16.05.16
Il golpe ai diritti umani
il nuovo governo golpista di Michel Temer scopre immediatamente le sue carte
di Mauricio Moraes - pubblicato sul sito Carta Capital il 12.05.16
traduzione di Laura Recanatini per il Resto del Carlinho Utopia
La deposizione di Dilma Rousseff, avvenuta attraverso una procedura d'impeachment in assenza di responsabilità penale, non è solo un colpo alla democrazia, è anche un duro colpo per i diritti umani in Brasile.
Michel Temer è salito al potere con una squadra di governo che pensa che le manifestazioni siano solo una affare di polizia, che il movimento LGBT diffonda ideologia tesa a ottenere "diritti differenziati", che il femminismo sia solo una cosa da
poco di buono, che i movimenti dei Senza Terra, Senza Tetto e dei popoli indigeni siano facinorosi delinquenti, che i giovani neri e poveri sono tutti trafficanti e meritano di essere uccisi.
È la squadra di coloro che pensano che i neri dovrebbero mostrarsi riconoscenti per avere gli stessi diritti dei bianchi in un paese in cui gli antenati di molti di loro sono stati fino a ieri i padroni delle “senzala” (ndt. gli alloggiamenti degli schiavi nell'epoca coloniale). Sono coloro che si lamentano di quello che chiamano "Borsa Elemosina" (ndt. nome ironico dato alla “Borsa Famiglia”, programma di aiuto economico istituito dal governo Lula per le famiglie di basso reddito) quando per loro è sempre stato meglio tenersi accanto la miseria come fonte di manodopera a basso costo.
È la squadra che ha votato in nome di Dio e della famiglia (ndt. in occasione della votazione alla Camera dei Deputati per il processo di impeachment), il che li rende già potenziali canaglie, per il solo per citare il nome dell'Altissimo e parlare di una famiglia dove ci sono solo "mamma e papà" ( "perché il resto lo facciamo con gli o le amanti”).
Appena dopo il via libera all'apertura dell'impeachment approvato alla Camera, in quella seduta che passerà alla storia come il giorno del grande imbarazzo nazionale, Temer ha ricevuto la "benedizione" da parte del pastore Silas Malafaia e poi dal deputato pastore Marco Feliciano (ndt. deputati ben noti per le loro posizioni religiose ultra conservatrici). Parlando "in nome di Dio" saranno certamente andati a negoziare esenzioni fiscali per le loro chiese, i canali radiofonici e televisivi, e qualche altra illegalità di questa natura e, ovviamente, a ricordare al vice (Temer) la loro contrarietà ad ogni cosa che riguardi le questioni di genere nelle scuole, la legalizzazione dell'aborto o le nuove politiche sulle droghe. E' circolato addirittura un video in cui Temer parla di Dio, del cristianesimo e del Brasile. E questa è la grande differenza.
Durante l'epoca del PT, i diritti umani non hanno fatto tanti passi in avanti quanto avremmo voluto. Varie volte, sia Lula che Dilma hanno fatto passi indietro su temi importanti come il dibattito sull'aborto, su una nuova politica sulle droghe, sulla popolazione carceraria e sulle proposte del movimento LGBT, come il kit anti-omofobia (ndt. materiale che era stato deciso dovesse essere distribuito nelle scuole).La presidente Dilma Rousseff e il PT hanno fatto alleanze con i “ruralisti” e i fondamentalisti religiosi, questo è innegabile, ma nessuno dei due ha mai utilizzato il nome di Dio come una stampella demagogica. Ed è innegabile l'impegno della politica del PT in materia di diritti umani, come il posizionamento contro la riduzione della maggiore età per la responsabilità penale.
Il presidente in esercizio Michel Temer già inizia i suo mandato ad interim senza nessuna donna ministro. Neanche i militari sono arrivati a tanto. Sarà la prima volta, dal governo del generale Medici, che nessuna voce femminile sarà ascoltata nell'ufficio di presidenza. Temer (che in passato aveva associato l'aumento della violenza con l'accesso alla pornografia), dice che farà un governo di salvezza nazionale, e ha pensato bene di mettere un pastore creazionista della "Chiesa Pentecostale del Regno di Dio” al Ministero della Scienza e della Tecnologia, il deputato Marcos Pereira.
Per il Ministero di Giustizia, ha indicato Alexandre Moraes, l'uomo che fino a ieri, a capo dell'Ufficio di Pubblica Sicurezza dello stato di San Paolo, governato da Geraldo Alckmin (PSDB), ordinava la violenta repressione e le manganellate agli studenti medi. Alexandre Moraes ha nel suo curriculum i servizi legali prestati a una cooperativa di furgoni che serviva da copertura al PCC (Ndt. "Primo Commando della Capitale", una potente organizzazione criminale legata ai narcos), il che rafforza la nostra crescente immagine di Banana Republic all'estero. Già prima di assumere l'incarico, aveva fatto intendere come sarebbe stata la sua gestione, classificando le proteste contro l'impeachment come "atti di guerriglia".
L'arresto per due ore, eseguito dalla polizia federale, di 73 donne su un volo da Bahia a Brasilia dopo che le stesse avevano contestato la presenza a bordo di alcuni parlamentari a favore dell'impeachment, mostra quale sarà l'ordine del giorno di criminalizzazione dei movimenti sociali che si attuerà nel governo Temer (purtroppo basata sulla legge anti-terrorismo, promossa dalla stessa Dilma Rousseff , che potrebbe rivelarsi oggi come il suo più grande errore).
Vedremo come sarà la repressione durante le Olimpiadi di Rio, in cui i movimenti sociali non perderanno l'occasione di denunciare l'arbitrarietà dell'impeachment al resto del mondo.
Tempi bui per il Brasile! Un sospiro di sollievo è vedere la gioventù impegnata a rivendicare i suoi diritti per le strade senza paura della polizia, pronta a spingere per un programma sui diritti umani che si rispetti.
Per la generazione di quelli che sono cresciuti in democrazia, un golpe era qualcosa di impensabile. Ma forse resteranno altrettanto sorpresi coloro che oggi usurpano il potere: il compito di contenere gli scontenti sarà più difficile di quanto immaginavano. Chi è cresciuto senza paura non arretrerà di un centimetro sui diritti conquistati. La crisi è appena cominciata.
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Il Brasile sta attraversando una crisi d’identità, non solo un impeachment di Eliane Brum, pubblicato su The Guardian
Quando ieri il Congresso brasiliano ha votato a favore dell’impeachment di Dilma Rousseff, la democrazia ha assunto le sembianze di una farsa. (...) In questo giorno storico, i brasiliani hanno imparato una pericolosa lezione sulla loro giovane democrazia: i loro voto non contano più. (...) La crisi in Brasile non è solo politica e economica, è anche d’identità. Fin dalle manifestazioni di protesta del 2013 le immagini stereotipate che il paese osserva quando si guarda allo specchio non sembrano più vere. Quando persone con opinioni diverse devono esser separate da un vero muro per evitare che si attacchino, si segna la morte dello stereotipo di un popolo cordiale e ospitale che aveva apparentemente sconfitto razzismo e diseguaglianze senza alcun conflitto. Forse i brasiliani hanno ancora bisogno di capire chi sono, ma hanno già iniziato a capire chi non sono. Le contraddizioni non possono più essere soffocate.
Il Brasile rischia di riportare indietro l'orologio della democrazia di Eliane Brum
Ancora un brillante articolo della nota giornalista e scrittrice brasiliana sull'acuta crisi politico-sociale brasiliana, scritto per il sito britannico del The Guardian. "Alla luce della crisi corrente, che non è solo politica ed economica, ma anche d’identità, la cosa peggiore che potrebbe accadere al Brasile sarebbe tornare indietro nel tempo; invece di affrontare i suoi difetti cronici per costruire un futuro, ricreare il passato della nazione a propria immagine e somiglianza. Il rischio che questo possa accadere è sembrato sempre più probabile negli ultimi giorni. E considerata la perdita di fiducia nei politici e nei partiti politici tradizionali, segnati da continue accuse di corruzione, il potere giudiziario sta colmando il vuoto politico"...
Dio rovescia la presidente del Brasile
367 sì, 137 no, 7 astenuti. È impeachment. Gran parte dei deputati che ieri hanno votato per l'impeachment della presidente Dilma Rousseff sembravano aver dimenticato le reali motivazioni che erano in discussione. Tanti deputati hanno difeso la necessità dell'Impeachment della presidente Dilma agitando le più diverse ragioni: "Per mia moglie Paula", "per mia figlia che sta per nascere e per mia cugina Helena", "per mio nipote Gabriel", "per mia zia che ha avuto cura di me quando ero bambino", "per la mia famiglia e la mia regione", "per Dio", "per i militari del 1964", "per tutti gli evangelici".... Molto indietro sono rimaste le "pedalate" fiscali e i crediti supplementari, le vere questioni all'ordine del giorno totalmente dimenticate da questi nobili deputati... Difendendo la famiglia, la proprietà privata, Dio e la dittatura militare, hanno mostrato la vera faccia di un Congresso che è il più conservatore a partire dal 1985...
In politica anche i credenti devono essere atei
Il momento del Brasile, culminato con le manifestazioni del 13 marzo, mostra i rischi di un’adesione spinta dalla fede: bisogna resistere grazie alla ragione.
di Eliane Brum
Una democrazia richiede cittadini autonomi, adulti emancipati, capaci di assumere le responsabilità delle loro scelte e sempre mossi dalla ragione. Quel che si osserva oggi è una voglia di distruzione che attraversa la società e segna persino i piccoli atti quotidiani. Il linciaggio, che marca la storia del paese e l'attraversa, è un atto di fede. Non passa né dalla legge né dalla ragione. Al contrario, le elimina, le sostituisce con l’odio. È l’odio che giustifica la distruzione di colui il quale in quel momento incarna il male. Questo è quel che sta succedendo in Brasile non solo sui social network ma in forme ben più sofisticate. Questo è stato provocato. Chi pensa di controllare i linciatori, non ha capito niente...