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16.07.16

Pagliacci e/o assassini

Nelle due foto che vedete nella pagina, un poliziotto in divisa e con il volto coperto da una maschera da pagliaccio punta una pistola ed un'accetta contro un giovane nero che, a mani giunte, sembra implorare di non ucciderlo. Sullo sfondo, si vede un'auto della polizia.

 

Le due foto sono cominciate a circolare e ad essere condivise in gruppi privati di poliziotti militari su Whatsapp. Poi sono diventate virali in vari gruppi, specialmente nella zona nord di San Paolo. Le foto sono state condivise con questo testo: "Ha un tatuaggio da pagliaccio, ma quando si vede un poliziotto davanti ha paura", il che lascia supporre che il giovane nero minacciato (e ci auguriamo nulla di più...) avesse tatuato sul corpo un pagliaccio.

 

Cosa significa questa frase e la maschera da pagliaccio che il poliziotto indossa? Nel gennaio del 2015, il capitano Alden dos Santos , della polizia militare di Bahia, ha divulgato uno studio secondo il quale la maggioranza delle persone arrestate per coinvolgimento in furti o omicidi di poliziotti avrebbero tatuaggi di pagliacci sul corpo.

 

Grazie alla denuncia dell'ottimo sito di giornalismo investigativo e diritti umani "Ponte Jornalismo" e dopo innumerevoli condivisioni delle immagini, il caso è ora indagato dall'organo di controllo interno della Polizia Militare di San Paolo, in quanto configura evidentemente una "violazione dei diritti umani" ed una "apologia della violenza".

 

Le immagini, scattate dai poliziotti nel quartiere Jaçanã di San Paolo, non rappresentano nemmeno lontanamente una novità nel repertorio di intimidazioni e/o rappresaglie violente nei confronti di giovani "presumibilmente tatuati/presumibilmente criminali".

 

Foto pubblicata su gruppi Whatsapp ristretti a poliziotti militari di San Paolo
Foto pubblicata su gruppi Whatsapp ristretti a poliziotti militari di San Paolo

Oltre a questi gruppi "ristretti" di poliziotti su Whatsapp, sono numerosissime, sui social network, le pagine che elogiano la polizia militare e le sue azioni violente, pubblicando ogni giorno foto e video di minacce, umiliazioni ed intimidazioni come queste, linciaggi, scene di esecuzioni sommarie, foto cruente di "presunti criminali" uccisi, di "bagni di sangue" nelle periferie, il tutto per la felicità delle decine e decine di migliaia di persone che seguono le suddette pagine e che applaudono queste gesta.

 

Pur non essendo sempre amministrate direttamente da poliziotti, queste pagine evidenziano l'intento di mostrare l'efficienza della polizia attraverso la pubblicazione di materiale violento. Raramente le autorità chiudono questo tipo di pagine che incitano alla violenza della polizia, viste in realtà con molta benevolenza.

 

In un reportage sul tema, pubblicato lo scorso anno dal quotidiano Folha de S. Paulo, alti rappresentanti della polizia militare spiegarono che, per quanto possano essere condannabili foto e video che incitano alla violenza, queste pagine sui social network contribuiscono a creare una maggiore prossimità tra le forze dell'ordine ed i cittadini.

 

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