21.07.14
Continua l'ondata repressiva contro i movimenti sociali.
L'avvocatessa per i diritti umani Eloisa Samy, ha chiesto asilo politico (negato!) al consolato dell'Uruguay a Rio de Janeiro.
Rio de Janeiro, 21.07.14.
Nel video qui accanto, l'avvocato militante per i diritti umani, Eloisa Samy, rende la sua testimonianza ed espone le ragioni per cui sostiene di essere perseguitata politicamente dallo Stato brasiliano.
Oggi (21), a Rio de Janeiro, l'avvocato ha chiesto asilo politico al Consolato Generale dell'Uruguay, e rimane all'interno dello stesso, in territorio quindi al di fuori della giurisdizione brasiliana. La Polizia Militare ha posizionato un battaglione della "Tropa de Choque" nelle immediate vicinanze dell' ambasciata ed attende l'uscita di Eloisa Samy per eseguire l'ordine d'arresto emesso lo scorso venerdì (18).
Due agenti della polizia militare di Rio de Janeiro sono sono entrati nel Consolato Generale di Uruguay a Rio per arrestare l'avvocato. Il Console dell'Uruguay a Rio ha chiesto agli agenti di lasciare l'edificio e ha ordinato la chiusura immediata al pubblico della rappresentanza diplomatica.
Eloisa Samy era stata recentemente arrestata, in via temporanea, insieme ad altri 19 attivisti. E 'stata rilasciata in ragione della concessione dell' habeas corpus che ha beneficiato 13 partecipanti alle manifestazioni. Il giudice che aveva emesso l'ordine di scarcerazione è Siro Darlan, della 7° Corte Penale.
Successivamente, dopo una nuova denuncia del Pubblico Ministero è stato emesso un nuovo mandato di carcerazione temporanea per 23 attivisti, tra cui l'avvocato Samy. Dei 23 attivisti che hanno ricevuto il decreto di carcerazione preventiva, cinque si trovavano ancora in carcere e altri 18 si sono resi al momento irreperibili.
"Sono venuta qui per chiedere asilo politico. Sto subendo una enorme arbitrarietà. Mi hanno accolto e stanno prendendo contatti con l'ambasciatore a Brasilia. Ho fatto formale richiesta di asilo politico e sono in attesa di un documento per renderla effettiva. Non ho alcuna aspettativa, sto solo e davvero chiedendo aiuto", ha detto Eloisa.
Piuttosto avvilita, Eloisa dice di temere per la sua vita. "Appena ho appreso del mandato di carcerazione preventiva sono scesa in strada e ho cominciato a vagare. Un'amica mi ha prestato 300 reais ma non ha voluto che restassi a casa sua, per paura."
Senza sapere dove stare, l'attivista ha messo alcuni vestiti in uno zaino e ha deciso di andare al consolato uruguayano, dove la polizia non può entrare. La sua aspettativa è quella di rimanere nella sede consolare fino a quando la situazione non si sarà risolta.
La console uruguaiana a Rio, Myriam Fraschini Chalar, sta raccogliendo informazioni sul caso al fine di assumere una posizione ufficiale. Sarà lei a dover comunicare con l'ambasciatore dell'Uruguay a Brasilia, l'unico che ha il potere di prendere qualsiasi decisione.
AGGIORNAMENTO 22 LUGLIO 2014
IL CONSOLATO DELL'URUGUAY A RIO NEGA L'ASILO POLITICO ALL'AVVOCATO ATTIVISTA ELISA SAMY
Secondo l'avvocato della Samy, Rodrigo Mondego, lei "starebbe fuggendo da una persecuzione che è 'limitata allo lo Stato di Rio de Janeiro Janeiro' e non ha nulla a che fare con lo Stato brasiliano. Per questo motivo la questione è di difficile analisi dal punto di vista del diritto internazionale"
Il Consolato dell'Uruguay a Rio de Janeiro ha negato nella serata di Lunedi la richiesta di asilo politico da parte dell'avvocato Eloisa Samy Santiago, una delle 23 persone accusate di associazione a delinquere (e addirittura di formazione di banda armata) con un mandato a suo carico di carcerazione preventiva. Insieme alla Samy, ora considerata latitante, nell'ufficio consolare dell'Uruguay a Rio, c'erano anche gli attivisti David Paixão e Camila Nascimento, entrambi diciottenni.
Secondo l'avvocato dell'attivista, Rodrigo Mondego, Eloisa Samy si considera una "perseguitata politica nello Stato di Rio de Janeiro" e ha bussato alla porta dell'Uruguay, "perché ha paura e perché si tratta di un paese vicino, con una tradizione democratica e libertaria e con un presidente che è stato prigioniero politico per oltre più un decennio."
Secondo Mondego, la Samy fugge da una persecuzione che è "limitata allo lo Stato di Rio de Janeiro Janeiro e non ha nulla a che fare con lo Stato brasiliano. Per questo motivo la questione è di difficile analisi dal punto di vista del diritto internazionale".
alcune considerazioni del Prof. Pablo Ortellado, docente univeritario di San Paolo.
SULLA GRAVE SITUAZIONE DI RIO DE JANEIRO - Persecuzioni contro gli attivisti politici
Per coloro che ancora non si rendono conto di cosa sta accadendo.
Il fascicolo del più grande processo politico contro degli attivisti dopo la fine della dittatura militare è di duemila pagine che hanno dato luogo a più di 20 richieste di carcerazione con accuse ben più che dubbie. Finora la difesa degli imputati non ha avuto accesso agli atti (!). Malgrado ciò, il giudice ne ha dato una copia completa all'emittente Rede Globo (!!) che ha iniziato una vergognosa campagna diffamatoria. Tra gli imputati, l'avvocato Eloisa Samy si è rifugiata presso l'ambasciata dell'Uruguay - che la polizia militare di Rio ha cercato di invadere (!!!). E tutto lascia pensare che, ancora una volta, il Brasile avrà esiliati politici - proprio così, al plurale.
È un fatto politico di enorme significato: Eloisa Samy, un avvocato dei diritti umani perseguitata in Brasile, oggi ha chiesto asilo politico all'Uruguay. Eloisa ha registrato una forte dichiarazione che denuncia la persecuzione degli attivisti politici in Brasile, e mandati di arresto palesemente illegali emessi contro "sospetti" di nient'altro che non sia il fare politica.
Eloisa si trova ora nel Consolato dell'Uruguay di Rio de Janeiro (Praia de Botafogo, 201), che la polizia militare ha cercato di invadere - cosa che non è accaduta mai, nemmeno durante la dittatura militare. La denuncia del Pubblico Ministero, piena di incongruenze, contraddizioni ed illazioni, aveva duemila pagine ed è stata recepita dalla 27°Corte Penale in ... due ore! Come ha detto Sergio Martins, in due ore non si riesce a verificare nemmeno il verbale di una riunione di condominio. Ma è stato sufficiente alla magistratura brasiliana per criminalizzare gli attivisti.