08.02.15
Il massacro nel quartiere di Cabula a Salvador da Bahia
Quanto accaduto nel quartiere periferico di Cabula a Salvador da Bahia, all'alba del 6 febbraio, è agghiacciante.
Un gruppo di 9 poliziotti del "famigerato" battaglione di operazioni speciali RONDESP ha ucciso 12 giovani, 2 dei quali minorenni, e ne ha feriti altri 3, nel corso di un presunto "conflitto a fuoco" con un gruppo di 30 uomini che, secondo la polizia, si stavano apprestando ad assaltare i bancomat di un'agenzia bancaria. Un agente è stato colpito di striscio, medicato ed immediatamente rilasciato dall'ospedale.
Di seguito vi traduciamo la "Nota di chiarimento" della Polizia Militare, prontamente pubblicata dal sito del PT di Bahia (Patido dos Trabalhadores. Il Partito dei Lavoratori è al governo dello stato di Bahia e del paese. È il partito della presidente Dilma Rousseff e dell'ex presidente Lula).
Purtroppo il sito di cui sopra non ha riportato le versioni, molto discordanti sui fatti avvenuti, degli abitanti del quartiere che ne sono stati testimoni oculari e nemmeno i comunicati emessi da Amnesty Internacional Brasile e da altre organizzazioni legate ai diritti umani e ai movimenti afro-brasiliani di Bahia. D'altro canto il governatore dello Stato di Bahia, Rui Costa, anch'egli espressione del Partido dos Trabalhadores, ha pubblicamente elogiato l'azione della polizia e ha sostenuto che la stessa è "come un attaccante davanti alla porta che deve decidere, in pochi secondi, come farà a mettere la palla in rete"
L'ennesimo massacro di giovani neri è andato in scena a Bahia. La marcia funebre prosegue.
NOTA DI CHIARIMENTO DELLA POLIZIA MILITARE DI BAHIA
[pubblicata sul sito del PT - Bahia]
La polizia militare di Bahia chiarisce che, all'alba di Venerdì (6 febbraio 2015), intorno alle 02:40, poliziotti della "Rondesp-Central" hanno ricevuto via radio, una informazione fornita dal Servizio di Intelligence SSP, secondo la quale un gruppo sospetto di circa 30 persone stava pianificando di assaltare un'agenzia bancaria in Estrada das Barreiras.
Durante l'indagine, la polizia ha trovato un veicolo abbandonato nella zona. Mentre registravano il ritrovamento, gli agenti si sono resi conto che i banditi, circa 30 uomini, erano nascosti in una spianata. La polizia è stata accolta da spari, e un sergente è rimasto ferito di striscio alla testa. Per difendersi, i poliziotti hanno risposto al fuoco ed hanno colpito 15 uomini. Undici di loro sono morti sul luogo, altri tre sono stati portati all'Ospedale Roberto Santos e sottoposti ad intervento chirurgico, uno dei quali non è in pericolo di vita.
Il sergente della polizia militare è stato medicato e rilasciato.
I criminali sono stati trovati in possesso di 16 pistole, molti di calibro ridotto e con i caricatori allungati, e abbondante quantità di droga.
Le azioni della polizia militare si sono intensificate in quell'area al fine di garantire la pace e la normale routine alla popolazione del quartiere. Azioni contro la commissione di reati di furto con scasso di bancomat continueranno ad essere attivate in tutto lo stato, con il sostegno del servizio di intelligence ed una forte presenza di uomini.
Un abitante del quartiere Cabula, a Salvador Bahia, smentisce la versione della Polizia Militare,
circa l'assassinio di 12 giovani in un presunto "conflitto a fuoco" avvenuto all'alba di venerdì 6 febbraio. Secondo l'uomo, che ha chiesto di rimanere anonimo, i ragazzi erano già in stato di fermo e disarmati quando sono stati giustiziati. La notizia è del jornal Correio, di Salvador.
(...)Un uomo che vive vicino al luogo del presunto conflitto a fuoco fornisce un'altra versione dei fatti ed afferma che i 12 uomini sono stati giustiziati. "Hanno sparato molti, molti colpi in una volta sola sui ragazzi che erano disarmati!" Ha detto il residente, che ha chiesto di non rivelare il nome. Ha detto che gli spari sono avvenuti in un campo di terra circondato da una fitta foresta.
Il posto era buio ed è stato illuminato dai fari delle auto della polizia militare. Secondo i testimoni, un gruppo di ragazzi è sceso da una macchina già sotto la mira delle armi della polizia. Sono stati posti di fronte alla macchia e di spalle verso i poliziotti. "Tutti avevano le mani in alto, alcuni le mani sulla testa. A questo punto un poliziotto ha costretto uno dei ragazzi a uscire con loro, dopo averlo prima massacrato di botte."
La persona a cui il residente si riferisce si chiama Luan. "Loro (la polizia) sono scesi con una delle vittime e hanno detto, 'Mostraci il vostro nascondiglio.' Hanno poi fatto irruzione nella casa di una signora e hanno rotto tutto. Fortuna che lei non era in casa", ha detto il residente.
Sempre secondo il testimone, Luan è stato riportato al campo, dove si trovavano tutti gli altri. "Improvvisamente ho sentito tanti scoppi. Mi sono abbassato. Quando mi sono rialzato, perché ho sentito che tutto era finito, ho visto i corpi di tutti i ragazzi a terra."ha detto.
La versione è confermata da altri residenti di Vila Moisés. "I ragazzi sono stati tutti riuniti nel campo e poi circondati dalle auto. Li hanno massacrati tutti", ha detto una donna. "La polizia non ha il diritto di fare quello che ha fatto. I poliziotti sono pagati per proteggerci e non per uccidere a caso", ha gridato un'altra donna.(...)
Sul sito Globo
parla il fratello di una delle vittime, che aveva 18 anni e che, secondo lo stesso, era coinvolto nello spaccio di droga.
(...) I ragazzi si trovavano nel "punto" (in gergo, il "punto" è riferito ad un luogo di spaccio), la polizia li ha presi e li ha ammazzati. Questa storia dell'assalto alla banca è una bugia. Loro (i ragazzi) si trovavano nel "punto" e quando è arrivata la polizia si sono arresi." Il giovane racconta anche che tre di loro sono riusciti a scappare e si sono rifugiati nella macchia dove, più tardi, la polizia li avrebbe trovati ed uccisi.
"Abitava con sua nonna. Non voglio dire che mio figlio fosse un santo, ma quello che la polizia ha fatto è una grande vigliaccheria." ha raccontato il padre di una delle vittime, il più giovane dei suoi dieci figli. Secondo lui, il massacro potrebbe essere stato una vendetta della polizia per la morte di un loro collega avvenuta nel quartiere tempo addietro.
"I nostri contatti, organizzazioni sociali e testimoni ci segnalano che molti di questi giovani sarebbero stati giustiziati quando si trovavano già in stato di arresto",
dichiara Atila Roque, direttore di Amnesty International Brasile.
Amnesty International ha diffuso il comunicato che segue.
Amnesty Internacional spera che il governo dello stato di Bahia compia un'indagine minuziosa, indIpendente e celere sull'operazione di polizia della Rondesp di Bahia che ha provocato la morte di 12 persone, ed il ferimento di tre persone, incluso un poliziotto, nel quartiere Cabula, a Salvador.
Nell'azione, i poliziotti avrebbero fermato un gruppo di uomini che si suppone fossero in procinto di rapinare una banca. Le prime testimonianze contestano la versione ufficiale della polizia militare e ci sarebbero indizi di esecuzioni sommarie.
Nel corso degli ultimi mesi, Amnesty Internacional ha ricevuto denunce di fermi illegali operati dalla Rondesp, di uso eccessivo della forza, di sequestri forzati ed esecuzioni sommarie.
Uno di questi casi è quello di Davi Fiuza, adolescente di 16 anni, desaparecido il 24 ottobre 2014, nel quartiere di São Cristóvão, a Salvador, dopo essere stato fermato da poliziotti militari della Rondesp e del PETO (Pelotão de Emprego Tático Operacional).
Amnesty Internacional chiede anche che gli organi competenti assumano tutte le misure necessarie per garantire la sicurezza immediata degli abitanti e per la protezione dei testimoni e dei sopravvissuti.
Anche Reaja ou será morto! articolazione di movimenti per la difesa dei diritti dei neri a Bahia ha diffuso un comunicato:
La Campagna Reaja respinge le dichiarazioni del governatore dello stato di Bahia e del suo segretario di Pubblica Sicurezza sui morti in seguito ad un'azione di polizia che si è verificata nel quartiere di Cabula, a Salvador, giustiziati e portati già senza vita, secondo i testimoni, all'ospedale Roberto Santos dove sono stati filmati e fotografati dai loro stessi carnefici.
Il governo presenta un favoloso arsenale di armi alla stampa, arsenale degno di una guerra ad alta intensità, in un'azione in cui un solo agente di polizia è stato colpito di striscio mentre tredici persone sono state uccise in un presunto conflitto a fuoco. Nelle foto pubblicate sui social network dagli stessi poliziotti, si osservano giovani neri con fori di proiettile nella schiena, nella pancia ed in testa, ma non appare alcun foro di proiettile sulle divise degli agenti.
(ndt. in rete è presente un video molto forte che sconsigliamo alle persone sensibili.)
Secondo le testimonianze dei residenti, le persone sono state messe in fila davanti ad una vettura e uccisi. La polizia parla di una banda che si apprestava a far saltare in aria alcuni bancomat di un'agenzia bancaria, ma non mostra alcuna traccia di esplosivi e nemmeno spiega come mai questi banditi che si apprestavano ad assaltare la banca, siano stati uccisi vicino alle loro case.
Molto non torna nei discorsi ufficiali, ma il Governatore rispetta solo la versione della polizia, ignorando le proteste dei residenti del quartiere, che in questo momento sono minacciati, residenti la cui vita è in pericolo.
Avevamo già espresso la scorsa settimana preoccupazione per l'esistenza della Rondesp, polizia truculenta e ostinata nella pratica nefasta di "atti di resistenza"(1), sparizioni forzate e rapimenti, implicata in casi che hanno avuto eco nazionale ed internazionale, come il caso recente del giovane Geovane Mascarenhas, 22 anni, crudelmente rapito e ucciso da questa polizia o in quello, meno recente, di Ricardo Matos, artista circense, anche lui ventiduenne, giustiziato nel 2008.
L'Organizzazione Reaja non si spaventa davanti al discorso del Governatore Rui Costa, che scommette sulla sicurezza e sul controllo della popolazione come vetrina del suo "Nuovo Governo", dando continuità al massacro di giovani neri in otto anni di gestione militarizzata delle nostre comunità nere.
Il governatore ha seguito la stessa linea del Segretario per la Sicurezza Pubblica, che non diede risposte sulle morti di Lagoa dos Patos, sulle morti nel quartiere Boiadero, sulla morte di Ênio e Jackson Borgens, che oggi compirebbe 17 anni di età, ma che ha perso la sua vita per questo modello di sicurezza che battezza con il nome "Quilombo"(2) operazioni poliziesche di caccia ai neri, e che ha utilizzato in altre operazioni, battezzate "Saneamento 1" e "Saneamento 2" (3), delle mappe che etichettano gli "indesiderati" sulla base dei loro tatuaggi, in questo modello di giustizia lombrosiano e nazista.
Il governatore ha detto che la sua polizia sarà energica nel difendere la società e che difenderà i suoi poliziotti che agiranno nella legalità, quando qualunque forma di legalità viene sistematicamente distrutta dalla sua polizia genocida.
Davanti a questo quadro spaventoso, Reaja esige:
Protezione per i testimoni, compreso il giovane sopravvissuto a questo massacro, ed ai militanti di Reaja in tutta la città;
Indagini esterne (OAB e Defensoria) con esami della polvere da sparo sul corpo e sugli indumenti dei morti e dei poliziotti, oltre ad una perizia che identifichi la traiettoria e la localizzazione dei proiettili ed una perizia tecnica sul luogo dei delitti;
Chiediamo una riunione con la Segreteria di Sicurezza Pubblica, con la partecipazione di Amnesty International e di Giustizia Globale entro martedì della prossima settimana;
Chiediamo che la Rete di Lotta al Razzismo ed all'Intolleranza Religiosa si posizioni pubblicamente sull'accaduto, dopo che la stessa era stata avvisata delle esecuzioni e della brutalità della polizia nel periodo di Carnevale;
Chiediamo la solidarietà nazionale ed internazionale di organizzazioni amiche, istituzioni e persone, scrivendo al governatore Rui Costa, al segretario della Sicurezza Pubblica dello Stato di Bahia (SSP-Ba), alla Segreteria di Promozione ed Uguaglianza Razziale dello Stato di Bahia (Sepormi-Ba), ed alla Segreteria di Giustizia, Cittadinanza e Diritti Umani dello Stato di Bahia (SJCDH-Ba), affinché le nostre richieste vengano accolte.
La "Campanha Reaja ou Será Morta, Reaja ou Será Morto", convoca tutti i militanti, i simpatizzanti e gli amici per una riunione che si terrà la prossima settimana in ora e luogo da definirsi.
Contro il genocidio del popolo nero, nessun passo indietro!
(1) "Quilombo": I quilombos erano comunità politicamente autonome, fondate da schiavi fuggiti dalle fazendas e dagli altri luoghi di prigionia del Brasile ai tempi della schiavitù.
(2) "Autos de Resistencia": "atti di resistenza", detti anche "atti di resistenza seguiti da morte". Sono un artificio legale della polizia per archiviare senza indagini l'omicidio di "soggetti che hanno opposto resistenza all'arresto". Questo strumento, una sorta di vera e propria "licenza d'uccidere impunemente" è stato creato durante la dittatura militare per legittimare la repressione poliziesca dei movimenti che lottavano per riportare la democrazia nel paese.
(3) "Saneamento": risanamento
In rete, in queste ore, sono presenti diversi video che riprendono i corpi delle vittime, filmati presso l'ospedale dove sono state trasportati. Abbiamo visto che tre di loro presentano fori di proiettile alla schiena, altri 3 al petto, ed un altro si vede con una vistosa benda intorno alla testa. In uno dei video si può vedere un poliziotto in divisa che filma i cadaveri con il suo cellulare. Le immagini sono molto forti ed abbiamo deciso di non pubblicarle.
(chi se la sentisse può vedere uno dei video qui)
"È surreale! Un gruppo di 30 uomini ingaggia un conflitto a fuoco con 9 poliziotti e solo uno di loro, un sergente, viene ferito di striscio." ha raccontato al sito Ponte.org un altro abitante del quartiere.
In una intervista collettiva, il governatore dello Stato di Bahia, Rui Costa, ha detto che al momento non si prevede alcun tipo di provvedimento nei confronti degli agenti coinvolti, in quanto non ci sono indizi di comportamenti illegali.
"Quando un'operazione di polizia che termina con 12 morti è vista come normale, si dimostra tutto il fallimento del sistema della sicurezza pubblica." ha commentato Atila Roque, di Amnesty International.
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