top of page

25.10.14

 

I candidati alla presidenza Dilma Rousseff e Aécio Neves non consultano gli indios e avanzano proposte contrarie ai loro diritti

Entrambi i candidati hanno già preso impegni con i grandi latifondisti volti ad ostacolare nuove demarcazioni delle Terre Indigene.

di Oswaldo Braga de Souza - ISA/Instituto Socioambiental - 23.10.2014

traduzione: Clelia Pinto e Carlinho Utopia

Per il prossimo mandato presidenziale le prospettive per i popoli indigeni non si presentano affatto buone, indipendentemente dal candidato che uscirà vittorioso dalle urne domenica prossima. A parte qualche accenno alla vigilia delle elezioni, tanto Aécio Neves (PSDB) quanto Dilma Rousseff (PT), sembrano intenzionati a seguire una linea che ostacola la demarcazione di nuove terre indigene, principale rivendicazione dei popoli indigeni.

I candidati alla presidenza, Dilma e Aécio, legati agli interessi dei grandi latifondisti, non hanno voluto incontrare gli indios.oratori Senza Tetto) sul secondo turno delle elezioni presidenziali del 26 ottobre.

Il tema dei diritti degli indios ha avuto una visibilità inedita in questa campagna elettorale. Ironicamente, ha finito per essere al centro delle agende dei "ruralisti" (la lobbie dei grandi latifondisti). Già nell'agosto scorso, un incontro con i candidati alla presidenza organizzato dalla CNA - Confederação Nacional da Agricultura e Pecuária do Brasil (Confederazione Nazionale Agro-Zootecnica Brasiliana), pose all'ordine del giorno proprio questo tema.

Oggi, a tre giorni dal secondo turno elettorale, la presidente ha inviato una lettera indirizzata ai popoli indigeni in cui promette di approvare, al Congresso, lo Statuto dei Popoli Indigeni, fermo da oltre vent’anni, e la creazione del Consiglio Nazionale della Politica Indigena (CNPI), bandiere, queste, del movimento indigeno. Promette anche di regolamentare la Consulta Preventiva, strumento previsto dalla Convenzione 169 della Organizzazione Internazionale del Lavoro. Il testo non assume nessun impegno obiettivo rispetto alla demarcazione delle terre, ma la divulgazione della lettera alla vigilia del secondo turno, evidenzia, in uno scenario di sostanziale parità tra i candidati AécioDilma, la loro serrata "caccia al voto".

 

“Oggi, come sappiamo, esistono sfide nella sfera giuridica per poter avanzare nella demarcazione delle terre indigene nel paese, principalmente nelle regioni centro-ovest, sud e nord-est. Dobbiamo affrontare e superare queste sfide rispettando la nostra Costituzione”, dice il testo.

I precedenti di Dilma sul tema non sono favorevoli. Nessuno ha fatto peggio di lei, dal ritorno alla democrazia ad oggi, nell'ambito della demarcazione delle Terre Indigene. Durante il suo mandato i processi di demarcazione sono rimaste paralizzate. È sintomatico che il programma di governo presente sul sito ufficiale della presidente non contenga  la parola “indigeno”.

 

Il Ministero della Giustizia ha nel cassetto una proposta volta ad includere nei processi di demarcazione ministeri e organi come l'Embrapa (Empresa Brasileira de Pesquisa Agropecuária), il che indebolirebbe il ruolo della FUNAI (Fondazione Nazionale degli Indios) e rendere ancora più difficile l’ufficializzazione di nuove terre indigene. Dilma ha ricevuto i popoli indigeni solo una volta, l’anno scorso, dopo lo scoppio delle proteste di giugno.

La Convenzione 169 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro è stata ignorata tanto dal governo Lula che da quello attuale, con popoli indigeni e tradizionali mai consultati in relazione alla costruzione di grandi opere e di altre misure che li coinvolgono direttamente.

 

GLI IMPEGNI ASSUNTI CON I RURALISTI

 

Il programma di Aécio Neves contiene molti più riferimenti ai popoli indigeni ma senza presentare alcun impegno nello sblocco dei processi di demarcazione. “Capiamo che il governo Dilma Rousseff è stato negligente circa la questione della demarcazione delle terre indigene”, afferma il documento pubblicato dal candidato del PSDB, il 12 ottobre, in risposta alle condizioni stabilite da Marina Silva per appoggiarlo al ballottaggio. Il testo presenta una novità: promette di creare un Fondo per indennizzare i produttori agricoli che occupano le Terre Indigene.

 

In compenso anche Neves si è impegnato a portare avanti la stessa proposta del governo, cara ai ruralisti,  di includere altri organi pubblici nei processi di demarcazione. Ha anche dichiarato che le condizioni definite dal Tribunale Supremo Federale sul caso della terra indigena Raposa - Serra do Sol dovranno servire da riferimento per le future demarcazioni. La proposta è oggetto di protesta da parte del movimento degli indios perché implica restrizioni ai loro diritti territoriali.

 

“Per noi la preoccupazione continua a essere assoluta. Che sia la Rousseff o Neves il maggior peso sarà quello del Congresso” sostiene Sonia Guajajara, coordinatrice dell’ Apib (Articolazione dei Popoli Indigeni del Brasile). Ricorda che la "bancada ruralista" (ndt. raggruppamento parlamentare trasversale ai partiti che mette insieme i deputati vicini agli interessi dei grandi latifondisti) è aumentata nelle ultime elezioni e che molti parlamentari indigenisti non sono stati rieletti.

 

Secondo Sonia, l’obiettivo del prossimo governo, indipendentemente dal candidato presidente che vincerà, sarà la crescita economica, il che significherà l’aumento delle minacce contro le terre e i diritti indigeni. Personalmente, Sonia non crede che Dilma Rousseff manterrà le promesse fatte attraverso la sua lettera dell'ultima ora e nemmeno che un governo Neves possa portare miglioramenti effettivi per i popoli indigeni.

 

Il movimento indigeno ha tentato inutilmente di avere un incontro formale con i candidati ma nessuno dei due candidati ancora in lizza ha accettato di riceverlo. L’unica ad incontrare i leader indigeni era stata Marina Silva, ormai fuori dai giochi. La scorsa settimana, l’Apib ha pubblicato ed inviato ai due candidati, una lettera critica rispetto alle azioni del governo verso i popoli indigeni negli ultimi anni e pretendendo impegni da entrambi, specialmente per quanto riguarda la demarcazione delle loro terre.

LETTERA APERTA DELL'APIB (Articolazione dei Popoli Indigeni Brasiliani) AI CANDIDATI AL 2° TURNO DELLE ELEZIONI PRESIDENZIALI DELLA REPUBBLICA BRASILIANA

Il movimento indigeno, attraverso l'APIB, esprime pubblicamente la propria indignazione per il modo in cui i grandi partiti che controllano il potere nel paese hanno ignorato i diritti costituzionali dei nostri popoli indigeni, un fatto che si riflette nel modo in cui questo tema è stato sistematicamente ignorato in campagna elettorale.

Nel primo turno abbiamo stilato una lettera pubblica a tutti i candidati presidenziali per presentare i nostri ordini del giorno, e abbiamo sollecitato udienze con tutti loro per esporre le nostre ragioni e le nostre rivendicazioni. Siamo riusciti a essere ricevuti solo dalla candidata Marina Silva, ora sconfitta. Dopo l'udienza con l'ex candidata, la  candidata e attuale presidente Dilma Rousseff, che in quel momento si trovava in una fase di caduta nei sondaggi, aveva espresso varie volte l'intenzione di programmare un'udienza simile. Dopo essere risalita nei sondaggi del primo turno, tuttavia, la presidente non è stata più disposta a riceverci.

È pubblica e ben nota la mancanza di considerazione per i popoli indigeni che ha segnato il primo governo della presidente Dilma Rousseff, che si è sforzata giorno dopo giorno nel rafforzare le sue alleanze con l'agro-business (ndt. alleanza tra latifondo, capitale finanziario e transnazionali). Durante la sua permanenza in carica, ha ricevuto solo una volta i nostri leader indigeni, pressata dalle manifestazioni di giugno. Tuttavia, non ha rispettato nessuno degli impegni dichiarati, e ha permesso al suo ministro della Giustizia di paralizzare completamente le demarcazioni di terra nel paese.

Per quanto riguarda il candidato Aécio  Neves, nel corso del primo turno ha espresso pubblicamente all'agro-business, durante un convegno con la Confederazione Nazionale dell'Agricoltura (CNA), il suo sostegno incondizionato alla PEC 215, il principale progetto di attacco ai nostri diritti, alla nostra vita e al nostro futuro, ricevendo una standing ovation dai nostri principali nemici. Ora, nel secondo turno, il candidato Aécio, allo stesso tempo in cui si rifiuta di incontrarsi con noi per ricevere le nostre richieste, finge di arretrare dalla sua alleanza organica con i ruralisti nell'attacco ai nostri diritti con lo stesso opportunismo con cui Dilma ha simulato un avvicinamento nei nostri confronti per cercare di riconquistare l'elettorato che stava migrando verso Marina Silva.

Tutto ciò non rappresenta una novità per noi, sappiamo da più di 500 anni che la nostra lotta non passa per le urne, ma che dipenderà dalla nostra intensa mobilitazione, qualunque sia il risultato.

In questo secondo turno, osserviamo ancora una volta che i due candidati in lizza per il potere sembrano aver paura di incontrarci, forse perché entrambi sono stati finanziati dai grandi latifondisti, attraverso la JBS Friboi  principale donatrice di entrambi. (ndt. La JBS Friboi  è la più grande e potente società transnazionale brasiliana, colosso nel settore della carne. Nel solo primo turno delle elezioni presidenziali ha ufficialmente distribuito oltre 52 milioni di Reais ai candidati.)

Ci limitiamo quindi a reindirizzare ai due candidati alla presidenza la lettera che elaborammo in occasione del primo turno, che esprime le nostre storiche e da sempre trascurate rivendicazioni.

E annunciamo che i nostri popoli indigeni continueranno a lottare in tutto il paese per la demarcazione delle nostre terre, per la salute e l'istruzione differenziata, e per la difesa dell'ambiente.

Brasilia 15 ottobre 2014.

 

fonte: Apib

Sullo stesso argomento segnaliamo questo articolo:
L’agrobusiness ha già vinto le elezioni
di Claudia Fanti, pubblicato sul sito Comune Info

Agrobusiness - vignetta di Carlos Latuff
bottom of page