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14.07.14

Rio de Janeiro: l'altra finale dei Mondiali...

Durante la vigilia e poi nel giorno della finalissima della Coppa del Mondo, si è giocata "un'altra partita" a Rio de Janeiro ed in altre città del paese. Una partita "truccata" caratterizzata dal gioco durissimo (del governo, della FIFA e delle forze dell'ordine) e dal non rispetto delle "regole" (democratiche)...

STATO D'ECCEZIONE A RIO DE JANEIRO.

di Carlinho Utopia

La Polizia Militare accerchia, picchia, ruba e arresta per garantire la finale della Coppa del Mondo FIFA.

 

Per tutta la giornata di ieri (13), mentre si disputava la finale della Coppa del Mondo al Maracanã tra Germania e Argentina nella Piazza Saens Pena, a pochi metri dallo stadio, erano state convocate iniziative e manifestazioni di protesta. Dopo i gravissimi avvenimenti di sabato con gli arresti "preventivi" di decine di attivisti, avvocati, professori, insegnanti, studenti (anche minorenni), con accuse che se non fossero di una gravità inaudita (formazione di banda armata, associazione a delinquere, ecc...) sarebbero quasi comiche, la manifestazione chiedeva anche la liberazione dei "detenuti politici".

 

I manifestanti, assolutamente pacifici, non erano più di un migliaio, a dimostrazione della forte (e violenta) repressione di questi mesi che è riuscita a "svuotare" le piazze brasiliane. Poco dopo il loro concentramento nella piazza i manifestanti sono immediatamente stati attaccati da uno spropositato contingente di forze dell'ordine, di gran lunga superiore al numero dei manifestanti. Cavalleria, truppe speciali e polizia militare si sono resi protagonisti di un fitto lancio di lacrimogeni, di granate stordenti, di spari di pallottole di gomma e di quantità industriali di spray al peperoncino Poi è stata caccia all'uomo. Pestaggi e violenze. Il bilancio è di numerosissimi feriti ed almeno 6 arresti. Numerosi anche gli atti di violenza della polizia verso i giornalisti ed i fotografi presenti. Un fotografo australiano (lo si vede chiaramente nel video) dopo essere stato pestato dai poliziotti è stato addirittura derubato della sua videocamera! Ad altri reporter sono state distrutte le attrezzature.

 

Successivamente la piazza intera è stata accerchiata, con barriere invalicabili della polizia in almeno sette punti, una sorta di "prigione a cielo aperto" dalla quale nessuno (nemmeno gli abitanti del quartiere) ha più potuto entrare e, soprattutto, uscire, fino al tardo pomeriggio quando, nel frattempo, la partita al Maracanã si era conclusa.

 

Luiz Rodolfo Viveiros de Castro, della Commissione Diritti Umani dell'OAB (ordine degli Avvocati brasiliani) ha manifestato l'intenzione di denunciare il comando della Polizia Militare per la sospensione di fatto del diritto di libera circolazione. "Durante la dittatura questo avveniva dentro gli stadi di calcio. Oggi la PM ha trasformato questa piazza in un grande carcere dal quale nessuno può uscire. Questo è un vero e proprio carcere privato in uno spazio pubblico." ha detto Luiz Rodolfo, ex detenuto politico degli anni della dittatura militare che ha così concluso: "Oggi questa piazza ha vissuto il suo giorno di dittatura."

 

La direttrice del gruppo Tortura Nunca Mais (Mai più tortura) Joana D'Arc Ferraz, ha raccontato che le è stato addirittura impedito di uscire dallo stabile in cui abita, proprio lì nella piazza.

dal sito della BBC Brasil

di Jefferson Puff e Luís Kawaguti

La violenza della polizia durante una manifestazione ferisce almeno 10 giornalisti

 

Almeno 10 giornalisti sono rimasti feriti da schegge di bombe di gas lacrimogeni e da manganellate durante una manifestazione a Rio de Janeiro in concomitanza con la finale della Coppa del. La protesta è stata duramente repressa dalla polizia che ha utilizzato anche la cavalleria e la "Tropa de Choque" (truppe speciali antisommossa).

La strategia della polizia, conosciuta all'estero come "kettling", è stata quello di circondare completamente i manifestanti ed impedire loro di lasciare la piazza Saens Peña nel quartiere di Tijuca, a meno di due chilometri dallo stadio Maracanà, dove intendevano dirigersi.

 

Fin dall'inizio delle partite della Coppa del Mondo, le autorità statali hanno autorizzato l'uso della violenza per evitare che i manifestanti potessero avvicinarsi agli stadi o strutture della FIFA.

 

Giornalisti e violenza

 

La BBC Brasil e il resto della stampa nazionale e internazionale presenti alla manifestazione hanno assistito a scene di violenza contro gli attivisti e i giornalisti.

Mauro Pimentel, fotografo per il sito di notizie Terra, ha avuto un obiettivo della fotocamera rotto e ha preso un pugno in faccia. "Portavo la maschera antigas che è stata distrutta da un pugno. È stato quello che mi ha salvato, avrei potuto rimanere molto più ferito" , ha detto.

 

"Nella confusione delle bombe di gas sono caduta e la polizia antisommossa ha cominciato a passare sopra di me. Poi è arrivato un poliziotto e si è chinato. Ho pensato che mi avrebbe aiutato, ma lui ha aperto la mia maschera antigas e mi ha spruzzato spray al peperoncino negli occhi" ha detto Ana Carolina Fernandes, fotografa freelance per un'agenzia di notizie.

 

Nove altri giornalisti sono stati obiettivo della polizia, che in un determinato momento si è focalizzata proprio sui professionisti con machina fotografica.

Tra questi il documentarista canadese Jason O'Hara, che è stato ricoverato in ospedale dopo essere stato aggredito dalla polizia. "Show dell'orrore per le strade di Rio. L'amico e filmmaker Jason O'Hara brutalizzato dalla polizia, ha preso calci alla testa", ha detto sul suo account Twitter il geografo americano Christopher Gaffney, visiting professor presso la Università Federale Fluminense (UFF).

 

Gli scontri

Nel video il documentarista canadese Jason O'Hara, che è stato ricoverato in ospedale dopo essere stato aggredito dalla polizia. Oltre al pestaggio, Jason ha anche subito (ad opera di uno dei poliziotti) il furto di una videocamera.

Il professore universitario Eduardo Tomazine Teixeira, presente in piazza, ha così commentato sulla sua pagina Facebook:

 

"Oggi ho assistito ad un vero e proprio STATO D'ECCEZIONE all'opera in Praça Saens Peña. La polizia, con truppe di motociclisti, di cavalleria, di polizia militare convenzionale e speciale, ecc... ha bloccato tutte le vie di accesso alla piazza in un raggio di 50 mt., impedendo che abitanti, commercianti, stampa, parlamentari, avvocati, medici e manifestanti (cioè praticamente TUTTI meno LA POLIZIA) potessero uscire... proprio così: uscire dal perimetro bloccato! Molti compagni sono STATI FATTI SCHIAVI e rimasti chiusi li dentro alla piazza fino a che la partita al Maracanã non si è conclusa. Io ho avuto la fortuna di poter uscire grazie all'aiuto di un'abitante della zona che mi ha aperto il portone e mi ha consentito di uscire dalla piazza attraverso una via secondaria. E non possiamo dimenticarci di tutti quelli (tra cui alcuni miei amici) che sono stati ARRESTATI PREVENTIVAMENTE affinché non potessero partecipare alle manifestazioni.

Sapete cos'è tutto questo? Sapete cosa significa? Significa che viviamo in una democrazia meramente formale. Significa che il "1964" ha vinto. Che il "Giugno" è stato sconfitto.

(ndt. il riferimento al 1964 indica l'inizio della dittatura militare in Brasile, quello al giugno, le enormi manifestazioni popolari che si sono svolte in Brasile nel giugno del 2013)

Una fotografa scalciata da un poliziotto
Ana Carolina Fernandes

Gli scontri tra polizia e manifestanti sono iniziati quando i manifestanti hanno cercato di forzare le barriere della polizia che circondavano la piazza. La BBC Brasile ha sentito i poliziotti gridare "360, 360!" e subito dopo si sono sentite le esplosioni delle granate stordenti. E infatti, nelle ore successive, la piazza è stata completamente isolata a 360 gradi e nemmeno ai residenti ed ai giornalisti è stato permesso di entrare o uscire.

 

La strategia utilizzata dalla polizia è stata  la stessa di altre occasioni analoghe durante i mondiali: impedire con violenza che i manifestanti si avvicinassero alle aree degli stadi e a quelle riservate alla FIFA. Per far ciò è stato fatto un massiccio uso di gas lacrimogeni e di spray al peperoncino, oltre a diversi spari di proiettili di gomma. Nella piazza erano presenti centinaia di uomini della polizia militare oltre ad un contingente della Forza Nazionale che ha formato una seconda linea di contenimento nelle vicinanze per evitare il passaggio di manifestanti. Gli scontri non sono cessati, la polizia ha iniziato ad usare i manganelli su larga scala e ha addirittura effettuato una carica di cavalleria contro i manifestanti. Diversi di loro sono stati arrestati. Alla fine della protesta, la polizia, che aveva permesso ai manifestanti di lasciare il luogo appena individualmente (non in grandi gruppi), ha deciso di isolare completamente la piazza, impedendo l'ingresso o l'uscita anche ai giornalisti e ed ai soccorritori.

 

Gli animi hanno cominciato a calmarsi solo alla all'inizio della serata, dopo che gran parte dei manifestanti ha deciso di lasciare la piazza. Ma i manifestanti sono tornati a concentrarsi questa volta a Copacabana, dove hanno inscenato una nuova protesta di fronte all'hotel dove soggiornano le autorità della FIFA. La polizia è arrivata ed altre persone sono state arrestate. Secondo un rapporto della PM, sei persone sono state arrestate durante la protesta. La corporazione ha detto che l'obiettivo dell'operazione era quello di "garantire la sicurezza di movimento per la città, anche a coloro che si recavano allo stadio per la finale della Coppa del Mondo ed anche a garantire il diritto di manifestare senza però permettere atti di vandalismo ed oltraggi a pubblici ufficiali."

 

Gli arresti

Il giorno prima della manifestazione, la polizia civile ha arestato37 persone in un'operazione tesa a rendere difficile la partecipazione degli attivisti alla manifestazione di domenica. Secondo la polizia civile, dei 37 arrestati iniziali, 16 sono stati rilasciati dopo aver prestato deponimento.

IL COMUNICATO DEL SINDACATO DEI GIORNALISTI DI RIO DE JANEIRO CON L'ELENCO DEI FERITI E DELLE LESIONI RIPORTATE

 

Nota di denuncia della violenza della polizia che ha ferito 15 giornalisti e operatori della comunicazione nella giornata di domenica

 

Con la giustificazione di dover garantire l'ordine durante la finale della Coppa del Mondo di Domenica (13/7), allo Stadio Maracanã, lo stato brasiliano e il governo dello stato di Rio de Janeiro hanno ignorato i diritti individuali e collettivi dei brasiliani e non, così come hanno cancellato la libertà di espressione e di stampa. L'apparato militare armato usato per reprimere le manifestazioni che hanno avuto luogo per tutta la giornata nella zona della Tijuca, ha provocato arresti arbitrari, feriti, tra cui almeno 15 tra giornalisti e operatori della comunicazione e, attraverso l'accerchiamento della piazza, l'impedimento del diritto di libera circolazione.

 

Il Sindacato dei Giornalisti Professionisti di Rio de Janeiro respinge con veemenza questa politica violenta di repressione contro i movimenti sociali e i giornalisti e richiama l'attenzione delle organizzazioni internazionali per i diritti umani per fare pressione sul governo brasiliano perché vengano ripristinate le condizioni degne di uno Stato di diritto democratico.

 

Questo pomeriggio, oltre ai casi di aggressione, c'è stata anche la restrizione del lavoro di giornalisti e operatori della comunicazione all'interno della repressione delle manifestazioni che si sono svolte nella zona della Tijuca.

Agli operatori dell'informazione è stato impedito di lasciare la piazza Saens Peña per due ore, così come agli altri manifestanti . Questo gruppo ha dovuto affrontare, senza possibilità di rifugio, aggressioni fisiche e l'effetto dei gas lacrimogeni.

 

Con i nuovi casi di violenza della polizia contro giornalisti e operatori della comunicazione registrati Domenica, il rapporto del sindacato dei giornalisti vede salire a 92 vittime la triste statistica dei professionisti dei professionisti che sono stati vittime di aggressione e di accerchiamenti dal maggio dello scorso anno. Il Sindacato invierà una nuova versione aggiornata di questo rapporto alle autorità della Giustizia e della Pubblica Sicurezza a livello statale e comunale, nonché alle autorità e alle ONG dei diritti umani nazionali ed internazionali.

 

Di seguito è riportato l'elenco dei giornalisti che sono stati aggrediti nella copertura delle manifestazioni del 13/7 contro l'uso improprio di fondi pubblici per la Coppa del Mondo e per chiedere la libertà dei prigionieri politici a Rio de Janeiro.

Tra gli arrestati la giornalista radiofonica Joseane de Freitas, della Empresa Brasil de Comunicação, arrestata lo scorso Sabato (12/7) nella sua abitazione, senza alcun motivo evidente, con l'accusa di formazione di banda armata insieme ad altri 16 adulti e due adolescenti.

 

Il Sindacato, tramite il suo avvocato Luca Sada, ha presentato una richiesta di "habeas corpus" a favore della giornalista radiofonica, che è stato negato. Il Sindacato, la scorsa settimana, si è visto negare anche un provvedimento per assicurare la libertà di movimento dei giornalisti in tutta l'area del Maracanà, dove la Polizia Militare ha creato barriere nei giorni della Coppa del Mondo.


Questo genere di pratiche da parte dello stato costituiscono una grave offesa alla nostra categoria e recano danno alla società nel suo complesso. Senza il rispetto  del diritto all'informazione, non c'è garanzia di libertà o di democrazia.

 

Elenco dei giornalisti aggrediti e feriti:

 

Samuel Tosta – diretor do Sindjor-Rio – freelancer - ferito alla schiena da schegge di granata.
Gizele Martins – diretora do Sindjor-Rio – editora do jornal Cidadão – crisi d'asma per inalazione di gas lacrimogeno.
Mauro Pimentel – repórter fotográfico do Terra – scalciato e colpito al volto e alle gambe a colpi di manganello, gli sono state rotte la macchina fotografica e la maschera antigas.
Ana Carolina Fernandes – repórter fotográfica da Agência Reuters – un poliziotto gli ha tolto la maschera antigas e gli ha spruzzato spray al peperoncino negli occhi.
Boris Mercado – repórter fotográfico peruano – aggredito e poi arrestato.
Jason O’Hara – repórter cinematográfico canadense – ricoverato all'Hospital Municipal Souza Aguiar in seguito alle ferite riportate.
Oswaldo Ribeiro Filho - jornalista da agência inglesa Demotix - colpito da un lacrimogeno al volto.
Filipe Peçanha – comunicador da Mídia Ninja – pestato da otto poliziotti; macchina fotografica rotta.
Leo Correa – repórter fotográfico freelancer – vittima di aggressione fisica da parte dei poliziotti militari.
Tiago Ramos – jornalista do SBT Rio – ferito da schegge di granata ad un braccio.
Luigi Spera – Jornalista italiano – vittima di aggressione fisica da parte dei poliziotti militari.
Aloyana Lemos – documentarista – arrestata con violenza dalla polizia militare e portata al 21ª Distretto di Polizia (Bonsucesso)
Bernardo Guerreiro – comunicador da Mídia Ninja - obbiettivo della macchina fotografica rotto; aggredito con spray al peperoncino negli occhi a breve distanza.
Augusto Lima – jornalista do Coletivo Carranca – aggredito a manganellate ha riportato la rottura del suo celulare.
Loldano da Silva – repórter fotográfico – aggredito a colpi di manganello, trasportato all'ospedale Souza Aguiar.

 

 

QUELLO CHE DICONO ALCUNI:
 
* BBC: "Le autorità dello stato hanno autorizzato l'uso della violenza per evitare che i manifestanti si avvicinassero agli stadi."
*Sindacato dei Giornalisti di Rio: "Difficile credere che viviamo in uno stato democratico di diritto."
* Deputato Jean Wyllys: "Gravissime violazioni dei diritti umani"
* Juiz João Damasceno ("Giudici per la Democrazia"): "Si sono implementate misure tipiche di uno stato di eccezione"
* Ancelmo Gois (O Globo): "Stato di eccezione"
* ONG Justiça Global: "L'unico proposito è stato quello di neutralizzare, reprimere e spaventare."
*Amnesty International: "Nessuno può essere arrestato o detenuto appena per aver partecipato ad una manifestazione."
* Senatore Lindberg Farias: "Gravi violazioni al diritto di manifestazione ed alla libertà di riunione."
* Marcelo Chalreo (Comissione dei Diritti Umanoi della OAB - Ordine Avvocati Brasiliani): "Evidente volontà di impedire il diritto di manifestazione."
* Deputato statale Marcelo Freixo: "Sconfitta per la democrazia sul campo della politica e dei diritti."
 
QUELLO CHE DICONO ALTRI:
 
* Ministro della Giustizia José Eduardo Cardozo: "Non è stato un affronto al diritto di libera organizzazione e manifestazione."
* Polizia Militare di Rio de Janeiro: "La popolazione ha avuto garantito il suo diritto costituzionale di manifestazione."
"Reporters sans frontières" lancia una campagna contro la violenza sui giornalisti in Brasile
"Reporters sans frontières" lancia una campagna contro la violenza sui giornalisti in Brasile

"Reporters sans frontières" lancia una campagna contro la violenza sui giornalisti in Brasile

 

In occasione dei Mondiali di calcio, Repórteres sem Fronteiras lancia una campagna di sensibilizzazione per denunciare gli attacchi alla libertà di informazione e agli atti di violenza commessi quotidianamente contro i giornalisti in Brasile.

 

Di fronte alle minacce, alle aggressioni ed agli assassini di giornalisti nel paese del calcio, 'Reporteres Sem Fronteiras'  ha dato il fischio di inizio di una campagna contro l'ondata di violenze che colpiscono la categoria. Realizzata dall'agenzia BETC questa campagna è disponibile in francese inglese e portoghese. Si compone di un elemento visivo con i colori del Brasile accompagnato dallo slogan "In Brasile il calcio non sta andando bene. Ma peggio ancora la libertà di stampa" seguito dalla bandiera del Brasile con il Cristo Redentore di Rio all'interno della sfera blu che si mette le mani alla testa.

 

Dal 2004, 21 giornalisti sono stati assassinati di cui 12 negli ultimi tre anni. Giustiziati sulla strada le loro voci sono state sacrificate in nome della corruzione del narcotraffico e del conflitto di interessi. "La sconfitta della Seleção nella Coppa del Mondo può essere stata traumatica ma non deve oscurare altri ben più gravi sconfitte per il paese in termini di libertà di informazione e, in particolare, di sicurezza dei giornalisti in Brasile", ha osservato Christophe Deloire Segretario generale di Reporters sans frontières.

 

Dall'inizio dell'anno Reporters sans frontières ha registrato almeno 54 aggressioni contro i giornalisti. Lo scorso febbraio per la prima volta dall'inizio delle manifestazioni popolari contro la Coppa del Mondo un giornalista - Ilídio Santiago Andrade - è caduto in seguito a violenti scontri tra manifestanti e forze dell'ordine mentre seguiva una manifestazione di protesta a Rio per la TV Bandeirantes. Nello stesso mese due giornalisti Pedro Palma e José Lacerda da Silva - sono stati brutalmente uccisi. Il Brasile deve rispondere a un'emergenza: proteggere i suoi giornalisti.

 

Il 10 luglio scorso il segretario generale di Reporter senza frontiere Christophe Deloire ha incontrato il Ministro della Segreteria di Comunicazione Sociale Thomas Traumann al palazzo presidenziale del Planalto a Brasilia e funzionari del Ministero degli Affari Esteri.

 

Il segretario generale ha sottolineato la gravità dei recenti attacchi commessi contro i giornalisti ed ha ricordato i pericoli per la libertà di informazione e le raccomandazioni presentate nel rapporto "Il paese dei trenta Berlusconi", pubblicato nel gennaio 2013 da Reporters sans frontières.

Il Brasile si trova alla 111 ° posizione su 180 paesi nella Classifica mondiale della Libertà di Stampa.

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