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16.05.16

Molto testosterone e poco pigmento: la vecchia elite brasiliana assesta un colpo alla diversità

Dopo l'allontanamento di Dilma Rousseff, sono molti i dubbi che un nuovo governo completamente composto da maschi bianchi possa unire uno dei paesi etnicamente più diversificati.

di Jonathan Watts, pubblicato su The Guardian il 13.05.16
traduzione di Martina Morbidini per il Resto del Carlinho Utopia

L’immagine del Brasile come di una democrazia socialmente liberale e multietnica è forse sempre stata più un mito che realtà, ma ogni restante illusione di questo tipo è stata spazzata via dalla nomina del presidente ad interim Michel Temer del primo governo interamente maschile dalla fine della dittatura nel 1985.

 

Dopo aver cospirato per sospendere la prima presidente donna del Brasile, da precedente candidato vicepresidente di Dilma Rousseff, il settantacinquenne aristocratico ha rapidamente mostrato i suoi istinti conservatori con un consiglio dei ministri quasi interamente bianco che include un barone della soia a capo dell’agricoltura e un ministro della finanza che ha dichiarato immediatamente la necessità di tagli a tappeto.

 

Così come era già evidente dalla calca di uomini bianchi in giacca e cravatta che circondava il leader ghignante durante il discorso di inaugurazione, la vecchia elite

Presentazione del governo Temer

brasiliana è ancora una volta ai posti di comando – e non sente alcun obbligo di rappresentare il 52% della popolazione che è femminile o il 53% che è di razza non bianca. Un contrasto sbalorditivo rispetto al consiglio dei ministri della Rousseff, che era ben più diversificato in genere e razza.

 

Temer non ha cercato scuse per tornare indietro a posizioni tradizionaliste. Così come molti manifestanti pro-impeachment si sono avvolti nei colori nazionali, ha dichiarato che il motto del suo nuovo governo sarebbe stato “ordine e progresso” – lo slogan positivista che appare sulla bandiera nazionale.

Temer con la moglie Marcela
Tchau querida! i cartelli esposti dai parlamentari

Il progresso, ciò nonostante, non sembra includere miglioramenti nel campo dei diritti delle donne, che sono state trattate a lungo come cittadine di seconda classe in questa cultura machista.

 

Una copertina recente, sulla rivista Veja – la testata portavoce della destra conservatrice – ha reso omaggio a questi ideali, descrivendo la moglie di Temer, Marcela – una concorrente di concorsi di bellezza più giovane di lui di 43 anni – come “bela, recatada e do lar” (bella, riservata, e casalinga).

 

Nell’intervista rilasciata, la first lady – che ha il nome del marito tatuato dietro il collo – afferma che si sentiva fortunata perché lui trovava ancora il tempo di portarla a cena fuori ogni paio di settimane.

 

Dilma Rousseff – una ex guerrigliera marxista che fu arrestata con una pistola nella borsa e fu sottoposta a tortura durante la dittatura militare e che, ciò nonostante, è riuscita a guidare il paese più forte dell’America Latina – è l’antitesi della visione di destra della femminilità.

 

Nel suo discorso di dipartita, la Rousseff ha affermato di essere stata vittima di tradimento e di misoginia. Durante le turbolente votazioni sull’impeachment alla camera dei deputati, molti deputati conservatori e le loro mogli e fidanzate hanno posato con cartelli paternalistici come “Tchau querida” (Bye bye darling).

Il depotato ultra-conservatore Jair Bolsonaro ha fatto un ulteriore passo dedicando il suo voto al comandante torturatore dell’era dittatoriale Carlos Alberto Brilhante Ustra, definito  con sadismo “l’incubo di Dilma”. Nonostante la condanna da sinistra per questo commento, Bolsonaro non è stato punito. Nell’area di destra del paese, ha acquisito popolarità, guadagnando più di mezzo milione di “mi piace” su Facebook nelle due settimane a seguire.

 

Dilma Rousseff era stata privata dei propri poteri giovedì scorso, dopo aver perso nelle votazioni preliminari sull’impeachment al Senato. Questa votazione seguiva l’altra, con altrettanto schiacciante sconfitta, andata in scena alla camera dei deputati il 17 aprile. Ora le toccherà affrontare il giudizio del senato sulle accuse di aver maneggiato i conti del governo in modo da dare un’impressione irrealisticamente sana del bilancio prima delle elezioni del 2014. Le sue chances di evitare la rimozione permanente dalla carica sono ormai magrissime. Il voto finale del senato – che richiede una maggioranza dei due terzi – potrebbe arrivare a settembre.

 

Molti dei suoi accusatori, ciò nonostante, sono indagati per crimini molto più gravi. Temer stesso è a rischio impeachment ed è stato interdetto dal candidarsi a pubblici uffici per otto anni a causa di violazioni elettorali. Il suo nome è stato fatto anche in due "delazioni premiate" (ndt.  "delazione premiata" : così vengono definite le dichiarazioni di chi collabora con la giustizia ottenendone in cambio benefici e sconti di pena) nell'ambito della cosiddetta "Operazione Lava Jato", indagine sugli scandali di tangenti e corruzione che coinvolgono la grande compagnia petrolifera di stato Petrobras. Mezza dozzina di altri membri di questo nuovo governo, tra cui il nuovo segretario alla pianificazione Romero Jucà, sono stati indagati dai pubblici ministeri della Lava Jato.

Nonostante questi problemi, Temer afferma di avere “fiducia assoluta” nella propria abilità di cambiare le cose con l’aiuto della popolazione.

“E’ di estrema urgenza restaurare la pace e unire il Brasile. Dobbiamo formare un governo che salverà la nazione”, ha dichiarato. Mentre parlava ci sono stati dei piccoli tafferugli fuori dal palazzo, dove molte decine di manifestanti anti-Temer stavano protestando sdraiati a terra. Sono stati cacciati dalle guardie di sicurezza a colpi di manganello e spray al peperoncino.

 

Ci sono molti dubbi sul fatto che un governo interamente composto di maschi bianchi possa unire uno dei paesi etnicamente più diversi al mondo, soprattutto considerando che la sua priorità sarà tagliare la spesa pubblica per attrarre investimenti stranieri.

 

Ana Claudia Farranha, l’unica professoressa nera nel proprio dipartimento all’Università di Brasilia, ha dichiarato che il governo Temer già mostra quanto distante sia dalla popolazione, aspetto che lo indebolirà molto. “Stiamo facendo molti passi indietro”, ha affermato. “Dicono di voler costruire un "Ponte verso il futuro" (ndt. nome del programma del governo Temer), ma non è una coalizione con la società. È una fazione egemonica all’interno di un blocco politico. Questa composizione dà al governo una posizione di fragilità.”

 

Donne protestano a Brasilia contro il golpe
Spray al peperoncino contro le donne che protestavano contro il golpe a Brasilia

Di certo la prima reazione è stata di derisione.  Al di là della destra conservatrice, l’altro Brasile – che vorrebbe più inclusione e uguaglianza sociale – ha risposto con indignazione e risate amare. Tra le molte battute caustiche e i commenti online, risalta quella di @andretrig che ha commentato in portoghese: “Ordine e progresso senza donne e neri come primo passo. Il governo Temer esordisce con molto testosterone e poco pigmento”.

 

 

I popoli indigeni, che hanno sofferto sotto ogni governo da più di 500 anni, affermano che la differenza è solo di misura. “Dilma non era perfetta, ma almeno ci ha dato voce”, ha affermato Edinaldo Arágun, rappresentante delle popolazioni Tabajara dello stato di Paraiba, che si è unito alla manifestazione di saluto per la Rousseff. “Il nuovo governo sarà molto peggio. Loro sono criminali e ladri che si prenderanno la nostra terra, così come hanno fatto gli altri per centinaia di anni”.

 

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Quando ieri il Congresso brasiliano ha votato a favore dell’impeachment di Dilma Rousseff, la democrazia ha assunto le sembianze di una farsa. (...) In questo giorno storico, i brasiliani hanno imparato una pericolosa lezione sulla loro giovane democrazia: i loro voto non contano più. (...) La crisi in Brasile non è solo politica e economica, è anche d’identità. Fin dalle manifestazioni di protesta del 2013 le immagini stereotipate che  il paese osserva quando si guarda allo specchio non sembrano più vere. Quando persone con opinioni diverse devono esser  separate da un vero muro  per evitare che si attacchino, si segna la morte dello stereotipo di un popolo cordiale e ospitale che aveva apparentemente sconfitto razzismo e diseguaglianze senza alcun conflitto. Forse i brasiliani hanno ancora bisogno di capire chi sono,  ma hanno già iniziato a capire chi non sono. Le contraddizioni non possono più essere soffocate.

 

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367 sì, 137 no, 7 astenuti. È impeachment. Gran parte dei deputati che ieri hanno votato per l'impeachment della presidente Dilma Rousseff sembravano aver dimenticato le reali motivazioni che erano in discussione. Tanti deputati hanno difeso la necessità dell'Impeachment della presidente Dilma agitando le più diverse ragioni: "Per mia moglie Paula", "per mia figlia che sta per nascere e per mia cugina Helena", "per mio nipote Gabriel", "per mia zia che ha avuto cura di me quando ero bambino", "per la mia famiglia e la mia regione", "per Dio", "per i militari del 1964", "per tutti gli evangelici".... Molto indietro sono rimaste le "pedalate" fiscali e i crediti supplementari, le vere questioni all'ordine del giorno totalmente dimenticate da questi nobili deputati... Difendendo la famiglia, la proprietà privata, Dio e la dittatura militare, hanno mostrato la vera faccia di un Congresso che è il più conservatore a partire dal 1985...

 

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Il momento del Brasile, culminato con le manifestazioni del 13 marzo, mostra i rischi di un’adesione spinta dalla fede: bisogna resistere grazie alla ragione.

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Una democrazia richiede cittadini autonomi, adulti emancipati, capaci di assumere le responsabilità delle loro scelte e sempre mossi dalla ragione. Quel che si osserva oggi è una voglia di distruzione che attraversa la società e segna persino i piccoli atti quotidiani. Il linciaggio, che marca la storia del paese e l'attraversa, è un atto di fede. Non passa né dalla legge né dalla ragione. Al contrario, le elimina, le sostituisce con l’odio. È l’odio che giustifica la distruzione di colui il quale in quel momento incarna il male. Questo è quel che sta succedendo in Brasile non solo sui social network ma in forme ben più sofisticate. Questo è stato provocato. Chi pensa di controllare i linciatori, non ha capito niente...

 

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