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16.11.15

Sebastião Salgado, il patrocinio della Vale e la “salvezza” del Rio Doce

di Maurício Angelo, pubblicato sul sito Ministério da Verdade il 20.11.2015,

traduzione di Clelia Pinto per il Resto del Carlinho Utopia

Nel campo della comunicazione e specialmente nella “gestione di una crisi”, come nel caso del crimine ambientale commesso dalla multinazionale VALE, non c’è niente di meglio che avere una figura pubblica, amata, riconosciuta nazionalmente e internazionalmente, che ti sostenga nell'operazione di  "riduzione del danno" rispetto all’immagine dell’impresa.

 

La Vale aveva già tra le mani il personaggio perfetto: Sebastião Salgado, fotografo premiato a livelli internazionali e figura simpatica al pubblico, “un vecchietto con modi da benintenzionato”, dal grande background e dai legami atavici con il Rio Doce e gli stati di Minas Gerais e Espirito Santo, nei quali, tra le altre cose, amministra una ONG da vent’anni. Il portavoce perfetto, quindi.

 

Già abbiamo espresso, su queste pagine, i principali dubbi che l’Istituto Terra, ONG di Salgado, suscita con il suo comunicato, pubblicato subito dopo il crimine di Mariana.

 

Salgado, ricordiamo, è lontano dall’essere uno qualsiasi: uno dei fotografi più premiati al mondo, è stato anche protagonista del documentario “Il sale della terra”, nel 2015, candidato all’Oscar e diretto da suo figlio Juliano insieme al prestigioso regista tedesco Wim Wenders, film in cui è oggetto e personaggio.

Sebastião Salgado

Nel corso di decenni, i suoi lavori si sono concentrati principalmente sugli oppressi e gli esclusi: i poveri in America Latina, la siccità del Nord Africa, contadini, rifugiati, etc. da sempre vicino a organizzazioni che includono la Banca Mondiale e istituzioni come UNICEF, ACNUR, Medici Senza Frontiere e Amnesty International, Salgado ha costruito una carriera che fa luce sugli emarginati.

 

Come dubitare, quindi, delle buone intenzioni di una figura con questa storia? Come mettere in dubbio che qualcuno della portata di Salgado, nato nella regione del Rio Doce, abbia qualche interesse che non sia il recupero del fiume e la punizione dei responsabili?

 

Vediamo quest’intervista concessa al quotidiano Folha di São Paulo nel 2013:

C’è stata una polemica a Londra, scatenata da ambientalisti che hanno protestato contro la sua esposizione per via del finanziamento della VALE (multinazionale mineraria). Qual è la sua opinione? C’è dell’incoerenza?

 

La mia opinione è del tutto diversa, è chiaro. Altrimenti non farei sponsorizzare il mio progetto dalla Vale. In realtà noi lavoriamo con loro da molti anni. È stato con la Vale che abbiamo iniziato il nostro progetto ambientale. E non solo con noi, la Vale è parte delle maggiori ONG ambientaliste brasiliane. Poi c’è stato un problema, quando si è aggiudicata  il 9% dell’investimento per la diga di Belo Monte. E poiché è la maggiore impresa privata a partecipare, loro (gli ambientalisti) non attaccano il governo brasiliano, anche se in realtà è un progetto del governo, attraverso la Eletronorte e BNDES. È un progetto del governo brasiliano. Loro hanno subito l’attacco più duro e sono diventati l’impresa da combattere.

 

Ora, è diventata una sigla internazionale a causa di Belo Monte e questo per me non ha niente a che vedere con il comportamento di questa impresa in Brasile. È una delle imprese più ragionevoli dal punto di vista ambientale.

 

Insomma, tutte le imprese minerarie distruggono un sacco di terra, accidenti. Tutti hanno una macchina, un computer, una forchetta in casa. Abbiamo bisogno di questi minerali per la sopravvivenza. Tutti consumano petrolio e allora hai bisogno della Petrobras. Che società è questa se neghiamo il consumo di base? Dove noi siamo i maggiori consumatori? Lula ha fatto sì che 35 milioni di brasiliani salissero dalla soglia di povertà alla classe media. Tutti hanno comprato un’auto, una tv, hanno comprato tutto. Deve esserci un sistema produttivo dietro questo. 

 

Ritengo che il sistema produttivo debba essere il più pulito e giusto possibile. Ma penso che dovremmo avere di tutto questo una visione un po’ più coerente. Nel nostro progetto ambientale lavoriamo con una serie di imprese.  E dobbiamo farlo proprio con loro perché se non lo facciamo con loro, non lo faremo mai. Allora, penso che anche questo discorso urbano, radicale, debba cambiare un pochino. Deve essere più compatibile e coerente con la società in cui viviamo.

“Con loro è brutto, senza di loro è peggio”, eh Salgado? Alla fine, tutti consumiamo un po’ di minerali, accidenti!

 

Ignoriamo il fatto che la Vale sia stata considerata la peggiore impresa al mondo, ancora nel 2012, come ricorda il reportage dell’ Agência Pública.

 

Dimentichiamo che è assolutamente impossibile produrre ferro con responsabilità (ambientali, di lavoro, di comunità, ecc..) se si perseguono mete assurde di produzione, come la previsione di produrre 1 MILIARDO DI TONNELLATE DI MINERALI DI FERRO secondo il Piano Nazionale del settore Minerario.

 

Dimentichiamo che la Vale finanzia Salgado fin dal primo giorno della fondazione del suo istituto. Dimentichiamo che impressiona la rapidità assurda con cui l’organizzazione di Salgado ha presentato un "piano di recupero" del Rio Doce per un crimine di estensione ancora incommensurabile, dagli effetti che dureranno secoli e dall’impatto su tutta la catena ambientale. Al contrario di tutti gli specialisti, Salgado afferma con convinzione che il recupero “durerà vent’anni”.

 

In questa intervista a El Pais, le sue idee sono quanto meno confuse. Egli dice:

La nostra proposta non è multare le imprese, non è questa la soluzione per la nostra Valle. Questa multa entra nei depositi del Governo Federale, ma non arriverà mai qui, servirà per pagare gli interessi del debito dello stato., emergenze, ma non arriverà mai a chi è stato colpito dalla catastrofe della Valle. 

 

La nostra proposta è creare un fondo di investimento finanziato dalle due imprese proprietarie della Samarco, la Vale e la BHP. Le due hanno una enorme potenza finanziaria. La gestione di questo fondo sarebbe pubblica e privata e avrebbe il massimo della serietà e dell’etica nella gestione. Poiché questa operazione di recupero è a lungo termine, dovremmo avere anche fondi, a lungo termine, per recuperare. Ora, un calcolo di quanto sarebbe necessario, non lo so fare. Ho solo un riferimento. Pochi anni fa, c’è stata una catastrofe provocata dalla British Petroleum, nel Golfo del Messico. In quell’occasione, è stata riversata in mare una grande quantità di petrolio che corrispondeva a uno stadio di calcio in metri cubi, una proporzione minore del disastro di ora.

 

Questo materiale ci ha messo un anno e mezzo per sparire da quell'area. Mentre la nostra catastrofe qui è ben peggiore, ha distrutto molto di più e i danni si protrarranno per un  lungo periodo. All'epoca la BP pagò 80 miliardi di reais. Quindi abbiamo una base. E dobbiamo calcolare che qui il valore sarà probabilmente maggiore. Dobbiamo negoziare con le imprese una forma per costituire questo fondo e poi agire.  Ho portato questo piano alla presidente Dilma e lei ritiene che la proposta deve essere difesa e che lotterà per questa causa. La presidente ha detto che lo stato avrà bisogno  anche di multare le imprese. Penso che queste multe debbano essere ragionevoli  per permettere la creazione del fondo con la partecipazione delle imprese minerarie.

 

Non saremo noi a trattare con la SAMARCO e con le altre compagnie minerarie, questo sarà fatto da una commissione che deve essere creata dal governo federale, dai due governi degli stati (Minas Gerais e Espirito Santo) e dal Ministero Pubblico. Stamattina (lunedì) ho parlato al telefono con i due governatori, avremo una riunione la settimana prossima.

 

Siamo in contatto costante con il Ministero Pubblico, con la ministra dell’ambiente. Siamo l’unica organizzazione strutturata per il Rio Doce. La nostra organizzazione è completamente disegnata a beneficio del fiume. Lo conosciamo come il palmo della nostra mano, visto che abbiamo il progetto dal 1988. Inoltre, già abbiamo fatto un progetto di recupero nella fazenda della mia famiglia.

Interessante notare che Salgado sostiene una compensazione superiore a 80 mld di reais. Valore infinitamente superiore alle "migliori previsioni" fatte finora, che girano attorno ai 10 miliardi. Ma non si tratterebbe di multe,  ma di un fondo di “gestione pubblico e privato”, possibilmente amministrato dalle stesse imprese e, si può immaginare, pagato in rate leggere, mentre quelle stesse imprese tornano a sfruttare e produrre minerali a Mariana, nello stato di Espirito Santo e in altre linee di produzione colpite. Curioso.

 

Salgado sostiene di avere un piano per le 377 mila sorgenti del Rio Doce, malgrado lo stesso "sia morto".

Sebastião Salgado durante una presentazione di una sua mostra sponsorizzata dalla VALE

Il bacino del Rio Doce, 87.000 km. quadrati,  è grande quasi quanto il Portogallo, che ne conta 91.000. Aggiungiamo 230 municipi, una popolazione tra i 4 e i 5 milioni di abitanti. Questo senza contare la città di Vitoria, che sta fuori dalla Valle, ma che è molto vicina. La capitale ha oggi un problema di approvvigionamento idrico molto grave e comincia a preparare canalizzazioni per portare l’acqua del Rio Doce fin là. Quindi, se aggiungiamo la dipendenza idrica di Vitoria, questa popolazione arriva  a sette milioni. È molto rappresentativo.

 

Abbiamo un progetto per il recupero delle sorgenti del Rio Doce,  perché è stato un fiume potente, ma non lo è più. Possiede circa 377.000 sorgenti. Queste non si trovano solo nella parte alta del fiume, ci sono anche tutti gli affluenti che vengono da fiumi medi. Abbiamo già fatto un progetto pilota su mille sorgenti e tutte hanno iniziato a produrre acqua o aumentare la produzione in maniera significativa. È già tutto testato, sappiamo quanto costa, sappiamo cosa fare. È l’unico progetto attualmente già strutturato nella regione che comprende il Rio Doce,  esisteva molto prima della catastrofe e lavoriamo con i governi del Minas Gerais e di Espirito Santo, siamo in fase di installazione.

(…)

Nel frattempo, è capitata una complicazione molto grande in questa storia: il fiume è morto. Immagina questi quattro milioni di persone che vivono nell'area del fiume. La maggior parte delle città in riva al fiume non ha depuratori. I rifiuti vanno verso il fiume. Prima, quando aveva una vita biologica, con pesci, piante, insetti e batteri, il fiume digeriva questi scarichi, li trattava, soffriva, ma faceva il suo lavoro.

Ora il fiume è stato ucciso. Cosa diventa adesso? Un bacino di acque sterili, non c’è più vita, e oggi se continuiamo a scaricarci dentro questi batteri,  diventerà un bacino di batteri pericolosissimo per tutti.

 

Abbiamo una proposta assieme al recupero delle fonti che è quella di istallare impianti di depurazione in tutte le città della regione.

L’idea è che le acque reflue entrino nel fiume già depurate per ricostituire la vita del fiume o, altrimenti, non lo si recupererà mai più. Un’altra necessità urgente è quella del rimboschimento lungo le rive.

Interessante come Salgado si ponga, sempre, come L’UNICA SOLUZIONE PER IL RIO DOCE.

 

Interessante come sia  Salgado a voler fare da tramite tra la VALE, i governi federali e statali, il ministero pubblico e via discorrendo.

 

Curioso che proprio Salgado sia una delle primissime persone che la presidente riceve per trattare l’argomento.

 

Curioso che uno come Salgado, da sempre patrocinato dalla VALE e da grandi imprese, assuma la guida in questo campo, con soluzioni pronte e previsioni quanto meno dubbie.

 

Nel campo della comunicazione, Salgado è la figura perfetta.  Molte imprese farebbero di tutto per avere al loro fianco un personaggio del genere in una crisi di questa portata.  Simpatico al pubblico, originario della regione, di reputazione immacolata, figura inoffensiva, un lavoro per gli oppressi, ONG, tonnellate di premi.

Salgado durante la presentazione del suo piano di recupero del Rio Doce alla presidente Dilma

Niente di meglio che Salgado per ripulire la facciata. Per dipingere un mostro meno brutto di quel che è.

“Andrà tutto bene, in venti anni ne verremo a capo. Il fiume è morto ma non fa niente”. Come direbbe il filosofo: nella comunicazione, nel mercato e nella vita, non si sputa nel piatto in cui si mangia.

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