Gli indios Ka'apor rischiano la loro vita per espellere i madereiros (i deforestatori illegali) dalle loro terre. Il 26 aprile scorso, il leader Eusébio Ka’apor è stato assassinato da dei killer in una imboscata. La Ong Reporter Brasil è stata nella terra indígena Alto Turiaçu, nel Maranhão, per indagare sulla storia. Gurda il Video/Foto reportage di Ruy Sposati, Piero Locatelli e Phil Clark Hill.
10.05.15
Eusébio Ka'apor, Adenilson Tupinambá e Gilmar Tumbalalá
tre leader indigeni, uno del Maranhão e due di Bahia, assassinati in una settimana
di M.Rossi pubblicato su El Pais | 8 maggio 2015
Gli omicidi di tre leader indigeni ngli stati del Maranhão e di Bahia, nel breve spazio di otto giorni, potrebbero essere correlati tra di loro. Il sospetto che si tratti di omicidi sequenziali, commessi contro Eusébio Ka'apor, il 26 aprile, Adenilson da Silva Nascimento, il primo maggio, e di Gilmar Alves da Silva, il 3 maggio, è stato sollevato dal CIMI - Consiglio Missionario Indigeno - un'entità legata alla CNBB - Confederazione nazionale dei Vescovi.
"Gli omicidi non sono fatti isolati, si inseriscono in un contesto macro-politico che vede un già lungo processo di incitamento all'odio e alla violenza contro gli indigeni, principalmente dai settori legati al legati alla bancada ruralista (ndt. raggruppamento parlamentare trasversale ai partiti che mette insieme i deputati vicini agli interessi dell'Agribusiness e dei grandi latifondisti)", ha detto Cleber César Buzatto, segretario esecutivo del CIMI. Secondo lui, non ci sarebbe un mandante specifico per questi omicidi, ma è il clima di odio il responsabile dell'incitamento a questa pratica.
Il 26 aprile, è stato assassinato l'ispettore sanitario indigeno Eusebio Ka'apor, del villaggio Xiborendá, nella Terra Indigena Alto Turiaçu, nel Maranhão. È stato colpito alla schiena mentre stava tornando da un villaggio dove vive il figlio. Due uomini mascherati si sono avvicinati al veicolo su cui si trovava, chiedendogli di fermarsi, e lo hanno colpito a morte. Secondo Buzatto non è stato eseguita nessuna perizia medica sul corpo di Eusebio. Lunedì, i procuratori federali hanno richiesto alla polizia federale di aprire un'inchiesta sul delitto, che non è ancora iniziata.
"Nel Maranhao, il problema è l'invasione delle terre indigene da parte dei "madeireiros" (ndt. deforestatori)", dice Cleber César Buzatto. Le terre dei Ka'apor sono già demarcate e omologate. In quell'area il conflitto, secondo il CIMI, è con i madereiros che tentano di invadere lo spazio demarcato per sfruttarlo. "È in atto un vero e proprio conflitto ed i popoli indigeni stanno facendo resistenza".
Gli altri due delitti sono avvenuti nello Stato di Bahia, in terre che sono state delimitate dalla FUNAI (Fondazione Nazionale dell’Indio) ma che sono ancora in attesa di omologazione da parte del governo. Pertanto, sono anch'essi luoghi di conflitto.
Il 1 ° maggio, Adenilson da Silva Nascimento è stato assassinato in una strada che collega la città di Ilheus al municipio di Una, nella terra indigena Tupinambá de Olivença, nel sud dello Stato di Bahia. Le circostanze sono state le stesse dell'omicidio di Eusébio: Adenilson è stato avvicinato da due uomini mascherati ed è stato colpito a morte alla schiena. Secondo Buzatto, anche la moglie del Adenilson è stata colpita, anche lei alla schiena, ma è sopravvissuta. A Tumpinambá due case sono state bruciate nelle ultime settimane. In questa regione dal 2013 ad oggi, ci sono stati 18 omicidi.
L' indigeno Gilmar Alves da Silva è stato colpito mentre si recava al villaggio Pambú, del popolo Tumbalalá, a Abare (Bahia). La sua una moto è stata intercettata da un'automobile, dalla quale sono scesi i killer che gli hanno sparato.
"Esiste un orientamento che ha dato origine a questi crimini", ha detto Buzatto. Secondo lui "altre persone sono nella stessa lista nera nella quale si trovava Eusebio." Egli sostiene che le minacce ai leader indigeni sono aumentate in quei tre luoghi in cui sono stati commessi i crimini.
In una nota (ndt. che pubblichiamo integralmente su questa pagina), il CIMI dice che gli omicidi sono il risultato dell' associazione di tre fattori principali: "i discorsi razzisti dei parlamentari ruralisti (ndt. della bancada ruralista) del Congresso Nazionale, la paralisi delle procedure di demarcazione e l'omissione in materia di protezione delle terre indigene da parte del governo Dilma e le decisioni del 2 ° Sezione della Corte Suprema Federale (STF), che hanno annullato gli atti amministrativi di demarcazione delle terre negli ultimi mesi. Questi fattori servono da combustibile per alimentare la furia omicida dei nemici dei popoli indigeni del Brasile. "
Il governo federale è ostaggio dell'agribusiness ed è anti-indigeni, denuncia il vescovo di Xingu
di Cristine Fonetenele - Adital - pubblicato sul sito del MST | 7 maggio 2015
Il Consiglio Missionario Indigeno (CIMI) esprime profondo dolore e preoccupazione per l'omicidio di tre leader indigeni, in una settimana, in Brasile.
Valutiamo che i vili attentati che hanno ucciso Eusebio Ka'apor, il 26 aprile, nello stato del Maranhão, Adenilson da Silva Nascimento, del popolo Tupinambá, il 1° maggio, e Gilmar Alves da Silva, del popolo Tumbalalá il 3 maggio, questi ultimi nello Stato di Bahia, non sono fatti isolati. Si tratta di omicidi sequenziali e mirati di leader e membri dei popoli indigeni brasiliani.
Crediamo che tali assassini siano risultati di fatto dall'associazione per nulla casuale di tre fattori principali, vale a dire: i discorsi razzisti dei parlamentari ruralisti del Congresso Nazionale, la paralisi delle procedure di demarcazione e l'omissione in materia di protezione delle terre indigene da parte del governo Dilma e le decisioni della 2° Sezione della Corte Suprema Federale (STF), che hanno annullato gli atti amministrativi di demarcazione delle terre negli ultimi mesi. Questi fattori servono da combustibile per alimentare la furia omicida dei nemici dei popoli indigeni del Brasile.
Gli omicidi in questione attestano l'approfondirsi del processo di violazione dei diritti e di violenze contro i popoli indigeni del Brasile. Per affrontare questa situazione, è fondamentale che gli assassini siano individuati e puniti, e che i fattori sopra elencati vengono superati.
Il Cimi esprime solidarietà ai popoli Ka'apor, Tupinambá e Tumbalalá e alle famiglie di Eusebio, Adenilson e Gilmar in questo spiacevole e triste momento delle loro vite.
Consiglio Missionario Indigeno - Cimi
Brasília, DF, 5 MAGGIO 2015
Secondo Dom Erwin Kräutler, presidente del Consiglio Missionario Indigeno (CIMI), in Brasile i popoli indigeni sono trattati come stranieri e invasori.
Il presidente del Consiglio Missionario Indigeno (CIMI), Dom Erwin Kräutler, mette sotto accusa il governo brasiliano per la situazione delle popolazioni indigene e quilombolas (ndt. Quelle Quilombolas sono comunità formate da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni in cui erano prigionieri nel Brasile all'epoca della schiavitù. Attualmente si contano oltre 1500 comunità presenti in varie aree del paese).
Nel corso della recente 53a Assemblea Generale della Conferenza Nazionale dei Vescovi del Brasile - CNBB, il vescovo ha presentato in una relazione dati e informazioni che dimostrano l'omissione dei tre poteri - esecutivo, legislativo e giudiziario - in relazione ai diritti dei popoli indigeni e ha detto che stiamo vivendo "uno dei peggiori momenti post- Costituzione del 1988", per quanto riguarda i diritti territoriali dei popoli originari.
Kräutler denuncia nel rapporto la realtà dei 305 popoli indigeni, che vengono trattati come "stranieri e invasori " di proprietà. Emendamenti costituzionali che propongono la revisione di terre indigene già demarcate, come la PEC 215/2000, favoriscono anche la bancada ruralista.
Questi progetti, descritti e publicizzati come di "interesse nazionale" o di "interesse comune", infatti, non genererebbero il bene "comune", ma il bene di alcuni settori del mercato e dell'economia, come le imprese di costruzione, le società minerarie, zuccherifici e le compagnie di energia idraulica e dell'agribusiness.
Secondo il presidente del CIMI, il Potere Giudiziario moltiplica le azioni contro la demarcazione delle terre e la politica del Potere Esecutivo è di rimanere ostaggio dell'agribusiness, pertanto "francamente anti-indigeno."
Secondo il vescovo, vi è la percezione che ci sia un eccesso di demarcazioni di terre indigene e che sia necessario adottare misure volte a garantire i diritti di proprietà di terzi. Tuttavia, il ritardo nella demarcazione delle terre starebbe stimolando persecuzioni e violenze contro gli indigeni.
Secondo il presidente, che è anche vescovo di Xingu, il governo federale non ha accettato il dialogo con i leader indigeni. Egli denuncia ancora che è in corso uno svuotamento della Funai [Fondazione Nazionale indigena], con la riduzione dei fondi e del personale. "Esiste all'interno dello stesso governo una forte campagna contro la Funai", afferma nel documento.
Il CIMI ha anche sottolineato che, nel suo primo mandato, il governo Dilma ha gli indici più bassi di demarcazione di terre. La presidente Dilma Rousseff ha approvato, in quattro anni, appena 11 terre, per un totale di 2 milioni di ettari, il numero più basso fin dai governi post-dittatura militare. Intorno al 2013, una sola terra è stata ratificata, quella Kayabi, nel Pará.
Secondo il rapporto del CIMI "La violenza contro i popoli indigeni in Brasile", dal 2013, nello Stato del Rio Grande do Sul si concentra il maggior numero di casi di omissione e morosità nella regolarizzazione di terre, con 20 casi registrati.
Per quanto riguarda i processi di demarcazione, 13 sono accantonati presso il ministero della Giustizia, in attesa della firma delle ordinanze esecutive. Altri 18 processi di demarcazione sono sul tavolo della presidente Dilma, in attesa della firma del decreto di omologazione.
L'anno scorso, Dom Erwin Kräutler ha incontrato Papa Francesco per discutere sulle violazioni dei diritti delle popolazioni indigene.
Nell'occasione, ha consegnato un documento in cui denuncia l'alleanza del governo brasiliano con gruppi privati, che hanno interesse a che vengano revocati i diritti territoriali indigeni. Dati del CIMI indicano che 519 imprese causano impatti su 437 terre appartenenti a 204 comunità indigene. Un esempio è la costruzione della diga di Belo Monte, nel Pará.
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