21.04.16
Brasile: Il lavoro schiavo è una realtà, ma le condanne no
Migliaia di lavoratori sfruttati in condizioni analoghe alla schiavitù, ma nessun responsabile ha pagato con un solo giorno di prigione, mentre c'è chi pensa di indebolire le leggi di contrasto esistenti
di Ana Freitas, pubblicato su Nexo il 12-04.16
traduzione di Annalisa Marchini per il Resto del Carlinho Utopia
Tra il 1996 e il 2003, più di 50 mila lavoratori sfruttati in condizioni analoghe alla schiavitù sono stati liberati in Brasile. Tuttavia, nel 2016, non uno dei responsabile di questi crimini è stato arrestato. Nessuno dei pochi condannati ha scontato l'intera pena.
Nel frattempo, la "bancada ruralista" (*) mette in discussione l'attuale definizione di "lavoro schiavo" nel Codice Penale, anche se questa è già approvata da organi nazionali, come il Ministero Pubblico del Lavoro e dall'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIT).
Nonostante le politiche pubbliche di lotta al lavoro schiavo siano riconosciute a livello internazionale, gli esperti temono che la legge stia facendo dei passi indietro. I parlamentari a favore della modifica del testo attuale affermano che una definizione più specifica di "lavoro schiavo" farà in modo che gli innocenti rimangano in libertà e che i colpevoli siano veramente puniti.
*(ndt. Il termine "Bancadas", letteralmente, indica i "Banchi del Parlamento". Al'interno del Congresso Nazionale brasiliano esistono tre fortissimi gruppi di potere trasversali ai partiti, legati ad interessi specifici: la "Bancada ruralista", legata ai grandi latifondisti e all'agribusiness; la "Bancada da Bala", letteralmente "della pallottola", formata da politici legati alle industrie di armi, da molti ex poliziotti e militari; la "Bancada da Biblia", il fronte religioso evangelico)
CHE COSA È CONSIDERATO LAVORO SCHIAVO CONTEMPORANEO
Dal periodo coloniale alla fine dell'impero, lo stato Brasiliano tollerava che una persona ne possedesse un'altra. Gli indigeni e i neri deportati dall'Africa sono state le principali vittime di questo periodo. Le navi negriere hanno commercializzato almeno 5 milioni di africani con il Brasile tra i secoli 16° e 19°.
Nel 1888, con la legge Aurea, la schiavitù venne proclamata illegale. Il Brasile è stato uno degli ultimi paesi al mondo ad abolire la schiavitù. Oggi, quello che chiamiamo "lavoro analogo alla schiavitù" non si riferisce solo a quelle circostanze in cui un lavoratore non riceve uno stipendio o è obbligato a lavorare, come nel caso dello sfruttamento durante il periodo coloniale e imperiale del Brasile.
Secondo il Codice Penale Brasiliano è considerata schiavitù qualunque attività nella quale le condizioni del lavoratore attentino alla dignità umana.
Ai sensi dell'articolo 149 del Codice Penale Brasiliano è un crimine sottoporre il lavoratore a condizioni degradanti, turni estenuanti, servitù per debito o qualsiasi tipo di lavoro forzato:
Il testo della legge mette bene al riparo i lavoratori brasiliani: non è un concetto fragile o troppo ampio. Inoltre, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro e il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite considerano buona la definizione utilizzata dal Brasile.
A rafforzare la validità della legge, il fatto che la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e la Costituzione Federale contengano articoli che ripudiano il lavoro in condizioni analoghe alla schiavitù, direttamente o indirettamente. Nella Costituzione Federale Brasiliana, l'articolo 1 garantisce la dignità della persona umana e nell'articolo 5 stabilisce che "nessuno può essere sottoposto a tortura o a trattamenti disumani e degradanti".
Nel 1995, il Brasile fu uno dei primi paesi al mondo a riconoscere l'esistenza del "lavoro schiavo". Da allora, fino al 2014, circa 50 mila lavoratori in condizioni degradanti sono stati riscattati.
"Ridurre qualcuno a una condizione analoga a quella di schiavo, o sottometterlo a lavori forzati o turni estenuanti, sia sottoponendolo a condizioni di lavoro degradanti, sia limitando, con qualunque mezzo, la sua locomozione in ragione del debito contratto con il datore di lavoro".
Codice Penale Brasiliano
IL PROFILO DEL LAVORATORE SCHIAVO CONTEMPORANEO IN BRASILE
Secondo la ONG Reporter Brasil, autrice del progetto " Escravo Nem Pensar " (Schiavo Nemmeno Pensarlo), che combatte il lavoro schiavo attraverso attività educative, le vittime di lavoro schiavo in Brasile sono persone in situazioni di estrema vulnerabilità socio-economica.
In comune, molti dei lavoratori salvati da situazioni degradanti di lavoro sono analfabeti o hanno un basso livello di scolarizzazione, hanno poca nozione dei diritti umani e dei lavoratori, oltre a prospettive sociali limitate. Molte volte sono immigrati irregolari.
COME FUNZIONA LA SCHIAVITÙ CONTEMPORANEA
Tanto in situazioni di lavoro schiavo urbano, in attività terziarie come l'edilizia o l'industria tessile, quanto nel lavoro rurale, che include, agricoltura, allevamenti, produzione di legname e carbone, i lavoratori sono reclutati dai cosiddetti "gatti". Questi individui adescano cittadini in condizioni di forte disagio e gli offrono falsi posti di lavoro. Il lavoratore, molte volte, scopre l'inganno solo quando arriva sul luogo di lavoro.
Qui, il lavoratore è informato che "ha contratto un debito", che sia per il trasporto, per gli attrezzi di lavoro o per il cibo. Queste obbligazioni, indebite sono detratte dallo stipendio che il lavoratore dovrebbe ricevere. Alcune volte, il datore di lavoro, sequestra anche i documenti del lavoratore. Per questo, anche a fronte di alloggi precari, cattiva alimentazione, mancanza di assistenza sanitaria, turni estenuanti e maltrattamenti, il dipendente è impossibilitato a dimettersi.
Sono questi i meccanismi che impediscono ai lavoratori di essere liberi. Senza soldi, minacciati e senza conoscenza dei propri diritti, gli sfruttati restano "prigionieri" di un lavoro nel quale devono subire maltrattamenti e affrontare pessime condizioni di vita.
In uno dei municipi brasiliani da cui emigrano lavoratori che saranno vittime di lavoro schiavo, le donne allevano da sole i loro figli, che restano mesi senza vedere i padri.
L’estrema povertà e la mancanza di prospettive lavorative a Codó, un comune di 118000 abitanti nello stato di Maranhão, porta ogni settimana decine di lavoratori a lasciare le loro case e ad attraversare il paese in cerca di lavoro. Chi rimane sono le donne - spose e sorelle dei migranti - che da sole si prendono cura, per mesi o anni, dei figli. Poiché il denaro inviato dagli uomini è poco, il principale mezzo di sopravvivenza di queste famiglie è la Bolsa Familia (ndt. sussidio governativo), che raggiunge due terzi delle 27.000 famiglie del comune. In casa di Andreia oggi sono in diciassette a condividere sei stanze e a dipendere dalla Bolsa Familia che lei, sua cognata e sua madre ricevono per fare andare i bambini a scuola.
Quando riescono a fuggire, ritornano alla condizione di miseria precedente, il che li rende facile bersaglio per altri lavori nella stessa condizione. "Quando riesce a tornare alla sua terra d'origine, si ritrova nuovamente in una situazione di vulnerabilità sociale e finisce adescato per un altro lavoro in condizioni degradanti. Per questo è necessario rompere il circolo vizioso", spiega Reporter Brasil.
L'aumento dell'immigrazione in Brasile negli ultimi 15 anni ha fatto crescere il problema. In una situazione estrema di vulnerabilità sociale, senza sostegno da parte dello Stato e contatti, in una terra lontana dalla propria, gli immigrati sono facili bersagli per i "gatti".
DOVE È PIÙ PRESENTE IL LAVORO SCHIAVO NEL PAESE
In Brasile, il lavoro schiavo è un problema tanto delle regioni rurali più remote quanto delle grandi città.
Il Pará è lo stato dove si è registrato il maggior numero di liberazioni di lavoratori schiavizzati: dal 1995, più di 12 mila di loro sono stati liberati. Il Mato Grosso è al secondo posto, con 5.953 liberazioni. Maranhão, Bahia, Minas Gerais, Mato Grosso do Sul e Goiás sono gli altri stati che compongono la "classifica".
Anche le aree urbane sono interessate da questo problema. Nella sola città di San Paolo, nello stesso periodo, sono stati liberati quasi 500 lavoratori. Ci sono state liberazioni anche in tutti gli altri stati brasiliani.
Un numero maggiore di liberazioni non significa, necessariamente, che in quello stato adesso ci sono meno lavoratori in condizioni degradanti. Misurare e valutare la grandezza del fenomeno è ancora una sfida, perché ogni stato può combattere lo sfruttamento in misura maggiore o minore a seconda della propria capacità istituzionale e delle proprie politiche sul tema. Minori sono gli Investimenti nella vigilanza da parte del Ministero Pubblico del Lavoro di uno stato, minore è il numero delle liberazioni.
Nelle regioni rurali, per esempio, la mano d'opera schiava è normalmente utilizzata in settori quali l'allevamento, la produzione di carbone, le piantagioni di cotone, canna da zucchero e soia. Sono attività economiche che fanno parte della parte iniziale della filiera produttiva, ossia, sono l'origine di prodotti molto diversi.
Nei centri urbani, l' industria tessile, l'edilizia e lo sfruttamento sessuale sono le principali attività in cui si concentrano condizioni di lavoro degradante.
PERCHE' IL LAVORO SCHIAVO È UN PROBLEMA IN BRASILE
Il numero dei lavoratori sottomessi a queste pratiche è ancora alto e, a dispetto della legislazione esistente, è cresciuto nei centri urbani. Nel 2014, per la prima volta, il numero di lavoratori liberati in una aree urbane è stato maggiore di quelli liberati nelle aree rurali.
I principali motivi per cui la schiavitù è ancora presente in Brasile nel 2016:
1. Perché la catena produttiva incentiva questo tipo di attività.
Per il ricercatore Tiago Rangel, professore di Sociologia all'Università di San Paolo, dove ha condotto un'inchiesta sul lavoro schiavo nell'industria tessile, il problema è la terziarizzazione. "Si paga il singolo prodotto, non c'è stabilità della domanda e tutti i rischi legati alla stagionalità del settore sono trasferiti all'anello più debole della catena: i laboratori di sartoria," spiega.
I grandi magazzini, che comandano la catena produttiva, sono responsabili della domanda che genera questo tipo di lavoro nell'industria tessile. Un'alternativa, per esempio, sarebbe intensificare la commercializzazione diretta di questi produttori e bilanciare le fluttuazioni della domanda.
2. Perché mancano educazione, qualificazione professionale e condizioni sociali per i lavoratori socialmente più vulnerabili.
Lo sradicamento del lavoro schiavo richiede politiche pubbliche sociali, abitazionali, educative e di qualificazione professionale. Se il lavoratore liberato torna alla stessa situazione di miseria in cui si trovava prima, c'è un' alta probabilità di rientro nel ciclo del lavoro schiavo.
Gli esperti ascoltati da Nexo concordano sul fatto che non ci sono politiche pubbliche che prevedano supporto e protezione per garantire migliori condizioni sociali alle comunità coinvolte nel lavoro schiavo. Per loro, queste sono misure fondamentali.
3. Perchè il controllo del Governo e della società civile è insufficiente.
Secondo gli esperti intervistati da Nexo, come Frate Xavier Plassat, coordinatore della campagna contro il lavoro schiavo della Pastorale della Terra, mancano risorse e capillarità da parte dello Stato affinché gli ispettori possano arrivare in tempo a cogliere la flagranza del reato dopo che la denuncia è stata fatta. In molti casi i lavoratori si trovano in aree remote.
Oltre a questo, la commissione che interviene in flagranza di questo tipo di reato è composta da rappresentanti di vari stati. L'operazione, che ha una buona intenzione - impedire che i leader locali, che possono essere collusi con i datori di lavoro illegali, ostacolino la flagranza di reato- finisce per rendere l'operazione, in seguito a una denuncia, ancora più lungo.
Il numero degli ispettori è diminuito negli ultimi 20 anni. Nel 1996, erano 3,5 mila gli addetti del Ministero Pubblico del Lavoro. Nel 2015, solo 2,6 mila. Il quadro della situazione è peggiore di quello che sembra, dal momento che si tratta solo di poco più del 30% del numero che l'Organizzazione Internazionale del Lavoro suggerisce per il Brasile: secondo l'organizzazione, dovrebbero essere 8 mila gli ispettori del lavoro dedicati alla lotta al lavoro schiavo.
La lista nera del lavoro schiavo, meccanismo creato nel 2003 che rende pubblici, ogni sei mesi, i nomi delle aziende coinvolte in questo tipo di reato, era una straordinaria risorsa per la società civile che volesse boicottarle. Ma la lista è stata sospesa alla fine del 2014, su decisione del Supremo Tribunale Federale.
Nel 2015, la ONG Reporter Brasil ha divulgato una lista di 420 aziende che sono state colte in flagrante nell'utilizzo di mano d'opera schiava. Tra queste, ci sono grandi aziende agricole e del legno, miniere, laboratori di abbigliamento, edilizia e opere di costruzione civile , in alcuni casi, dei governi federali.
Siccome il lavoro schiavo in ambito rurale appare in attività primarie, come l'allevamento e l'agricoltura, è praticamente impossibile per il consumatore scoprire se una azienda fa uso di lavoro schiavo in qualche fase della catena di produzione, soprattutto in assenza della lista nera. Da parte della società civile è necessario, quindi, pretendere dalle aziende l'impegno a sradicare definitivamente ogni forma di lavoro in queste condizioni. Il Patto Nazionale per lo Sradicamento del Lavoro Schiavo è una di queste iniziative: il movimento riunisce le aziende che si impegnano a non fare affari con i fornitori che sfruttano i lavoratori.
4. Perché è necessario punire in maniera esemplare i datori di lavoro che sottomettono i lavoratori a queste pratiche.
In teoria, la pena per chi sfrutta i lavoratori in condizioni analoghe alla schiavitù va, in Brasile, dai due agli otto anni di reclusione, più una multa, oltre alla sanzione corrispondente alla violenza praticata contro gli individui, se presente.
Dal 1997, quasi 2.500 imprenditori sono stati colti in flagranza di questo tipo di reato. Tuttavia, fino al 2016, nessuno di loro ha scontato tutta la pena. Oggi, in Brasile, non esiste un solo detenuto per aver sottoposto i dipendenti a lavoro analogo alla schiavitù.
I processi, molte volte, sono archiviati o cadono in prescrizione. "Per lentezza o scarsa voglia da parte della Polizia Federale, le indagini tardano anni prima che siano concluse. [...] Le multe non vengono pagate, e probabilmente nemmeno inflitte ed Il loro valore è comunque irrisorio [...]" spiega la Commissione Pastorale della Terra.
L'impunità incentiva i criminali a continuare a sottomettere i lavoratori a condizioni disumane di lavoro. Nel 2014, il deputato Arnaldo Jordy (PPS-PA) presidente della CPI (Commissione Parlamentare d'Inchiesta) che ha indagato sul traffico di esseri umani, ha concluso che questo è stato un fattore decisivo nella prevalenza del lavoro schiavo nel paese.
Nel 2014, la Camera dei Deputati ha approvato una PEC (ndt. Proposta di Emendamento Costituzionale) presentata nel 1999 che impone che le proprietà scoperte a sfruttare lavoratori siano confiscate e cedute allo Stato, in modo da essere utilizzate per uso sociale. Questa misura è un tentativo di rendere la punizione per gli imprenditori criminali ancora più severa.
La votazione, sotto la pressione della "bancada ruralista", è avvenuta solo dopo otto anni dal primo turno. Questa volta, la PEC è passata. Ma la stessa "bancada", adesso, vuole che la definizione di lavoro schiavo venga "alleggerita". La nuova definizione, prevista in almeno tre disegni di legge che sono stati presentati, considererebbe lavoro schiavo solo una situazione in cui il datore di lavoro obbligasse il dipendente a lavorare sotto minaccia di violenza o restrizioni della libertà.
Il Ministro Pubblico del Lavoro si oppone alla modifica e le organizzazioni sociali che lavorano sulla questione, lo considerano un grave passo indietro - la campagna "Siamo Liberi", è la grande scommessa della Commissione Nazionale per lo Sradicamento del Lavoro Schiavo per spingere il Congresso a non modificare il testo. Anche il Movimento Humanos Direitos, di cui fanno parte molti artisti, si oppone alla modifica del testo. Un sondaggio di Reporter Brasil mostra i parlamentari assenti alla votazione dell'emendamento.
QUANDO ci sono stati cambiamenti (o tentativi di cambiamento) significativi nella legge
1995. Il Brasile è stato uno dei primi paesi al mondo a riconoscere l'esistenza di lavoro schiavo davanti alla Organizzazione delle Nazioni Unite.
1997. Creazione di un Gruppo Speciale di Controllo Mobile, coordinato da ispettori del Ministero del Lavoro, responsabili del controllo dei luoghi di lavoro denunciati e della liberazione dei lavoratori.
2002. Approvazione del provvedimento provvisorio che garantisce il sussidio di disoccupazione per i lavoratori liberati da situazioni analoghe alla schiavitù.
2003. L'articolo 149 del Codice Penale è stato modificato per garantire la definizione di 'lavoro schiavo contemporaneo'. Da questo momento, il lavoro forzato, la servitù per debito, i turni massacranti e le condizioni degradanti sono diventate parte della definizione. E' creata la lista nera, registro con i nomi dei datori di lavoro che sono stati scoperti a far uso di lavoro schiavo.
2010. Alle aziende che hanno fatto uso di lavoro schiavo è proibito ricevere credito rurale dal Consiglio Monetario Nazionale.
2012. A San Paolo, l'Assemblea Legislativa approva una legge che revoca il registro di impresa alle aziende che fanno uso di lavoro schiavo e proibisce ai soci coinvolti di aprire un'altra azienda nello stesso settore per 10 anni.
2014. La PEC 81 sul lavoro schiavo, che confisca le proprietà rurali e urbane colte in flagranza di utilizzo di lavoro schiavo, è approvata. Il Supremo Tribunale Federale sospende la lista nera. Secondo il STF, la lista sarebbe incostituzionale.
2015. La lista nera è di nuovo disponibile su richiesta attraverso la legge di Accesso all'Informazione. La Commissione Agricoltura, Allevamento, Approvvigionamento e Sviluppo Rurale ha approvato il PL (progetto legge) del deputato Moreira Mendes (PSD-RO), che chiede la modifica della definizione di lavoro schiavo.
2016. La Commissione Costituzione, Giustizia e cittadinanza della Camera dei Deputati valuta un altro disegno di legge, del senatore Romero Juca. Anche questa modifica la definizione di lavoro forzato e la rende più debole.
CHI SI OPPONE ALLA ATTUALE DEFINIZIONE DI LAVORO SCHIAVO
Nel 2014, la proposta con la nuova definizione è stata approvata dalla Commissione Agricoltura, Allevamento, Approvvigionamento e Sviluppo Rurale del Senato. Le parole "turno estenuante" e "condizioni di lavoro degradanti" sono state rimosse dal testo che definiscono il reato. Il progetto è ancora in discussione e dovrà essere votato da altre due commissioni e dall'assemblea.
La Ministra dell'Agricoltura, Katia Abreu (PMDB-TO) è a favore della modifica. Secondo una sua dichiarazione del 2013, quando era senatrice, una definizione più esplicita evita ingiustizie contro i lavoratori rurali e anche contro i lavoratori che "di fatto sono stati maltrattati o schiavizzati".
Altri parlamentari, come il senatore Romero Jucà e Moreira Mendes (PSD-RO), concordano che la definizione attuale è molto vaga e soggettiva.
CONTESTO MONDIALE : IL LAVORO SCHIAVO NEL RESTO DEL MONDO
Secondo l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, in tutto il mondo 21 milioni di persone si trovano in condizioni di lavoro schiavo. Il problema è più grave in India, con 14 milioni di lavoratori in condizioni degradanti - circa 1% della popolazione. Pakistan, con 2,1 milioni, Nigeria, con 701 mila. Anche Etiopia, Russia, Tailandia, Congo, Mianmar e Bangladesh, hanno un numero alto compreso tra 600 mila e 300 mila lavoratori in condizione analoghe alla schiavitù.
IL DIBATTITO PUBBLICO: COSA SI DICE A PROPOSITO DI LEGISLAZIONE E LAVORO SCHIAVO
"Siccome [il lavoratore] non sa che quello che sta subendo costituisce una violazione e deve essere combattuto, lui non si sente una vittima. Lo sfruttamento è naturalizzato dal lavoratore che lo subisce, dalle autorità locali, dalle reti di protezione, come se questo fosse parte della realtà locale"
Natália Suzuki - Coordinatrice di Schiavo Neanche Pensarlo
"Quello che è più rivoltante per alcuni può non esserlo per altri, principalmente perché le condizioni di lavoro in generale non sono tutta questa meraviglia nei campi distanti, nelle miniere, nelle foreste e nelle fabbriche da sottoscala"
Romero Jucà - Senatore
"Il proprietario terriero è esposto al pubblico ludibrio a partire dal momento dell'ispezione dei funzionari del Ministero del Lavoro fino alla condanna amministrativa, con tanto di nome inserito in una lista pubblicata su internet".
Kàtia Abreu - Ministra dell'Agricoltura
"Anche nel mio peggior giorno di lavoro ho sempre avuto acqua potabile da bere, un bagno decente da usare, ho sempre ho avuto cibo e mai nessuno mi ha percosso... Io sono sempre stato libero. Noi non permetteremo che i due pilastri fondamentali della nostra definizione di lavoro schiavo, che sono il lavoro in condizioni degradanti e i turni estenuanti siano rimossi dal nostro codice penale".
Wagner Moura - Attore, nel video della campagna "Siamo Liberi"