L'accordo della Samarco, ovvero le volpi che si prendono cura del pollaio
di Raquel Rolnik, pubblicato su Folha de S. Paulo il 02.03.15
traduzione di Annalisa Marchini per il Resto del Carlinho Utopia
E' nella fase finale di discussione il progetto di un accordo che ha come obiettivo di definire le azioni di bonifica ambientale e il risarcimento alle vittime del maggior disastro ambientale mai avvenuto nel paese, la rottura della diga di Fundão, a Mariana (nello stato di Minas Gerais), nel novembre dello scorso anno.
L'accordo è in discussione e sarà sottoscritto tra l'azienda mineraria Samarco, le multinazionali Vale e la BHP Billiton - i responsabili della tragedia - il governo federale, gli stati di Minas Gerais e di Espirito Santo, il Ministero Pubblico Federale e i rispettivi ministeri pubblici statali.
Il problema fondamentale di questo accordo, che prevede uno stanziamento di 18,8 bilioni di R$ finanziati interamente dalle imprese, per un periodo di 15 anni, è che spetterà solo a loro - e a nessun altro - decidere come e dove questo denaro sarà destinato e chi avrà diritto ad essere indennizzato.
Secondo il progetto che è in discussione, le imprese creeranno una fondazione privata, attraverso la quale porranno in essere operazioni di "bonifica, riduzione del danno ambientale, compensazione ed indennizzo dei danni socio-ambientali e socio-economici" derivanti dal disastro.
Spetterà a questa fondazione elaborare un piano di investimenti per la regione, ai fini di riparare agli impatti del disastro nei campi ambientale, sociale, storico-culturale e economico, partendo da un elenco piuttosto ampio e approfondito di considerazioni e azioni stabilite nell'accordo.
Tuttavia, il modo in cui questo accordo viene discusso ed elaborato mostra che ogni proposta rimarrà sotto il controllo delle imprese responsabili per il disastro. Ad esempio, il consiglio di amministrazione della fondazione sarà costituito di 7 membri, 6 dei quali rappresentanti delle imprese e uno nominato attraverso un "comitato interfederativo" (che, in teoria, rappresenta le decine di comuni colpiti dal disastro, gli stati di Minas Gerais e Espirito Santo e il Governo Federale).
Non c'è alcuna previsione di partecipazione diretta delle persone colpite, di loro rappresentanti o di quelli delle località colpite, nemmeno attraverso un comitato consultivo (senza potere di decisione). Le vittime della tragedia, oltretutto, non hanno fin qui partecipato in nessun modo alla formulazione e negoziazione dell'accordo, il che costituisce una evidente violazione dei loro diritti.
Così, quelle stesse imprese che hanno causato il disastro, avranno potere decisionale su tutto il processo di riparazione del danno ambientale e di compensazione ed indennizzo delle vittime. Senza alcuna forma di controllo, senza alcuna partecipazione di organizzazioni indipendenti che possano rappresentare le persone colpite, e con una esigua partecipazione dei governi e dello stesso potere giudiziario.
La stessa fondazione sarà incaricata di censire e registrare le vittime del disastro - ovvero, decidere chi avrà diritto ai risarcimenti e la forma in cui tutto questo sarà fatto. Oltre a questo, nel caso qualcuno volesse contestare le decisioni della fondazione, sarà questa stessa a fornire l'assistenza legale a queste persone... ovvero, la fondazione pagherà gli avvocati che "difenderanno" i suoi stessi oppositori!
Un accordo proposto in questi termini, non è altro che il riproporsi della logica che regola la valutazione degli impatti di attività come quella dell'industria mineraria: sono le imprese stesse a commissionare i rapporti d'impatto ambientale da presentare alle autorità pubbliche. Molto spesso, questi rapporti vengono elaborati sotto l'enorme pressione delle imprese, che li restituiscono ai consulenti dopo averli revisionati e modificati, riducendo al minimo gli impatti indicati. Alla fine, sono le imprese stesse che stabiliscono se le loro attività sono sicure o no. Si puo' quindi ragionevolmente affermare che proprio questa sia una delle cause del disastro.
Dopo che la settimana scorsa la stampa ha divulgato il progetto dell'accordo, fonti della Presidenza della Repubblica hanno dichiarato che il Governo sostiene l'inserimento delle vittime nelle sedi di discussione e decisione relative a questo processo. Speriamo che questo avvenga.
Come ha dichiarato Sérgio Abranches in una recente intervista sull'argomento rilasciata alla radio CBN, se la risposta ad un disastro ambientale di queste proporzioni è l'indulgenza, non possiamo che aspettarci che questo sia l'invito a un nuovo disastro.
Preferisco credere che ci sia ancora tempo per evitare che questo accada e che la risposta al maggior disastro ambientale del nostro paese non sia tanto scadente.
21.01.16
Primi documenti esclusivi dell'inchiesta della procura sulla tragedia della diga di Mariana
andato in onda il 17.01.16 - fonte del video Rede Globo
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03.02.16
Nel mezzo del cammino c'era una pietra...
Emozionante intervista ad Ailton Krenak, uno dei leader indigeni più sensibili del nostro tempo, che ci parla della tragedia ambientale che ha colpito il Rio Doce, che per gli indios è una divinità e che chiamano "Uatu". La video intervista è stata realizzata da Laura Capriglione.
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