top of page

12.11.15

Rio de Janeiro: pacificazione senza pace

Dichiarati innocenti i poliziotti di Rio de Janeiro indiziati per l'uccisione del piccolo Eduardo, di 10 anni

di Simon Romero, pubblicato sul New York Times il 10.11.15

Video di Nadia Sussman

Sette mesi fa la città di Rio de janeiro è rimasta scioccata dalle immagini del corpo senza vita di Eduardo de Jesus, un bambino di 10 anni ucciso sulla porta di casa da un poliziotto delle UPP (Unità di Polizia Pacificatrice). Le autorità promisero giustizia ai genitori di Eduardo. Varie manifestazioni si svolsera nella favela Complexo do Alemão, il labirinto di case di mattoni a vista dove viveva il piccolo Eduardo.

Nel frattempo l'attenzione per la morte di Eduardo è scemata in una società nella quale il crimine è un fatto comune e che appare come intorpidita di fronte alle migliaia di persone che ogni anno vengono assassinate dalla polizia. In Brasile ci sono molti più casi di questo tipo di morti che negli Stati Uniti, dove recentemente le proteste per questi episodi sono state molto più intense.

Ma il paese è tornato a ricordarsi di Eduardo questa settimana. Gli investigatori hanno concluso che i poliziotti coinvolti nella sua morte agirono per "legittima difesa", reagendo a uno sparo di un soggetto non identificato. A questa versione dei fatti si oppone quella dei testimoni (residenti e vicini di casa) che affermano che quel giorno non è esistito alcuno scontro a fuoco.

Terezinha Maria de Jesus, la mamma di Eduardo, disse nel marzo scorso di essere stata minacciata dallo stesso poliziotto che ha ammesso di aver sparato a suo figlio. La stessa ha affermato questa settimana di essere stupefatta dal risultato delle indagini e dalla possibilità che i poliziotti coinvolti, di cui non è stata rivelata l'identità, possano uscirne impuniti.

"Devono essere processati e messi in galera", ha detto ai giornalisti riferendosi ai poliziotti in questione, la signora De Jesus, 40 anni, lavoratrice domestica ad ore, che è tornata nella sua terra d'origine, lo stato del Piauí, dopo l'assassinio del figlio. "Lotterò con tutte le mie forze perché questo avvenga".

Un video del New York Times accompagna le sfide che la signora De Jesus e gli altri abitanti del Complexo do Alemão stanno affrontando di fronte ad un rigurgito di violenza risultato dello sforzo delle autorità per esercitare maggior controllo su vaste aree di Rio. È come se si trattasse di una guerra non dichiarata, dove il numero delle vittime sta nuovamente crescendo, includendo bambini come il piccolo Eduardo.

04.11.15

Nessuno ha colpa per la morte del piccolo Eduardo de Jesus

Il bambino di 10 anni fu assassinato di fronte a casa, nella favela Complexo do Alemão. Le indagini della Polizia Civile hanno scagionato il poliziotto militare responsabile dello sparo.

pubblicato sul sito Carta Capital il 04.11.12

Dopo sette mesi di indagini sulla morte del piccolo Eduardo de Jesus, di soli 10 anni, la Polizia Civile di Rio de Janeiro ha concluso che l'azione dei poliziotti militari si svolse in una situazione di conflitto a fuoco con narcotrafficanti durante la quale uno sparo accidentale uccise il bambino, e, pertanto, si trattò di azione legittima. Secondo gli investigatori, i poliziotti agirono per legittima difesa e non devono essere indiziati.

 

Eduardo venne ucciso il 2 aprile scorso, con uno sparo alla testa, mentre giocava con un cellulare sulla porta di casa, nella favela Complexo do Alemão, a Rio de Janeiro. L'assassinio occorse alla luce del giorno ed i poliziotti si trovavano a circa 5 metri di distanza da Eduardo, come risulta dalla perizia presentata alla stampa.

 

Secondo il delegato di polizia Rivaldo Barbosa, responsabile dell'inchiesta, i poliziotti militari spararono "rispondendo a un'ingiusta aggressione e, purtroppo, finirono per colpire il bambino". "Abbiamo concluso che essi agirono per legittima difesa e che sbagliarono la mira", ha detto.

 

La madre di Eduardo, Terezinha Maria de Jesus, non concorda con il risultato delle indagini. "Questa conclusione è completamente errata. Non me ne starò ferma e farò di tutto perché quei poliziotti paghino per ciò che hanno fatto a mio figlio."

Una foto di Eduardo con sua madre Terezinha

La versione dell'inchiesta della polizia è rigettata anche da organizzazioni per i diritti umani, come Amnesty International.

Secondo le organizzazioni, nel momento in cui Eduardo venne ucciso non era in corso alcun conflitto a fuoco. Oltre a questo, anche l'argomentazione della legittima difesa non reggerebbe, a fronte della poca distanza tra i poliziotti e il bambino, al fatto che l'azione si sia svolta alla luce del giorno e che Eduardo fosse disarmato.

 

"È una vera aberrazione. Questo fatto dimostra ancora una volta che le favelas sono trattate come veri e propri territori d'eccezione e che qualunque morte provocata dalla polizia puo' essere legittimata dal sistema giudiziario", ha affermato Atila Roque, direttore di Amnesty International Brasile.

Secondo lui, la tesi difesa dalla Polizia Civile rinforza la routine di impunità e la mancanza di controllo sull'uso della forza letale da parte della polizia di Rio de Janeiro.

 

Secondo Amnesty International, quando la madre di Eduardo gridò disperata a un poliziotto "Tu hai ucciso mio figlio!", ricevette come risposta un fucile puntato alla sua testa e una minaccia: "Così come ho ucciso tuo figlio, posso benissimo uccidere anche te, perché io ho ucciso il figlio di banditi, un figlio di delinquenti".

 

Contro le conclusioni dell'inchiesta pesano anche le testimonianze del tentativo da parte dei poliziotti di portar via il corpo di Eduardo, per poter manipolare la scena del delitto. L'azione fu evitata grazie alla mobilitazione della famiglia e dei vicini.

 

Il risultato delle indagini passerà ora al Ministero Pubblico (la Procura), che potrà accettarlo o rifiutarlo, chiedendo l'incriminazione dei poliziotti.

 

Eduardo Ferreira

NELLA FAVELA DO ALEMÃO, PASQUA DI MORTE SENZA RESURREZIONE

di Negro Belchior

 

Giovedi Santo. Favela Complexo do Alemão, zona nord di Rio de Janeiro. Ma potrebbe essere Capão Redondo, a San Paolo, Cabula, a Salvador da Bahia o Terra Firme, a Belém do Pará. E le grida disperate della madre: "Léo, hanno tolto la vita a tuo fratello. Léo, figlio mio, la polizia ha sparato alla testa di mio figlio in casa! Sono vigliacchi, Léo ..." 

 

Potrebbe essere Maria, la madre di Gesù. Ma era Terezinha Maria, 40 anni, lavoratrice domestica a ore, madre del Cristo del momento, il bambino Eduardo de Jesus Ferreira, 10 anni, ucciso con un colpo di fucile a distanza ravvicinata, sulla porta di casa.

 

Gesù di Nazareth ha avuto diritto a un processo. La morte è giunta solo dopo essere stato condannato da una giuria popolare. Eduardo non avrà nemmeno la chance di essere il facile bersaglio degli effetti di una possibile riduzione della maggiore età per la responsabilità penale.

 

I testimoni hanno raccontato che un poliziotto in uniforme e con il viso nascosto da un cappuccio, ha sparato e poi è rimasto a guardare. Poi, minacciato dai residenti, si è dato alla fuga.


Da Mercoledì (01/04), oltre al piccolo Eduardo, altre sei persone sono state colpite nella favela do Alemão. Tre sono morti. La polizia è sospettata per tutte queste morti. La giustificazione è sempre la stessa: la lotta contro il narcotraffico e la criminalità organizzata. E le morti, come da copione, avvengono quasi sempre nelle stesse condizioni, "conflitto a fuoco tra polizia e banditi."

Ma i crocifissi, morti e sepolti, sono sempre gli stessi: gli abitanti delle favelas e delle periferie, giovani, neri e poveri.
Venerdì Santo, accendo la televisione e su tutti i canali la notizia è: qualcuno "importante" ha perso suo figlio in un incidente di elicottero. (ndt. Thomaz Alckmin, figlio del governatore di San Paolo) Sì, sarà una Pasqua triste anche quella. Il mio rispetto per tutti i dolori. Ma ci sono morti naturali, accidentali o dovute a malattie incurabili. E altre - la maggior parte - risultato della negligenza, dei pregiudizi e della violenza gratuita. Un proiettile di fucile sparato da un pubblico ufficiale in servizio contro il corpo fragile di un bambino di 10 anni, non merita attenzione? Non merita dibattito, copertura mediatica, preoccupazione? Perché no?
E che altro c'è da dire? E che altro c'è da fare? Forse sperare che la Pasqua faccia di più che ricordarci una risurrezione simbolica: che ci provochi l'insurrezione necessaria.

Stato brasiliano, governi e polizia: i nostri Pilato che si lavano le mani sporche di sangue!

EDUARDO AVEVA 10 ANNI E SOGNAVA DI FARE IL POMPIERE
 

Terezinha Maria de Jesus, 40 anni, impiegata domestica, non ha dubbi su chi ha assassinato con uno sparo alla testa suo figlio Eduardo, di appena 10 anni, nel pomeriggio di giovedì 2 aprile nella favela Complexo do Alemão, nella zona nord di Rio de Janeiro: "L'ho visto bene in faccia quel poliziotto militare. Non dimenticherò mai la faccia di chi mi ha distrutto la vita. Quando sono corsa verso di lui, mi ha puntato la pistola addosso ed io gli ho detto 'Puoi anche uccidermi, tu mi hai già tolto la vita!" 

 

Terezinha racconta che era seduta sul sofà di casa insieme a Eduardo, guardavano la televisione: "Era seduto con me. È stata una questione di pochi secondi, Eduardo si è alzato ed è andato a sedersi sul gradino della porta di cosa. Ho sentito uno scoppio e, quando ho guardato, una parte del cranio di mio figlio stava sul pavimento della sala, e lui era caduto a terra là fuori, morto."

 

Disperata e rabbiosa, Terezinha, che è madre di altri quattro figli, continua a ripetere che suo figlio sognava di diventare un pompiere: "Gli hanno portato via il suo sogno. Io facevo di tutto per cercare di dargli un buon futuro, poi arriva la polizia e finisce tutto! Lui diceva sempre che voleva diventare un pompiere, era molto studioso e prendeva sempre buoni voti a scuola. Perché hanno fatto questo a mio figlio? Perché?", continua a ripetere.

 

Almeno 6 persone sono state colpite dalla polizia nello spazio di 24 ore nella favela do Alemão, nel corso di supposti scontri con i narcotrafficanti e tre di loro sono morte.

 

Elizabeth de Moura Francisco, casalinga di 40 anni, è stata raggiunta da una "pallottola vagante" ed è morta, mentre la figlia quindicenne che si trovava con lei è rimasta ferita.

"Meno pallottole, Più amore!" La protesta nella favela
bottom of page