top of page

22.12.2014

 

MÃES (MADRI)

Il video intitolato "Madri - effetti psicologici della violenza della polizia nelle famiglie" propone i resoconti di alcune delle madri i cui figli sono stati uccisi dalla polizia nello Stato di San Paolo, in Brasile, tra il 12 e il 21 maggio 2006.

"Non sento più le mie tube, le mie ovaie, il mio utero. Mi sento una donna svuotata".

 

"(Per loro) I nostri figli sono la spazzatura della società."

 

Queste frasi sono state pronunciate da madri orfane. La maggior parte di loro hanno dato alla luce figli neri e meticci. Bambini che al momento di nascere avevano già perso 20 mesi e mezzo di aspettativa di vita a causa del colore della loro pelle e della violenza letale della polizia che colpisce la popolazione nera.

Il video intitolato "Madri - effetti psicologici della violenza della polizia nelle famiglie" propone i resoconti di alcune delle madri i cui figli sono stati uccisi dalla polizia nello Stato di San Paolo, in Brasile, tra il 12 e il 21 maggio 2006.

In poco più di venti minuti, il video svela il dolore e la rabbia delle madri i cui figli sono stati assassinati da chi, in teoria, avrebbe dovuto proteggerli. Uno studio dell'Università Federale di São Carlos ha rilevato che a São Paulo l'indice dei neri uccisi a seguito di azioni di polizia ogni 100 mila abitanti è quasi tre volte quello registrato per la popolazione bianca.

Nell'uccidere neri (61%), uomini (97%) tra i 15-29 anni (77%), la polizia lacera innumerevoli famiglie. Trasforma mogli in vedove. Si porta via il padre di figli e figlie. Separa fratelli e crea una legione di madri orfane. Secondo lo studio, i poliziotti coinvolti sono per lo più bianchi (79%), ed il 96% di loro fa parte della polizia militare.

07 maggio 2014

BRASILE. LE "MÃES DE MAIO" (LE MADRI DI MAGGIO)

La dittatura continua nelle periferie

Domenica prossima (11/05), quando si celebra la festa della mamma, il Movimento delle Madri di Maggio completerà otto anni di lotta. In quella data distribuiranno 2.920 boccioli di rosa, tanti quanti i giorni da cui il movimento è in lotta per la giustizia. Contro il genocidio del popolo nero, povero e periferico di un paese, il Brasile, in cui la dittatura, per i poveri, i neri e gli abitanti delle periferie, non è mai finita!

[da "Periferia in Movimento" il 6 maggio 2014. Trad. Carlinho Utopia]

Il mese di aprile è stato caratterizzato dalle celebrazioni del 50° anniversario del colpo di stato militare, che ha instaurò in Brasile una dittatura che è rimasta al potere più di due decenni. Sostenuto con forza da una parte dei media, dagli imprenditori e dalla borghesia, quel regime torturò, fece "sparire" e uccise militanti della sinistra, indios e contadini, oltre ad esiliare artisti e politici. La democratizzazione è venuta nel 1985, ma che cosa è cambiato per la parte più grande e più vulnerabile della popolazione che vive nelle periferie?

 

"La dittatura non è finita. È tuttora molto presente nelle nostre periferie ed in esse ha un obbiettivo preciso: i neri ed i poveri, quelli che non hanno accesso alla giustizia, che per noi non funziona", dice Debora Maria da Silva, fondatrice e coordinatrice del Movimento Mães de Maio (Movimento Madri di Maggio) che ha partecipato ad un dibattito sull'organizzazione popolare e la dittatura militare che si è svolto lunedi (05/05) presso il Centro per i Diritti del Bambino e dell'Adolescente (Cedeca) ad Interlagos, a sud di San Paulo.

"Smettiamola di dire che è finita perché non è finita, altrimenti non ci troveremmo qui. Se è finita, lo è stato solo per la borghesia. O meglio, la schiavitù stessa non è mai finita. Le odierne "senzala" (ndt. i recinti in cui si tenevano gli schiavi) sono le periferie", continua Debora.

Nata a São Vicente (SP), Debora ha perso suo figlio il giorno dopo la Festa della mamma nel 2006.

All'epoca, il netturbino nero Edson Rogério da Silva aveva 29 anni e scomparve dopo essere stato avvicinato dalla polizia militare (PM) nella periferia paulista, mentre faceva rifornimento per il suo motorino in una stazione di servizio. Giorni dopo, il corpo di Edson venne trovato gettato in un fosso. La versione ufficiale della sua morte venne registrata come "resistenza seguita da morte", ossia che fu lui ad affrontare i poliziotti militari.
I cosiddetti "crimini del maggio 2006" provocarono almeno 493 uccisioni da parte della Polizia Militare di San Paolo, come forma di rappresaglia per gli attacchi dell'organizzazione di narcotrafficanti PCC (Primeiro Comando da Capital). Ma i casi di vittime non riconosciute dalla Segreteria di Pubblica Sicurezza (SSP) dello stato di São Paulo sono oltre 100 di cui 30 sono ancora "desaparecidos" (scomparsi).

Debora ha fatto del lutto per la morte del figlio la sua lotta politica. Con altre madri e casalinghe, ha fondato il Movimento Madri di Maggio che denuncia la violenza dello stato, l'incarcerazione di massa e il genocidio della popolazione nera, povera e periferica. Nel 2011, finalmente, lo stato di São Paulo è stato condannato per aver ucciso Edson, sepolto con una pallottola in corpo. Altre madri restano ancora in attesa delle sentenze della giustizia. Il Movimento reclama da quattro anni che le indagini assumano carattere nazionale e non solo statale, ma non ha ricevuto risposte. Debora ha già sentito dire da alcuni pubblici ministeri che la cosa migliore sarebbe quella di cercare il sostegno della Organização dos Estados Americanos (Organizzazione degli Stati Americani - OEA).
 

Militanza agguerrita

Per la sua combattività, la pagina Facebook del Movimento è stata la prima in Brasile ad essere rimossa dal social network e riceve costantemente minacce. Da un altro lato, le Madri di Maggio sono state oggetto di studio in 85 tesi di laurea e 34 tesi di dottorati e master.

"La periferia non dorme. E dal momento che non dormiamo, dobbiamo imparare ad organizzarci. Eravamo casalinghe che, nel dolore, impararono a sviluppare la loro lotta in maniera estremamente articolata", dice Debora, già protagonista insieme ad altre madri dell'occupazione del Parque da Juventude, nella zona nord di São Paulo, per ricordare il massacro del carcere Carandiru e che ha affrontato in pubbliche udienze, personaggi politici legati alla cosiddetta "Bancada da bala" (lobby della pallattola) come il deputato Major Olímpio (PDT-SP). "Persino Brasilia (la capitale e sede del governo brasiliano) è diventata troppo piccola per noi."
 

L'anno scorso, Debora ha ricevuto il Premio per i Diritti Umani dalle mani della presidente Dilma Rousseff. Debora dice di aver guardato la ex guerrigliera "dritto negli occhi" per parlarle del dolore di migliaia di madri e familiari che continuano ad avere i figli torturati e uccisi dai militari. "Cosa è cambiato [dalla fine della dittatura]? Niente. Non esistono perizie [nei crimini commessi], nessuna indagine", dice Debora.

Le Mães de Maio continuano a fare pressione sulle autorità contro i progetti per la riduzione dell'età per la responsabilità penale e in favore della smilitarizzazione.

"E quando parliamo di smilitarizzazione, non parliamo solo di quella della polizia, ma della politica, della società e della magistratura. Già, perché anche se dalle penne non escono proiettili, sono l'arma che uccide di più", dice Debora.

La democrazia dei massacri

Questa militarizzazione della vita quotidiana è vista come la più grande "eredità" del periodo militare. Per questo, le Madri di Maggio ed altri movimenti, come la Rede Extremo Sul e la Pastoral Carcerária, hanno unito le forze e creato la Rede Dois de Outubro (Rete 2 Ottobre, in riferimento alla data del massacro di Carandiru nel 1992).

"Questo sterminio sistematico della popolazione giovane, nera e periferica è anche eredità della dittatura, ma non è stata la dittatura che l'ha inventata. Essa ha fatto si che si ampliasse, con la creazione e la strutturazione delle "ROTA" (truppe speciali della polizia militare), per esempio, che sono responsabili del 20% degli stermini pur rappresentando solo lo 0,01% degli agenti in servizio.", dice l'avvocato Rodolfo Valente, militante della Rete.

Oltre a queste eredità visibili, ce ne sono altre molto più sottili che ci vengono dagli anni di piombo, come le carcerazioni preventive molto comuni nelle ultime manifestazioni popolari. Lo scorso ottobre, lo stesso Valente ha avuto notizia di arresti nel corso di una manifestazione per il miglioramento del trasporto collettivo a Grajaú nel sud di São Paulo. "Questa democrazia post dittatura militare è la democrazia dei massacri", conclude Valente.

 

Manifestazione e messa

Domenica prossima (11/05), quando si celebra la festa della mamma, il Movimento delle Madri di Maggio completerà otto anni di lotta. Come ogni anno, la data sarà commemorata con una messa ed una manifestazione nel corso della quale verranno distribuite delle rose. Quest'anno, il movimento raccoglie fondi per comprare 2.920 boccioli di rosa. Il numero simboleggia il numero complessivo dei giorni totali da cui le madri sono in lotta per la giustizia.
 

 

Si può fare una donazione di qualunque importo entro venerdì 9 maggio.
Di seguito sono riportati i dettagli del conto:
Banco do Brasil (Santos-SP)
Agência: 6502-1
Conta Corrente: 5.073-3 intestato a Débora Maria da Silva

Débora Maria Da Silva

10.09.14

Politica con l'utero: Débora Maria Da Silva

 

Débora era una casalinga tranquilla della periferia di Santos. L'assassinio di suo figlio, innocente, la trasformò. Per amore ed indignazione, si è unì ad altre e fondò il Movimento Mães de Maio (Madri di Maggio). Insieme, hanno imparato a fare giustizia con il proprio dolore

Il genocidio brasiliano

20.08.14

Il genocidio brasiliano

 

A due giorni dalla II° Marcia (Inter) Nazionale contro il genocidio del popolo nero: il Brasile è uno stato genocida? Tutti i dati e le analisi sui 56.000 assassinati ogni anno, sui "desaparecidos", sulla pratica abituale della tortura e sulla brutalità della polizia sembrano indicare chiaramente di si. Il profilo delle vittime è sempre lo stesso, dal 1822, data di nascita dello stato brasiliano, ad oggi: sono giovani, neri o meticci, poveri ed abitanti delle favelas e delle periferie. In studio, nella trasmissione Brasilianas.Org, condotta da Luis Nassif, ne hanno discusso Flávio Gomes, giurista e Débora Maria da Silva, fondatrice e coordinatrice del Movimento Mães de Maio (Madri di Maggio)

bottom of page