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29.07.15

BELO MONTE, ANNUNCIO DI UNA GUERRA

Documentario indipendente interamente finanziato attraverso una raccolta fondi in rete. Regia: André Vilela D’Elia. Brasile, 2012

Traduzione, edizione e sottotitoli: Clelia Pinto e Carlinho Utopia

[Link alla versione originale del video su Youtube]

Quello di Belo Monte è un progetto devastante che risale ai tempi della dittatura militare, poi sospeso e ripreso con forza dai governi Lula e Rousseff. Belo Monte è una grande diga che il governo brasiliano progetta di costruire sul fiume Xingu, in Amazzonia.

Il Parco del fiume Xingu è un'isola verde circondata dalla deforestazione.

 

La diga sarà la terza più grande del mondo, e inonderà una vasta porzione di terra, prosciugherà alcune parti del fiume Xingu, devasterà la foresta pluviale e ridurrà la popolazione ittica da cui i popoli indigeni dell’area, tra cui i Kayapó, gli Arara, gli Juruna, gli Araweté, gli Xikrin, gli Asurini e i Parakanã, dipendono per sopravvivere.

 

I mezzi di sussistenza per migliaia di indigeni che dipendono dalla foresta e dal fiume, andranno distrutti, mentre l’afflusso di uomini e operai porterà loro violenze e malattie, mettendo a rischio le loro vite.

 

Nell’arco di due anni, il Collettivo Cinedelia ha realizzato tre spedizioni sul fiume Xingu, 120 ore di girato, 87 interviste a persone coinvolte nelle decisioni politiche, a studiosi, indigeni e comunità colpite dalla costruzione delle diga di Belo Monte. 

 

Belo Monte, un'opera pubblica contro il pubblico

di Eliane Brum, pubblicato sul sito dell'autrice, "Desacontecimentos", il 6 luglio 2014

 

La relazione contaminata tra i governi Lula - Dilma e le grandi imprese di costruzione ha creato il suo monumento: è Belo Monte.

Questa immensa diga sul fiume Xingu è, tanto quanto la Petrobras coinvolta nell' Operazione Lava Jato (ndt. Operazione Autolavaggio, la grande inchiesta "mani pulite" che sta travolgendo il Brasile), il simbolo delle relazioni pericolose tra lo stato brasiliano e le grandi imprese costruttrici nella storia recente del paese. Relazioni che attraversano i governi della dittatura, quelli della re-democratizzazione e si riproducono fino ad oggi, con particolari peculiarità.

 

C'è tutta la storia del Brasile contenuta in Belo Monte. Con le grandi società di costruzione che hanno deciso di abbandonarne la gestione per occuparsi solo della costruzione, perché è lì che si fanno profitti, e non si ha nemmeno bisogno di rispondere delle devastazioni causate all'ambiente e alle popolazioni indigene. Belo Monte è diventata un'opera pubblica contro il pubblico.

 

La diga di Belo Monte è realizzata da un consorzio formato in parte da enti statali, finanziato in gran parte con denaro pubblico, attraverso il BNDES (Banca Nazionale per lo Sviluppo), difesa nelle sue posizioni dalla Avvocatura generale dello Stato brasiliano e, quando scioperi e proteste esplodono contro la sua costruzione, dalla repressione dalla Força Nacional dell'esercito. Allo stesso tempo, però,  è controllata dall' IBAMA (Istituto brasiliano delle risorse naturali rinnovabili e ambientali) e dalla FUNAI (ndt. Fondazione Nazionale dell’Indio. L’organo del governo brasiliano preposto all’elaborazione e all’implementazione delle politiche riguardanti i popoli indigeni. La FUNAI è anche responsabile della mappatura e della protezione delle terre tradizionalmente abitate e utilizzate dalle comunità ed ha il compito di prevenire l’invasione dei territori indigeni da parte degli esterni).

 

È palese l'oscenità dell'architettura politica ed economica che è sfociata in un processo di etnocidio indigeno, rappresentato dall'inezia di 30 mila reais distribuiti ai villaggi nel corso di due anni, sotto forma di beni di consumo. Siamo giunti agli "specchietti" donati nel 21° secolo. Con gli indigeni che hanno smesso di piantare e pescare per consumare bibite gassate e snack. Questa nuova versione degli specchietti, allegoria della "scoperta delle Americhe", è considerata dal Distretto Speciale Sanitario Indigeno di Altamira come la causa di un aumento del 127% della denutrizione infantile, tra il 2010 e il 2012, oltre ad aver fatto esplodere un processo di sterminio culturale. La maggior opera del PAC (Programma di Accelerazione della Crescita) in andamento, ha anche "rimosso" 40 mila persone, in parte analfabeti, senza nessuna protezione legale, prima dell'inizio del 2015. Belo Monte ha creato il fenomeno dei pescatori senza fiume e senza pesce in piena Amazzonia.

 

Nell'articolo che segue, pubblicato su El Pais, ho cercato di affrontare i principali aspetti del Dossier dell'Istituto Socio-Ambientale recentemente pubblicato, documento di grande importanza, che traccia una radiografia completa della distruzione che Belo Monte ha già causato e che puo' essere quantificata.

 

Se Belo Monte riceverà la Licenza Operativa da parte dell'IBAMA, come la stampa indica che accadrà a breve, è difficile credere che rispetterà quei vincoli e condizioni da sempre in ritardo e sempre procrastinate e che venga responsabilizzata per ciò che ha causato all'ambiente, ai popoli della foresta ed anche all'insieme della popolazione brasiliana. Tutti noi dobbiamo comprendere che, in una grande opera come questa, siamo tutti popolazione colpita.

 

Nel mio testo, cerco di comprendere come l'immaginario circa l'Amazzonia abbia reso possibile che un monumento alla violenza come questo fosse eretto nella foresta nel momento in cui il mondo è colpito dai cambiamenti climatici. Se non saremo capaci di capire in che misura siamo parte di questa storia (e non capiremo la storia), continueremo a cadere allegramente e comodamente nelle stesse falsificazioni. Belo Monte è come un fallo dislocato dalla modernità nel mezzo della foresta.

 

Ma la domanda è: come facciamo a permetterlo?

 

Leggi l'articolo completo di Eliane Brum "Belo Monte, imprese di costruzione e specchietti"

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