29.06.15
Esecuzione sommaria ed alterazione della scena del crimine riprese in flagrante e trasmesse in diretta televisiva in tutto il Brasile. Programmi abituati a spettacolarizzare le azioni violente della polizia e a trasformare assassini in eroi, hanno finito per produrre, in questo caso, ed in tempo reale, la controprova delle loro bugie. Ma il paese appare assuefatto alla barbarie...
"La missione di perdonare appartiene a Dio; quella della polizia è di favorire l'incontro"
di Douglas Belchior, pubblicato sul suo Blog il 25.06.15
Mentre scrivo, molte altre migliaia di persone hanno già assistito alle scene dell'inseguimento culminate nella tentata esecuzione sommaria da parte di un poliziotto militare paulista nei confronti di due giovani sospetti in fuga "cinematografica" per le strade della zona sud di San Paolo.
Nel rapporto della polizia, elaborato al 47 Distretto di Capão Redondo, le autorità di turno hanno dimostrato tutta la loro "professionalità e discernimento" nella redazione del verbale: "tenuto conto delle condizioni in cui è stato effettuato l'arresto (...) non si ravvisa a carico del poliziotto alcun abuso (...) per quanto riguarda gli spari effettuati dallo stesso poliziotto con l'arma di uno dei ragazzi, (...) sono stati accidentali "
Nonostante l'innocenza presunta difesa nel redigere il rapporto, l'agente di polizia è stato "arrestato amministrativamente" e allontanato dalle attività operative. Ma i suoi comandanti? E la Segreteria di Pubblica Sicurezza?
E la polizia militare in quanto istituzione? E il governatore Alckmin (PSDB), comandante in capo delle forze armate dello Stato? Non dovrebbero essere questi, in misura ancora maggiore, i responsabili delle pratiche violente della polizia militare e delle stragi permanenti che vittimizzano neri e poveri delle periferie di San Paolo?
È ben noto e di pubblico dominio che quello che apparentemente potrebbe sembrare mancanza di competenza e di preparazione, è ciò che in realtà qualifica la funzione della Polizia Militare: uccidere. In questo senso, l'azione del giorno 22 non ha avuto molto successo e non solo perché trasmessa in tempo reale su due reti televisive, ma per il suo risultato, visto che, in fondo, i due sospettati non sono stati "finiti" come al solito. (ndt. i due giovani sono sopravvissuti, anche se uno dei due si trova in gravissime condizioni)
Il ruolo del giornalismo poliziesco in televisione e la sua influenza su Internet
I programmi di Datena (TV Bandeirantes) e Marcelo Rezende (TV Record), abituati a spettacolarizzare l'azione violenta della polizia e a trasformare assassini in eroi, in questo caso, hanno finito per produrre in tempo reale la controprova delle loro bugie.
Elicotteri delle due reti hanno registrato l'inseguimento. Due sospetti su una moto, in fuga, inseguiti da un agente di polizia, anche lui su una motocicletta. Uno degli inseguiti tira il suo casco contro il poliziotto. Il poliziotto risponde con due colpi. La moto si sbilancia e i due cadono.
Il poliziotto scende dalla moto e, a distanza ravvicinata, spara quattro volte contro i due a terra. Poi altera la scena del crimine, quando per due volte spara a terra con - a quanto pare - l'arma dei sospetti (O un'altra arma non convenzionale in suo possesso?). Tutto questo dal vivo, in tutto il Brasile. Scene quotidiane di pratiche abituali della polizia, che raramente diventano notizia.
Alla TV Record, il famoso comandante Hamilton chiede medaglie per il poliziotto. Marcelo Rezende, eccitato, grida: "spara, che è un criminale!" . Datena, su TV Bandeirantes, si dice triste e "col cuore che duole" nell'essere obbligato a disapprovare l'azione, ripresa in flagrante, del tentativo di esecuzione sommaria da parte del poliziotto militare.
Sono questi i contenuti che, per anni, ogni giorno, educano gran parte della popolazione brasiliana. Processo educativo estremamente efficace. C'è forse da sorprendersi, allora, per il sostegno della popolazione a politiche quali la riduzione della maggiore età per la responsabilità penale o per azioni di polizia come quella a cui abbiamo assistito in diretta TV? Dov'è la sorpresa per la configurazione politica del Congresso Nazionale, eletto dal popolo? (ndt. si tratta del parlamento più conservatore e reazionario dai tempi della dittatura militare)
È evidente che, stimolate dalla forza di fuoco delle grandi emittenti, è più che naturale la proliferazione sui social network di pagine e profili che promuovono l'odio e l'intolleranza, come quella (ndt. "Faca na Caveira" - Il pugnale nel teschio) dell'immagine ripresa da Facebook che pubblichiamo, seguita da quasi 1 milione di internauti, per lo più giovani. E, uguale a questa pagina, un'infinità di altre.
Le politiche delle Comunicazioni e le concessioni pubbliche di TV e radio sono al servizio della scuola conservatrice razzista. E questa scuola, a sua volta, al servizio delle forze politiche che le rivendicano. E il governo cosiddetto progressista? E i movimenti sociali? E noi?
In questo fotogramma del video si vede chiaramente che uno dei due ragazzi a terra ha le mani in alto mentre il poliziotto militare spara
I più abili lo fanno dal vivo!
estratto dall'articolo di Bruno Paes Manso
sul sito Ponte Jornalismo | 24.06.15
L'agilità del poliziotto militare
nel collocare una pistola sulla scena del crimine,
nella flagrante violenza della polizia
andata in onda in diretta TV Martedì 23,
in due programmi diintrattenimento morboso,
è un teatro macabro che persiste da più di 40 anni
e sembra introiettato come pratica comune
Ci sono diversi punti da discutere sulla scena spaventosa di flagrante violenza della polizia andata in onda in diretta TV Martedì 23, in due programmi di intrattenimento morboso e disinformazione sulla sicurezza pubblica. "I banditi in fuga! Che bella immagine! Merita una medaglia!" Lasciamo da parte il copione interpretato dagli "animatori" dell'auditorium. Il dibattito è già intenso, con spari da tutte le parti. Ponte Jornalismo vuole affrontare un altro punto: l'agilità con cui il poliziotto militare appare nel video collocando un'arma sulla scena del crimine. A quanto pare, l'intenzione è quella di simulare una sparatoria. Un teatro macabro che persiste da più di 40 anni e sembra introiettato come se fosse una pratica comune.
Guardate la sequenza di immagini nei video in basso. L'adrenalina dell'inseguimento è intensa. Un casco è lanciato verso il poliziotto militare Claudinei Francisco de Souza, 39 anni, del 12° Battaglione. Il poliziotto effettua due spari. Il peggio deve ancora arrivare. I due che erano sulla moto cadono. Il poliziotto de Souza si ferma e spara quattro colpi. Una mano è in alto. Poi il poliziotto si accovaccia accanto ai giovani, prende una pistola e spara verso terra.
La sceneggiatura successiva la conoscono già tutti. Perché si ripete da decenni. Il poliziotto affermerà di essere stato vittima di una sparatoria. La prova falsamente creata difficilmente potrà essere confutata da investigatori passivi. Procuratori di un Ministério Público anestetizzato devono accettare la versione ufficiale. E tutto prosegue normalmente.
Il fatto più impressionante è che l'intero ingranaggio del nostro sistema giudiziario e di detenzione è basato sulle testimonianze dei poliziotti. Quelli stessi che sembrano in grado di costruire false prove in una manciata di secondi. Vedere i casi degli arresti per droga.
La maggioranza assoluta degli arresti (87%) avvengono in "flagranza di reato" a partire dalle azioni di pattugliamento di routine (62%). In altre parole, un giovane nero sospetto nelle strade periferiche viene identificato e inizia l'inseguimento. Nella ricerca condotta per "Prigione provvisoria e Legge sulle Droghe (2012)", Fernando Salla, Maria Gorete Marques de Jesus e Thiago Thadeu del Centro Studi sulla Violenza dell'Università di San Paolo (NEV-USP), la droga è stata presentata solo nel 39% dei casi. La fragilità delle prove accettate per la condanna degli imputati è stato quello che più ha colpito i ricercatori, essendo che la testimonianza del poliziotto autore dell'arresto in flagrante è stata sempre determinante per mandare l'imputato in prigione.
Si osservino ora le pene previste per i poliziotti che inventano testimonianze o collocano droghe inesistenti al fine di arrestare il sospettato. L'avvocato Luiz Francisco de Carvalho Filho ha scritto della sanzione prevista dalla Giustizia Militare: "pena di un mese e sei giorni di detenzione con sospensione condizionale, in quanto, di fatto, la detenzione non contribuirebbe alla "risocializzazione" degli imputati, che rimangono in servizio attivo, pronti per tornare a mettere "i brividi", ha scritto Carvalho nella sua rubrica sul quotidiano Folha de S. Paulo.
Il risultato sono menzogne ricorrenti che si ripetono da decenni. Nel mese di aprile, il quotidiano Estado de S. Paulo ha pubblicato il nastro in cui il colonnello dell'esercito Erasmo Dias rideva nel raccontare come i poliziotti costruirono la scena del crimine nel caso della ROTA 66, avvenuto nel mese di aprile del 1975. Sono esattamente 40 anni. Quell'anno, uomini della ROTA uccisero tre giovani e poi simularono una sparatoria. Erasmo ha confessato la messa in scena prima di morire ad un giornalista (...)
Erasmo Dias se la rise di un crimine di manipolazione di prove ed alterazione della scena del crimine avvenuto 40 anni fa. I teatri macabri hanno continuato a ripetersi. E le testimonianze bugiarde sono divenute la base di tutta l'Industria Nazionale di Incarcerazione e Ingiustizia di Massa.
23/06/2015 - Cidade Alerta - Ao Vivo
23/06/2015 - Brasil Urgente - Ao Vivo
"Autos de resistência"
Gli "autos de resistência" (atti di resistenza, detti anche "atti di resistenza seguiti da morte") sono un artificio legale della polizia per archiviare senza indagini l'omicidio di "soggetti che hanno opposto resistenza all'arresto". Si tratta di una pratica abituale e quotidiana praticata dalla polizia brasiliana.
Questo strumento, una sorta di vera e propria "licenza d'uccidere impunemente" è stato creato durante la dittatura militare per legittimare la repressione poliziesca dei movimenti che lottavano per riportare la democrazia nel paese.
Una ricerca condotta su 12.000 "autos de resistência" registrati a Rio de Janeiro negli ultimi anni, ha dimostrato che nel 60% dei casi si è trattato di pure e semplici "esecuzioni", molte delle quali con spari alla nuca e alle mani delle vittime, che si trovavano chiaramente in posizione di difesa e non di attacco.