto - clitoride - duro: il riferimento è alla colorita espressione usata dall'ex presidente Lula in una conversazione telefonica con l'ex-ministro della Segreteria dei Diritti Umani della Presidenza della Repubblica, Paulo Vannucchi. Nella telefonata intercettata e indebitamente resa pubblica, nell'ambito dell'inchiesta "lava jato", Lula critica il comportamento del procuratore Douglas Kirchner, coinvolto nell'inchiesta e noto per il suo comportamento violento con le donne, invocando una reazione indignata delle donne dal "grilletto duro"  del suo partito)

 

Ma credo che sarebbe ancora più nobile se questo movimento in difesa della legalità democratica iniziasse a concentrarsi sugli abusi quotidiani commessi dalla polizia, dal Ministero Pubblico, dal potere giudiziario.

 

Ciò che Lula e gli altri esponenti del Partito dei Lavoratori (PT) patiscono non è che una versione "light" (e sottolineo light) delle ingiustizie che l’apparato repressore dello Stato pratica da sempre sulla popolazione povera e nera delle periferie.

 

Senza bisogno di cercare esempi lontano nel tempo, riporterò solo alcune storie che il sito Ponte ha pubblicato quest'anno.

a Guarujá, litorale di San Paolo

L'appartamento triplex di lusso fronte mare a Guarujáche una società cooperativa ora fallita avrebbe fatto costruire per l'ex presidente Lula

Allan 17 anni ucciso da un poliziotto militare
Libertà per Rafael Braga!

Pensate a Allan Vasileski ad esempio. Il ragazzino di 17 anni non è stato vittima di conduzione coercitiva: si è preso subito una pallottola nella schiena e, dopo essere morto, tacciato anche di “ladro”, senza alcun motivo e nessuna prova, dal delegato di polizia che ha redatto il verbale.

 

Arresti senza base legale? Parlatene con Rafael Braga, condannato senza prove per possesso di materiale esplosivo (ndt. il materiale esplosivo in questione era un flacone di disinfettante per la casa!) e arrestato nuovamente tempo dopo in una "flagranza di reato’ che presentava seri indizi di orchestrazione.

 

Operazioni mediatiche e distruzione di reputazioni? Non è certo una novità per chi assiste ai programmi televisivi che applaudono la violenza di stato, seguono i poliziotti nelle loro operazioni e decretano la colpevolezza della maggioranza dei sospettati.

 

Minacce allo Stato democratico di diritto? Vitor Santiago l’ha vissuto sulla sua pelle, quando è stato colpito dalle pallottole dell’Esercito che lo hanno lasciato paraplegico, senza una gamba, e senza che nemmeno sia stata avviata un'indagine sull'accaduto.

 

Per ognuno di loro, lo Stato di Diritto e la legalità non sono minacciati: non sono mai esistiti.

Rispetto a queste storie, l’operazione Lava-Jato è di tuttaltro tenore. Il giudice Sérgio Moro non ha trovato Marcelo Odebrecht con un flacone di Mastro Lindo e lo ha accusato di porto abusivo di esplosivi. (ndt. Marcelo Oderbrecht, giovane presidente della Odebrecht, una delle maggiori imprese di costruzioni dell'America Latina, condannato a 19 anni e 4 mesi di carcere per associazione a delinquere, riciclaggio, corruzione)

 

Sotto molti aspetti, quella Lava-Jato è un’ inchiesta sofisticata, che è riuscita a recuperare prove concrete su reti di corruzione molto reali. È frutto della creazione di sezioni della Giustizia Federale specializzate in reati finanziari e del perfezionamento della legislazione anticorruzione.

 

Ciò che l'inchiesta Lava-Jato ha fatto di buono non puo' servire da scusa per le arbitrarietà che ha commesso, a partire dal discutibile utilizzo delle prigioni preventive  usata per forzare le "delazioni premiate", per continuare con la strana divulgazione, quasi in tempo reale, di intercettazioni telefoniche fatte a persone nemmeno indagate(ndt. "delazioni premiate": così vengono definite le dichiarazioni di chi collabora con la giustizia ottenendone in cambio benefici e sconti di pena)

 

Inclusa la divulgazione di conversazioni senza alcun indizio di reati, come quella in cui Marisa Leticia parla con ‘Lulinha’. Molta gente ha ascoltato questa conversazione e ha dibattuto sulla dignità del fatto che una ex first lady "mandasse a infilarsi le pentole nel culo", ma molte meno persone si sono chieste se fosse quantomeno strano che la giustizia divulgasse una conversazione privata tra madre e figlio.

(ndt. riferimento all'intercettazione telefonica di un dialogo tra la moglie di Lula e suo figlio Fabio Luis, detto "Lulinha" -il piccolo Lula-  nella quale l'ex first lady è indignata per l'ennesimo "panelaço" - lo sbattere pentole per protesta- contro il PT)

Le grandi manifestazioni del 13 e del 18 marzo, a favore e contro l'impeachment di Dilma Rousseff

La fame di arresti è così forte che molta gente non vuole più saperne di rispetto della legge o di garanzie individuali.

Guardate cosa sta succedendo a Dilma: sono talmente tante le inchieste, i titoli al TG di Rede Globo e le copertine del settimanale Veja che la ritraggono come coinvolta in giri di corruzione, che molti finiscono per dimenticarsi che ancora non è stato provato niente di concreto, al punto che la stessa richiesta di impeachment è basata non sulla corruzione, ma sulla cosidetta "pedalata fiscale".

 

Ed è questo clima che, quando si diffonde ai piani alti della società, può peggiorare ulteriormente la vita di chi si trova in basso.

Marcelo Semer, dell’Associazione Giudici per la Democrazia, ricorda che, quando la soppressione dei diritti è applaudita in prima serata sui media, presto quest'attitudine sarà adottata dalla polizia e dai procuratori di tutto il paese. “Le principali vittime saranno le stesse che già affollano le carceri, soprattutto i giovani neri”, ha affermato il giudice nella manifestazione che si è svolta presso la Facoltà di Diritto dell'Università di San Paolo.

Questo feticismo nazionale per manette e sbarre, questa mancanza di considerazione per la presunzione di innocenza, alimentati fino all'esasperazione da parte del giornalismo, è qualcosa che si merita un Basta! gridato con forza da chiunque abbia ancora la volontà di vivere in una democrazia.

 

Ma una cosa deve restare chiara. Difendere la democrazia e la legalità non significa appoggiare il governo Dilma. Anche perché la stessa presidentessa ha già dimostrato di non esserne interessata.

 

La scorsa settimana, mentre una folla "in rosso" scendeva in piazza in nome della difesa dello Stato di Diritto (ndt. le manifestazioni contro l'impeachment e per la democrazia degli  scorsi 13 e 18 marzo), Dilma ha promulgato la Legge Antiterrorismo, un’ altra legge creata per arrestare più gente nel paese con la terza maggiore popolazione carceraria al mondo.

 

La legge approvata contiene così tante lacune per possibili arbitrarietà che si potrebbe trasformare in una bomba atomica della violazione dei diritti umani se finisse nelle mani di una polizia che trasforma lattine di cioccolato in polvere in esplosivi o indaga su Bakunin, e di un Ministero Pubblico che confonde Engels con Hegel.

Vignetta di Ribs sulla legge antiterrorismo voluta da Dilma Rousseff

Senza dire che Dilma ha ignorato la richiesta di indagare a livello federale i "Crimini di Maggio", occorsi nel 2006, in cui agenti di polizia e gruppi di sterminio, sotto il comando del governo Geraldo Alckmin/Clàudio Lembo, uccisero in nove giorni più persone di quante la dittatura militare fu capace di ucciderne in 20 anni. La richiesta, inviata dal Movimento delle Mães de Maio (Madri di Maggio) nel 2012, non ha mai ricevuto risposta.

 

Ed ecco qui uno dei grandi nodi dei due governi del PT, che gente molto più qualificata di me già ha indicato: in generale, Lula e Dilma hanno fatto avanzare il Brasile nella riduzione della disuguaglianza sociale, portando i poveri nel meraviglioso mondo del consumo, ma non sono riusciti (ma pare che nemmeno ci abbiano provato) a ridurre la disuguaglianza dei diritti.

 

Mentre il governo festeggia i 25 milioni di brasiliani che sono usciti dalla miseria, l’Atlante della Violenza 2016, presentato questa settimana, mostra che i giovani neri hanno il 147% in più di possibilità di essere uccisi rispetto ai bianchi. È come se dicessero: suo figlio verrà ucciso dalla polizia, ma per lo meno ora potrà avere un’auto in garage.

 

Non significa affatto non prendere posizione. In un momento politico così polarizzato, in cui le piazze si trasformano in una sorta di gigantesco "Batman contro Superman", c'è un sacco di gente che cerca di importi un lato da cui stare, e che ti chiamerà "isentão" se non ne sceglierai uno (ndt. isentão: letteralmente "esentone", grande esente, modo di dire gergale per definire chi non prende posizioni). E a questi io dico: "isentão" un paio di palle (per usare il gergo del nostro caro ex presidente Lula).

Si, ho anch'io una parte dalla quale schierarmi. Voglio stare dalla parte di Débora Maria Silva, Vera Lucia dos Santos e tutte le Madri di Maggio che lottano per dare voce ai propri morti. Sto dalla parte di Rafael Braga, Allan Vasileski e Vitor Santiago. Di Rejane, di Zilda e Jackson, sorella e genitori di Laura Vermont, assassinata per il semplice fatto di esistere (ndt. Laura era una giovane transessuale aggredita, picchiata e assassinata a San Paolo lo scorso 20 giugno). È con loro che sento che devo stare.

 

Attingendo dall’universo della "Fattoria degli Animali", direi che non mi schiero né dalla parte degli umani che la comandavano, né tantomeno dalla parte dei porci che presero il loro posto. Sto con Sansone, il cavallo stupido che si ammazza di lavoro fino ad essere trasformato in sapone dal governo. Anche perché, quando l’argomento è il rispetto dei diritti umani, si può guardare da un "petralha"  a un "coxinha", da un "coxinha" a un "petralha", e da un "petralha"  a un "coxinha"  nuovamente, ma resta impossibile distinguere chi è l’uomo e chi è il maiale.
 

(ndt. "petralha": PT + "Irmãos Metralha" in italiano "Banda Bassotti" - gioco di parole con cui i detrattori del PT chiamano, in forma dispregiativa o di scherno, i suoi militanti o simpatizzanti; "coxinha": una specie di arancino di pollo, tipico della cucina brasiliana, che, nel gergo politico popolare, viene usato per indicare in forma dispregiativa i simpatizzanti della destra, i conservatori o chiunque si opponga vigorosamente ad idee di sinistra)

Vignetta di Carlos Latuff dedicata alle Madri di Maggio
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