08.02.15
Quando l'esecuzione sommaria è legittimata come "gol spettacolare" nel campionato dello sterminio dei giovani neri
di Cidinha da Silva, pubblicato il 09/02/15 sul sito Geledes.org
Dodici giovani neri giustiziati dalla polizia di Bahia con colpi d'arma da fuoco alla nuca. C'erano segni di tortura, come braccia spezzate ed occhi affondati, ma poteva essere opera della polizia di San Paolo, di Rio, di Alagoas o del Pernambuco. Sono pratiche disseminate in tutto il paese. Il più giovane aveva 15 anni, il più vecchio 27.
Un massacro non è solo un altro massacro, non dovrebbe esserlo. Un massacro praticato dal braccio armato dello stato è il fallimento totale delle politiche di sicurezza pubblica e dei valori repubblicani, è violazione dei diritti umani.
La novità di questo massacro è stato il discorso pubblico del governatore recentemente eletto, che l'ha caratterizzato come operazione di successo della polizia che uccide preventivamente. Ma il comandante in capo della polizia è andato anche oltre, in una mattina ispirata dalla cronaca poliziesca che banalizza e manca di rispetto alla vita delle persone che pagano le tasse ed i salari della polizia che uccide - quando dovrebbe proteggerle. Il mandatario ha definito il massacro come "il gol" di poliziotti "cannonieri", che devono decidere (di uccidere) in pochi secondi e sono più le volte che mandano la palla in rete di quelle che sbagliano.
Testimoni spaventati di Cabula, quartiere dell'assassinio collettivo, dal canto loro, hanno detto che i 12 ragazzi erano disarmati, che non c'è stato alcun conflitto a fuoco, che sono stati arrestati e pestati prima di essere condotti in uno sterrato, circondato dal bosco e, lì, giustiziati.
Siccome il governatore è di un partito di sinistra, c'è stata gente che ha dichiarato di aver nostalgia dei bei tempi truculenti del governatore ACM (ndt. acronimo di Antônio Carlos Peixoto de Magalhães, uomo politico di destra molto potente nello Stato di Bahia, che ha governato per 3 volte, due delle quali su mandato del regime militare). Battuta di cattivo gusto, tanto crudele quanto la metafora calcistica del governatore Rui Costa.
Il governatore ha vestito i panni del cronista ed ha risposto ironicamente ad una domanda rivoltagli in un'intervista collettiva, circa le possibili ripercussioni negative e dello spavento che la violenta operazione di polizia potrebbe aver causato ai turisti paulisti, habitué del carnevale di Salvador da Bahia.
Ha attaccato la sicurezza pubblica dello Stato di San Paolo, facendo intendere che il turista paulista è abituato alla violenza, considerato che San Paolo presenta indici record di rapine alle banche.
Siccome sappiamo che, secondo la versione della polizia, i dodici ragazzi si sarebbero apprestati ad assaltare una banca, non sarebbe poi così insensato dedurre dal contesto del suo discorso che i bahiani-neri sono stati uccisi (preventivamente) per proteggere i turisti-bianchi-paulisti.
È notorio altresì, che sono i turisti bianchi di San Paolo che inondano il carnevale bahiano in cerca del decantato esotismo della Bahia Negra.
L'intertesto razzista del discorso governatoriale è tanto macabro quanto l'applicazione della pena di morte ai giovani neri.
Il Segretario della Sicurezza Pubblica di San Paolo non è stato da meno e ha dato del volgare ed ignorante al governatore bahiano (scambio di invettive che ricordava litigi da fotoromanzo). Ha ricordato che l'indice di criminalità di Bahia è quattro volte maggiore di quello di San Paolo (l'aspetto ignorante).
Ha concluso dicendo che le dichiarazioni del mandatario nordestino (ndt. Bahia si trova nel nord-est del Brasile) mancavano di rispetto all'affetto che i paulisti hanno per i bahiani e all'importanza che il turismo ha per Bahia (l'aspetto volgare). Ecco fatto! La supremazia geopolitica di San Paolo ha chiuso l'argomento. Almeno fino alla "treplica", logico, quando l'esperto in metafore calcistiche risponderà all'esperto in robocop (ndt. riferimento ai poliziotti antisommossa di San Paolo e alle loro nuove armature in stile robocop, per l'appunto) della metropoli che disprezza i nordestini.
E i dodici morti dove sono? Sono scomparsi nel discorso volatile e popolaresco degli assassini giustificati dalla lotta alla criminalità.
E le famiglie delle vittime? Nessuno le ascolta, le supporta, le indennizza. Sono vittime del "cannoniere-assassino" in una partita spaventosa, truccata, nella quale si sa già chi sarà il perdente prima ancora del testa o croce dell'arbitro.
Una voce isolata con nome, cognome ed indirizzo, una anziana signora, non un giovane fratello o cugino della vittima che potrà essere la prossima vittima. La nonna di Natanael de Jesus Costa (17 anni) urla all'entrata dell'ospedale che suo nipote stava andando a portare una pizza alla sua fidanzata, nei pressi del campo sterrato, palco della messa in scena del conflitto nella notte del crimine.
Il ragazzino è scomparso da casa per poi riapparire nella lista dei corpi in attesa di riconoscimento all'Istituto di Medicina Legale.
E il grosso della popolazione dei quartieri poveri e miserabili cosa fa? Ripete come un pappagallo il discorso della legittimazione delle uccisioni ascoltato nei tanti programmi sensazionalisti delle Televisioni-caccia-banditi. Pensano che nell'allearsi con i più forti, con i signori delle armi, riceveranno in cambio protezione, dopo tutto loro sono dei lavoratori e gli altri sono banditi.
Ma niente. Nessuno, nessuno è un cittadino. Ed il gusto del sangue delle vittime arriverà alla bocca ed agli occhi dei sostenitori dei massacri solo quando gli spari spezzeranno la vita dei bambini allevati nelle loro famiglie o comunità, quei bambini che hanno visto crescere e che andavano a prendere una pizza per la fidanzata, o sono stati vinti dalla dipendenza chimica, o dalla pressione ostensiva e di ostentazione del narcotraffico.
Sempre bambini amati, che si trasformeranno in corpi stesi a terra.
Nessuna di queste dodici morti si giustifica, qualunque fosse la fedina penale delle vittime, e ancora meno attesta il successo di una operazione di polizia. Una operazione che termina con 12 morti è arbitraria ed illegale. È catastrofica. La presenza della polizia sul territorio deve preservare la vita e non eliminarla giustificandosi con tecnicismi esplicativi.
È in gioco la sopravvivenza dei giovani neri davanti alla costruzione razzista del sospetto preferenziale. Questo già è inammissibile, ma più temerario ancora è che un governante si presenti in pubblico per legittimare una mattanza come fosse un "gran gol" realizzato da poliziotti-cannonieri in quartieri popolari e senza protezione che non possono e non devono essere ufficializzati come stadi di calcio, nei quali si pratica il tiro al bersaglio nero e giovane, come vuole il governatore-pallonaro.
La Polizia Militare di Bahia è una macchina di sterminio dei neri. E il governo grida gol!
Tratto da un articolo di Douglas Belchior su Carta Capital, 09.02.15
L'incredibile dichiarazione del governatore dello Stato di Bahia, Rui Costa (PT) (ndt. PT, Partido dos Trabalhadores, partito di governo a Bahia e nel paese) nel commentare il massacro di 12 giovani neri compiuto dalla RONDESP (Ronde Speciali, battaglione della Polizia Militare), nel quartiere di Cabula, periferia di Salvador, all'alba del 6 febbraio, evidenzia e sintetizza il modo in cui lo stato brasiliano - tutti e di tutti i partiti -, trattano la morte nera: con cinismo e insensibilità.
"La polizia(...) deve avere la freddezza e la calma necessarie per prendere la decisione giusta. È come un attaccante davanti alla porta che deve decidere, in pochi secondi, come farà a mettere la palla in rete, a fare gol(...). Poi, quando la giocata è terminata, se si è trattato di un grande gol, tutti i tifosi (...) batteranno le mani e l'azione sarà rivista tante volte in televisione. Se non ha fatto gol, l'attaccante sarà condannato(...)."
Se da un lato la Segreteria di Sicurezza Pubblica di Bahia sostiene la versione del conflitto a fuoco, dall'altro, gli abitanti che sono stati testimoni del massacro smentiscono la polizia, raccontando che il gruppo è stato arrestato e poi assassinato. Le prove starebbero sugli stessi corpi delle vittime, che presentano segni di tortura, braccia rotte, occhi affondati e spari alla nuca. Ma il governatore preferisce la versione degli assassini.
"La Polizia Militare che io immagino e voglio costruire nello stato è una polizia che rispetti il cittadino e che agisca sempre dentro la legalità".
Nelle parole del governatore del PT, la cristallizzazione della normativa politico-giuridica che giustifica la disgrazia: la legalità al servizio del razzismo, del genocidio e della morte.
Chi ci proteggerà dalla legalità genocida? Chi ci proteggerà dai governi e dalla polizia?
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