30.07.14 AGGIORNAMENTO
I poliziotti militari Fábio Magalhães e Vinicius Lima, parlarono all'interno dell'auto della possibilità di "farlo ogni settimana". Il nuovo spezzone delle immagini registrate dalle telecamere di sicurezza del veicolo sono state mostrate Domenica (27) nella trasmissione "Fantastico", della Globo TV. Il video mostra il caporale Magalhães che dice: "Meno due" nel momento in cui lasciano la collina di Sumaré, già senza nessuno dei tre ragazzi che erano in macchina. Il caporale Lima, allora risponde: "Se lo faremo tutte le settimane riusciremo a ridurre Centreremo l'obiettivo, giusto?"
Il riferimento è ovviamente al centrare l'obiettivo (fissato dalla Segreteria Statale di Sicurezza) di ridurre i dati della criminalità, con il conseguente raggiungimento, da parte degli agenti, del "bonus" in denaro! Vale la pena ricordare che quest'anno il "bonus" in questione, destinato agli agenti, è stato aumentato del 50%. Ogni commento mi sembra superfluo.
22.07.14
Un video shock ripreso dalle telecamere interne della loro vettura incastra i due poliziotti che hanno assassinato il giovane Matheus (14 anni)
dalla nostra pagina Facebook
UN VIDEO SHOCK andato in onda domenica scorsa (20.07) su una televisione brasiliana, riprende due poliziotti militari di Rio de Janeiro mentre arrestano e poi conducono su una collina due adolescenti di 14 e 15 anni per "giustiziarli". Il più giovane, Matheus Alves dos Santos, è stato ritrovato morto 5 giorni dopo, grazie alla coraggiosissima testimonianza del secondo ragazzo, di 15 anni, che è sopravvissuto (fingendosi morto dopo il secondo degli spari che lo hanno raggiunto) ed ha denunciato l'accaduto.
I due poliziotti sapevano di essere filmati dalle telecamere piazzate sulla loro auto, ma erano così sicuri della loro (abituale) impunità che non se ne sono minimamente preoccupati. Avevamo già raccontato la drammatica vicenda dei due ragazzi ( riproponiamo più in basso l'articolo dell'11 luglio scorso) ma le immagini raccapriccianti trasmesse in televisione nella tarda serata di domenica scorsa aggiungono rabbia ed un raccapriccio enorme.
Ci domandiamo se il governo brasiliano, invece di occuparsi della repressione e della "caccia alle streghe" degli attivisti politici e dei manifestanti, deciderà prima o poi di affrontare l'irrisolta questione della smilitarizzazione e della revisione di una delle polizie più violente, corrotte ed assassine del mondo, figlia della dittatura militare degli anni '60 e '70.
Nutriamo sinceramente non pochi dubbi. Proprio in questi giorni, ben lungi da logiche di smilitarizzazione, il Senato brasiliano ha approvato una legge che concede l'uso delle armi da fuoco anche alle guardie civili, che d'ora in poi potranno anch'esse essere impiegate in azioni di polizia.
11.07.14
Due ragazzi e una condanna a morte
Arrestati dalla Polizia Militare nel centro di Rio, alla vigilia della Coppa del Mondo, due ragazzi di 14 e 15 anni, sono stati portati in cima ad una collina e giustiziati; uno è sopravvissuto per raccontare la storia
di Anne Vigna, Publica Agência de Reportagem e Jornalismo Investigativo / traduzione Carlinho Utopia
Erano due ragazzi pazzi per il calcio, abitavano nella favela Maré e non avevano mai avuto nessun problema con la polizia - come afferma il delegato Rivaldo Barbosa, capo della Divisione Omicidi. Si conoscevano solo di vista e per caso si trovavano entrambi nel centro di Rio, alla vigilia dell'apertura della Coppa del Mondo. Solo il più vecchio, però, 15 anni d'età, sarebbe poi riuscito a guardare le partite. Mateus Alves dos Santos, 14 anni, è stato giustiziato dalla polizia quello stesso 11 giugno, sulla collina di Sumaré, accanto a una delle residenze episcopali dell'arcidiocesi di Rio.
La tragedia è stata rivelata perché l'altro ragazzo è miracolosamente sopravvissuto all'esecuzione. Lui era l'unico che sapeva che Mateus Alves dos Santos non era scomparso, come la sua famiglia pensava. "Da quando era scomparso, lo stavamo cercando in ogni posto. Abbiamo fatto una denuncia alla polizia, siamo andati negli ospedali, abbiamo avvisato la comunità della favela e chiesto aiuto ai suoi amici su Facebook. Non avremmo mai potuto immaginare di trovare il suo corpo sulla collina di Sumaré ", racconta la zia, Aline Nascimento.
È stato attraverso Facebook che il superstite dell'esecuzione è entrato in contatto con loro. Un amico ha condiviso sulla sua pagina l'appello della famiglia alla ricerca di qualsiasi informazione circa la "scomparsa". M. ha portato la famiglia - e poi la Divisione Omicidi - sulla collina dove giaceva il corpo di Mateus, ucciso a colpi d'arma da fuoco una settimana prima. "La testimonianza di M. si sposa perfettamente con quello che abbiamo appurato nelle indagini. Non c'è dubbio che Mateus è stato giustiziato", ha detto il funzionario della Divisione Omicidi, Rivaldo Barbosa: "Il GPS e le telecamere - interne ed esterne - della macchina avvalorano la testimonianza del giovane".
Sono passati 30 minuti tra l'arresto di ciascuno dei ragazzi nel centro della città. Secondo la relazione di M., senza dire o spiegare nulla, i due poliziotti militari hanno circolato per 50 minuti passando nei pressi di 3 stazioni di polizia lungo la strada - sono anche passati davanti a una stazione di polizia specializzata in bambini e adolescenti. "Parlavano tra di loro, senza dirci una parola. Passavano davanti alle stazioni di polizia e proseguivano senza fermarsi", racconta oggi il ragazzo che è sopravvissuto.
Quando hanno imboccato la salita che porta alla collina di Sumaré, i due hanno cominciato a preoccuparsi. "Noi ce ne stavamo tranquilli , ma quando abbiamo visto il bosco, Mateus mi ha detto, 'Che cosa ne faranno di noi?' Dopo è accaduto tutto molto in fretta", racconta M., ancora molto traumatizzato.
Lui ha avuto la "fortuna" di essere prelevato per primo dalla macchina. Sdraiato a terra, ha sentito un poliziotto che gli diceva "Tu non camminerai più!" e gli ha sparato un colpo di pistola al ginocchio e uno di fucile alla schiena. Quando poi Mateus è stato colpito ed il suo corpo gli è caduto addosso, ha finto di essere morto. Ha continuato a rimanere immobile anche quando un poliziotto lo ha preso a calci per assicurarsi che fosse morto. Venti minuti più tardi, terrorizzato, ha aperto gli occhi lentamente, e ha cominciato a camminare più velocemente che poteva, con la gamba ferita, per tre chilometri, fino ad essere soccorso nella favela di Turano.
Oggi, quando un giornalista è interessato alla storia, lui arriva in bicicletta fino alla casa dei genitori del ragazzo morto. Essendo un testimone chiave nel caso, il suo avvocato ha chiesto che gli venisse offerta protezione, ma quella che gli è stata proposta implicava il cambiamento di stato e di vita. "È in una situazione molto complicata. La protezione della polizia deve essere adottata a casa sua e lui ha bisogno di aiuti finanziari", dice il suo avvocato, Fabio Conti.
Ma quando una giornalista gli domanda se vuole davvero essere protetto dalla polizia, il ragazzo di 15 anni resta in silenzio, senza sapere cosa rispondere. La fiducia nella polizia è l'ultima cosa che gli passa per la mente, ma non gli restano molte opzioni. Solo lo stato - la polizia, la giustizia, i servizi sociali, l'assistenza psicologia - può aiutarlo a superare il trauma.
Nel frattempo i poliziotti accusati del delitto, Fábio Magalhães Ferreira, 35 anni, e Vinicius Vieira Lima, 32 anni, sono temporaneamente detnuti (per 30 giorni) dal 18 giugno presso l'unità penitenziaria della corporazione. Il delegato Rivaldo Barbosa assicura che le indagini continuano per verificare se i poliziotti praticassero abitualmente questo tipo di esecuzioni. La tranquillità con la quale hanno agito ricorda le accuse fatte da Marcelo Freixo ed altri nel documentario del giornalista danese Mikkel Keldorf "Il prezzo della Coppa del Mondo" circa l'esistenza di squadroni della morte pagati dai commercianti del centro di Rio de Janeiro.
Il 7 luglio, la polizia ha fatto la ricostruzione del crimine alla collina di Sumaré. Nell'occasione, una nuova informazione è stata inserita nella testimonianza di M., la presenza di un terzo giovane nella macchina della polizia il giorno del delitto, che sarebbe stato liberato nbelle vicinanze della collina, prima dell'esecuzione di Mateus. Secondo il delegato Rivaldo Barbosa, la Divisione Omicidi sta cercando di trovare quel terzo ragazzo.
Finora, nessuna autorità ha comunicato con la famiglia, che tuttavia, è determinato a non tacere. "È molto malvagio quello che hanno fatto a mio figlio", dice il padre, Thiago Virgínio dos Santos . La madre non voleva parlare con i giornalisti, ma ha finito per dire qualche parola sul primogenito, un ragazzo tranquillo, affettuoso e buon alunno . "Non ha mai ripetuto un anno" dice, guardando i libri e i quaderni tutti bene in ordine sotto il televisore nella stanza dove dormiva con il fratello.
Sulla copertina dei quaderni, una foto di bambini sorridenti e la frase:
"Rio 2016, un altro futuro incomincia adesso."