19.03.15
Intervista all'analista politico James Petras
"Il PT ha causato un tremendo danno all'immagine di tutta la sinistra in America Latina"
da IHU (Estratto dell'intervista di Efraín Chury Iribarne, trasmessa alla rádio CX36 Centenário e publicata su Rebelión, 11-03-2015)
In Brasile la giustizia continua ad occuparsi del caso Petrobras e tutto il Congresso brasiliano è sotto accusa. Qual'è la sua lettura di questo fatto?
Si possono dire molte cose. In primo luogo, che il governo di Dilma Rousseff ha adottato una politica molto reazionaria. Quello che loro chiamano "aggiustamento fiscale" altro non è che un piano di tagli alla spesa sociale, alle pensioni, ai salari, ai programmi sociali e di sostegno alla povertà, ecc.
Ossia, le conquiste che le classi popolari hanno ottenuto finora si stanno erodendo ed il governo ha incaricato Joaquim Levy, ministro dell’Economia, un neoliberista fanatico, di portare avanti i tagli alla spesa sociale.
Così, mentre colpisce il popolo, la presidente Rousseff chiede allo stesso di aver pazienza.
Ma la pazienza non si ottiene con tanta rovina.
Io spero che le pressioni dal basso, gli scioperi e le manifestazioni, siano rapide. E mentre il governo è più fragile sul fronte popolare, viene colpito su quello giudiziario nazionale ed internazionale. Hanno scoperto che funzionari della Petrobras hanno pagato centinaia di milioni in tangenti, e quasi la maggioranza dei funzionari e dei deputati del PT sono coinvolti. È un partito di corrotti, e tutti coloro che pensano che il PT abbia qualcosa a che vedere con i lavoratori sono messi di fronte a questi fatti. Nelle banche svizzere, per esempio, esistono conti di intermediari che incassavano le tangenti e poi le ripassavano ai deputati. I deputati del PT ed i loro alleati di governo sono milionari, hanno incassato tante tangenti da possedere due o tre case, due o tre amanti e tre o quattro auto di lusso. Sono oligarchi in tutti i sensi ed hanno perso rispetto e legittimità tra i più. Non v'è dubbio che nel prossimo periodo ne pagheranno le conseguenze, tanto giudiziarie, prigioni, espulsioni e soprattutto la rovina totale del partito, l'immagine del PT come partito di centro-sinistra, perché non c'è nulla di progressista nei corrotti.
Questa combinazione di corruzione in alto e di tagli in basso consumerà il Partido dos Trabalhadores, e credo che nelle prossime elezioni subirà dei colpi durissimi. Il problema è che a sinistra del PT non c'è ancora la forza sufficiente per catturare gli elettori disincantati, ragione per la quale temo che a partire da questi scandali risorgeranno i partiti della destra e che quelli che vogliono privatizzare la Petrobras si serviranno della corruzione per farlo.
Il PT ha causato un tremendo danno, non solo ai propri elettori, ma, soprattutto, all'immagine di tutta la sinistra e del progressismo in America Latina. Lascia disorientato il suo elettorato e fa il gioco dell'imperialismo. Alla luce di tutto ciò, i difensori e gli intellettuali del PT che per molti anni hanno parlato delle misure progressiste, adesso stanno in silenzio, stanno abbandonando la nave che affonda. Nel frattempo il danno è fatto, e dobbiamo avvisare gli osservatori ed i commentatori di sinistra che non dovranno essere così ciechi, sordi e muti in futuro, come quando noi, da sinistra, abbiamo cominciato ad avvertirli che il PT non era quello che presentava al suo elettorato.
Questo può pregiudicare i partner del Mercosul?
Si, credo che influirà per varie ragioni. Quello che si definisce "aggiustamento fiscale" abbasserà la produzione in Brasile e, pertanto, le esportazioni e le importazioni. Il calo produttivo in Brasile pregiudicherà l'economia di consumo e colpirà le importazioni che vengono dal Brasile. Interesserà i vincoli con il petrolio ed il gas e renderà debole la capacità dei partner di aver accesso ad una economia come quella brasiliana.
Credo che l'impatto sui partner sarà negativo. Ma dirò di più: la corruzione in Brasile sta coinvolgendo banche europee - in Svizzera e a Londra - e a New York, che stanno facendo il lavoro sporco di "lavare il denaro" dei corrotti brasiliani. Tutte le banche europee sono coinvolte. I "petrocrati" (la casta che controlla petrolio e gas) in Brasile hanno soci a New York, a Londra ed in Svizzera, che li aiutano a nascondere i fondi neri raccolti in Brasile. I grandi riciclatori di denaro stanno a Londra e vendono case ed immobili lussuosi agli speculatori e deputati brasiliani.
Ci sono implicazioni internazionali in tutto questo.
La Presidente del Brasile dichiara guerra alla classe lavoratrice
di James Petras
pubblicato su Z Net Italy il 1 marzo 2015
Traduzione di Francesco D’Alessandro
La classe lavoratrice Brasiliana si trova a fronteggiare l’assalto piu’ brutale alle sue condizioni di vita da piu’ di dieci anni a questa parte.
I lavoratori delle campagne, i senza terra, gli impiegati e i professionisti della salute, i disoccupati e i poveri si trovano di fronte a tagli massicci dei salari da lavoro dipendente e dei sussidi della disoccupazione.
Tutti i benefici che furono conquistati nel decennio 2003-2013 stanno per essere aboliti. I lavoratori Brasiliani si trovano di fronte a un decennio di infamia. Il regime della Rousseff ha accettato completamente le politiche di “capitalismo selvaggio” con la nomina di due dei sostenitori piu’ estremi delle politiche neoliberali.
L’ASCESA DEL CAPITALE FINANZIARIO
All’inizio di Dicembre 2014 la Presidente Rousseff ha nominato Joaquin Levy quale nuovo Ministro delle Finanze- in effetti il nuovo zar economico per dirigere l’economia Brasiliana. Levy, un membro di punta dell’oligarchia finanziaria Brasiliana, e’ stato presidente della Bradesco Asset Management, il braccio gestionario dei beni del conglomerato gigante Bradesco, con piu’ di 130 miliardi di dollari nelle sue mani. Dai giorni del suo dottorato all’Universita’ di Chicago, Levy e’ stato un discepolo fedele del capo supremo neoliberale Milton Friedman, in passato consigliere economico del dittatore militare del Cile, Augusto Pinochet. In qualita’ di dirigente capo del Fondo Monetario Internazionale (1992-1999), Levy e’ sempre stato un sostenitore dei programmi di austerita’ drastica che, un decennio piu’ tardi, hanno impoverito l’Europa del Sud e l’Irlanda.
Durante la presidenza di Enrique Cardoso, Levy ricopri’ la carica di capo della strategia economica e fu direttamente responsabile delle lucrative, massicce privatizzazioni delle strutture pubbliche – svendute a prezzi di saldo nei sottoscala- e nella liberalizzazione del sistema finanziario che facilito’ il flusso finanziario, illecito, di 15 miliardi di dollari all’anno verso l’estero. La presenza di Levy quale membro prestigioso dell’oligarchia finanziaria Brasiliana e i suoi legami stretti e di lunga durata con le istituzioni finanziarie internazionali sono esattamente le ragioni per cui la Presidente Rousseff lo ha nominato a dirigere l’economia Brasiliana. La nomina di Levy e’ parte di un pacchetto che include l’accettazione completa, da parte di Rousseff, di una nuova stratedia di grandi profitti, che aumentano in maniera gigantesca, per i detentori dei capitali finanziari domestici e stranieri, nella speranza di attrarre investimenti su larga scala per superare la stagnazione economica.
Per la Presidente Rousseff e il suo mentore, l’ex Presidente Lula Da Silva, tutta l’economia dev’essere diretta a “meritarsi la confidenza” della classe capitalistica. Le politiche sociali messe in atto nel passato sono adesso soggetto a riduzione e eliminazione. Tagli profondi e generali nelle quote di reddito nazionale destinate ai lavoratori sono elencati all’apice dell’agenda del governo. L’obiettivo e’ di concentrare ricchezza e capitale nel top 10% della popolazione nella speranza che questi investano e aumentino la crescita.
Mentre la nomina di Levy rappresenta un’inversione decisiva verso la destra estrema, le politiche economiche e le pratiche dei 12 anni precedenti hanno stabilito le fondamenta per un ritorno a una versione riveduta dell’ortodossia neo-liberale.
IL RITORNO DEL CAPITALISMO SELVAGGIO
Durante la campagna elettorale del 2002, Lula Da Silva firmo’ un accordo economico con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) che garantiva un surplus del budget del 3 percento. Lula voleva rassicurare i banchieri, la finanza internazionale e le multinazionali che il Brasile avrebbe pagato i suoi creditori, avrebbe aumentato le sue riserve di valuta estera per il pagamento dei profitti e per far continuare i flussi finanziari illeciti verso l’estero. L’adozione delle politiche fiscali da parte del regime di Lula fu accompagnata dalle sue politiche di austerita’, riducendo i salari degli impiegati pubblici e le pensioni e aumentando solo marginalmente le paghe minime.
Piu’ importante di tutto, Lula diede il suo supporto a tutte le privatizzazioni corrotte che erano iniziate sotto il regime precedente di Cardoso. Nel 2003, alla fine del primo anno in ufficio di Lula, Wall Street nomino’ Lula “uomo dell’anno” per le sue politiche pragmatiche e la demolizione e deradicalizzazione dei sindacati maggiori e dei movimenti sociali. Nel Gennaio 2007, il Presidente Lula Da Silva nomino’ Levy alla carica di Segretario del Tesoro, una carica che mantenne fino al 2006- il periodo sociale piu’ regressivo della presidenza Da Silva. Questo periodo coincise anche con una serie di scandali di corruzione, enormemente lucrativi, di milioni di dollari, che coinvolsero dozzine di funzionari del Partito dei Lavoratori (PT) ai vertici del regime di Lula che incassarono bustarelle da parte di importanti imprese di costruzioni.
Due avvenimenti diedero la possibilita’ a Lula di moderare le sue politiche e di introdurre delle limitate riforme sociali:
(1) il boom delle commodities creo’ un aumento enorme della domanda e dei prezzi delle esportazioni agro-minerarie e ando’ a riempire le casse del Tesoro dello Stato;
(2) le pressioni sempre crescenti esercitate dai sindacati, dai movimenti sociali rurali e dai poveri per una condivisione della bonanza economica, porto’ a un aumento delle spese sociali, dei salari e a un credito piu’ facile senza pero’ influenzare la ricchezza, la proprieta’ e i privilegi delle elites. Con il boom economico Lula fu in grado anche di soddisfare il FMI, il settore finanziario e l’elite affaristica tramite sussidi, tagli alle tasse, prestiti a interesse molto basso e contratti con lo stato “sovrapprezzo” e estremamente lucrativi. I poveri ricevevano l’un percento del budget tramite un “sussidio” per la famiglia, un regalo di 60 dollari USA al mese e i lavoratori sottopagati ricevettero un aumento dei loro salari minimi. Il costo dei programmi sociali era solo una frazione del 40 percento del budget che le banche ricevevano in pagamento per i loro prestiti e i relativi interessi sul dubbio debito pubblico che i precedenti regimi neo-liberali avevano contratto. Con la fine del boom il governo di Rousseff e’ ritornato alle politiche di Lula del 2002-2005 e ha rinominato Levy per metterle in atto.
LE CONSEQUENZE DELLA TERAPIA SHOCK
Il compito di Levy di riconcentrare le entrate, aumentare i profitti e riportare indietro le politiche sociali si sta dimostrando piu’ difficile nel periodo 2014-2015 che in quello precedente del 2003-2005. La ragione principale e’ che in precedenza egli si era limitato a continuare le politiche di Cardoso mentre Lula aveva promesso ai lavoratori che le sue politiche sarebbero state temporanee. Adesso invece Levy deve tagliare e fare a pezzi quegli avanzamenti che i lavoratori e i poveri considerano garantiti. Infatti, la massa dei movimenti urbani nel 2013-2014 ha spinto per aumenti nelle spese sociali per i trasporti, l’istruzione e la salute.
La repressione diventera’ necessaria, a un certo punto, nel futuro, per portare avanti la shock terapia di Levy, come avvenne in Cile e sta accadendo adesso nell’Europa Meridionale, quando politiche identiche di austerita’ ridussero le entrate delle famiglie e moltiplicarono la disoccupazione.
Levy propone di salvaguardare gli interessi del capitale finanziario prendendo diverse misure cruciali che sono completamente in linea con gli interessi di Wall Street, la City di Londra e i moguls finanziari Brasiliani.
La prima priorita’ di Levy e’ di tagliare e fare a pezzi gli investimenti pubblici, le pensioni, i sussidi di disoccupazione e i salari nel settore pubblico. Con il pretesto di “stabilizzare l’economia” (a vantaggio dei gruppi finanziari), Levy destabilizzera’ le economie familiari di decine di milioni. Egli vuole tirar via le riduzioni delle tasse dei consumatori per comprare automobili, elettrodomestici e “beni bianchi” aumentando cosi’ il costo di questi beni per milioni di famiglie o addirittura portando questi stessi beni completamente al di fuori del mercato. Lo scopo di Levy e’ di sbilanciare il budget di queste famiglie (aumentare il debito oltre le entrate) per aumentare il surplus del budget dello stato e assicurare il pagamento completo e immediato dei creditori come il suo proprio conglomerate Bradesco.
In secondo luogo Levy “aggiustera’ ” i prezzi. Piu’ specificamente egli porra’ fine al controllo dei prezzi sui combustibili, l’energia e i trasporti cosi’ che gli oligarchi finanziari che hanno enormi interessi partecipativi in quei settori potranno aumentare a dismisura i prezzi e “incrementare” la propria ricchezza di miliardi di dollari. Come risultato, la classe lavoratrice e quella media dovranno spendere una quota molto maggiore delle loro diminuite entrate per il combustibile, i trasporti e l’energia.
Terzo, Levy molto probabilmente lascera’ che la moneta brasiliana perda di valore per promuovere cosi’ le esportazioni agro-minerarie con la scusa della “migliorata competitivita’ ”. La moneta piu’ debole tuttavia portera’ a un aumento dei costi delle importazioni, degli alimenti di base e delle merci prodotte industrialmente. La svalutazione de facto colpira’ maggiormente i milioni che non possono proteggere i loro risparmi e favorira’ gli speculatori finanziari che capitalizzeranno sui movimenti di valuta. Perdippiu’ studi comparativi dimostrano che una moneta svalutata non aumenta di sicuro gli investimenti produttivi.
Quarto, Levy cerchera’ di far credere che la diminuzione di energia disponibile dovuta alla siccita’- che ha ridotto l’energia idroelettrica del Brasile- richiede “riforme” del settore energetico, eufemismo usato da Levy per la privatizzazione. Egli proporra’ di svendere il gigante petrolifero semipubblico Petrobas e di accelerare le privatizzazioni delle piattaforme di estrazione nell’oceano, con termini assolutamente favorevoli alle grandi banche di investimento.
Quinto, Levy molto probabilmente tentera’ di annullare e bruciare le leggi sull’ambiente e sul controllo delle banche, incluse quelle riguardanti le foreste pluviali, il lavoro e i diritti degli Indios per facilitare le facili entrate e l’uscita veloce, quando necessario, dei capitali finanziari.
La “terapia shock” di Levy avra’ un impatto sociale ed economico profondo su tutta la societa’ Brasiliana. Tutti gli indizi derivanti da esperienze passate e presenti portano alla conclusione che , dovunque i “Chicago Boys” ,come Levy, sono stati presenti, e hanno potuto applicate le loro formule “shock”, hanno determinato recessioni economiche profonde, regressioni sociali e malcontento sociale.
Levy, come tutti gli altri fanatici del libero mercato, diranno che la recessione e la regressione sono di breve durata, necessarie e che, nel lungo termine, avranno successo. Ma tutte le nazioni contemporanee che hanno seguito le sue formule di shock hanno riportato stati di regressione prolungata. La Grecia, la Spagna, l’Italia e il Portogallo si trovano nel loro settimo anno di depressione indotta dall’austerita’ e il loro debito pubblico continua a crescere.
CONCLUSIONI
La shock terapia di Levy acuira’ le tensioni di classe e risultera’ inevitabilmente nella rottura del patto sociale tra il cosiddetto regime del Partito dei Lavoratori e i sindacati, i contadini senza terra e i movimenti sociali urbani. Rousseff e la leadership del regime autonomitosi Partito dei Lavoratori, che si trovera’ a fronteggiare la stagnazione economica risultante dal declino dei prezzi delle commodities e dalle decisioni del capitale privato di ritrarre gli investimenti, avrebbe potuto scegliere di socializzare l’economia, porre fine al capitalismo ladrone e aumentare gli investimenti pubblici. Invece hanno capitolato- Rousseff ha riciclato le politiche ortodosse neo-liberiste che Lula aveva iniziato durante i primi due anni del suo regime.
Invece di mobilitare I lavoratori e i professionisti per implementare cambiamenti strutturali piu’ profondi, Rousseff e Lula Da Silva si appoggiano “all’ala sinistra” del Partito dei Lavoratori per lamentarsi, criticare e condonare. Essi si avvalgono dei dirigenti dei sindacati (CUT) co-optati per iperventilare e per autoconfinarsi in proteste simboliche senza conseguenze che non influenzano la “shock terapia” di Levy. Tuttavia gli scopi, l’ampiezza e l’estremismo dei cosiddetti programmi di aggiustamento e stabilizzazione di Levy provocheranno scioperi generali, primo e piu’ importante nel settore pubblico. I tagli nella produzione di automobili e l’aumento della disoccupazione determineranno opposizione dei lavoratori nei settori produttivi. I tagli negli investimenti pubblici e l’aumento dei costi dei trasporti, della salute e dell’istruzione ridarranno vita ai movimenti di massa urbani.
La svolta del Partito dei Lavoratori dal “neo-liberalismo inclusivo” all’estremismo del libero mercato di tipo Friedman, radicalizzera’ e polarizzera’ la societa’ Brasiliana. L’oligarchia premera’ per rimilitarizzare la societa’ civile. Questa, a sua volta, dara’ origine alla crescita di movimenti sociali, con coscienza di classe, come quelli che venti anni fa portarono alla fine della dittatura militare.
Puo’ darsi che questa volta il malcontento sociale potrebbe non fermarsi nella democrazia liberale; forse la battaglia che sta per arrivare riuscira’ questa volta a portare il Brasile piu’ vicino a una repubblica socialista.
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