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19.05.16

L’inganno del poeta nazionale

Quello che Temer evidenzia, incorporando il Ministero della Cultura a quello dell’Istruzione, è il suo pregiudizio da “poeta nazionale” che, illegittimamente sta occupando un posto che non è il suo, cercando di mettere a tacere le possibili voci di dissenso.

di Luiz Ruffato, pubblicato su El Pais il 18.05.16

traduzione di Laura Recanatini per il Resto del Carlinho Utopia

In un poema minore, intitolato “Politica letteraria”, Carlos Drummond de Andrade (ndt. celbre poeta brasiliano) ironizza, con una metafora, il dietro le quinte della vanità provinciale: "Il poeta municipale / discute con il poeta statale / su chi é capace di battere il poeta federale".

 

Drummond avrebbe potuto includere nella sua  lista le sottoclassi dei poeti nazionali, quelli che dedicano poesie alla moglie"bella, riservata e casalinga" e che, non riuscendo a raggiungere alcun riconoscimento per mancanza di merito, alimentano le loro mediocrità nelle cantine buie del potere.

 

(ndt. il riferimento è a un titolo del settimanale Veja, rivista conservatrice e reazionaria molto diffusa - e contestata - in Brasile, relativo ad un'intervista a Marcela Temer, giovane moglie di Michel Temer, alla vigiia della votazione sull'impeachment della presidente Rousseff. Il titolo in questione era "Bela, recatada e do lar", "Bella, riservata e casalinga", implicita allusione a un ruolo femminile subalterno della futura "first lady". Dopo la pubblicazione di quell'articolo e per una settimana almeno, i social network sono stati invasi da migliaia di 'memes' in cui le donne sbeffeggiavano la visione maschilista - e golpista - di quel titolo)

 

Il presidente ad interim, Michel Temer, ha cospirato in modo palese contro la presidente Dilma Rousseff, sostenuto dal PMDB, divenuto nel tempo sempre meno partito è più comitato d'affari, e dal PSDB,  l'opposizione che non mai ha accettato la sconfitta alle urne nel 2014.

Disegno di André Persechini

Alla rimozione di Dilma,  celebrata come una vittoria calcistica, é seguita la sepoltura prematura delle promesse di Temer di operare una riduzione del numero dei ministeri – che avrebbe dovuto scendere da 32 a 17- e d'invitare un gruppo di personalità per presiederli.

 

Temer ha tagliato nove ministeri, tra i quali la Segreteria delle Donne, dell'Uguaglianza Razziale e dei Diritti Umani e il Ministero della Cultura. Tra i ministri che hanno assunto incarichi nella prima fase - tutti uomini e bianchi- sette sono citati nelle indagini dell’Operazione Lava Jato (Bruno Araujo, Raul Jungmann, Mendonça Filho, Romero Juca, Ricardo Barros, Geddel Vieira Lima e Henrique Eduardo Alves), uno è stato condannato dal Tribunale federale (Mauricio Quintella), un proprietario terriero noto per non rispettare affatto le regole ambientali (Maggi), due evangelici (Ronaldo Nogueira de Oliveira e Marcos Pereira) e tre rappresentanti dei capitanati ereditari (Sarney Filho, dello stato del Maranhao, Helder Barbalho, stato del Pará, e Fernando Coelho, stato di Pernambuco).

Il logo del governo Temer con il motto "Ordine e Progresso"

Il motto del governo provvisorio di Temer, “Ordine e Progresso”, è stato scelto da suo figlio di sette anni.

Ancora Michelino non lo sa, ma Michel padre dovrebbe saperlo, e per questo la scelta non è casuale – che questo  motto stampato sulla bandiera brasiliana è una enfasi positivista dei repubblicani della fine del XIX secolo. Ideale associato ad una dottrina autoritaria e reazionaria, il positivismo è stata la base del colpo di stato che ha dato vita alla dittatura militare nel 1964 e che in nome di Dio, patria e famiglia, ha torturato e ucciso cittadini brasiliani, imploso l'economia e distrutto il sistema sanitario e dell’istruzione.

Quindi ha senso che questo governo Temer estingua il Ministero della Cultura vincolandolo a quello dell’Istruzione, come ai tempi dei Presidenti Generali – cosa che, nel periodo democratico, nemmeno il senatore ed ex presidente Fernando Collor, di odiosa memoria, ha avuto il coraggio di fare.

 

In un sistema dominato dall’ordine e dal progresso non c'è posto per il pensiero indagatore rappresentato dalla cultura che, per sua natura, è necessariamente ribelle e contestatrice. La sottomissione della cultura all'istruzione è un modo per dimostrare disprezzo per tutto ciò che rappresenta il patrimonio intellettuale indipendente.

 

L'educazione formale si propone di fornire un insieme di conoscenze scientifiche, tecniche e umanistiche in grado di garantire la rivendicazione di un posto nel mondo - professionalmente e socialmente. Anche se fornisce elementi per una riflessione critica, il fine della scuola è sempre pragmatico e utilitaristico. La cultura, al contrario, non obbedisce alle regole e non accetta obblighi - è il campo delle idee creative, che non sono al servizio di una funzione specifica e quindi prosperano solo in un ambiente in cui la libertà prevale.

 

L'argomento che Temer ha addotto per l'abolizione dei ministeri - la riduzione delle spese dello stato - si è rivelata un errore. Il Ministero della Cultura nel 2015 ha consumato circa lo 0,25% delle risorse totali del bilancio – la Segreteria delle Donne, dell'Uguaglianza Razziale e per i Diritti Umani, anch’essi estinti, un mero 0,02%. Quello che Temer evidenzia,  incorporando il Ministero della Cultura a quello dell’Istruzione, è il suo pregiudizio di “poeta nazionale” che, illegittimamente sta occupando un posto che non è il suo, cercando di mettere a tacere le possibili voci di dissenso che non accettano il gioco di scambio dei favori e dei silenzi istituzionali.

 

 

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